lunedì, 25 Novembre 2024

Salute

Home Salute Pagina 105
Notizie sulla salute, sugli stili di vita, scoperte mediche, farmaci, diete, fitness

Lo yoga aiuta a migliorare le prestazioni cognitive negli adulti

Lo yoga è diventato popolare negli ultimi dieci anni ed è legato a molti benefici per la salute sia fisica che mentale. Aiuta l’umore e a controllare l’ansia.

La nota prof.ssa Neha Gothe della Wayne State University, ed esperta di yoga, ha di recente condotto uno studio in cui si è dimostrato come praticare l’hatha yoga aiuti a migliorare le funzioni cerebrali e le capacità cognitive negli adulti di mezza età e più anziani.

Gothe, insieme al professor Edward McAuley dell’Università dell’Illinois, ha reclutato 108 adulti di età compresa tra i 55 e i 79 anni. Dopo di che hanno suddiviso a caso i partecipanti in due gruppi: 61 hanno frequentato lezioni di hatha yoga, antica pratica spirituale che comprende la meditazione e la respirazione controllata, mentre la persona si muove attraverso una serie di posture stilizzate, tre volte alla settimana per otto settimane, mentre i restanti hanno partecipato, per lo stesso tempo e durata, a sessioni di stretching ed esercizi di tonificazione.

Al termine della prima fase di studio, i partecipanti sono stati sottoposti a test per rilevare e misurare le prestazioni cerebrali e cognitive. La loro performance cognitiva è stata testata dopo ogni sessione. I ricercatori hanno scoperto che dopo l’esercizio di yoga, le prestazioni cognitive dei partecipanti era migliorata molto di più rispetto a dopo le sessioni di aerobica o al basale.

yoga

Nello specifico, al termine delle otto settimane, il gruppo di yoga era più veloce e più accurato nello svolgere i test di memoria, sulla flessibilità mentale e di task-switching di quanto non fosse prima di aver partecipato alle sessioni. Per contro, il gruppo stretching e tonificazione non ha mostrato alcun cambiamento significativo nelle prestazioni cognitive nel corso del tempo. Le differenze riscontrate tra i gruppi non erano influenzate da fattori quali la differenza di età, il genere sessuale di appartenenza, la condizione sociale o di altri fattori demografici, hanno specificato i ricercatori.

I risultati dello studio sono considerati preliminari e quindi necessitano di ulteriori ricerche per la conferma e per rivelare i meccanismi cerebrali sottostanti, ma questo studio conferma che lo yoga ha un immediato effetto rilassante sul sistema nervoso simpatico e sulla risposta del corpo allo stress.

La respirazione e gli esercizi di meditazione hanno lo scopo di calmare la mente e il corpo e tenere lontano i pensieri che distraggono mentre ti concentri sul tuo corpo, la postura e il respiro. Forse questi processi si traducono oltre lo yoga quando si tenta di eseguire attività mentali o attività giorno per giorno.

Mangia più riso e dormirai meglio

www.riso.it

Dimenticatevi di tranquillanti, calmanti, infusi di the e camomille, il segreto per dormire meglio è mangiare più riso.

A svelarlo è una nuova ricerca condotta dalla Kanazawa Medical University, in Giappone, e poi resa nota sulla rivista Plos One. I ricercatori hanno scoperto che chi mangia più riso, soprattutto rispetto a coloro che consumano alimenti come il pane e la pasta, riposa meglio.

Ma come mai proprio il riso? Stando a ciò che spiegano gli studiosi della Kanazawa Medical University, il riso ha un indice glicemico più alto degli altri cibi ricchi di carboidrati: questo aumenta il livello della proteina chiamata triptofano, che regola e aiuta a produrre più serotina, che, tra le sue caratteristiche, ha anche quella di essere molto importante per il sonno.

Per arrivare a questi risultati i ricercatori giapponesi hanno condotto una ricerca su 1848 persone, tra i 20 e i 60 anni. Gli intervistati avevano il compito di prendere nota di tutto ciò che facevano di importante dal punto di vista alimentare – soprattutto quando mangiavano cibi quali noodles, pane, pasta o riso – e dal punto di vista del sonno: in questo caso dovevano semplicemente annotare la qualità delle loro dormite, riferendosi ad una scala internazionale.

I risultati, ottenuti grazie alla collaborazione delle quasi duemila persone coinvolte nello studio, hanno confermato che grazie all’assunzione di riso, la serotina, conosciuta come l'”ormone del buonumore”, aumenta e aiuta a dormire sonni tranquilli.

Se avete problemi di insonnia, se passate notti in bianco e se vi rigirate mille volte nel letto prima di addormentarvi, ora sapete come risolvere i vostri problemi: mangiate più riso.

#IceBucketChallenge, ma quanti sanno cos’è la SLA?

La protesta dei malati di SLA in Italia risuona forte e chiaro in tutto il mondo: “Le secchiate? Solo ipocrisia”.
Loro sono i primi a riconoscere che l’iniziativa è partita bene, molto bene in America, ma che, strada facendo, si è dimenticato il reale obbiettivo dell’Ice Bucket Challenge.
Ormai le secchiate d’acqua non solo altro che l’ultima moda del momento: è sicuramente più comodo farsi riprendere con i capelli e gli indumenti bagnati piuttosto che tirare fuori il portafoglio e donare per una buona causa.

Personalmente ritengo che molti di quelli che hanno partecipato alla campagna #IceBucketChallange non sanno nemmeno di preciso cos’è la SLA.

Ecco una spiegazione.

