lunedì, 25 Novembre 2024

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Il cuore svela le nostre emozioni

Il cuore non è solo un muscolo: la letteratura, la musica, l’arte, l’hanno sempre saputo, ora lo sa anche la scienza.

Secondo uno studio condotto da un gruppo di ricerca dell’Università di Pisa, il cuore è un vero e proprio filtro di emozioni, una finestra che affaccia sul mondo infinito dei sentimenti. Ma le fondamenta dello studio sono meno astratte di così e il risultato della ricerca è stato ottenuto attraverso l’analisi di un algoritmo matematico collegato ai battiti cardiaci.

Con il nostro studio – spiega uno dei ricercatori, Gateano Valenza, ad Ansaabbiamo sviluppato un algoritmo matematico in grado di fornire attraverso la sola analisi dell’elettrocardiogramma una valutazione continua degli stati emozionali. In pratica, data una certa dinamica cardiaca, siamo in grado di predire il battito successivo e comprendere quale emozione è stata provata dal soggetto sotto osservazione“.

Lo studio, condotto in collaborazione con l’Università dell’Essex (Inghilterra), l’Harvard Medical School e il Mit di Boston (Usa), risulta essere particolarmente prezioso nell’ambito della psichiatria e della psicofisiologia.

C’è un nesso vero tra cuore e cervello, ora lo si può affermare con certezza. E numerose sono le mosse già programmate per il futuro, come la creazione di macchine per il riconoscimento affettivo e la già sviluppata e sperimentata T-shirt intelligente integrata con sensori ed elettrodi, utile a monitorare l’attività cardiaca e conseguentemente lo stato emozionale dei pazienti.

Veronesi: “i danni della marijuana sono praticamente inesistenti”

Umberto Veronesi, una delle personalità di maggior spicco in campo sanitario, si è espresso nuovamente sulla legalizzazione delle cosiddette droghe leggere. L’oncologo si è pronunciato pubblicamente in un commento sul settimanale Oggi, dichiarando che “la marijuana non fa male” e che “i danni da “spinello” sono praticamente inesistenti“.

“La marijuana fa male? Come ministro della Salute, quando ricoprii l’incarico anni or sono, mi posi anch’io questa domanda – ricorda il direttore scientifico dell’Istituto europeo di oncologia di Milano – E me la posi anche come medico e soprattutto come padre di famiglia. Ebbene, la commissione scientifica che avevo nominato concluse che i cosiddetti ‘danni da spinello’ sono praticamente inesistenti. Dopo quella, altre commissioni scientifiche giunsero alle stesse conclusioni. E oggi perfino l’Organizzazione mondiale della sanità ha invitato i governi a depenalizzare l’uso personale di marijuana, consapevole su dati scientifici che l’uso di spinelli non fa male”.

Non solo, Veronesi definisce nella sua rubrica “infondata anche la credenza che la marijuana dia dipendenza e apra la strada all’uso delle droghe pesanti, come cocaina e morfina. Liberalizzare lo spinello non è malinteso permissivismo, ma una posizione realistica che punta alla riduzione del danno. Risulta che metà dei nostri giovani e molti adulti fanno uso di marijuana. Ha senso criminalizzarli?”.

Intolleranza al glutine: in Italia la celiachia è sempre più frequente

Da circa una decina d’anni sono sempre più frequenti i soggetti intolleranti al glutine, i cosiddetti celiaci.

Il glutine è una sostanza proteica presente all’interno di alcuni cereali come frumento, avena, orzo, kamut e segale. La presenza del glutine all’interno di alcuni alimenti, come pasta, pizza, alcuni tipi di dolci etc, non consente ai celiaci di poterne fare uso, per tanto questi ricorrono ai prodotti gluten free, ovvero quelli privi di glutine.

Cos’è veramente l’intolleranza al glutine?

L’intolleranza al glutine o celiachia, nome da cui deriva il termine celiaco, è una malattia non grave, ma incurabile che si può presentare in qualsiasi fascia di età, dall’infanzia all’età adulta, in tutti quei soggetti in cui il proprio organismo non tollera la presenza di alimenti contenenti il glutine, perché quest’ultimo è capace di innescare nei celiaci una serie di alterazioni nel sistema immunitario che recano dei seri danni all’intestino tenue.

L’intolleranza si manifesta con una serie di disturbi fisici come: un eccessivo senso di stanchezza, diarrea, ferro basso sotto la norma, sintomi di tipo neurologico (vertigini e svenimenti), difficoltà digestive (che possono provocare stitichezza e un ventre gonfio) e il non riuscire ad assimilare ciò che si mangia.

