mercoledì, 17 Aprile 2024

La Love Blogger

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Fosse per me passerei più tempo a fare l’amore che a scriverne. Ma, poi, qualcuno mi ha denominata La Love Blogger e da quel giorno faccio credere a tutti che io sia romantica a patto che tutti loro continuino a credere nell’amore.

Da Marte a Venere c’è crisi d’amore (LA LOVE BLOGGER)

Credit Photo: www.graziaepaolo.it

Non so se lo avete notato ma in periodi di crisi economica iniziano a spuntare come funghi centri di scommesse. Poi che siano sportivi, che contengano slot machine o che all’interno si pratichino giochi d’azzardo poco importa. Hanno in comune tutti una sola cosa: arricchirsi facendo leva sulla disperazione del momento. Tu perdi il lavoro e loro, della tua disperazione, ne fanno una fonte di guadagno. Geniale. O terrificante, come preferite. Ad ogni modo è quello che sta accadendo anche nello spazio che va da Marte a Venere: c’è crisi d’amore. E lo sa bene chi ha preso di mira i più fragili: negli ultimi anni sembrano andare di moda siti d’incontri, cuscini a forma d’uomo e perfino su Facebook vengono sponsorizzati siti in cui puoi trovare l’anima gemella o, per non fare errori di valutazione questa volta, puoi trovare un fidanzato per finta.

Questo succede perché, da che il mondo è mondo, quelle fragili emotivamente sono le donne. Quelle che dicono di non volere figli, ma che poi fanno la faccia sognate quando gli passa davanti una carrozzina inglese. Quelle che si emozionano per la pubblicità della Nescafé perché tratta di una storia d’amore a distanza o che piangono per settimane la perdita di un personaggio di una serie tv. Sono loro: le donne.
A loro sembra impossibile superare la fine di una storia senza una confezione di gelato da 1Kg, lo sapevi?
Pensa che possono essere antipatiche anche se non sono in quel periodo particolare del mese e cambiano umore peggio di un Cancro ascendente stronzo, se vogliono. Per chi non lo sapesse chi è nato sotto il segno del Cancro cambia spesso umore ed è un perfetto stronzo. Per chi avesse dei dubbi a riguardo ho un numero da lasciargli, parlateci voi. Quelle che, se arrivano a 25 anni senza un fidanzato, avranno mamme pronte a consigliare loro di praticare un nuovo sport, il rugby per esempio: quello maschile ovviamente, non si sa mai che trovino fortuna tra uno scontro diretto e l’altro. Quelle che non appena vedono in una storia un potenziale campanello d’allarme ci si lanciano a capofitto e quanto più è problematica la situazione, tanto più diventa allettante per la crocerossina di turno proveniente dal pianeta Venere.

Da Marte invece, novità?
Tutto tace. Lì si beve birra, si fanno scommesse sportive e, una volta a casa, si litiga per mancanza di tatto ancor prima che loro riescano ad innervosirsi per la troppa volubilità emotiva di quella donna delicata come un fiore, ma che tutto d’un tratto – attento uomo – pare impossessata. Nemmeno il tempo di capire. Nemmeno il tempo di reagire. La donna è già incazzata, ti ha attribuito tutte le colpe, s’è presa la ragione e pure una pausa di riflessione: c’è crisi. E a quel punto gli uomini attraversano fasi altalenanti che vanno dal: “Sono un cretino, cosa le ho fatto?” Al: “No, no, aspetta. Io sono sicuro di non averle fatto niente”.

Insomma. Chi viene da Marte, chi viene da Venere, questi due universi paralleli sembrano essere destinati a non incontrarsi mai per forma mentis. Eppure una cosa è certa: le donne litigano solo se poi intendono far pace e gli uomini pure. E, un po’ come nel resto del mondo, le crisi per questa ragione se le inventano.

