martedì, 23 Dicembre 2025

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Il menù della domenica, la tradizione a tavola (FOTO)

Il pranzo della domenica è un dogma per quelli che sono legati alle tradizioni con il cordone ombelicale e non vogliono saperne di modificare i pochi punti saldi della propria vita. Dunque non provate certo a presentarvi con un’insalata di farro in una domenica d’agosto, a 40 gradi all’ombra sperando di sconfiggere il caldo così. Non sarete più perdonate per questo affronto alla tradizione, alle nonne delle nonne delle nonne, che si rivolterebbero nella tomba.

Quando si parla di domenica, sperimentazioni etniche e apertura mentale – e di papille gustative soprattutto – sono bandite da ogni tavola. Esiste un menù, redatto dagli avi, preciso e dettagliato da seguire alla lettera. Si prega di attenersi a tale menù. Chiaramente, però questo varia da regione a regione ed è stato anche lanciato un contest per trovare il menù perfetto.
Dieci chef donna tra le più rinomate del Paese si sono riunite a Milano per selezionare i 20 piatti, uno per regione e cinque per ognuna della quattro portate principali, vincitori del contest per amanti della cucina “Menù del grande pranzo della domenica italiana”. L’iniziativa fa parte del progetto “Woman for Italy – Nutrire il futuro della società di comunicazione Filo-Comunicazione”, e in due mesi ha raccolto circa 200 ricette inviate da tutta Italia.

Per il risultato bisognerà attendere l’autunno, quando sarà svelato il tanto atteso menù in una serata evento con le premiazioni per le migliori ricette, cui seguirà una mostra itinerante e la pubblicazione di un volume.

Nell’attesa però noi di Blog di Lifestyle abbiamo stilato quello che, per noi appunto, potrebbe essere il menù della domenica, sperando di mettere d’accordo tutti, da nord a sud, da est a ovest.

Primo Piatto

Sicuramente saremo tutti d’accordo su un primo rosso. Domenica significa salsa, ragù. Ecco perché il formato di pasta poco importa, ma è fondamentale che sia condito con ragù di carne. Ricetta originaria Emiliana come ben sappiamo tutti, il ragù alla bolognese, mette d’accordo tutti e sollazza i palati degli ospiti domenicali.

Perfetto con le pappardelle, ma anche orecchiette in Puglia o maccheroni in alternativa possono andar bene. Insomma l’importante è che non manchi il ragù di carne macinata, il vero protagonista del pranzo.

Sono ancora vividi i ricordi in cui la domenica mattina, da bambini, ci svegliavamo con il profumo del ragù che bolliva e schizzava un po’ ovunque in cucina. Ma la lunga e lenta cottura ne vale la pena, a pranzo tutti saranno soddisfatti.

Secondo piatto

Anche per il secondo si va di carne. Arrosto al forno, con contorno di patate al rosmarino. Un classico che torna riscuote sempre un gran successo.

Certo ognuno ha la propria ricetta, probabilmente rimandata da madre in figlia, ma più o meno tutte le namme e le mogli d’Italia soddisfa i propri cari con un secondo del genere.

Una variante può essere l’arrotolato, sempre di carne macinata come il primo piatto, ma ripieno a piacimento.

Dessert

Per concludere il pranzo domenicale, che in alcune regioni d’Italia può anche durare più ore, non può mancare il dolce. Ma su questo non si può scegliere un unico dessert che mette d’accordo tutti, perché in fondo ogni domenica può essere diversa, l’importante è però che non manchi mai una coccola dolce a fine pranzo.

La maggior parte degli italiani tuttavia preferiscono assaporare degli ottimi pasticcini, babà, cassatine, bignè e chi più ne ha più ne metta.
Ma qualcun altro preferisce preparare il dolce in casa e allora via alla fantasia, tiramisù, torte, panna cotta e qualsiasi cosa ci passi per la testa.

Mettere d’accordo tutti non è mai facile, ma chissà come, chissà perché le nonne, vere autrici del menù domenicale, ci riescono sempre, o quasi.

Rischi e benefici del latte in polvere (FOTO)

Credits photo: magaze.it

Il latte in polvere è generalmente utilizzato per la preparazione di latte artificiale per neonati, mentre dal 1974, la legge 138 ne vieta in Italia l’utilizzo per prodotti lattiero caseari, quali formaggi e yogurt. Proprio a causa di questa norma il nostro paese ha recentemente ricevuto una diffida da parte dell’Ue. Ma come si compone e quali sono rischi e benefici reali del latte in polvere? Vediamoli insieme.

