sabato, 22 Marzo 2025

Le studentesse universitarie

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Università italiane, quale futuro?

Nessuna delle università italiane nelle prime cento al mondo. È questo il risultato della classifica generale World University Rankings, impietoso per il nostro paese: bisogna arrivare fino alla 187esima posizione per trovare il nome del Politecnico di Milano. Ed è un sorriso fittizio, perché se da un lato festeggia la risalita (lo scorso anno era al 229esimo posto mondiale) dall’altra parte manifesta un realtà, quella del nostro paese, in declino.

Quale futuro per le università italiane? Patrimonio di bellezza, cultura, energia e sostenibilità. Così ricca di opportunità, stage, attenta ai bisogni degli studenti. Questi i dati presi in esame anche dal Sole 24 Ore. E chissà, forse, questo non è poi così vero.

Al primo posto, per la quarta volta consecutiva, troviamo il Massachusetts Institute of Technology (Mit) seguito da Harvard, come immaginato. Cambridge University e Stanford sono in terza posizione. Nella classifica delle migliori 800 scuole al mondo (e dico 800) ci sono solo 26 università italiane: tra gli atenei, oltre al Politecnico possiamo trovare per esempio l’Università di Bologna (204) e l’Università degli Studi di Roma – La Sapienza (213). Seguono poi l’Università degli Studi di Milano (306), l’Università degli Studi di Padova (309), il Politecnico di Torino (314) e l’Università degli Studi di Pisa (367).

Le università italiane sono state classificate, come sempre, dal Sole 24 Ore e il risultato non sembrerebbe portare molte sorprese. La “classifica della qualità universitaria” stilata dal quotidiano è un ottimo strumento per mettere a confronto i vari atenei italiani, fondamentale anche per l’orientamento degli studenti. La classifica si basa sulle informazioni del Miur e dall’Anvur, l’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca.

Tra le università statali spicca Verona, Treno e il Politecnico di Milano.

E cosa dire delle università private? Bocconi, Luiss, San Raffaele, Cattolica i nomi più illustri.

Quale futuro per le università italiane, nel mondo?

Erasmus: la guida per gli studenti in partenza

Credits photo: youeme4eu.it

È settembre e per molti studenti è anche tempo di riprendere i libri, ultimare o iniziare i compiti per le vacanze e dimenticare il sogno di un viaggio. Questo non vale però per chi ha scelto di abbandonare il nido per un’esperienza che potrebbe cambiare definitivamente la propria vita: l’Erasmus. Anche per l’anno 2015/2016 saranno migliaia gli studenti universitari, neolaureati e docenti che partiranno verso un paese europeo o extraeuropeo per studio, ricerca o tirocinio. Per loro si tratta di un salto nel vuoto che pretende utili e pratici consigli. Ecco come affrontare il prepartenza verso il paese straniero prescelto.

Ansiosi, rilassati, entusiasti, nervosi, timorosi: sono diverse le tipologie di studenti che proprio in questi giorni stanno terminando le loro valigie. Gli ultimi preparativi, le serate di fine estate, l’ignoranza completa di quel che accadrà nell’immediato futuro e la paura di perdere i propri affetti rendono questo momento quello più difficile, sia per chi parte, ma anche per chi rimane. Mantenere i contatti, in realtà, è più semplice di quel che si pensa soprattutto grazie a Skype, facebook e whatsapp, e di certo i legami più forti rimarranno anche dopo l’Erasmus; riuscire a costruirne di nuovi invece è la parte più interessante. Come fare?

Quando si va all’estero, si voglia o no, occorre confrontarsi con la lingua e la cultura del paese ospitante. Per questo già prima di partire, bisogna approffitare del tempo a disposizione per guardare film, video, ascoltare canzoni e scrivere e parlare in lingua. La tecnologia permette di esercitarsi ovunque e con chiunque con la semplice iscrizione a siti quali conversationexchange o alle diverse pagine facebook “Erasmus 2015/2016 nome città”. Rimarrete sorpresi da quanti ragazzi di paesi forse impensabili come Ungheria, Lituania, Repubblica Ceca, vi lasceranno entrare facilmente nelle loro vite e inizieranno a condividere passioni e idee per la futura esperienza insieme.

Fate lo stesso. Aprite la mente, lasciatevi trascinare dalla voglia di scoprire e iniziate a creare il vostro nuovo mondo. L’erasmus diventa un’esperienza indimenticabile solo se farete crollare quella realtà molteplice e frantumata di aspetti della vostra personalità lasciando spazio alla vostra essenza. Per rendere più facile l’integrazione nella città, cercate una stanza a pochi minuti a piedi dalla facoltà o dal posto di tirocinio oppure in una zona facilmente raggiungibile anche di notte, così da evitare di crollare nella pigrizia o aver timore di rientrare a casa tardi e soprattutto condividete la nuova casa con persone del posto.

