lunedì, 25 Novembre 2024

Le studentesse universitarie

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Come riconoscere una studentessa sotto esame

Credit photo: buulb.wordpress.com

Per tutte le studentesse universitarie arriva sempre il periodo prima dell’esame, quello in cui si fa di tutto pur di apprendere la maggior quantità di nozioni possibile per arrivare a quel tanto desiderato 18. Perché a una settimana dall’orale a cosa si può puntare se non al minimo indispensabile? Soprattutto se l’esame in questione corrisponde a ben 12 crediti dell’intero percorso all’università.

Si corre subito ai ripari e si cerca di rimediare – in pochi giorni – a mesi e mesi di studio: l’unica soluzione è quella di chiudersi in casa – buttare la chiave – e concentrarsi solo ed esclusivamente sullo studio, trasformandosi in quell’essere quasi mitologico che tutti conosciamo con il nome di “studentessa sotto esame“.

Ma da cosa la riconosciamo?

Outfit

Se una studentessa indossa gli stessi vestiti da qualche giorno il motivo è sempre e solo uno: la data dell’esame è molto molto vicina. Gli unici outfit che una SSE – studentessa sotto esame – conosce sono quelli composti dal pigiamone e dalla tuta, abbinata alle calzine antiscivolo. La parola d’ordine è “comodità” quindi via tutti quei capi che non fanno stare seduti alla scrivania con le gambe incrociate. Il giorno dell’esame, però, rientrare nei jeans sarà un’impresa.

Capelli

Mollettoni, forcine, cerchietti, code, trecce e capelli fuori posto accompagneranno la studentessa per tutti i giorni che precedono l’esame perché il tempo di lavare la lunga chioma e fare una bella piega proprio non si sa dove ritagliarlo. I capelli sono così inguardabili che tutte le volte che passa davanti allo specchio si spaventa del suo aspetto: in quei momenti desidera solo che arrivi presto il giorno dell’esame.

Cibo

Una studentessa sotto esame mangia, mangia e ancora mangia. Ingurgita caramelle, torte, panini, barrette dietetiche – per stare attenta alla linea – come se non ci fosse un domani. E ha pure il coraggio di lamentarsi del fatto che in casa non ci sia niente da mangiare in grado di soddisfarla, perché quando l’ansia l’assale la può combattere facendo il pozzo senza fondo. Solo la bilancia impazzita saprà mettere un freno a questa voglia matta e disperata di mangiare.

Caffè

L’unico modo per non addormentarsi con la testa sui libri è bere caffè. La mattina appena sveglia, a metà mattina, dopo pranzo – per combattere l’abbiocco – a merenda e dopo cena per non farsi trascinare da Orfeo nel mondo dei sogni. Non chiedetevi poi il perché del nervosismo e della schizofrenia: dopo tutto la studentessa sotto esame dirà che ha bevuto solo un paio di caffè.

Ricordi

La riconosci lontano un miglio: è quella che, seduta al tavolo della sua scrivania, con libri e appunti sotto il naso, sconsolata perché continua a ripetere ma non ricorda nulla di quello che studia, accende il computer e guarda tutte le foto delle vacanze appena finite, quelle in cui era ancora abbronzata e con il sorriso sulle labbra, grazie alla spensieratezza del dolce far niente. E, inevitabilmente, la tastiera si riempie di lacrime.

Scrivania

La scrivania della SSE si trasforma in una vera e propria cartoleria: pennarelli, evidenziatori di ogni forma e colore, quaderni, fotocopie e libri invadono tutti gli spazi del tavolo, non lasciando nemmeno un minimo spazio a tutto ciò che non ha a che vedere con l’esame. Mettere a posto sarà una faticaccia.

Peluria

Non domandiamoci perché il fidanzato della studentessa sotto esame non le chieda di vedersi in periodo di esami. Il tempo per studiare stringe, figuriamoci se deve pensare anche ad essere in ordine per il proprio ragazzo. Saprà aspettare, a meno che non voglia avere a che fare con l’intricata foresta equatoriale.