Innanzitutto dobbiamo distinguere tra due tipi di latte in polvere, quello per neonati e quello per adulti. Il primo, a base di latte vaccino scremato ed essiccato in polvere, viene modificato tramite l’eliminazione di sali e l’aggiunta di siero di latte, di vitamine, di minerali e di grassi prevalentemente vegetali per fare in modo di riprodurre diverse sostanze simili a quelle contenute nel latte materno. Il secondo, invece, viene essenzialmente privato della sua acqua e risulta più gradevole agli adulti rispetto al latte per bambini. Indagheremo qui alcuni dei lati positivi e negativi di questo particolare preparato.

PRO

Sostituisce il latte materno

Ci sono svariate ragioni per le quali una donna non può allattare il bambino naturalmente o semplicemente non vuole farlo, in tali occasioni, come abbiamo già detto, il latte artificiale, liquido o in polvere, è la migliore alternativa. Questo riproduce in gran parte gli ingredienti nutritivi del latte materno e consente al bambino una regolare crescita.

Affidabilità

Il latte in polvere che ritroviamo oggi in commercio, sia esso per adulti o bambini, è sottoposto a norme restrittive per garantire l’affidabilità in termini di preparazione. In particolare la Società Europea di Gastroenterologia Pediatrica e della Nutrizione(ESPGAN) si occupa di garantire ai genitori un prodotto controllato.

Stessa cosa avverrà se anche sul nostro territorio verranno inseriti formaggi o yogurt preparati con latte in polvere. Il regolamento Ue 1169/2001 stabilisce le norme sull’etichettatura, degli alimenti, tra queste la leggibilità delle informazioni e indicazioni precise su ingredienti, valori nutrizionali, paese di provenienza etc.

Prezzo

C’è un fattore di cui bisogna tenere sempre conto: il prezzo. Il latte in polvere è disponibile in commercio a costi accessibili e non. Per chi si fosse affidato sempre alla marca per la scelta, sappia che questa non indica una migliore qualità. Le differenze tra i diversi tipi di latte in polvere sono minime: prima di scegliere un prodotto con un prezzo più alto, è consigliabile sperimentare anche quelli economici. Potrebbero garantire lo stesso grado di soddisfazione nutritiva e anche un notevole risparmio.

Ammorbidisce l’impasto

Nel caso di preparazioni di uso domestico, il latte in polvere per adulti ha il vantaggio di favorire la cottura dei prodotti senza che l’impasto diventi eccessivamente liquido. Inoltre ha scadenze più lunghe che consentono un notevole risparmio e un minore spreco.

CONTRO

Non è sterilizzato

Il latte in polvere non è sterilizzato per cui occorre riporre un’adeguata attenzione nella preparazione: l’acqua nel preparato per bambini deve essere accuratamente sterilizzata per prevenire qualsiasi rischio. In questo prodotto si possono trovare infatti contaminazioni di batteri, quali Enterobacter Sakazakii e Salmonella, rischiosi sopratutto per i neonati, specialmente se prematuri o immunodepressi.

Stessa attenzione va riposta nella preparazione del latte in polvere per adulti, sia che lo si consumi mescolandolo con acqua, sia che venga utilizzato per preparazioni caserecce.

Minore qualità

Il latte in polvere per bambini è una copia del latte materno, ma questo non ne riproduce tutti gli elementi nutritivi e nemmeno gli effetti positivi che il latte naturale ha sullo sviluppo cognitivo del bambino. Nel caso in cui se ne abbia la possibilità, è sempre preferibile un allattamento al seno. Questo favorisce protezione derivante dal sistema immunitario della stessa madre.

Nel caso del latte in polvere per le preparazioni per adulti, la qualità risulta comunque leggermente inferiore rispetto a quella del latte naturale derivato da allevamenti del bestiame controllato. Questo rischio è dato dal trattamento artificiale e ad alte temperature subito dal latte liquido prima della sua scadenza.

Poco genuino

I prodotti preparati artificialmente, siano essi per adulti o bambini, lasciano spesso poco spazio alla genuinità. Quando il latte viene essiccato per produrre la polvere diminuiscono i valori nutritivi, quali le vitamine A, D, C e B12 e importanti minerali, come calcio e magnesio.

Rischi diarrea

Se l’acqua utilizzata per preparare il latte liquido per il bambino non è ben filtrata, questo miscuglio può provocare diarrea e altri problemi simili.

