sabato, 4 Maggio 2024

La Love Blogger

Home La Love Blogger Pagina 4
Fosse per me passerei più tempo a fare l’amore che a scriverne. Ma, poi, qualcuno mi ha denominata La Love Blogger e da quel giorno faccio credere a tutti che io sia romantica a patto che tutti loro continuino a credere nell’amore.

Succede solo nei film (LA LOVE BLOGGER)

Credit Photo: nanopress

Sembra la scena di un film romantico ambientato nella Parigi degli anni ’20.
Nemmeno dovevi uscire quella sera, ma la tua amica ti ha supplicata di accompagnarla. Si sarebbe annoiata a morte senza il tuo supporto e – hai pensato – in fondo glielo devi. La sua compagnia, del resto, è una garanzia e così hai indossato uno dei tuoi migliori abiti al quale non hai dato nemmeno troppo peso e, impeccabile ma svogliata, ti sei ritrovata nel bel mezzo di un aperitivo a sorseggiare del vino bianco, frizzante, di quelli che regalano un gran mal di testa il giorno dopo, in piedi in mezzo a talmente tanta di quella gente che si scambia sorrisi convenevoli, ma a te non riesce: i tacchi, hai sbagliato scarpe, accidenti! E a quel punto un po’ te lo domandi chi te l’ha fatto fare. Insomma, cosa ci fai lì? In più, proprio stasera, ti sembra di avere tutti gli occhi puntati addosso.

Capita sempre così.
Perfino di Marilyn Monroe si dice che smise di essere davvero bella quando seppe di esserlo.
E non è così contorto come ragionamento perché – vedete – non c’è niente di più attraente di una donna che non si metta in mostra. Anzi, quasi cerchi di evitarli tutti quegli sguardi perché, fosse stato per te, quella sera avresti occupato il posto in prima fila sul divano di casa e, avvolta tra il pigiamone e il plaid in pile, saresti rimasta volentieri a guardare un film. Uno di quelli d’amore magari, che di questi periodi sembra essere una cosa così remota nel tempo. L’ironia della sorte vuole che, come per la bellezza, anche l’amore non richiede vetrine o lunghe passerelle stile red carpet sulle quali lasciare infinite scie di ossitocina nella speranza che qualcuno le raccolga. Quello mica ti avverte: arriva quando arriva. Arriva tra un bicchiere di vino bianco frizzante e una fetta di torta di chissà chi. Arriva dalla folla. Dalla troppa gente che non conosci spuntano due occhi che ti sembrano dire: “Io e te abbiamo qualcosa da dirci”. E forse qualcosa ve lo siete appena detti.

È folle pensare di riconoscersi in mezzo a tutta questa gente, solitamente sono cose che accadono nei film. In quelli romantici e strappalacrime che sono al limite tra il reale e il fantascientifico. Un genere che bisognerebbe collocare tra i thriller e i film d’animazione, pensi, perché un po’ te l’hanno messa in subbuglio la vita. Comunque basta, non è nemmeno della tua stessa città, lo senti dall’accento.

Ma i giorni passano e tu non puoi fare a meno di pensarci.
Adesso, fosse un film, lui dovrebbe lasciare tutto quello che sta facendo e correre da te. Dovrebbe fare qualsiasi cosa pur di rintracciare il tuo numero e chiamarti da una cabina del centro per dirti: “Ciao, non ho mai smesso di pensarti”. E, perché no, potrebbe inventarsi che quel giorno ha la febbre, o un mal di testa lancinante e non andare al lavoro per venire a cercare te che, in fondo, chi cerca trova, anche se la città è grande. Che se ti trova e ti viene a bussare alla porta come Hugh Grant in Love Actually allora forse, e dico forse, inizi a capire perché al mondo tutti fanno leva su ‘sto romanticismo. Lo propinano anche sui cartelloni pubblicitari perché lascia il segno, dicono, ma a te sembra che possa essere più facile colpire la base segreta della NASA, a dirla tutta.

Il punto è che nei film ci sono cose che devono succedere per forza.
Un esempio lampante è il protagonista di un giallo che sai per certo non morirà fino alla fine del film, altrimenti la storia non potrebbe proseguire. O il fatto che la storia in questione, tutta, deve rientrare nei 90” di pellicola. Quello che accade nella realtà, invece, è che la nostra vita deve intrecciarsi con quella di un’altra persona al di là delle sensazioni provate. Ci si può scegliere inciampando in due occhi sconosciuti, si può essere perseguitati da un profumo e, proprio come nei film, infatuarsi attraverso un gioco di sguardi sullo sfondo di un party al quale ti sembrava stessi partecipando al di fuori fino a prima. Ma ricorda:

“Quella cosa che ci fa avere gli stessi bisogni, le stesse priorità, la stessa disponibilità si chiama tempo. Il mio e il tuo. E se coincide si chiama fortuna, non amore. L’amore sta in mezzo, paziente, che aspetta”.

