giovedì, 18 Aprile 2024

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Rimedi naturali per piccole ferite, cicatrizzanti home made

Rimedi naturali per piccole ferite

Rimedi naturali per piccole ferite: ovvero come usare i cicatrizzanti naturali che abbiamo a disposizione.

Capita a tutti, specie in cucina di procurarsi taglietti e piccole ferite, in questi casi si può ricorrere ai cicatrizzanti che la natura ci offre.

Rimedi naturali per piccole ferite: cicatrizzanti naturali

Erboristici:

  • unguento di legno di sandalo
  • unguento di iperico (da non usare prima dell’esposizione al sole perché fotosensibile)
  • pomata di calendula, un ottimo lenitivo e disinfettate naturale
  • equiseto, ottimo cicatrizzante naturale
  • centella asiatica, favorisce la riparazione dei tessuti
  • olio di borragine aiuta la rigenerazione e la cicatrizzazione dei tessuti
  • olio di rosa mosqueta, rigenera i tessuti
  • erba della Madonna, antibatterica ed antiflogistica, stimola la cicatrizzazione della ferita
  • propoli, disinfetta e cicatrizza
  • unguento di elicriso, ideale per interrompere l’emorragia
  • tea tree e ravitsara, da usare come disinfettanti, attenzione sono oli concentrati per tanto non si usano puri, ne vanno diluite poche gocce in acqua sterilizzata
  • pomata all’arnica
  • olio essenziale di lavanda, da non usare puro Calma e disinfetta, ne si possono aggiungere due gocce in un olio o in unguento
  • vitamina E, favorisce la rigenerazione cellulare
  • olio di germe di grano, idrata e ripara la pelle

In casa:

  • aloe, basta prendere una foglia, eliminare la parte verde e raschiarne il gel da applicare sulla ferita
  • scorza bianca degli agrumi, si taglia la buccia di un agrume e se ne preleva la parte bianca la si poggia sulla ferita e si applica un cerotto. Quando si asciuga va cambiata.
  • Miele, ha proprietà antibatteriche, basta spalmarne poco sulla ferita per favorire la cicatrizzazione
  • una foglia di salvia (ben lavata) poggiata sulla ferita e fermata da un cerotto
  • una fettina di aglio, antibiotico ed antibatterico

Per i rimedi erboristici occorre chiedere consigli e posologia all’erborista, in generale questi rimedi naturali non vanno applicati su ferite infette e profonde.

In caso di ferite che non si rimarginano chiedere il parere del medico.

 

Che cos’è il virus Zika? (FOTO)

Credits: tvjurere.com

Dal Sud America, il virus Zika è arrivato anche in Europa, dove ha registrato quattro casi di contagio in Italia e tre in Gran Bretagna. Si tratta di una malattia che qualche tempo fa era poco conosciuta, ma che secondo gli esperti potrebbe espandersi fino a colpire l’Occidente. Per il virus Zika non esiste un vaccino né un rimedio, ma i sintomi sono meno gravi: eruzioni cutanee, congiuntivite, dolore alla testa e alle articolazioni. Nel caso in cui la malattia colpisca le donne incinte, può provocare malformazioni nel feto e microcefalia fetale. L’ultimo episodio di questo tipo si è verificato a El Salvador, in Brasile. L’Organizzazione Mondiale della Sanità sta svolgendo i controlli necessari sulla malattia, cercando un modo per arginarla. Ma cos’è esattamente questo virus?

Il virus Zika (letteralmente ‘coperto di vegetazione’, tradotto dalla lingua luganda) è un patogeno che si trasmette grazie alle punture di zanzare infette del genere Aedes, in modo particolare da Aedes aegypti nelle zone tropicali. Scoperto e isolato per la prima volta nel 1947 da un macao nella foresta di Zika (da cui prende il nome), solo qualche anno più tardi fu descritto come un virus diverso dalla febbre gialla. Per lungo tempo, la sua diffusione ha interessato le zone dell’Africa, in Asia e nelle isole del Pacifico (Micronesia e Polinesia Francese). Dal 2015, si inizia a parlare del virus Zika anche nell’America Latina, in particolare in Brasile, dove ha registrato almeno 3.500 casi di microcefalia nei bambini appena nati tra ottobre e le prime settimane di gennaio di quest’anno.

Credits: Lancaster University
Credits: Lancaster University

Lo Zika, quando infetta l’organismo, si lega alle membrane cellulari e vi fa penetrare il suo DNA in modo da colonizzare le cellule e replicarsi più rapidamente. In risposta alla malattia, l’organismo reagisce con una serie di reazione immunitarie per difendersi, partendo proprio dalla febbre. I primi sintomi compaiono generalmente tra i 2 e i 7 giorni dalla puntura di una zanzara infetta. Finora non sono noti casi di pazienti morti a causa del virus Zika, proprio perché i sintomi causati dalla malattia sono quasi sempre lievi e passano entro pochi giorni.

Credits: www.hindustantimes.com
Credits: www.hindustantimes.com

Dato che non esiste cura, non si può prevenire la febbre di Zika. Le autorità brasiliane, in seguito ai casi di malformazione al feto nelle donne incinte, ha ordinato di rimandare le gravidanze. La domanda da porsi infine è questa: quanto è sicuro viaggiare in Sud America in questo momento? L’OMS raccomanda sempre di informarsi bene sui luoghi ‘infettati’ dal virus, riferendosi in particolare proprio alle donne gravide.