Colesterolo danneggiato

Nel caso del latte in polvere per adulti, alcune fonti medico-sanitarie attestano che ci sarebbe un rischio di ingerire colesterolo danneggiato, che causerebbe dunque problemi ai vasi sanguigni. Su tale possibilità, ci sono ancora notevoli perplessità e si conducono ricerche per verificarne la totale veridicità.

In ogni caso, è priorità del consumatore tutelare la propria salute. Ogni organismo risponde diversamente ai diversi prodotti alimentari, latte in polvere incluso. Soprattutto nel caso dei bambini, è consigliabile parlare col pediatra prima di decidere se e quale latte artificiale acquistare.

Ordinano la torta della principessa Elsa: ecco cosa ricevono (FOTO)

Credit photo: signorponza.com

Avete mai visto le principesse della Disney in versione un po’ terrificante? Una famiglia, che aveva ordinato la torta della principessa Elsa per il compleanno della figlia, purtroppo si. Quella che doveva essere una bellissima sorpresa per la bambina si è trasformata in un terribile incubo, che poi ha fatto il giro del mondo in pochissimo tempo.

I genitori avevano ordinato un torta speciale, decorata con le sembianze della bellissima Elsa di Frozen, con i capelli color oro e gli occhi azzurrissimi. Ma questo dolce non è mai arrivato: al suo posto si sono ritrovati un qualcosa di terrificante, peggio di qualsiasi altro regalo che la bimba potesse ricevere perché la regina di Arendelle è invecchiata di quasi dieci anni, ha la pelle rugosa ed il viso deformato.

Credit photo: www.adnkronos.com
Credit photo: www.adnkronos.com

La famiglia, che aveva ordinato la torta su internet, ha poi deciso di pubblicare sul web due foto: una del dolce che avevano ordinato e un’altra di quello che realmente hanno ricevuto. Una foto pubblicata su Reddit questa che ha attirato circa duemila commenti nel giro di qualche ora, come scrive il Mirror.

Svezzamento vegano, tutto ciò che c’è da sapere

La vicenda del bambino di Pisa, 11 mesi, ricoverato dopo un aggravamento al Meyer di Firenze per malnutrizione, ha fatto scalpore. Il motivo? Semplice, i genitori, vegani integralisti, avevano “scelto” questa strada anche per il piccolo, che aveva mostrato, con lo svezzamento veg, delle carenze nutritive e faceva fatica anche a stare seduto o a gattonare.

Chiaramente la notizia si è diffusa su tutti i giornali in men che non si dica, una notizia del genere è pane per i denti dei mass media che non se la sono lasciata sfuggire e che hanno trattato la news come meglio credevano. Di qui a poco anche le varie polemiche non si sono fatte attendere. Sotto accusa l’alimentazione vegana, in particolar modo per i più piccoli.

L’alimentazione è il motore primario del nostro organismo, ha da sempre e per sempre un ruolo fondamentale nella nostra vita e sulla nostra salute, ancor di più in fase neonatale e di crescita. Va chiarito una volta per tutte che lo svezzamento vegano è altamente consigliato da molti medici e pediatri, che al contrario ritengono quello onnivoro assolutamente non fisiologico per un bebè.
“Non esiste evidenza scientifica che identifichi il modello di svezzamento convenzionale adeguato alle esigenze del bambino.” Ad affermarlo è Luciano Proietti, pediatra tra i principali esperti italiani di nutrizione e alimentazione vegetariana nel bambino.
“I cibi che normalmente utilizziamo per lo svezzamento sono una conseguenza della nostra cultura e non della reale necessità dei lattanti”, ha spiegato il medico. “I cibi che si danno ai bambini nei primi mesi, oltre al latte, sono molto diversi da nazione a nazione: in Italia, ad esempio, si inserisce nelle pappette il parmigiano come toccasana per la salute, mentre è ovviamente assente in quelle dei bimbi inglesi o tedeschi”.
Cambiano le abitudini alimentari, ma col passare del tempo cambia anche il modo di affrontare le questioni dal punto di vista culturale e scientifico. “Mentre nel 1979continua Proiettiquando iniziai a fare ricerca e a esercitare la professione del pediatra, una dieta infantile vegetariana era appena tollerata, ora nel 2014 sta cominciando a essere caldamente consigliata. Siamo passati dal ‘si può’ al ‘si deve’”.