L’ultimo dei romantici ha la batteria scarica (LA LOVE BLOGGER)

Credit Photo: it.wikipedia.org

Se c’è una cosa che l’epoca del 2.0 mi deve indietro è il romanticismo.
Perché, vedete, questa storia dell’istantaneità sta facendo perdere di valore ai rapporti. Una realtà efficace, travolgente e risolutiva, certo. Ma che termina nell’attimo subito dopo e, quindi, nulla ha a che vedere con i rapporti tra le persone. Quelli meritano tempo, di scoprirsi. Meritano contatto, necessario a conoscersi davvero. E costanza, di trovare un motivo valido per volerlo tutti i giorni. E tutto questo lo si impara a Tu per Tu con quel lui che hai conosciuto una sera per caso, in un posto qualsiasi e ti ha colpita per una ragione che ancora non conosci.

Lo esigo, sì.
Perché nella realtà, ormai, non è più così. Ci si sceglie attraverso una piattaforma interattiva. Il gioco di sguardi è stato sostituito dallo scambio di like. Non sappiamo come ride né se quando parla gesticola, ma ci sembra di conoscerla quella persona. Non ne abbiamo mai assaporato l’odore della pelle, ma ce la portiamo a letto. Non lasciamo più che un uomo senta il bisogno di cercarci. Anzi. Lo vediamo online su WhatsApp alle 1.40 di notte e ci domandiamo con chi stia parlando. Con chi eh? Con chi? Perché non con me?! E ti tiene sveglia una notte intera. Del resto non può nemmeno più vantarsi di quella volta in cui è stato fidanzato con una modella. Perché per questo, invece, c’è Facebook e tu hai imparato in un attimo che la sua unica ragazza si chiama Maria e come immagine del profilo ha un gattino, perché – detto tra noi – tanto bella non è. Al primo appuntamento, poi, ci presentiamo in quattro. E gli altri due non sono la coppia di amici salvagente metti che qualcosa dovesse andare storto, bensì i nostri smartphone. Quei dispositivi ben posizionati tra le posate e l’acqua che ci permettono di restare collegati col resto del mondo in qualsiasi momento, a patto che ci estraniamo completamente da quanto ci circonda.

Mi spiego meglio.
Esattamente quello che voglio è domandarmi perché non mi chiama e – per questo sì – non dormirci la notte. E immaginare che, come me, anche lui stia facendo lo stesso. Voglio che la sua chiamata arrivi quando meno me l’aspetto, ma che, per lo stesso motivo, me la ricordi per sempre. Voglio l’imbarazzo delle prime parole bisbigliate a un telefono con la voce che trema. E che lui se ne accorga e rompa il silenzio con una battuta. Voglio un primo appuntamento. Di quelli in cui tutto è da scoprire. Parlare per ore del più, del meno e del di più, che anche se non ci crederai mai alla storia della modella sai che ti vede bella più che mai e intende fare colpo ai tuoi occhi. Voglio contatto. Quello deciso ma non invadente. Quello fatto di abbracci e carezze che solo un uomo.

Quell’uomo. Quello leale, combattivo e altruista. Quello paziente.
L’ultimo dei romantici. Quello che sicuramente ha la batteria scarica, sennò mi avrebbe già chiamata.

Cosa ci spinge a tornare da un ex? (LA LOVE BLOGGER)

Credit Photo: pierpaolocorso

Lo abbiamo fatto tutti.
Tornare a buttarsi tra le braccia del proprio ex è un male comune.
Tipo la fetta di pane e Nutella delle due di notte quando sei a dieta e, quindi, lo fai anche lontano da occhi indiscreti. Cedi alla tentazione sebbene tu sia perfettamente consapevole che si tratti di quel genere di piacere che, dopo, ti lascia solo un grande senso di colpa. E allora perché lo facciamo?

La colpa deve essere del tempo che non fa il suo dovere.
Sono passati tanti anni e, in fondo, gli vuoi bene: chi ti conosce meglio di lui? E poi rivedendolo ti sei accorta di quanto si sia fatto carino, quando stavate assieme non era mica così.
Insomma, smettila. Ti piaceva anche prima, fin quando ti è piaciuto. Ti conosce bene, sì, può essere vero. Ma pur conoscendoti da qualche parte deve aver toppato se è diventato un ex. E visto che le persone non cambiano, non appena ti passa lo sprint iniziale dato dalla tentazione della famosa fetta di pane e Nutella, sarai pronta a rinfacciargliele una ad una le cose che ti ha fatto. E a dirla tutta, per quel che mi riguarda, nel momento in cui si cerca il proprio ex in realtà non si sta cercando una storia, ma una scusa. Tornare a bussare alla porta del proprio passato significa non avere il coraggio di affrontare il futuro. Significa non aver acquisito la tenacia sufficiente a rimettersi in gioco, che se poi magari ci soffri ancora? Manca la volontà di fidarsi nuovamente di qualcuno che senz’altro ci volterà le spalle alla prima occasione lasciandoci cadere, ancora, ancora una volta da sole a tentare di rialzarci.