La SLA, Sclerosi Laterale Amiotrofica – chiamata anche morbo di Lou Gehrig per via di un giocatore di baseball che attirò l’attenzione pubblica sulla malattia nel 1939 – è una malattia neurodegenerativa progressiva del motoneurone, che colpisce selettivamente i motoneuroni, cioè porta a una paralisi totale. La prima parte del corpo ad essere colpita da questa malattia è la corteccia celebrale, poi, in un secondo livello, il tronco encefalico e il midollo spinale.
La SLA è una patologia rara, colpisce 2 – 3 persone ogni 100 000 individui all’anno, principalmente uomini. È estremamente rara dopo gli 80 anni.

Attualmente non si conosce il numero esatto di malati di SLA in Italia, poiché non sono stati ancora completati i relativi registri, ma si stimano almeno 3.500 malati e 1.000 nuovi casi all’anno con una forte concentrazione il Lombardia, poi Campania, Lazio e Sicilia – anche se questo potrebbe dipendere in buona parte da una maggiore capacità di diagnosi delle strutture ospedaliere locali.

Esordio e decorso della malattia variano molto da individuo a individuo e dipendono dalla forma di SLA da cui si è colpiti. I sintomi iniziali sono: brevi contrazioni muscolari, detti anche fascicolazioni, crampi, rigidità e debolezza muscolare che influiscono sul funzionamento di un arto.
Questo tipo di esordio riguarda circa il 75% dei casi, mentre il restante 25% ha un esordio differente, detto bulbare, che si manifesta con difficoltà nella parola fino alla perdita della capacità di comunicare verbalmente e difficoltà di deglutizione. Le differenze di sintomi iniziali della malattia dipendono da quale dei motoneuroni viene colpito prima: se il primo è che si trova a livello della corteccia cerebrale si avrà un esordio bulbare, invece l’esordio sarà spinale se il motoneurone colpito si trova a livello del tronco encefalico e del midollo spinale.
E non si tratta della perdita progressiva della capacitò di muoversi, parlare, deglutire e spesso anche respirare autonomamente, la SLA colpisce anche il lobo fronte temporale, causando la demenza.

La diagnosi viene fatta per lo più in maniera sintomatica e avviene mediamente dopo un anno dall’insorgenza dei sintomi, anche se ci sono stati casi in cui la malattia viene diagnosticata in tempi molto più lunghi.

Ma quali sono le cause, i fattori che scatenano la malattia?

Attualmente si ritiene che la SLA sia una malattia con cause multifattoriali, cioè che il suo insorgere possa essere determinato da una serie di motivi di tipo sia genetico che ambientale.
Studi recenti hanno individuato tra le cause anche il mutamento di un gruppo di geni, che sarebbe un fattore predisponente.
Attualmente, però, maggior attenzione viene rivolta a cause ambientali e stili di vita che possono, nel soggetti predisposti, facilitare l’insorgenza della malattia. Tra questi fattori ambientali ci sono, ad esempio, il contatto con agenti inquinanti, o i traumi frequenti alla testa.

La maggior parte dei pazienti affetti da SLA alterna periodi di ricovero ospedaliero a periodi di assistenza domiciliare continua, sia di tipo medico che non. Non va sottovalutato l’altissimo impatto sociale della malattia che investe tutta la famiglia – ad esempio, capita spesso che il coniuge della persona malata lascia o riduce la propria attività lavorativa, per seguire costantemente il malato e adattare la casa alle esigenze di quest’ultimo. L’impatto psicologico non è da meno.

Ora come ora, non ci sono cure in grado di arrestare o prevenire la malattia. Per questo motivo era partita la raccolta fondi #IceBucketChallenge, per dare un contributo economico alla ricerca di una cura. Per dare la felicità a chi è, purtroppo, più sfortunato di noi.
La cosa però ci è sfuggita di mano, e le secchiate d’acqua ghiacciata non sono diventate altro che un modo per farsi vedere e mettersi in mostra sui social network. A voi, che fate i buffoni su in problema così grande, chiedo gentilmente di mettervi una mano sulla coscienza.

Risparmiatevi il ghiaccio e donate.

[Credit: osservatoriomalattierare.it]

Stress da rientro dalle ferie: ecco il giusto stile di vita per combatterlo

L’estate è ormai agli sgoccioli e molti sono già rientrati dalle ferie. Dopo giorni di assoluto relax, fra mare e montagna, il nostro corpo e la nostra mente si sono abituati a quello stato di ozio che ci serviva dopo un anno di duro lavoro o di studio. Ma il rientro è sempre traumatico e quella sensazione di relax lascia il posto al suo opposto, lo stress. Così, neanche il tempo di disfare le valigie, ci sentiamo stanchi, spossati e stressati.

Lo stress da rientro dalle ferie però può essere combattuto riprendendo, a poco a poco, un regime di vita sano che ci riporterà alle nostre consuete abitudini.

Dopo settimane passate da nottambuli in cui facevamo le ore piccole prima di andare a letto, per riprendere i ritmi giusti è giusto iniziare ad anticipare ogni giorno di mezz’ora l’ora di andare a letto. Inoltre è necessario per il nostro corpo dormire dalle 8 alle 10 ore a notte.
L’alimentazione è importante per prevenire lo stress e assumere vitamina D, presente nei formaggi, nei pesci ricchi di grassi e nel tuorlo d’uovo, ci aiuta anche a combattere la stanchezza, così come è importante l’omega 3 e il cioccolato per prevenire il malumore.

Non dimentichiamo l’attività fisica: fare un’ora di attività fisica al giorno è salutare per il nostro corpo e per la nostra mente. Dopo un’ora di corsa, di pilates o una nuotata in piscina o qualsiasi altro sport ci sentiremo carichi di ricominciare con le nostre abitudini.
Mentre le uscite con gli amici sono l’ideale per dimenticare la nostalgia da vacanza che tanto ci affligge al rientro dalle ferie.