Vi spiego cosa ho imparato dal mio ex (LA LOVE BLOGGER)

Credit Photo: gruppi.chatta.it

Nella vita è importante avere una posizione.
Guarda me: sono una Blogger (non ridere, ti vedo). In pratica, nel 70% dei casi, la reazione successiva a quando affermo che lavoro faccio è: quindi che lavoro fai?
Mi consola sapere che, almeno, il restante 30% mi capisce. Dicono che noi Blogger trascorriamo 10 ore al giorno al pc (non dicono che di quelle 10 ne impieghiamo almeno 11 a cercare l’ispirazione giusta), 2 a scorrere la home di Facebook, 6 le dormiamo e le restanti 6 le impieghiamo tra la spesa, la casa e le relazioni sociali riservate esclusivamente al confrontarsi con chi fa il nostro stesso lavoro: che spiega il 30% di prima.
Comunque, fossi io un ingegnere, avessi un posto in banca, fossi un avvocato, un astronauta o un detective non si presenterebbe lo stesso iter, perché risulterei senza dubbio più credibile e affascinante agli occhi degli altri (mamma, c’avevi ragione!).

Ma c’è una categoria che pone tutti sullo stesso piano, senza troppe discriminazioni sociali, di sesso o religione. Si chiama: quello stronzo del mio ex.
Quello che un giorno mi ha detto: “Non so più se ti amo. Tu lavori troppo (mamma, metti che c’avevo ragione io?!), io mi sento solo”.
Ecco, avete presente quando il sentirsi soli implica due tette e un culo fantastico?! Già, non era il mio. E da quel giorno la mia vita è cambiata.

Sono certa che sia capitato a tutti una volta nella vita.
Sono sicura che la mia storia è quella di almeno il 70% di voi che fate un lavoro diverso dal mio, ma che avete sofferto per amore almeno quanto me. Per un ex, se proprio vogliamo dire le cose come stanno. E sarà che oggi piove. Che sembrava essere scoppiata l’estate e tutto d’un tratto – come per magia – puff, novembre è di nuovo tra noi: pioggia, lampi, fulmini e saette e io sono metereopatica, sì. Sarà che, quindi, se fossi la protagonista di un film oggi sarei senz’altro Bridget Jones, in fase premestruo, con la colonna sonora di Emotivi Anonimi impostata su “repeat”, ma con ai piedi le scarpe di Carrie Bradshaw. Sarà che le Manolo Blahnik gliele mangia il cane dell’uomo con cui va a convivere e che tanto lei ama un altro. Sarà che ti ho maledetto con tutta me stessa, ma io oggi – Caro mio ex – ti dico grazie.

Grazie per tutto quello che mi hai insegnato

– Mi hai insegnato che l’amore non è tutto.
Era tutto quello che io volevo. Ma non bisogna essere bulimici d’amore se non si vuole correre il rischio di rigettarlo fuori con la stessa forza.

– Mi hai insegnato che io vengo prima di tutto e tutti.
E che chi ti ama non ti chiederà mai di mettere da parte te stesso.

– Mi hai insegnato che il rosso mi sta bene.
Ho cambiato colore dei capelli. E sicuramente sono buffa e senz’altro il mio colore naturale è stupendo. Ma mi andava e l’ho fatto.

– Mi hai insegnato che i vizi fanno bene all’anima.
Ho smesso di fumare, sai? E credo che tra le cose che mi hanno aiutata c’è il fatto di non avere più qualcuno che mi imponga il suo pensiero salutista tra una patatina fritta e l’altra. Perché vedi, ognuno ha propri vizi.

– Mi hai insegnato che il mio lavoro è il più bello del mondo (per me).
E, sai, non dovrei mai ascoltare chi tenta di convincermi del contrario solo perché mi porta via tanto tempo.

– Mi hai insegnato che la mia migliore amica è speciale.
E se tenevi il muso quando stavamo fuori tutti assieme non era di certo per causa sua. Lei non mi avrebbe portato via da te, eri tu che avevi smania di essere altrove.

– Mi hai insegnato che non mi devo accontentare mai.
E non dovresti nemmeno tu. Non è una colpa aver fallito in una storia, la colpa è stata averla spinta oltre il limite del rispetto.

– Mi hai insegnato che i sentimenti meritano lealtà.
E che essere leali nei sentimenti conta più che avere dei sentimenti veri per qualcuno.