Sono questi i momenti in cui l’ex è perfetto.
Un po’ già ti aspetti quello che sarà. Ma soprattutto sai per certo quello che non sarà mai. E quindi ti senti in una posizione di vantaggio. Poi metti che era anche bravo a letto non corri nemmeno il rischio di trovarti in una camera a pregare tra te e te che finisca in fretta quell’agonia. Infine se era pure simpatico.. Ma sì, un’altra possibilità gliela si può dare.

C’è una linea sottile tra l’amore e il bisogno.
Si chiama solitudine.

Si chiama solitudine anche il nostro ex.
In realtà il nostro ex ha tanti nomi: paura, abitudine, incertezza.. Ma non amore.
È solo che resta sempre la strada più semplice da seguire, ecco perché quando proprio non accade nulla di nuovo in grado di emozionarci ancora, invece di domandarci il perché cerchiamo conforto in un’emozione vecchia. Ma sappi che funziona esattamente come quando riapri un vecchio scatolone: vieni sopraffatta dai ricordi, ci trovi dentro qualche pezzo rotto , ti ritrovi di fronte ad una te che era così diversa e che, forse, nemmeno ti piace più.

Ma le persone non sono come un vecchio vestito che hai ritrovato in fondo allo scatolone e allora: lo guardi con nostalgia, ti domandi come facevi ad indossarlo, lo riprovi per gioco e scopri che ormai ti sta pure stretto.

Dimmelo, non mi ami più (LA LOVE BLOGGER)

Credit Photo: www.femminilitaestile.it

È che alle volte urge il sesso.
Quello forte, occasionale e privo di compromessi. Quello senza promesse, né scenate di gelosia. Quello primitivo in cui ognuno si porta a casa i sapori dell’altro senza mischiarli coi suoi, dopo. Quello di chi non si conosce.

Allo stesso modo non si può avere urgenza d’amore.
Non ci si può avvinghiare ad una persona e respirane il profumo finché ce n’è. Per poi aggrapparsi alle colpe dell’uno e dell’altra, che non è colpa di nessuno se non ci sopportiamo più. E io non ho più bisogno di te e tu non hai più bisogno di me, ma i postumi dell’amore battono qualunque notte in bianco e allora, tanto vale aspettare che le cose cambino da sole. Meglio lasciarsi una porta aperta, che poi chi lo stabilisce il limite dopo il quale ha senso smettere di sopportarsi. Finché ce n’è, andiamo avanti. Noi donne siamo brave in questo. Nel momento in cui intendiamo porre fine ad una storia, ecco che ce la vediamo passare tutta davanti. Ovviamente la selezione è accurata e i momenti che tendiamo a ricordare sono solo i più belli, anche se l’ultimo sorriso spontaneo risale a troppo tempo fa. Ma ce lo facciamo bastare. E spesso nemmeno per noi. A me è capitato di farmi bastare i suoi vecchi sorrisi, di riciclarli a dovere e riutilizzarli proprio per lui. Perché non si accorgesse che tutto stava andando in frantumi, perché non fossi costretta a doverlo ammettere a me stessa. Perché la fine di un amore ha il sapore della sconfitta e il terrore che questa sia l’ultima. Che quella sensazione di smarrimento sia il vero per sempre. Che fine hanno fatto tutte le nostre promesse?

Io mi odio per il cinismo con cui riesco a pronunciare che tutto finisce.
Che le persone non si perdono ma decidono se restare e andar via e che sì, nella vita capita: si finisce col non conoscersi più nonostante ci si era promessi di non perdersi mai. Ma non possiamo sentirci in colpa per questo né considerarci genitrici di sogni infranti. Alle volte ci si deve stringere le mani per dirsi addio. Per permettersi di portare in giro nel mondo quell’amore finito e non fallito, quell’amore che abbiamo ad ogni modo imparato. Per far sì che non si riduca tutto ad un banalissimo: è stato un errore. Perché incontrare persone come noi non è mai un errore. L’errore sta nel perdersi mentre si cerca di trattenere qualcosa che abbiamo paura di dimenticare, ma che ci farà dimenticare solo di noi.

– Quanto ci metti a dimenticare una persona?
– Se la amo davvero non la dimentico mai.