Ma facciamo chiarezza. L’unico cibo di cui un bambino ha bisogno è il latte materno. E questo mette più o meno d’accordo tutti. E dunque è bene allattare il più possibile, senza preoccuparsi che il bambino sia “troppo grande” per mangiare ancora dal seno. “È fondamentale allattare il bambino almeno sino a due anni e mezzo, se non si riesce a continuare più a lungo. La nostra cultura – afferma Proietti – spesso considera un lungo allattamento contrario al buon senso svezzando un lattante precocemente, per poi paradossalmente trasformarlo in un lattante a vita: consumatore di latticini e latte di altre specie”.
Chiaramente ogni bambino è diverso e quindi lo svezzamento o l’integrazione con del cibo solito ci verrà chiesto direttamente dal piccolo, perché magari non si sazierà con la poppata e vorrà esplorare nuovi sapori.

Ma perché lo svezzamento vegetariano o vegano sia positivo per il bambino è importante, come sempre d’altronte, che sia ben pianificato. È stato dimostrato, infatti, che nel caso di svezzamento veg, il piccolo cresce in modo adeguato come i suoi coetanei onnivori ed è meno esposto a obesità infantile e alle malattie infiammatorie tipiche dell’infanzia. Probabilmente avrà un’ottimale qualità della vita da adulto.

L’errore dei genitori del bambino ricoverato è stato solo uno: non farsi seguire da un medico appropriato in questa fase delicata per il piccolo. Anche qui, apriremmo un capitolo a parte sul sostegno o meno di molti pediatri non aperti a stili di vita e scelte alimentari differenti che lasciano soli i genitori in queste fasi della vita del piccolo. Ma concentriamoci sulle informazioni che possono servire per avere un quadro completo dello svezzamento “alternativo” a quello onnivoro.

Il dott. Proietti chiarisce che “dopo il sesto mese si possono inserire succhi di frutta freschi e brodi vegetali senza le fibre e in seguito creme di cereali raffinati: questo è uno dei rarissimi casi in cui sono da preferire a quelli integrali. Infatti, l’intestino del bambino non è ancora pronto a digerire le fibre e i fitati presenti nei cereali integrali rendono più difficoltoso l’assorbimento di alcuni nutrienti”. In generale, ha ricordato il medico, “l’introduzione di cibi sbagliati, ma soprattutto la mancanza di latte materno, nell’alimentazione infantile possono determinare disturbi di vario genere come allergie, infezioni respiratorie, obesità, diabete, celiachia e persino alcune tipologie di tumori”

E la carne? “La carne che spesso viene inserita negli omogenizzati sin dai primi mesi è assolutamente non fisiologica per l’alimentazione infantile ed è altamente sconsigliata. L’errore comune – ha spiegato Proietti – è quello di inserire formaggi e carne nella dieta del bambino credendo che la dose di proteine debba essere alta per la sua crescita. Se consideriamo i dati LARN dagli anni ’80 a oggi la quantità consigliata di proteine si è dimezzata, ma nel credo comune esiste ancora la preoccupazione di non somministrarne abbastanza per la crescita del bambino”.

La questione proteine è molto sentita da parte di tutti, nell’opinione pubblica un vegano non assume le proteine necessarie all’organismo. Anche questa credenza è da smentire. “Secondo gli attuali Larn, la bibbia dei nutrizionisti, è davvero complicato non eccedere nelle proteine e lo è anche nello svezzamento vegano – dice Roberta Bartocci, vegCoach, biologa nutrizionista – E’ più facile esagerare, mettendo a rischio reni e fegato”. “Nessun problema di carenze sul fronte proteine”, dunque.

Quanto alla possibile carenza di vitamina B12, risultata anche nel caso del piccolo di Pisa, Bartocci spiega all’AdnKronos che “la necessità di assumere questa vitamina è dovuta allo stile di vita artificiale che si conduce. Se vivessimo in campagna, immersi nella natura, non ne avremmo bisogno. Quindi, considerato lo stile di vita urbano è il caso di prevedere degli integratori”. Poi “c’è un problema di qualità degli alimenti, abbiamo un suolo che è stato violentato ed è povero e di conseguenza i vegetali che coltiviamo su questi terreni sono a loro volta poveri di micronutrienti”.

Oltre a questi suggerimenti di base bisogna sempre considerare la necessità di affidarsi ad un esperto, per evitare appunto che a pagarne le spese siano i nostri piccoli. Adoperare buon senso ed equilibrio è fondamentale, non considerare il bambino un adulto in miniatura, perché le esigenze di un cucciolo che si sta formando sono palesemente diverse da un uomo adulto. Affidatevi ad un pediatra, la salute dei bambini deve essere la priorità.