– Mi hai insegnato che rinnegare dei sentimenti non serve.
Perché io ti amavo ancora quando sei andato via. E, per fortuna, ho assecondato il mio dolore che oggi mi ha resa libera di amare ancora. Ma non te.

– Mi hai insegnato che non bisogna abbandonare le cose a metà, perché chi lo fa poi torna a recuperarne i pezzi.
Ma resto dell’idea che farlo finché si è in due, è più difficile certo, ma è maledettamente appagante. Altrimenti impari che non ne valeva la pena e che puoi farlo da sola.

– Mi hai insegnato a non smettere mai di credere nell’amore.
Perché l’amore tutto ripaga e cancella via ogni ferita. Anche la più profonda. Anche quella che sembrava impossibile da sanare. L’amore è per chi se lo merita.

– Mi hai insegnato ad aspettare.
E, credimi, è stata forse la cosa più difficile. Ma tu mi hai insegnato che io merito più amore di così.

Ps. Nella vita è importante avere una posizione. E io ho scelto la mia.

Odio il rosa. E quando mi guardi così (LA LOVE BLOGGER)

Credit Photo: www.theoldpinkroom.com

Se mi avessero detto che un giorno sarei stata quella che scrive d’amore avrei risposto che, piuttosto, sarei potuta essere detentrice di un loft in montagna dalle pareti rosa shocking, che avrei indossato solo abiti aderenti e total pink e che avrei guidato una berlina cabriolet dagli interni in pelle bianca e tutta, rigorosamente, rosa. Odio il rosa, se non s’era capito da subito. E, in ordine inverso, adoro i fuoristrada, i vestiti larghi e non ci sono io se non c’è il mare. Infine se ti raccontassi la mia idea di romanticismo sono certa che non ti piacerebbe. Comunque il rosa è il colore che non passa mai di moda. Il colore dell’apostrofo tra le parole t’amo. Dei cuori meno confidenziali (ma non troppo) tra quelli che ci propina emoji, quello per antonomasia delle donne e quello – tendenzialmente shocking – della mia faccia quando mi guardi così. In quel modo. Che non ho ancora capito se ti prenderei a sberle o ti riempirei di baci o se tutte e due le cose insieme, ma te ne prego: non smettere.

Ad ogni modo sono un disastro in amore e mi sembra giusto avvertirti.
Rovino sempre tutto. Accelero talmente tanto i tempi – come nel resto delle cose – che poi le mie storie finiscono quando io inizio ad innamorarmi per davvero. Inoltre non reggo troppo tutte quelle dinamiche della storia d’amore perfetta (secondo chi?) e tendenzialmente i rapporti a due mi fanno mancare l’aria invece che donarmela. Quindi – a occhio e croce – il problema sarei io. Io che non ho mai tempo. Che sono spesso nervosa e sotto pressione. Io che ho sempre bisogno dei miei spazi. Che riempio il bagno di mille creme profumate per il corpo. Che rido quando sono tesa e piango se sono felice. Che se mi dicono che sono bella potrei rispondere: “grazie, anche a te” perché non m’importa e mi distraggo. Ma se sono i tuoi occhi a parlare per te, mi sento bella, bellissima, la più bella di tutte anche se non è quello che conta.

Mi rendo conto, poi, che alla mia età è doveroso aver immaginato nei minimi dettagli il giorno di un presunto matrimonio. Io nemmeno il vestito. Nemmeno l’amore. E ho un ideale di fidanzato perfetto che stona con tutto quello che di norma si vuole: non ti chiederò mai di amarmi per tutta la vita. Non ti chiederò di avere una data nostra da festeggiare, ma festeggeremo tutte le volte che ci andrà e senza un reale motivo. Non ti terrò il muso se ci capiterà di stare lontani. Se hai un sogno più grande di te non ti fermerò mai (con me ci hanno provato, e se non so cos’è l’amore so che non è questo). Non ti dirò mai che ho mal di testa e non mi va di fare l’amore con te. Non ti chiederò di parlare di cose futili per ore, ma cercherò consenso nei tuoi occhi e, anzi, quando non lo troverò allora farò un passo indietro. Non ti chiederò di portarmi fuori a cena per trascorrere una serata diversa ma, lo so potrà sembrare strano, potrei chiederti di uscire per una passeggiata in piena notte e restare in silenzio tutto il tempo. Ecco, credo non ci sia cosa più romantica che condividere il silenzio, il momento forse più intimo. E non ti chiederò, soprattutto, quando è arrivato il momento di sposarci. Ma continua a guardarmi così e, ti giuro:

se invecchiamo insieme ti sposo.

