domenica, 13 Aprile 2025

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Come capire se hai un figlio genio

Credits: TGCom

Se hai un figlio genio lo capirai fin da subito, grazie a questi indizi. La genialità, l’intelligenza, la bravura molto spesso sono qualità che difficilmente vengono allo scoperto: preferiscono rivelarsi nelle piccole cose quotidiane, nelle sfide della vita, nella risoluzione di problemi in famiglia o con gli amici. E, una volta rivelatesi, sono caratteristiche che renderanno il tuo piccolo un nuovo Einstein sulla terra, un genio dalle prospettive di crescita e successo elevatissime.

Zero anni

Un primo indizio è la “dimensione” del bambino appena nato: chi è più “grosso” parte avvantaggiato. Secondo uno studio condotto su più di 3.000 bambini e pubblicato sul British Medical Journal, infatti, quasi tutti i bambini nati con un peso maggiore rispetto alla media dimostrano di avere un QI leggermente superiore agli altri.

1-2 anni

A questa età, per capire se tuo figlio può essere un genio basta vedere i genitori: se sono poliglotti o di nazionalità diverse, le possibilità di sviluppare l’intelligenza del bambino aumentano. Ascoltare più di una lingua fin da piccoli, secondo quanto confermato dalla Child Development, favorisce lo sviluppo del cervello.

3 anni

I bambini più alti sono anche i più intelligenti, questo quello confermato da una ricerca del National Bureau of Economic Research: i bambini di statura superiore alla media risultano di molto superiori anche nei test cognitivi ai loro coetanei più bassi.

4 anni

Chi è bravo a disegnare denota un’intelligenza superiore. Questi i risultati trovati dai ricercatori del King College di Londra.

5 anni

Se vostro figlie dice le bugie… niente paura! Dirle a 5 anni può essere un fatto positivo. Questo perché denota di essere più intelligente e di avere più probabilità di fare bene nella vita.

6 anni

Un piccolo genio si riconosce anche dalla passione per la musica e la bravura nel suonare uno strumento. Secondo uno studio del Vermont College of Medicine, infatti, migliore è l’abilità nella gestione dell’ansia e delle emozioni.

7 anni

Leggere già a 7 anni denota un’intelligenza al di sopra della media.

8 anni

Secondo una ricerca della London School of Economics, i bambini con capacità cognitive superiori hanno l’abitudine di andare a letto tardi.

9 anni

Fare una sana colazione, secondo uno studio effettuato dal’Università di Cardiff su 5.000 studenti, dà la possibilità di aumentare il QI.

10 anni

Se il bambino ama conversare, si annoia con i coetanei e inventa nuove regole per i giochi da tavolo, è quasi sicuramente un piccolo genio.

Scarabocchiare rende creativi e apre la mente

Vi piace scarabocchiare da qualsiasi parte? Su fogli e foglietti, quaderni, libri, pezzi di carta, con matita, penna e colori a pastello? Bene, non siete pazzi. Al contrario, sviluppate molto la vostra mente, migliorate la vostra creatività e talento. Questo perché il doodling – l’arte, appunto, di scarabocchiare sul foglio – è molto più di una semplice distrazione. Gli esperti lo considerano fondamentale per un buon apprendimento.

Scarabocchiare aiuta a concentrarsi e catturare le informazioni, stimola il cervello e la memoria: una ricerca del 2009, infatti, ha scoperto che scarabocchiare durante una conversazione telefonica aiuta a ricordare circa il 29% in più di informazioni rispetto a chi si limita a prendere qualche nota durante il colloquio. Ed è stata proprio l’autrice dello studio, Jackie Andrade, docente di psicologia all’università di Plymouth nel Regno Unito, ad ipotizzare l’unione perfetta tra ascolto e scarabocchio. Questo perché il doodling impegna le “risorse esecutive” del cervello.

Scarabocchiare migliora la produttività al lavoro e mantiene in ascolto: Jesse Prinz, docente di filosofia alla City University del New York Graduate Center, lo considera utile a tenere le persone in uno stato di “ascolto puro”. Questo perché “la mente non può vagare, ma al tempo stesso non è appesantita. Se io non disegno qua e là ho difficoltà di concentrazione”.

È, inoltre, uno stimolo per la creatività: aiuta a trovare la vena artistica, a disegnare le proprie idee.

Il cuscino per addormentarsi sulla scrivania

È un cuscino perfetto per addormentarsi dovunque: su poltrone, panchine, in treno, a casa, in macchina, in aereo. Ma, soprattutto, per addormentarsi sulla scrivania. Magari dopo una serata di – troppa – festa, dopo un after devastante e, chissà, dopo una nottata passata su libri e appunti per preparare l’esame.

Da adesso, in Giappone, basta a scomode posizioni, mal di collo, schiena e dolori dappertutto sul corpo. Basta appoggiare la testa sul legno duro, basta scomodità di poltroncine e sgabelli. Pensato inizialmente come una semplice maschera da mettere sugli occhi per coprirsi ed evitare la luce del giorno, King Eye Mask è in realtà un vero e proprio cuscino super morbido progettato per esser addormentarsi in comodità in qualsiasi luogo e a qualsiasi ora.

Lo si può acquistare direttamente su internet. È perfetto per un regalo “alternativo” e originale per Natale. Soprattutto per tutti quelli pigroni che, se potessero, si addormenterebbero anche in piedi come i cavalli.

È molto semplice: ha una morbida imbottitura sul davanti, come se fosse una “fascia”, per potersi addormentare su scrivanie e tavoli, facendo proprio da cuscino su cui appoggiare la fronte. Stessa cosa anche dall’altra parte, un po’ più in basso, ero la nuca, per proteggere e aiutare il collo ad appoggiarsi su schienali di divani e poltrone.

Gli universi paralleli di Matthew Smith (FOTO)

A Parellel Universe: così si intitola il nuovo progetto fotografico di Matthew Smith, realizzatore di una serie di scatti volti a immortalare le affascinanti e meravigliose creature che abitano le acque dei nostri oceani. Nel mettere a fuoco il suo scopo, ossia quello di catturare gli universi paralleli di quanto è sopra e di quanto è sotto l’acqua, il fotografo è partito da una semplice sensazione: quella dell’acqua che si infiltra attraverso la maschera non appena si risale a galla, dopo un’immersione. “È la suspense dello sconosciuto, quel senso di transizione nel passare da un elemento all’altro: mi fa provare una sorta di magia, non importa quante creature mostruose io possa incontrare“.

Matthew Smith è un artista di origini inglesi, ma dal 2007 si è trasferito in Australia. Spinto dal desiderio di comunicare agli altri la sua passione per l’immersione, si è dato alla fotografia: ma realizzare questo genere di immagini è davvero complesso, perché l’illuminazione e la messa a fuoco cambiano e per l’una e per l’altra area. In particolare, per quella sottomarina, Smith ha usato una luce stroboscopica, molto comune anche tra quanti pratichino immersione subacquea e vogliano individuare un punto cospicuo mentre esplorano un fondale.

Le mie sono foto ben studiate e pianificate“, ha dichiarato Matthew Smith su Boredpanda, “e sono il frutto di molti sopralluoghi. Vorrei trasmettere a chi le guarda la meravigliosa sensazione di sospensione che si prova durante le immersioni e dar loro modo di osservare quell’universo parallelo in cui vivono le creature che popolano gli oceani, creando una finestra tra due mondi“.