Uscite

La studentessa sotto esame sembra una suora di clausura: non esce di casa nemmeno a pagarla, ogni minuto è prezioso per memorizzare qualche nuovo concetto. La voce dei suoi amici, ormai, la sente solo su Whatsapp e le uscite serali e senza pensieri sono solo un lontano ricordo. Ma, appena finito l’esame, si ricomincerà come prima, se non peggio.

Impegni

Impegni? Quali impegni? Sotto esame la studentessa rimanda ogni cosa a dopo l’esame, senza sapere bene in che guaio si sta cacciando. Se prima era stanca per lo studio dopo lo sarà ancora di più per la miriade di cose che deve fare, tutte quelle che ha rimandato – in primis le serate con gli amici ed un giretto dall’estetista.

Voglia di studiare

Quando fa fatica a studiare la studentessa dà sempre la colpa all’ansia e al ritorno dalle vacanze, quando in realtà la voglia è pari a zero. Le uniche cose che vorrebbe fare sono dormire, guardare serie tv o tornare indietro nel tempo, ad un mese prima, quando era sdraiata in spiaggia a prendere il sole e non era costretta a scrivere su tutti i social “cercasi voglia di studiare (anche usata)“.

‘Lo studente indeciso ai fornelli’: una risorsa per tutti gli universitari (INTERVISTA)

credits photo: lostudenteindecisoaifornelli.it

Tra le tante preoccupazioni che colpiscono gli studenti universitari, soprattutto i fuori sede e quelli in Erasmus, ce n’è una sempre sottovalutata: ‘cosa mangio oggi?‘. Gli studi degli ultimi tempi, poi, hanno bocciato le scelte degli universitari definendoli, senza troppi giri di parole, pigri, con un’alimentazione scorretta e con la tendenza alla dipendenza da tecnologie.

La realtà è molto più complessa e a chiarirla ci pensa ‘Lo studente indeciso ai fornelli‘, una community, con una pagina Facebook da oltre 12000 ‘mi piace’, che raccoglie le ricette degli studenti per gli studenti. E ce ne sono per tutti i gusti: primi, secondi, dessert, veloci, sfiziose, vegane e vegetariane. Insomma, un’arma perfetta per ogni studente che vuole combattere scatolette e surgelati.

Siete cuoriosi di saperne di più? Ce ne parla proprio il team de ‘Lo studente indeciso ai fornelli’.

credits photo: lostudenteindecisoaifornelli.it
credits photo: lostudenteindecisoaifornelli.it

Ciao, potreste presentare ai nostri lettori ‘Lo Studente Indeciso ai Fornelli? Come è nata l’idea di questa pagina-community?

Lo Studente Indeciso ai Fornelli è una community di studenti che vogliono condividere le loro invenzioni in cucina. L’idea è partita da Vito, uno dei ragazzi del team, che – durante l’Erasmus di qualche anno fa- si è trovato a corto di idee davanti ai fornelli. Lui ed Alfonso (il nostro esperto informatico) hanno capito che il problema era comune ad altre migliaia di studenti italiani ed hanno cominciato a raccogliere le ricette su un blog. In poco tempo la community ed il numero di ricette sono aumentati così tanto, che Vito ed Alfonso hanno capito che, quello che era ormai un progetto, necessitava di altre risorse. E quindi sono arrivati Giovanni, Marilena, Lucia e Marcello. Il nostro ‘quartier generale’ è a Bologna, che ha cresciuto, coccolato e sfamato alcuni di noi. D’altronde, quale miglior posto per unire cibo ed universitari?

Pochi giorni fa sono stati divulgati i dati dell’indagine ‘Sportello Salute Giovani’ che boccia lo stile di vita degli studenti italiani. Come commenta ‘Lo Studente Indeciso ai Fornelli’ questa notizia?

La nostra posizione è chiara e condivisa da tanti studenti: non vogliamo mettere in discussione la ricerca ed i suoi risultati, bensì il modo con cui molti mezzi di comunicazione l’hanno strumentalizzata per colpire un bersaglio facile ed apparentemente poco rappresentato, ovvero gli studenti universitari. Siamo diversi da come ci hanno dipinto e siamo stanchi di essere “bocciati” solo per qualche caffè in più.

