venerdì, 29 Marzo 2024

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Adriana Lima racconta la sconvolgente dieta degli Angeli di Victoria’s Secret

Il fatto che la materia prima su cui lavorare sia indispensabile non è opinabile. Dare, invece, tutto il merito al metabolismo veloce lo è, decisamente. “È questione di costituzione”, frignano le top models, esibendo fiere il proprio fisico asciutto e scultoreo e provocando istinti omicidi nelle donne e stupore e apprezzamenti negli uomini.

Adriana Lima, come altre sue colleghe hanno fatto in passato, disintegra questi luoghi comuni, dichiarando al Telegraph l’effettivo sacrificio a cui le modelle sono sottoposte. Un sacrificio insano, malato ed estenuante, giustificabile, forse, solo dal risultato.

Il duro percorso che porta, infatti, gli Angeli di Victoria’s Secret ad ottenere fisici perfetti, in occasione della sfilata di Novembre, inizia almeno quattro mesi prima. Un calcolo sulla massa grassa, già esigua, delle top models quantifica l’obiettivo da raggiungere e la dose di nutrienti necessari per realizzarlo. Un regime alimentare rigido, che le modelle devono associare ad un altrettanto rigida attività fisica.

Allenamenti di cinque ore, che diventano sempre più pesanti via via che ci si avvicina allo show, momento in cui anche l’alimentazione misurata, lascia spazio ai soli frullati proteici, sostituiti infine dal digiuno nelle quarantott’ore che precedono la sfilata e alla proibita assunzione di liquidi nelle ultime dodici ore.

Criticabile o condannabile, le top model lo accettano come parte integrante del proprio lavoro, descrivendola come una dieta ordinaria. Una regime alimentare che dieta non può definirsi, dal momento che questa, per etimologia, prevede un equilibrio nell’apporto di tutti i principi nutritivi.

Si gioca con il corpo, come si gioca con gli oggetti

ed è permesso quando a giustificarlo è il canone di bellezza imposto dalla società. Un canone che neanche il metabolismo più veloce della terra, potrebbe singolarmente soddisfare.

Hostess, le divise in volo tra eleganza e polemiche

Le divise delle hostess affascinano da sempre passeggeri e appassionati del mestiere. Il taglio impeccabile, il portamento delle dipendenti, ma anche l’unicità delle uniformi caratteristiche di ogni compagnia aerea, sono gli elementi che fanno di queste particolari divise esempi di stile ed eleganza. I tacchi bassi sono una priorità, poiché la comodità è necessaria a bordo, mentre l’abbigliamento varia per ogni compagnia, che ne determina modello e taglio, facendo riferimento a una diversa casa di moda.

Non mancano però nemmeno le polemiche per quanto riguarda il taglio delle divise. In Giappone infatti si è aperto il dibattito intorno alla decisione della compagnia aerea Skymark Airlines di vestire le assistenti di volo in maniera più attillata, accorciando le gonne in maniera a dir poco vertiginosa. L’accusa è quella di trattare le donne come degli oggetti, dal momento che questa uniforme rappresenta una pubblicità per attrarre i clienti.

hostess, le divise in volo tra eleganza e polemiche

Ma oltre a essere poco decorose, le divise costituiscono un problema anche per quanto riguarda la sicurezza a bordo. Infatti, in caso di emergenza, le divise attillate e corte potrebbero impedire la rapida attivazione delle hostess. C’è chi parla addirittura di un rischio di ‘molestie sessuali’ che diventerebbe molto più realistico e del disagio provocato quindi a chi dovrebbe svolgere il proprio lavoro nella massima tranquillità.

Ma è già successo che le divise in volo aprissero dibattiti e che le assistenti di volo si ribellassero, rifiutandosi di indossare le divise. Nel 2012 le assistenti di volo della compagnia aerea Meridiana Fly si erano ribellate alla taglia 42 disegnata e decisa da Cristina Coelin, ex modella e moglie dell’amministratore delegato della società. Una taglia considerata troppo stretta e altamente lesiva della dignità femminile, marcatamente sessista e discriminatoria. Così venne definita all’epoca dalle dipendenti della compagnia.

D’altra parte però, le divise fanno discutere soprattutto per la loro eleganza, al di là dei pochi casi in cui si scatenano polemiche a riguardo. Vi è un vero e proprio giro d’affari alla base, in cui vengono coinvolti grandi stilisti, incaricati di disegnare divise in grado di caratterizzare al meglio compagnie e paesi di provenienza.
Vivienne Westwood ha disegnato le uniformi della Virgin Atlantic, mentre la celebre Air France ha affidato il compito a Christian Lacroix che ha creato una divisa sofisticata, con dettagli recuperati dal passato e portati nell’era moderna, costruendo così un’uniforme unica sia per lui che per lei. Gianfranco Ferré ha disegnato nel 2005 quelle per la compagnia aerea vietnamita, caratterizzate da gonna a tubino e tailleur, decorose ed eleganti nella loro semplicità come le dipendenti che le indossano.