Potrete apprezzarli per i modi di fare, anche quelli che vi sembreranno più strani, e per la loro cucina. In più vi insegneranno modi di dire della loro lingua madre e sarà più facile per voi seguire le lezioni all’università e migliorare il vostro livello in breve tempo. In fondo state partendo anche per questo.

Se avete deciso di lasciare i porti sicuri della vostra città, però, ci sono anche altri diversi motivi: studiare, formarsi, conoscere, ma soprattutto divertirsi.

Studiare

Per il primo, non trascurate il piano di studi, un’opportunità unica di incrementare le vostre abilità negli ambiti che vi interessano ma anche in materie nuove che in Italia non potrete studiare. Sarà snervante cercare di incastrare i relativi programmi degli esami e i crediti spesso inferiori ma una volta completato il quadro, ne varrà davvero la pena.

Formarsi

Per formarvi, invece, non affidatevi solo all’università ma valutate qualsiasi soluzione: visite culturali nel paese di destinazione ma anche nei dintorni, incontri con le associazioni Erasmus student network dislocate nelle diverse sedi e viaggi improvvisati. Sfruttate i treni, ma anche car sharing, megabus, terravision e per dormire couchsurfing, rigorosamente in compagnia di amici e con estrema prudenza sia verso chi vi ospiterà, sia nella città.

Conoscere

Se siete Erasmus, il vostro scopo è anche conoscere. Non parlo solo delle pratiche burocratiche da fare prima, durante e dopo la partenza, come la richiesta della borsa di studio in anticipo per evitare di pagare le spese iniziali da soli o la firma del certificato di arrivo presso la coordinatrice dell’Università ospitante, mi riferisco soprattutto alla conoscenza di voi stessi. Procurarvi le medicine prima di partire e registrarvi presso il medico della zona vi permetterà non solo di evitare di incappare nelle controindicazioni di farmaci sconosciuti e godervi il soggiorno con serenità ma anche di arrivare a uno degli scopi impliciti di questa esperienza: maturare, crescere, responsabilizzarsi e imparare a trovare soluzioni adatte ai diversi problemi senza l’aiuto della propria famiglia.

Divertirsi

Ma prima di ogni altra cosa: divertitevi. Andare in erasmus per alcuni è come entrare nel paese dei balocchi: prendono sempre più le sembianze di asini che percorrono le strade della città prescelta senza voler più tornare. Altri si sentono come Alice nel paese delle meraviglie: hanno coraggio e anche di fronte a imprevisti non molleranno, ma riusciranno ad affrontare con la stessa determinazione il ritorno alla vita reale. Infine c’è chi lo vive come la Bestia, confinata nel suo mondo senza ragione alcuna per scoprirlo, finché non incontrerà Bella che con amore, fiducia, protezione e stima nei suoi confronti, gli regalerà i momenti più magici della sua vita.

Immaginate di incontrare tante Bella. L’Erasmus è questo e molto di più. Vi darà autostima, una seconda famiglia e la volontà di non arrendersi mai. Perciò non esiste consiglio migliore che viverlo al mille per mille delle vostre possibilità. Nel 99% dei casi non ve ne pentirete.

Vita universitaria: è tutta questione di sopravvivenza (FOTO)

Chi pensa che l’Università sia solo lezioni ed esami evidentemente non ha mai vissuto fuori sede. Lì, dove la mamma non c’è, lì dove i vestiti non si lavano e stirano da soli, lì dove se lasciamo un piatto nel lavandino quanto torniamo a casa, la sera, lo troviamo sempre lì. Lì, dove ci rendiamo conto che vivere da sole non è bello come credevamo, che siamo delle schiappe in cucina, che non sappiamo stirare come mamma e che i soldi sono sempre, maledettamente pochi.

Però, in realtà sono proprio queste difficoltà quotidiane che mantengono attivo il nostro ingegno e lo fanno sviluppare a tal punto da improvvisarci idraulici, ingegneri, falegnami e cuochi all’occorrenza.
Chi pensa che vivere fuori sia solo libertà h24, festini, alcool a fiumi, discoteche e rimorchio costante non sa davvero di cosa parla. Si, certo anche queste fanno parte della classica vita universitaria, però insomma, non è tutto.

Ecco infatti, che Blog di Lifestyle ha raccolto una serie di foto che testimoniamo quel che si può e si deve vivere per sopravvivere alla feroce vita universitaria.

Riscaldare un pezzo di pizza quando non si ha un fornello

Niente di più facile, ferro da stiro sotto, phon sopra.

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Voglia di dolce?

E che problema c’è? Il trapano serve a questo.

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Uno scolapasta alternativo

Un’idea geniale, non negatelo.

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Fare i Noodles in casa, nel bollitore

Bisogna pur mangiare, no?

Musica

La musica è una parte fondamentale della vita universitaria. Che festa sarebbe senza?