Dal vostro punto di vista, cosa potrebbero fare gli atenei per migliorare le condizioni degli studenti e favorirne uno stile di vita sano?

Per quel che ci riguarda, vediamo tanti margini di miglioramento. A partire dalle opportunità di consumo di frutta e verdura che gli studenti universitari hanno: i frutti e gli ortaggi freschi che si trovano nelle mense universitarie sono spesso fuori stagione o destagionalizzata e quella cucinata é molte volte surgelata o in scatola. Così come i distributori automatici nelle librerie, negli studentati e nelle sale studio raramente danno la possibilità di consumare spremute fresche, frullati, macedonie, frutta secca o snack di frutta o verdura. È inutile raccomandarsi con gli studenti se poi questi non hanno la possibilità di trovare i prodotti nei luoghi che frequentano di più. O qualcuno crede davvero che facciamo la spesa tutti i giorni al mercato?

‘Lo Studente Indeciso ai Fornelli’ ha anche lanciato una campagna: #ieatit – Io la mangio! Di cosa si tratta?

#ieatit é la risposta degli studenti a questa ennesima bocciatura, è un modo per dire “ehi, io la mangio frutta e verdura!”. Anzi siamo sicuri che gli studenti di oggi sono molto più attenti ed interessati ad un alimentazione sana. Nonostante le lezioni, gli esami, le faccende quotidiane e le bollette, troviamo il modo di prenderci cura di noi: chi sceglie roba bio, chi aderisce ai gruppi di acquisto, chi porta il pranzo da casa, chi si fa l’orto sul balcone. Le foto che abbiamo raccolto sono un messaggio importante: siamo pronti a metterci la faccia.

Per concludere parliamo di cibo. La pagina è una raccolta di ricette postate da studenti per altri studenti. Quali sono quelle che gli utenti preferiscono?

Le ricette più gettonate si possono dividere in due categorie: quelle veloci e pratiche, come le torte salate o le preparazioni fredde, e quelle golose ed appaganti, come i primi piatti e le torte. Ma hanno tanto successo anche i piatti etnici, vegetariani e da qualche tempo anche con un tocco gourmet. Altro che pasta al tonno…

“Andiamo a comandare” diventa una versione di latino

Fonte immagine: huffingtonpost.it

Il rientro a scuola dalle vacanze si sa, non è tra i mometni preferiti degli adolescenti italiani. Ma un docente di una scuola superiore ha trovato un’idea piuttosto originale per accogliere i suoi alunni in questi primi giorni: una versione di latino. Detto così, pare non esserci nulla di interessante, anzi. Però le cose cambiano quando la versione è il testo della canzone più in dell’estate: “Andiamo a comandare”.

La trovata di tradurre la hit di Rovazzi che ha fatto ballare migliaia di giovani sulle spiaggie della nostra penisola è stata molto apprezzata dai liceali. “Ho appena finito di tradurre ‘Andiamo a Comandare’ dal latino all’italiano. Poi mi chiedono perché adoro il mio professore” – scrive una studentessa su twitter postando successivamente la foto della versione.

Il tweet era:
Ecco a voi “Andiamo a comandare” in latino, giusto perché il prof voleva farci riprendere a tradurre con simpatia pic.twitter.com/wu9SFWRcPD
— Nonna Carry (@urnotmydream) 13 settembre 2016

Ad apprezzare l’iniziativa è stato lo stesso Fabio Rovazzi che sul suo account social ha condiviso la versione latina del suo successo.

I pro e i contro per chi studia all’estero

Credits photo: annoallestero.it

Studiare all’estero è un’esperienza – lo dicono tutti, genitori, insegnanti, ministri, datori di lavoro. Per valutarne gli effetti a lungo termine sono arrivati persino degli studi ad hoc. Uno di questi, realizzato dalla Johannes Kepler Universitat di Linz ha comparato un campione di 540 studenti con esperienza all’estero con uno di controllo che aveva studiato solo ed esclusivamente in Italia. Tutto ciò per dimostrare che studiare all’estero produce dei cambiamenti, sotto tutti i punti di vista, con riscontri positivi e negativi per lo studente. Ma quali sono?

