venerdì, 22 Settembre 2023

Le studentesse universitarie

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I pro e i contro per chi studia all’estero

Credits photo: annoallestero.it

Studiare all’estero è un’esperienza – lo dicono tutti, genitori, insegnanti, ministri, datori di lavoro. Per valutarne gli effetti a lungo termine sono arrivati persino degli studi ad hoc. Uno di questi, realizzato dalla Johannes Kepler Universitat di Linz ha comparato un campione di 540 studenti con esperienza all’estero con uno di controllo che aveva studiato solo ed esclusivamente in Italia. Tutto ciò per dimostrare che studiare all’estero produce dei cambiamenti, sotto tutti i punti di vista, con riscontri positivi e negativi per lo studente. Ma quali sono?

Decidere di fare i bagagli, lasciare casa e immergersi su libri scritti in lingua straniera, a differenza di quel che si pensi, non è la priorità nè il sogno di tutti. C’è chi può farne tranquillamente a meno e chi non ne ha il coraggio; chi parte, invece, spesso e volentieri lo fa con totale leggerezza. Pensate, infatti, a tutti quei ragazzi tra i 14 e i 18 anni che decidono di lasciare casa per un anno per dirigersi in alcuni casi verso un continente completamente nuovo; loro sono spesso decisi sulla loro scelta ma anche inconsapevoli dei rischi.

Sapere che impareranno una nuova lingua è quasi scontato. Nel più dei casi, è proprio questa la molla che li spinge a partire. Al di là del confine o dell’oceano, ci sono però anche le prime esperienze di vita.
Vivere all’estero comporta un netto distacco da famiglia e amici che, per alcuni, può segnare il crollo definitivo di certi rapporti, soprattutto al ritorno: è in quel momento che si nota la differenza, che ci si sente sperduti, incompresi e diversi, mentre a casa appare decisamente tutto uguale.

E voi? Sono cambiate le vostre esigenze, le priorità nelle relazioni, vi mancano gli amici incontrati all’estero e soprattutto sapete che la persona di cui vi siete innamorati è destinata ad uscire dalla vostra vita. La nostalgia non tarda a farsi sentire e per un periodo vorreste avere il tasto rewind per rivivere tutto e non tornare a casa. Passato un po’ di tempo, andare avanti diventa più facile e questo spesso comporta anche la nascita dei primi dubbi.

“Ho davvero scelto il giusto percorso?”, “Sono andato a studiare nel Liceo/Università migliore?” Tutte domande lecite che a volte hanno risposta negativa. Ottenere degli accordi è infatti difficile e gli istituti italiani sono spesso sottovalutati. Lo svantaggio di partire senza un’idea di dove si va è proprio quella di trovarsi nella situazione di abbassare il proprio livello.

Ma se si dovesse tornare indietro, sarebbe davvero meglio rinunciare all’esperienza per mantenere un equilibrio affettivo e procedere in maniera spedita verso il diploma o la laurea? Le ricerche non riescono a dare risposta a questa domanda ma dimostrano che nel raggio del lungo termine si avvertono vantaggi diversi per chi ha studiato all’estero.

Innanzitutto la lingua. Il primo giorno tutto era nuovo e, a stento, riuscivate a comprendere il professore che vi ripeteva per l’ennesima volta lo stesso concetto, dopo qualche mese, invece, non solo non avevate bisogno di una seconda spiegazione ma eravate voi stessi a fare le domande e presentare le vostre riflessioni: è così che quella è diventata la vostra seconda lingua. Avete lottato per impararla e vi siete impegnati per farla vostra coltivando anche nuovi rapporti sociali.

Proprio questi ultimi non sono da sottovalutare, non solo perché sono un vasto arricchimento culturale, ma perché permettono di creare una rete globale di amicizie che in un futuro potrebbero portarvi a vivere all’estero con facilità.

Chi parte una volta, infatti, diventa indipendente e si innesca in lui una curiosità a tutto tondo. Il primo viaggio lo spinge a voler superare ogni confine e lanciarsi in avventure diverse. Questa propensione verso l’estero, non solo è considerata positiva dai datori di lavoro, ma è anche segno di apertura mentale, adattabilità, coraggio e tenacia. Studiare all’estero aiuta a sentirsi parte di un’altra cultura ed è per questo che spesso e volentieri i ragazzi si sentono come se avessero lasciato una parte di sé nella città in cui hanno studiato.

In fondo è così. Quando si lascia l’estero, si porta con sé qualcosa di nuovo che in parte aiuterà lo studente ad affrontare i problemi, i viaggi futuri, le sfide e le sconfitte con l’occhio di chi il mondo non solo l’ha studiato, ma ha anche iniziato a viverlo.