Erano lui e lei. Poi è arrivato Facebook (LA LOVE BLOGGER)

Credit Photo: mode.newsgo.it

Non ho mai sopportato l’idea che ci scambiassimo baci in mezzo alla gente.
E il perché non è per forza condivisibile, ma è semplice: il bacio è un gesto intimo e vorrei restasse nostro. Camminiamo pure mano nella mano, ridiamo fino a farci credere matti e scambiamoci sguardi complici e che solo noi possiamo capire. Poi attaccami a un muro e dammi il bacio più desiderato di sempre, ma solo quando siamo da soli. Come ora. Proprio adesso potresti.. Ehm, ti vibra il telefono: è Facebook. Dice che qualcuno ha commentato la nostra foto. È Lara, la tua amica bionda, scrive che insieme siamo stupendi. Dovrebbe vederci ora Lara, tra un po’ grazie a lei finiremo l’uno di fianco all’altra incollati a ‘sta scatoletta come fosse linfa per la nostra vita. Entri in un vortice di foto, tag, tramonti, auguri, vip, vacanze, tragedie, ingiustizie, tua madre e pure Lara c’è nella mia home, saluta tutti dal divano con in braccio Birba, il gatto. Non siamo da soli mai.

Sia chiaro: questo non è un attacco social

Non intendo screditare Facebook né nessuno dei social network. Sarebbe patetico e se provi a digitare il mio nome su Google capisci presto il perché. Anzi, a dirla tutta, quelli che usano Facebook per screditare quelli che usano Facebook credo che appartengano tutti alla categoria di coloro che ultimamente mi scrivono: “Ma tu sei fidanzata? No perché da Facebook non si capisce”. Non si capisce. Cioè, presente Facebook? Non mi dice se sei fidanzata o meno, incredibile. Comunque no, non sono fidanzata e no, se mai un giorno lo fossi non si capirà lo stesso. Non sono contro i social ma sono pro amore, il mio. Già del vostro, in realtà, me ne frega poco. Però, insomma, state la coi vostri profili di coppia e le foto del matrimonio (e della vacanza, del primo bacio, del regalo di San Valentino e quello del compleanno e i fiori perché avete litigato e perfino Federico Clapis vi prende in giro) e va bene eh, mica vi dico che state esagerando.

Questo è un attacco di coppia

Non sopporto i baci tra la gente, figuriamoci l’amore pubblico.
Di fronte ai duemilaventitroppi amici che abbiamo laddove dovremmo bastarci io e te. E per io e te intendo che io basto a me e tu a te stesso al punto che insieme possiamo essere una grande forza. Non una dipendenza, non un bisogno, non un insieme, bensì una forza grande quanto quella che Mark Zuckerberg ha usato contro la nostra intimità. E noi glielo abbiamo lasciato fare. Perché ci piace. Perché così fan tutti. Perché crediamo che avere tutto sotto gli occhi significhi avere tutto estremamente controllabile. Allora ti svelo un segreto: il controllo è una forma di debolezza. Nulla ha a che vedere con l’amore nei confronti di chi abbiamo al nostro fianco. Il bisogno di controllo, o altrimenti detto paura che qualcosa vada storto, è quella cosa che ci conduce a fare tutto sotto gli occhi di tutti affinché ci siano testimoni: è accaduto davvero, è mio, c’è. Lara dice che siamo pure belli insieme.

Hai mai avuto la fortuna di vivere un legame forte così? Lo riconosci. Accade quando non hai bisogno di ostentarlo, non hai voglia di condividerlo.