Decidere di fare i bagagli, lasciare casa e immergersi su libri scritti in lingua straniera, a differenza di quel che si pensi, non è la priorità nè il sogno di tutti. C’è chi può farne tranquillamente a meno e chi non ne ha il coraggio; chi parte, invece, spesso e volentieri lo fa con totale leggerezza. Pensate, infatti, a tutti quei ragazzi tra i 14 e i 18 anni che decidono di lasciare casa per un anno per dirigersi in alcuni casi verso un continente completamente nuovo; loro sono spesso decisi sulla loro scelta ma anche inconsapevoli dei rischi.

Sapere che impareranno una nuova lingua è quasi scontato. Nel più dei casi, è proprio questa la molla che li spinge a partire. Al di là del confine o dell’oceano, ci sono però anche le prime esperienze di vita.
Vivere all’estero comporta un netto distacco da famiglia e amici che, per alcuni, può segnare il crollo definitivo di certi rapporti, soprattutto al ritorno: è in quel momento che si nota la differenza, che ci si sente sperduti, incompresi e diversi, mentre a casa appare decisamente tutto uguale.

E voi? Sono cambiate le vostre esigenze, le priorità nelle relazioni, vi mancano gli amici incontrati all’estero e soprattutto sapete che la persona di cui vi siete innamorati è destinata ad uscire dalla vostra vita. La nostalgia non tarda a farsi sentire e per un periodo vorreste avere il tasto rewind per rivivere tutto e non tornare a casa. Passato un po’ di tempo, andare avanti diventa più facile e questo spesso comporta anche la nascita dei primi dubbi.

“Ho davvero scelto il giusto percorso?”, “Sono andato a studiare nel Liceo/Università migliore?” Tutte domande lecite che a volte hanno risposta negativa. Ottenere degli accordi è infatti difficile e gli istituti italiani sono spesso sottovalutati. Lo svantaggio di partire senza un’idea di dove si va è proprio quella di trovarsi nella situazione di abbassare il proprio livello.

Ma se si dovesse tornare indietro, sarebbe davvero meglio rinunciare all’esperienza per mantenere un equilibrio affettivo e procedere in maniera spedita verso il diploma o la laurea? Le ricerche non riescono a dare risposta a questa domanda ma dimostrano che nel raggio del lungo termine si avvertono vantaggi diversi per chi ha studiato all’estero.

Innanzitutto la lingua. Il primo giorno tutto era nuovo e, a stento, riuscivate a comprendere il professore che vi ripeteva per l’ennesima volta lo stesso concetto, dopo qualche mese, invece, non solo non avevate bisogno di una seconda spiegazione ma eravate voi stessi a fare le domande e presentare le vostre riflessioni: è così che quella è diventata la vostra seconda lingua. Avete lottato per impararla e vi siete impegnati per farla vostra coltivando anche nuovi rapporti sociali.

Proprio questi ultimi non sono da sottovalutare, non solo perché sono un vasto arricchimento culturale, ma perché permettono di creare una rete globale di amicizie che in un futuro potrebbero portarvi a vivere all’estero con facilità.

Chi parte una volta, infatti, diventa indipendente e si innesca in lui una curiosità a tutto tondo. Il primo viaggio lo spinge a voler superare ogni confine e lanciarsi in avventure diverse. Questa propensione verso l’estero, non solo è considerata positiva dai datori di lavoro, ma è anche segno di apertura mentale, adattabilità, coraggio e tenacia. Studiare all’estero aiuta a sentirsi parte di un’altra cultura ed è per questo che spesso e volentieri i ragazzi si sentono come se avessero lasciato una parte di sé nella città in cui hanno studiato.

In fondo è così. Quando si lascia l’estero, si porta con sé qualcosa di nuovo che in parte aiuterà lo studente ad affrontare i problemi, i viaggi futuri, le sfide e le sconfitte con l’occhio di chi il mondo non solo l’ha studiato, ma ha anche iniziato a viverlo.