Oms: sono gli italiani gli studenti più stressati d’Europa

credits: www.europaquotidiano.it

Andare a scuola non ci è mai piaciuto. Sarà la sveglia che suona sempre troppo presto ogni giorno per, più o meno, 9 mesi; o forse le domeniche che non hanno proprio nulla a che vedere con la domenica in pigiama sul divano davanti ad un film; o i compiti in classe di greco o quelli di fisica. Insomma, ci sarebbero mille motivi per cui odiare la scuola, ma ne esistono circa il doppio per amarla.

Gli anni tra i banchi di scuola non ritorneranno mai più e una volta passati scompariranno via come i pollini a primavera. Perché puoi fare nella vita tutti i viaggi che vuoi, ma nessuno sarà bello come la gita dell’ultimo anno di liceo. E una lite con un professore non farà della scuola un posto mostruoso dal quale voler scappare più velocemente possibile. Gli anni al di là della cattedra diventeranno porto sicuro di tempi sereni solo quando, cresciuti, non potremo più tornare indietro. Perché peggio della scuola c’è la sua mancanza.

Tra i mille motivi per cui molti, forse troppi, studenti odiano la scuola, al primo posto, nel podio più antipatico della storia, c’è lo stress. Sì, esatto, lo stress ogni giorno per 13 anni di vita, dalle elementari alle superiori, passando per la scuola media e non tornando indietro all’asilo -quelli erano i bei tempi della spensierata “piccolezza”. E non è un’esagerazione dire che la scuola stressa più di ogni altra cosa, perchè il battiti accelerati da interrogazioni a sorpresa sono inspiegabili. Lo conferma anche l’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità).

Stando ai dati ricavati da studi dettagliati, la scuola piace solo al 26% delle undicenni e al 17% degli undicenni; numeri che scendono drasticamente con l’avanzare dell’età: tra i 15 e i 16 anni la scuola piace solo al 10% delle studentesse all’8% degli studenti. Meno entusiasti sono solo gli studenti estoni, greci e belgi. Agli adolescenti, insomma, la scuola non piace proprio e il problema sarebbe proprio legato allo stress e ai programmi che non stanno al passo con i tempi. Lo stress colpisce il 72% delle ragazze e il 51% dei ragazzi. Dati molto al di sotto della media europea: l’Italia, infatti, si trova sopra solo a Belgio, Portogallo e Ungheria.

La pressione sentita dai ragazzi non resta confinata alle mura scolastiche, va nelle loro case e nelle loro vite. L’Oms dichiara che gli studenti sentirebbero particolari pressioni a causa delle continue verifiche a cui sono sottoposti, all’eccessiva ristrettezza delle scadenze da rispettare e dalla volontà di ottenere determinati voti che sembrano, a volte, un miraggio lontano. Tutto lo stress è aumentato da programmi troppo ancorati ad un modo antico di fare scuola e di coinvolgere gli studenti. La lezione frontale non stimola a fare sempre meglio e un mancato rapporto tra docente ed alunno potrebbe causare ansia negli studenti. Trovarsi nell’aula con un professore che cerca di relazionarsi con i suoi alunni, ridurrebbe di molto lo stress durante, per esempio, le interrogazioni o i compiti in classe.

I programmi, non più adatti a certe richieste da parte degli studenti, andranno ritarati in base alle esigenze delle nuove generazioni che chiedono alla scuola un nuovo tipo insegnamento.

Erasmus: la guida per gli studenti in partenza

Credits photo: youeme4eu.it

È settembre e per molti studenti è anche tempo di riprendere i libri, ultimare o iniziare i compiti per le vacanze e dimenticare il sogno di un viaggio. Questo non vale però per chi ha scelto di abbandonare il nido per un’esperienza che potrebbe cambiare definitivamente la propria vita: l’Erasmus. Anche per l’anno 2015/2016 saranno migliaia gli studenti universitari, neolaureati e docenti che partiranno verso un paese europeo o extraeuropeo per studio, ricerca o tirocinio. Per loro si tratta di un salto nel vuoto che pretende utili e pratici consigli. Ecco come affrontare il prepartenza verso il paese straniero prescelto.

Ansiosi, rilassati, entusiasti, nervosi, timorosi: sono diverse le tipologie di studenti che proprio in questi giorni stanno terminando le loro valigie. Gli ultimi preparativi, le serate di fine estate, l’ignoranza completa di quel che accadrà nell’immediato futuro e la paura di perdere i propri affetti rendono questo momento quello più difficile, sia per chi parte, ma anche per chi rimane. Mantenere i contatti, in realtà, è più semplice di quel che si pensa soprattutto grazie a Skype, facebook e whatsapp, e di certo i legami più forti rimarranno anche dopo l’Erasmus; riuscire a costruirne di nuovi invece è la parte più interessante. Come fare?