Il DNA resta in vita dopo la morte

photo credits: Datamanager

Stando agli studi dell’Università di Washington a Seattle, le molecole di DNA sopravvivono alla morte di un individuo per circa quattro giorni.
Lo studio, condotto dal microbiologo Peter Noble è stato citato sulla rivista Science e apre la possibilità di conservare più a lungo quegli organi destinati ad operazioni di trapianto.

Già precedenti studi, condotti su cellule umane del sangue e del fegato, avevano dimostrato il funzionamento di alcuni organi interni anche dopo la morte. Sembrerebbe che l’attività di alcuni geni non si arresta, quindi, con il decesso, ma prosegua per un tempo non così limitato.

Per giungere a queste conclusioni, sono stati analizzati e studiati nei laboratori di ricerca, più di mille geni in condizioni post mortem di topi e pesci zebra.
Dallo studio è emerso che: centinaia di geni continuano a funzionare anche dopo il decesso e nei pesci il funzionamento si protrae fino a quattro giorni dopo la morte.

Sorprendentemente, restano funzionanti anche i geni legati allo sviluppo di tumori ed embrioni. Tutto ciò fa pensare ad una vera e propria svolta nel campo della medicina legale, soprattutto nella comprensione delle problematiche legate ai trapianti. Ci sarebbe la possibilità di effettuare molte più operazioni di trapianti e si potrebbe contrastare l’insorgenza di problemi post operatori.

La ricerca, quindi, continua a stupirci e a dimostrarci quanto complesso il corpo umano. Ponendoci di fronte tante sfide nuove ed innumerevoli misteri da svelare e capire.

Tumori: l’Aiom spiega come creare fondi per cercare una cura (FOTO)

I tumori e le sigarette, e la piaga del cuore dell’umanità che rappresentano.

In Italia vengono vendute circa 140 milioni di sigarette al giorno. Gli uomini fumano più delle donne: il 21% degli italiani fuma, 6,3 milioni di questi sono uomini; 4,6 milioni sono donne. Su un campione di 100 mila donne, di età compresa tra i 50 e i 69 anni, ogni anno la percentuale colpita da un tumore ai polmoni cresce del +2%. Su un identico campione, per gli uomini i dati sono più promettenti: tra gli individui di età compresa fra i 50 e 69 anni, infatti, i casi sono in diminuzione. In entrambi i casi, per gli uomini ma anche per le donne, i malati di tumore in età uguale o superiore a 70 anni sono in aumento e ciò è dovuto ad un’esposizione al fumo di oltre un ventennio.

tumori: 1 centesimo a sigaretta

Solo nel 2015 ci sono stati 41 mila nuovi casi di tumore ai polmoni. Il tumore poi non colpisce solo i fumatori, perché è chiaro che se il 21% della popolazione fuma, i danni del tabacco si facciano sentire anche su chi non ne fa uso. Per curare i malati di tumore basta poco. Ogni anno lo Stato guadagna circa 11 miliardi di euro dalle accise sul tabacco. E ogni anno, sempre lo Stato spende circa 4 miliardi di euro per la ricerca di cure che possano sconfiggere il cancro. L’Aiom (Associazione Italiana di Oncologia Medica) ha lanciato una proposta che aiuterebbe a coprire, almeno in parte, la spesa fatta per comprare i medicinali innovativi che potrebbero riuscire a curare i malati di tumore ai polmoni.

L’idea lanciata dall’Aiom prende il nome di “1 centesimo a sigaretta”. Recuperando 1 centesimo a sigaretta, si potrà creare un Fondo indispensabile di 720 milioni di euro l’anno. I soldi ricavati aiuterebbero a sostenere una parte delle spese fatte per comprare farmaci innovativi che, spiega Carmine Pinto, presidente dell’Aiom, sarebbero accessibili a tutti i pazienti di ogni Regione. Le spese per la ricerca sono chiaramente indispensabili e promettono bene: i pazienti guariti dopo un tumore sono, infatti, aumentati, dal 2010 al 2015, del 20%.

L’innovazione scientifica nel campo dell’immuno-oncologia ha portato ottimi risultati, riuscendo a determinare un aumento nelle percentuali di guarigioni dal cancro con una buona qualità della vita futura. Queste nuove molecole utilizzate, che a breve saranno a disposizione dei clinici, hanno la necessità di essere finanziate e la creazione di questo Fondo promossa dall’Aiom pare l’unica via per continuare su questa strada della ricerca medica.

La proposta del Fondo è stata appoggiata da molti. Ridurre i costi di finanziamento della ricerca, ha dichiarato il presidente Pinto, ha, chiaramente, provocato una riduzione delle cure che sono diventate meno accessibili. L’Italia non è l’unico Paese europeo dove i farmaci innovativi per la lotta al cancro stanno diventando sempre meno disponibili. Il Parlamento Europeo ha, infatti, avviato un processo di commercializzazione più rapido dei farmici in modo da protende facilitare la disponibilità.