Banana Republic ha disegnato invece la collezione di divise per la Virgin America, dal taglio casual, con gonna nera a tubino e camicia nelle tonalità rosso e grigio. Una delle più particolari è quella disegnata da Pierre Balmain per la Singapore Airlines: le hostess indossano l’abito lungo e colorato tipico del Paese, evocandone così le tradizioni. Alcune compagnie aeree come quella indiana o araba si distinguono infatti proprio per aver creato divise che ricordano il paese d’origine, attraverso colori, forme e modelli particolari.

Palestra e look alla moda grazie a Zumba fitness

Secondo un’indagine, svolta proprio dall’azienda Zumba, gli italiani sembrerebbero molto attenti alla scelta del look anche in palestra. Infatti secondo il 59% degli intervistati gli abiti giusti aumenterebbero l’autostima e, perché no, faciliterebbero il raggiungimento dei risultati migliorando le proprie performance sportive. Secondo il 48% il look giusto è in grado anche di favorire nientemeno che il buon umore, mentre per il 43% i colori brillanti fanno sentire più energici.
Insomma la scelta dell’abbigliamento spesso condiziona la stessa prestazione fisica e l’umore della persona che lo indossa. Anche per questo Zumba Fitness ha voluto realizzare nel tempo collezioni sempre più fashion e alla moda.

Quello che l’azienda ha creato è un abbigliamento sportivo fatto apposta per la Zumba.
Per chi pratica questa disciplina di fitness di gruppo arriva la nuova linea SS’14, con tecnologia Z-Dri™ e leggings Body-Sculpting, i nuovi outfit celebrano la femminilità senza rinunciare alla comodità.

Zumba, il brand di lifestyle internazionale, presenta la nuova collezione d’abbigliamento sportivo Primavera/Estate 2014 SS’14, disponibile online su Zumba.com.

L’intera linea è formata da comodi capi di abbigliamento funzionali al workout e perfetti anche per creare uno “street style“, tanto in voga, super femminile adatto anche fuori dalla palestra.
I modelli sono proposti in diversi tessuti; la nuova linea SS’14 è composta da top, shorts e leggings, capi ideali per l’allenamento, ma anche da giacche comode, stole e copri-spalle.
Questa collezione propone anche molti pantaloni larghi in morbido jersey e French terry che garantiscono facilità nei movimenti.
Tra le nuove proposte troviamo i “So Bootyful Legging” dal design innovativo e caratterizzati da un’ampia fascia e cuciture semi-ovali studiate per esaltare le curve. Ogni pezzo della collezione è stato creato per permettere alle donne di sentirsi a proprio agio in ogni situazione.

A capo della nuova linea c’è Brian Ruskin, che ha lavorato per firme come Victoria’s Secret e Gap.
Siamo entusiasti di offrire una nuova prospettiva dell’outfit per donne dinamiche e sportive, caratterizzata dal perfetto equilibrio tra femminilità e comodità. La collezione SS’14 è l’espressione ecclettica dello stile di vita di cui Zumba si fa portavoce, e siamo certi che i nostri “So Bootyful Legging” rivoluzioneranno la concezione dell’abbigliamento sportivo e dell’allenamento in generale da parte delle donne” ha dichiarato Ruskin.

D’ora in poi anche in palestra si troveranno donne che pur faticando non rinunciano ad un look impeccabile.

Ritorno al futuro, torna di moda il look McFly

Ritorno al futuro non è solo un film per collezionisti, un cult per chi è venuto su a pane e anni Ottanta, quest’anno è anche una moda.
Ne è sicuro il Guardian, giornale britannico – che di tendenze se ne intende – il quale pubblica anche un decalogo per trasformarsi in un perfetto McFly del Duemila.

Spopola già da qualche tempo lo stile hipster: camice di flannella e pantaloni sgraziati, ma per essere riconosciuti come il protagonista della pellicola, il famosissimo attore, Michael J. Fox che, da anni, combatte con determinazione e tenacia la sua personale battaglia con il morbo di Parkinson, è meglio indossare: una camicia a quadri, rigorosamente in flanella, sopra la T-shirt, jeans a vita alta, zaino in tela e scarpe modello Blazers. Adesso dovete solo sperare che una macchina del tempo vi porti in giro per la Storia.

Per completare il look non possono mancare gli accessori. Il quotidiano, stampato a Manchester, dà la notizia che l’azienda Eastpack ha appena messo in commercio lo zaino rosso, insostituibile compagno di Marty McFly. Naturalmente i fashion addicted sanno che dovranno indossarlo solo su una spalla come faceva il giovane attore durante le sue scorribande nello spazio temporale.
L’esclusiva della vendita è di Selfridges, famosa catena di magazzini di lusso della Gran Bretagna. Puntano sugli zaini, ma con un punta di eleganza in più, anche Chanel e Burberry.

Ma non finisce qui: in perfetto stile “Ritorno al futuro” sono anche le giacche sportive portate nel film dal bullo Biff Tannen e gli occhiali dell’imbranato George McFly, padre di Marty.
Quest’anno il futuro è nella collezione moda Primavera Estate.