Doccia

Si è rotta la doccia. Papà non c’è.

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Birra fresca

Se nevica e si muore di freddo, almeno che si sfrutti la situazione. E gli universitari sono maestri nel farlo.

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Grigliata tra amici

Un carrello della spesa è molto più facile da trovare di una griglia, non credete anche voi?

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Specchietto rotto?

Non si può mica andare in giro senza specchietto retrovisore. E poi la spazzola serve serve, a noi ragazze. Così ce l’abbiamo a portata di….macchina.

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Divano rotto

Di comprare un altro divano non se ne parla. E poi, almeno così ha qualcosa di diverso dagli altri, è alternativo e a noi piace distinguerci dalla massa. Abbasso il consumismo, il capitalismo e pace e amore.

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Piatti sporchi

Ci abbiamo provato, abbiamo mangiato nei piatti, normalmente, ma poi, questi sono rimasti sporchi nel lavandino per giorni, nessuno che veniva a casa nostra a pulirli. No, non deve più ripetersi.

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Economia domestica

Non avere soldi per comprare dei bicchieri fa sviluppare l’ingegno più di ogni altra cosa. E poi, dai sono anche riciclati. Noi ci teniamo all’ambiente.

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Bidone spazzatura

Serve il bidone della spazzatura? No problem. Compriamo uno sgabello.

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Mamma mi rammendi il calzino?

“Ah, dici che non ti fai 400 km solo per rammendarmi il calzino? E io che pensavo di essere tuo figlio!”

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Oms: sono gli italiani gli studenti più stressati d’Europa

credits: www.europaquotidiano.it

Andare a scuola non ci è mai piaciuto. Sarà la sveglia che suona sempre troppo presto ogni giorno per, più o meno, 9 mesi; o forse le domeniche che non hanno proprio nulla a che vedere con la domenica in pigiama sul divano davanti ad un film; o i compiti in classe di greco o quelli di fisica. Insomma, ci sarebbero mille motivi per cui odiare la scuola, ma ne esistono circa il doppio per amarla.

Gli anni tra i banchi di scuola non ritorneranno mai più e una volta passati scompariranno via come i pollini a primavera. Perché puoi fare nella vita tutti i viaggi che vuoi, ma nessuno sarà bello come la gita dell’ultimo anno di liceo. E una lite con un professore non farà della scuola un posto mostruoso dal quale voler scappare più velocemente possibile. Gli anni al di là della cattedra diventeranno porto sicuro di tempi sereni solo quando, cresciuti, non potremo più tornare indietro. Perché peggio della scuola c’è la sua mancanza.

Tra i mille motivi per cui molti, forse troppi, studenti odiano la scuola, al primo posto, nel podio più antipatico della storia, c’è lo stress. Sì, esatto, lo stress ogni giorno per 13 anni di vita, dalle elementari alle superiori, passando per la scuola media e non tornando indietro all’asilo -quelli erano i bei tempi della spensierata “piccolezza”. E non è un’esagerazione dire che la scuola stressa più di ogni altra cosa, perchè il battiti accelerati da interrogazioni a sorpresa sono inspiegabili. Lo conferma anche l’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità).

Stando ai dati ricavati da studi dettagliati, la scuola piace solo al 26% delle undicenni e al 17% degli undicenni; numeri che scendono drasticamente con l’avanzare dell’età: tra i 15 e i 16 anni la scuola piace solo al 10% delle studentesse all’8% degli studenti. Meno entusiasti sono solo gli studenti estoni, greci e belgi. Agli adolescenti, insomma, la scuola non piace proprio e il problema sarebbe proprio legato allo stress e ai programmi che non stanno al passo con i tempi. Lo stress colpisce il 72% delle ragazze e il 51% dei ragazzi. Dati molto al di sotto della media europea: l’Italia, infatti, si trova sopra solo a Belgio, Portogallo e Ungheria.

La pressione sentita dai ragazzi non resta confinata alle mura scolastiche, va nelle loro case e nelle loro vite. L’Oms dichiara che gli studenti sentirebbero particolari pressioni a causa delle continue verifiche a cui sono sottoposti, all’eccessiva ristrettezza delle scadenze da rispettare e dalla volontà di ottenere determinati voti che sembrano, a volte, un miraggio lontano. Tutto lo stress è aumentato da programmi troppo ancorati ad un modo antico di fare scuola e di coinvolgere gli studenti. La lezione frontale non stimola a fare sempre meglio e un mancato rapporto tra docente ed alunno potrebbe causare ansia negli studenti. Trovarsi nell’aula con un professore che cerca di relazionarsi con i suoi alunni, ridurrebbe di molto lo stress durante, per esempio, le interrogazioni o i compiti in classe.

I programmi, non più adatti a certe richieste da parte degli studenti, andranno ritarati in base alle esigenze delle nuove generazioni che chiedono alla scuola un nuovo tipo insegnamento.