Nell’ultimo decennio, in Italia la celiachia si è fatta sempre più frequente fino a raggiungere, nel 2011, oltre 500.000 intolleranti al glutine.

L’aumento dell’intolleranza in vari soggetti è dovuto in gran parte sia allo sviluppo dell’informazione, che ha favorito all’incremento della diagnosi, e sia dalla continua evoluzione scientifica che, con le analisi al sangue e vari controlli, è riuscita a diagnosticare questo tipo di malattia. Non sono da sottovalutare, però, le nostre abitudini alimentari.
Oggigiorno si fa sempre più uso di cereali, di carboidrati e di alimenti che contengono un alto tasso di glutine. Un eccessivo abuso, nella nostra alimentazione, di alcuni tipi di alimenti fa si che il nostro organismo ne risenta, fino a non tollerarne più il consumo. Si va incontro così ad un’intolleranza che può essere più o meno grave, passeggera o permanente, come nel caso della celiachia con il glutine.

I punti gastronomici dedicati ai celiaci sono, per fortuna, in continuo aumento, così come i reparti al supermercato a loro dedicati con prodotti biologici e gluten free. Molti bar e ristoranti si stanno attrezzando per fornire dei pasti che anche il cliente celiaco può consumare. Ingerire un alimento non gluten free può comportare ad un celiaco dei seri disturbi allo stomaco, stanchezza e spossatezza. Solo una corretta alimentazione senza glutine può conferire ad un celiaco un perfetto stato di salute.

Lo zucchero, un nemico invisibile in cucina

Lo zucchero si trova da anni al centro dell’attenzione di nutrizionisti, scienziati e medici di tutto il mondo, perchè considerato uno dei principali nemici per la salute umana. Si tratta di uno degli elementi basilari della comune alimentazione, presente in qualsiasi tipo di preparato, oppure pronto per essere inserito all’interno di una varia gamma di cibi e bevande, con il fine di addolcire. Eppure i risultati delle ricerche effettuate dagli studiosi sembrerebbero spingere in una sola direzione, ossia verso la riduzione del consumo dello zucchero bianco.

Perché?

Lo zucchero è uno dei principali responsabili dello stato di obesità in cui riversa la maggior parte della popolazione, per non parlare di alcune malattie a diversi organi, provocate proprio dall’uso di questo dannosissimo prodotto industriale. Si prevede che il 95% degli americani, infatti, sarà obeso o gravemente sovrappeso nei prossimi 20 anni, mentre un terzo soffrirà di diabete. Queste previsioni sono allarmanti quanto veritiere, visto che l’80% del cibo che può essere acquistato negli USA contiene zuccheri nascosti per migliorarne il sapore.

Non solo, a farne le spese vi è anche il cervello, poiché con i carboidrati gli zuccheri alterano la struttura e la funzionalità della mente. Una ricerca del Charité University Mental Center di Berlino, pubblicato dalla rivista Neurology, afferma che il glucosio può far diminuire la memoria restringendo l’ippocampo, l’area del cervello dove risiedono le capacità mnemoniche. Lo zucchero è anche in grado di far produrre più acido urico al fegato, alzando la pressione arteriosa, la principale causa di aumento del rischio cardiovascolare, ma anche di elevare i livelli di colesterolo. Ci sarebbero poi dei collegamenti tra il consumo di zucchero e l’insorgere della demenza.

La difficoltà consiste proprio nel liberarsi dal consumo di zucchero bianco, poiché il nostro cervello reagisce alla sua assunzione come all’uso di certe sostanze stupefacenti, ed è per questo che diventarne dipendenti è molto facile. Questo ingrediente è stato infatti ribattezzato dagli studiosi come il nuovo tabacco.

Inoltre, una ricerca olandese condotta su 600 persone ha mostrato come lo zucchero sia anche in grado di accelerare l’invecchiamento. La stima dei ricercatori è 5 mesi in più per ogni 180 gr di zucchero ingerito. Questo succederebbe poiché nel momento in cui l’organismo scompone lo zucchero, rallenta anche la produzione di collagene ed elastina, componenti che rendono la pelle giovane ed elastica.

Cosa fare?

Ridurre il consumo di zuccheri all’interno del proprio nucleo familiare e della propria alimentazione è un primo passo verso la completa rinuncia a questo ingrediente. Anche la ricerca di cibi meno dolci, la rimozione delle macchinette di bevande zuccherate e l’utilizzo dello zucchero grezzo, invece di quello raffinato, possono essere delle valide opzioni, così come il perenne controllo degli ingredienti contenuti nei cibi acquistati.