Quando si va all’estero, si voglia o no, occorre confrontarsi con la lingua e la cultura del paese ospitante. Per questo già prima di partire, bisogna approffitare del tempo a disposizione per guardare film, video, ascoltare canzoni e scrivere e parlare in lingua. La tecnologia permette di esercitarsi ovunque e con chiunque con la semplice iscrizione a siti quali conversationexchange o alle diverse pagine facebook “Erasmus 2015/2016 nome città”. Rimarrete sorpresi da quanti ragazzi di paesi forse impensabili come Ungheria, Lituania, Repubblica Ceca, vi lasceranno entrare facilmente nelle loro vite e inizieranno a condividere passioni e idee per la futura esperienza insieme.

Fate lo stesso. Aprite la mente, lasciatevi trascinare dalla voglia di scoprire e iniziate a creare il vostro nuovo mondo. L’erasmus diventa un’esperienza indimenticabile solo se farete crollare quella realtà molteplice e frantumata di aspetti della vostra personalità lasciando spazio alla vostra essenza. Per rendere più facile l’integrazione nella città, cercate una stanza a pochi minuti a piedi dalla facoltà o dal posto di tirocinio oppure in una zona facilmente raggiungibile anche di notte, così da evitare di crollare nella pigrizia o aver timore di rientrare a casa tardi e soprattutto condividete la nuova casa con persone del posto.

Potrete apprezzarli per i modi di fare, anche quelli che vi sembreranno più strani, e per la loro cucina. In più vi insegneranno modi di dire della loro lingua madre e sarà più facile per voi seguire le lezioni all’università e migliorare il vostro livello in breve tempo. In fondo state partendo anche per questo.

Se avete deciso di lasciare i porti sicuri della vostra città, però, ci sono anche altri diversi motivi: studiare, formarsi, conoscere, ma soprattutto divertirsi.

Studiare

Per il primo, non trascurate il piano di studi, un’opportunità unica di incrementare le vostre abilità negli ambiti che vi interessano ma anche in materie nuove che in Italia non potrete studiare. Sarà snervante cercare di incastrare i relativi programmi degli esami e i crediti spesso inferiori ma una volta completato il quadro, ne varrà davvero la pena.

Formarsi

Per formarvi, invece, non affidatevi solo all’università ma valutate qualsiasi soluzione: visite culturali nel paese di destinazione ma anche nei dintorni, incontri con le associazioni Erasmus student network dislocate nelle diverse sedi e viaggi improvvisati. Sfruttate i treni, ma anche car sharing, megabus, terravision e per dormire couchsurfing, rigorosamente in compagnia di amici e con estrema prudenza sia verso chi vi ospiterà, sia nella città.

Conoscere

Se siete Erasmus, il vostro scopo è anche conoscere. Non parlo solo delle pratiche burocratiche da fare prima, durante e dopo la partenza, come la richiesta della borsa di studio in anticipo per evitare di pagare le spese iniziali da soli o la firma del certificato di arrivo presso la coordinatrice dell’Università ospitante, mi riferisco soprattutto alla conoscenza di voi stessi. Procurarvi le medicine prima di partire e registrarvi presso il medico della zona vi permetterà non solo di evitare di incappare nelle controindicazioni di farmaci sconosciuti e godervi il soggiorno con serenità ma anche di arrivare a uno degli scopi impliciti di questa esperienza: maturare, crescere, responsabilizzarsi e imparare a trovare soluzioni adatte ai diversi problemi senza l’aiuto della propria famiglia.

Divertirsi

Ma prima di ogni altra cosa: divertitevi. Andare in erasmus per alcuni è come entrare nel paese dei balocchi: prendono sempre più le sembianze di asini che percorrono le strade della città prescelta senza voler più tornare. Altri si sentono come Alice nel paese delle meraviglie: hanno coraggio e anche di fronte a imprevisti non molleranno, ma riusciranno ad affrontare con la stessa determinazione il ritorno alla vita reale. Infine c’è chi lo vive come la Bestia, confinata nel suo mondo senza ragione alcuna per scoprirlo, finché non incontrerà Bella che con amore, fiducia, protezione e stima nei suoi confronti, gli regalerà i momenti più magici della sua vita.

Immaginate di incontrare tante Bella. L’Erasmus è questo e molto di più. Vi darà autostima, una seconda famiglia e la volontà di non arrendersi mai. Perciò non esiste consiglio migliore che viverlo al mille per mille delle vostre possibilità. Nel 99% dei casi non ve ne pentirete.

‘Lo studente indeciso ai fornelli’: una risorsa per tutti gli universitari (INTERVISTA)

credits photo: lostudenteindecisoaifornelli.it

Tra le tante preoccupazioni che colpiscono gli studenti universitari, soprattutto i fuori sede e quelli in Erasmus, ce n’è una sempre sottovalutata: ‘cosa mangio oggi?‘. Gli studi degli ultimi tempi, poi, hanno bocciato le scelte degli universitari definendoli, senza troppi giri di parole, pigri, con un’alimentazione scorretta e con la tendenza alla dipendenza da tecnologie.

