lunedì, 25 Novembre 2024

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Le cosiddette sigarette “a minor rischio”, una bufala?

Forti contraddizioni, grande punto interrogativo sugli effettivi disastri che queste sigarette “Light” comportano.

Fanno meno male di quelle normali? Un minor livello di nicotina aiuta a “disintossicare”?
Molti studi affermano che queste sigarette, che contengono un livello di nicotina inferiore rispetto al normale, comportano una minor voglia di fumare, con la conseguente disintossicazione.
Altri studi sostengono l’esatto opposto.

Quindi a chi credere?
Finché non verrà stilata un’ulteriore ricerca finale,si crede che le sigarette dette “light” siano una bufala, in quanto i fumatori, non per forza i più accaniti, se vogliono, possono comunque fumare parecchio ed esserne dipendenti.

Difatti non è stato dimostrato che le sigarette a basso contenuto di catrame, e/o nicotina, riducano i pericoli per la salute causati dal fumo, in quanto forniscono una quantità di nicotina tale da mantenere la dipendenza.

Nei materiali promozionali, alcune marche di sigarette a basso rilascio o “light” e alcuni nuovi prodotti come “Eclipse” della R.J. Reynolds, “Accord” della Phillip Morris, sono state definite meno pericolose rispetto alle sigarette normali.
Le sigarette a basso rilascio vengono dichiarate tali grazie ai test eseguiti con l’aiuto delle smoking machine.
Ma i fumatori non fumano le sigarette come le macchine dei test e possono facilmente ottenere la dose desiderata di nicotina fumando le sigarette a basso rilascio più intensamente, più frequentemente o coprendo i fori di ventilazione presenti sul filtro.

Teoricamente le sigarette con minor livello di nicotina non solo non fanno meno male delle sigarette “standard” ma sono ancora più dannose delle normali.
La conferma arriva dalla “Società Americana Di Oncologia Clinica Di Chicago” che afferma come la pericolosità delle sigarette “leggere” sia nettamente superiore a quella delle sigarette normali.
Le sigarette light danno l’illusione, soprattutto ai giovani, di poter farne utilizzo rischiando meno il cancro ai polmoni, un miraggio, però, costantemente svelato dagli studi che da anni pongono l’accento sul fatto che in realtà le light siano ancora più danneggianti delle sigarette senza filtri.

Non è stato dimostrato che le sigarette Light riducano in modo sostanziale i pericoli per la salute associati al fumo di sigaretta e non rappresentano una buona alternativa all’abbandono del fumo.
Nessuno dei nuovi prodotti ha dimostrato di ridurre i rischi per la salute o di promuovere l’abbandono del fumo. Infine, alcuni studi suggeriscono che le sigarette “a basso rischio” possono rassicurare i fumatori che esiste un modo più sicuro di fumare, indebolendo così la decisione di smettere, con un impatto negativo sulla salute pubblica.

Nonostante queste prove inconfutabili, come riportato sopra, molti studi hanno dimostrato l’esatto opposto, svelando come le sigarette “light”, essendo più leggere e meno ricche di nicotina, possano portare “benefici” ai fumatori inducendoli a smettere di fumare.
Anche in Canada sono state svolte numerose ricerche su questo argomento scottante, e l’ultima ha dimostrato ciò: le sigarette con ridotto apporto di nicotina comportano una riduzione di sigarette fumate, meno rischi per la salute e per i più fortunati una disintossicazione totale.

Sarà vero?

Addio occhiali da vista grazie all’impianto ‘gocce di pioggia’

Credit: boorp.com

Si chiama “Gocce di pioggia” ed è la nuova tecnica sperimentata dagli scienziati che potrebbe farci dire addio agli occhiali da lettura.
Si tratta di una piccola operazione indolore che prevede il posizionamento di un minuscolo impianto – goccia di pioggia, appunto – sotto la cornea nel tentativo di invertire la visione dei problemi associati con l’invecchiamento.
La procedura appena descritta dovrebbe combattere la condizione di presbiopia, cioè la difficoltà di mettere a fuoco gli oggetti vicini.

I problemi di presbiopia sono sempre più comuni introno ai 40 anni di età, periodo in cui si inizia ad essere costretti a portare occhiali per la lettura.
Con questa nuova tecnica si potrebbe sostituire la chirurgia laser, che fino ad ora è stata considerata l’unico trattamento a lungo termine, e che comunque potrebbe lasciare alcuni pazienti bisognosi di occhiali.