La realtà è molto più complessa e a chiarirla ci pensa ‘Lo studente indeciso ai fornelli‘, una community, con una pagina Facebook da oltre 12000 ‘mi piace’, che raccoglie le ricette degli studenti per gli studenti. E ce ne sono per tutti i gusti: primi, secondi, dessert, veloci, sfiziose, vegane e vegetariane. Insomma, un’arma perfetta per ogni studente che vuole combattere scatolette e surgelati.

Siete cuoriosi di saperne di più? Ce ne parla proprio il team de ‘Lo studente indeciso ai fornelli’.

credits photo: lostudenteindecisoaifornelli.it
credits photo: lostudenteindecisoaifornelli.it

Ciao, potreste presentare ai nostri lettori ‘Lo Studente Indeciso ai Fornelli? Come è nata l’idea di questa pagina-community?

Lo Studente Indeciso ai Fornelli è una community di studenti che vogliono condividere le loro invenzioni in cucina. L’idea è partita da Vito, uno dei ragazzi del team, che – durante l’Erasmus di qualche anno fa- si è trovato a corto di idee davanti ai fornelli. Lui ed Alfonso (il nostro esperto informatico) hanno capito che il problema era comune ad altre migliaia di studenti italiani ed hanno cominciato a raccogliere le ricette su un blog. In poco tempo la community ed il numero di ricette sono aumentati così tanto, che Vito ed Alfonso hanno capito che, quello che era ormai un progetto, necessitava di altre risorse. E quindi sono arrivati Giovanni, Marilena, Lucia e Marcello. Il nostro ‘quartier generale’ è a Bologna, che ha cresciuto, coccolato e sfamato alcuni di noi. D’altronde, quale miglior posto per unire cibo ed universitari?

Pochi giorni fa sono stati divulgati i dati dell’indagine ‘Sportello Salute Giovani’ che boccia lo stile di vita degli studenti italiani. Come commenta ‘Lo Studente Indeciso ai Fornelli’ questa notizia?

La nostra posizione è chiara e condivisa da tanti studenti: non vogliamo mettere in discussione la ricerca ed i suoi risultati, bensì il modo con cui molti mezzi di comunicazione l’hanno strumentalizzata per colpire un bersaglio facile ed apparentemente poco rappresentato, ovvero gli studenti universitari. Siamo diversi da come ci hanno dipinto e siamo stanchi di essere “bocciati” solo per qualche caffè in più.

Dal vostro punto di vista, cosa potrebbero fare gli atenei per migliorare le condizioni degli studenti e favorirne uno stile di vita sano?

Per quel che ci riguarda, vediamo tanti margini di miglioramento. A partire dalle opportunità di consumo di frutta e verdura che gli studenti universitari hanno: i frutti e gli ortaggi freschi che si trovano nelle mense universitarie sono spesso fuori stagione o destagionalizzata e quella cucinata é molte volte surgelata o in scatola. Così come i distributori automatici nelle librerie, negli studentati e nelle sale studio raramente danno la possibilità di consumare spremute fresche, frullati, macedonie, frutta secca o snack di frutta o verdura. È inutile raccomandarsi con gli studenti se poi questi non hanno la possibilità di trovare i prodotti nei luoghi che frequentano di più. O qualcuno crede davvero che facciamo la spesa tutti i giorni al mercato?

‘Lo Studente Indeciso ai Fornelli’ ha anche lanciato una campagna: #ieatit – Io la mangio! Di cosa si tratta?

#ieatit é la risposta degli studenti a questa ennesima bocciatura, è un modo per dire “ehi, io la mangio frutta e verdura!”. Anzi siamo sicuri che gli studenti di oggi sono molto più attenti ed interessati ad un alimentazione sana. Nonostante le lezioni, gli esami, le faccende quotidiane e le bollette, troviamo il modo di prenderci cura di noi: chi sceglie roba bio, chi aderisce ai gruppi di acquisto, chi porta il pranzo da casa, chi si fa l’orto sul balcone. Le foto che abbiamo raccolto sono un messaggio importante: siamo pronti a metterci la faccia.

Per concludere parliamo di cibo. La pagina è una raccolta di ricette postate da studenti per altri studenti. Quali sono quelle che gli utenti preferiscono?

Le ricette più gettonate si possono dividere in due categorie: quelle veloci e pratiche, come le torte salate o le preparazioni fredde, e quelle golose ed appaganti, come i primi piatti e le torte. Ma hanno tanto successo anche i piatti etnici, vegetariani e da qualche tempo anche con un tocco gourmet. Altro che pasta al tonno…