Si tratta di un intervento da poco più di 10 minuti, arco di tempo in cui il chirurgo posiziona queste “gocce” nell’occhio del paziente, più precisamente sotto un lembo della cornea, la parte trasparente dell’occhio: si corregge la vista da vicino, modificando la posizione della cornea.
Mark Wevill, un chirurgo oftalmico che ha completato l’intervento su una manciata di pazienti, ha detto al DailyMail: “Goccia di pioggia non può fermare gli occhi dall’invecchiamento, ma può aiutare a contrastare il deterioramento della vista causato dal processo di invecchiamento”.

Questo nuovo tipo di operazione è stato lanciato in America, ma ha fatto la sua strada attraverso l’Atlantico ed è ora usato allo Space Sanità a Royal Leamington Spa, Warwickshire. Infatti, la prima paziente ad essersi sottoposta alla nuova tecnica “gocce di pioggia”è Lynda Marenghi, 57 anni, proveniente proprio dalla Gran Bretagna.
La procedura costa £2495, e statisticamente offre speranza a 32 milioni di persone inglesi che portano gli occhiali per la lettura, con un risparmio in prodotti ottici – tra occhiali, visite e lenti a contatto – di 2.7 milioni di sterline.

Sla, aperta la strada per la diagnosi precoce

Credits photo avvenire.it

Non solo secchiate d’acque e IceBucketChallenge. Si torna a parlare di Sla, con una buona notizia: arriva la possibilità di una diagnosi precoce.
Il risultato della ricerca, reso noto dalla rivista Neurology, è merito di un gruppo di ricerca italiano.

È stata dimostrata – ha reso noto il Cnr – per la prima volta la possibilità di diagnosticare precocemente la Sla con un esame di tomografia ad emissione di positroni (Pet) mediante un tracciante analogo al glucosio, utilizzato nella pratica clinica dai centri di medicina nucleare“.

Questa tecnica permette di raggiungere un’accuratezza diagnostica del 95% e rappresenta un passo importante per lo sviluppo nella diagnosi precoce della malattia“, ha spiegato Marco Pagani, primo autore dello studio e ricercatore dell’Istc-Cnr che è giunto a questo risultato in collaborazione con Angelina Cistaro, ricercatrice del Centro Pet Irmet di Torino e con Adriano Chiò, direttore del Centro Sla, Azienda ospedaliero universitaria Città della salute e della scienza e Dipartimento di neuroscienze dell’Università degli Studi di Torino.

Finora la Sla poteva essere diagnosticata esclusivamente attraverso l’indagine clinica e con il supporto di metodiche neurofisiologiche e pertanto richiedeva un lungo periodo di osservazione” ha detto il ricercatore.
L’accelerazione e la maggiore accuratezza della diagnosi di Sla sono fondamentali oltre che per la certezza di reclutare nei trial clinici pazienti con diagnosi confermata anche per lo sviluppo di nuove terapie e per l’identificazione di possibili familiarità sulle quali intervenire precocemente“.

Fonte TMNEWS

L’esercizio fisico giova davvero alla nostra salute

Siamo tutti consapevoli del fatto che fare esercizio fisico faccia bene alla salute, ma in pochi sembriamo esserne convinti davvero se consideriamo la sedentarietà dilagante di una larga fetta della popolazione. Un adulto medio avrebbe bisogno di fare attività fisica almeno due ore e mezza alla settimana: questo se si prendono in considerazione esercizi d’intensità moderata, come una camminata a passo svelto.

Facendo jogging o correndo, infatti, il quantitativo di tempo si si può ridurre anche a 75 minuti alla settimana – a cui andrebbero aggiunte un paio di sessioni più intensive specifiche per la muscolatura in modo non solo da rassodarsi, ma anche da proteggere le proprie funzioni cardiache, prevenire lo sviluppo dell’obesità e vivere più a lungo.

Ciò non vuol certo dire che esercizi meno duraturi non valgano la pena: anche un’attività di soli dieci minuti può aiutarci in fatto di benessere e salute. Ma sicuramente chi fa dell’esercizio fisico qualcosa di regolare e quotidiano – senza strafare – può aspettarsi di godere di maggiori benefici: coloro che praticano attività fisica regolarmente corrono infatti il 40% di rischi in meno di andare incontro a patologie degenerative come la demenza, nonché il 60% di rischi in meno di sviluppare problemi cognitivi di qualsiasi tipo. Negli adulti, inoltre, praticare regolarmente attività fisica può fare aumentare la densità minerale ossea dal 2 all’8%, andando a prevenire eventuali fratture in età più avanzata.

Altri benefici, oltre all’allungamento della vita e a minori disfunzioni cardiache, riguardano la capacità di fare rifornimento di ossigeno – legata all’aerobica soprattutto – e una più efficiente sudorazione, che permette a chi si allena di ritornare a temperature normali velocemente. Pronti ad allacciarvi i lacci delle scarpe?