venerdì, 7 Marzo 2025

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Tanoressia, quando il sole diventa un’ossessione

vivodibenessere.it

In quest’estate fredda e piovosa il sole sembra davvero un lontano miraggio. E appena si fa largo qualche raggio fra le nuvole parte la corsa a sdraio e materassini per cercare di abbronzarsi quel tanto che basta per non tornare in città con lo stesso pallore invernale.

Ci sono individui però che l’abbronzatura non la pretendono perfetta, di più. Questa “pretesa” ha un nome scientifico ed è una vera e propria malattia. Si tratta della tanoressia, ossia la dipendenza patologica dai raggi solari.

Sintomi

I soggetti affetti da questo disturbo presentano una tendenza ossessivo-compulsiva che li porta a non accontentarsi mai dell’abbronzatura che hanno raggiunto. Si vedono sempre troppo pallidi e cadaverici anche quando hanno una carnagione abbondantemente colorita.

La ricerca ossessiva del sole porta i soggetti affetti da questa malattia ad esporsi senza ritegno e senza controllo ai raggi solari. Nessuna protezione e nessun limite. Le conseguenze non sono certo positive: un’esposizione incontrollata ai raggi solari può causare la comparsa di malattie dermatologiche o addirittura del tumore alla pelle.

Come gli anoressici, anche i tanoressici, se posti davanti ad uno specchio, non sono in grado di riconoscere la loro condizione e si sentono costantemente giudicati dalla società. La loro ricerca continua e ossessiva del sole è data proprio dalla mancata accettazione del proprio fisico e da un senso di malessere e disagio. Questa forte insicurezza e la necessità di ricevere attenzioni e conferme dagli altri sono la base di questa patologia.

Cause

Ma le cause – anche se ancora non chiaramente definite – sono anche altre: gli scienziati hanno infatti individuato come principali responsabili dell’insorgere della tanoressia la carenza di serotonina e dopamina. Questi due mediatori chimici sono coloro i quali generano negli individui un senso di benessere e soddisfazione: due elementi che nei soggetti tanoressici mancano completamente. I ricercatori hanno inoltre riscontrato come in generale nei disturbi ossessivo-compulsivi vi sia nel cervello un’alterazione nel rilascio di questi neurotrasmettitori.

Cure

Per la tanoressia esistono due tipi di cure: i farmaci o la psicoterapia. L’utilizzo di farmaci antidepressivi e serotoninergici può essere un valido aiuto per sconfiggere questa patologia. Ma molto meno invadente e sicuramente altrettanto efficace è un trattamente psicoterapeutico: il soggetto tanoressico infatti, grazie all’aiuto dello psicoterapeuta, viene aiutato a superare il suo disturbo attraverso la presa di coscienza dei motivi – spesso inconsci – che potrebbero stare alla base del problema.

Ebola, l’epidemia non si arresta

Credits photo neisko.is

Preoccupa il virus letale Ebola. Almeno 1.201 casi accertati e 672 decessi sono i numeri del triste bilancio sulle vittime del virus Ebola scoppiato a inizio anno in Guinea e poi diffusosi in Liberia e Sierra Leone.

La situazione si sta aggravando come sottolineato dal direttore delle operazioni di Medici senza frontiere, Bart Janssens, in un’intervista rilasciata a Libre Belgique. “L’epidemia di Ebola in Africa occidentale si sta aggravando e rischia di estendersi ad altri Paesi“.
Questa epidemia è senza precedenti, assolutamente fuori controllo e la situazione non fa che peggiorare, per cui si sta nuovamente estendendo, soprattutto in Liberia e Sierra Leone, con focolai molto importanti“, ha concluso Janssens.

Lancia un allarme forte, ipotizzando una diffusione del virus Ebola anche in altri Paesi.
Se la situazione non migliora abbastanza rapidamente, c’è il rischio reale di vedere nuovi Paesi colpiti – ha detto Jannssens – non si può escludere, ma è difficile da prevedere, perché non abbiamo mai visto una tale epidemia“.

La Commissione europea ha stanziato oggi altri due milioni di euro per far fronte all’epidemia in Africa Occidentale. I fondi saranno distribuiti grazie all’azione dell’Organizzazione Mondiale della sanità, Medici senza frontiere, la Croce Rossa e la Mezzaluna rossa.

Fonte Tm news

Il preservativo che uccide il virus dell’HIV

credits photo : lamedicinaestetica.wordpress.com

Una sostanza antivirale contro le malattie sessualmente trasmissibili è quello che promette un nuovo preservativo: incorpora un gel che, secondo test di laboratorio, ha mostrato di inattivare più del 99% dei virus come l’HIV, responsabile dell’Aids, l’Herpes simplex che causa l’herpes genitale, e il virus del papilloma umano.

Il prodotto antivirale, VivaGel, contenuto all’interno del preservativo, è stato sviluppato dall’azienda australiana Starpharma. I preservativi con il gel incorporato hanno ricevuto il Conformity Assessment Certification dalla australiana Therapeutic Goods Administration, responsabile della regolazione di tutti i prodotti con usi terapeutici. Il preservativo potrà così essere venduto tra qualche mese in Australia. Il preservativo VivaGel ha già ottenuto una prima certificazione in Giappone ed in altri stati che hanno fatto richiesta, è quindi probabile che prima o poi verrà venduto anche in Italia.

L’obiettivo di questo gel, dicono i rappresentanti della Starpharma, è quello di ridurre il numero di particelle virali a cui la persona è esposta e quindi le eventuali possibilità di infezione: una difesa in più oltre al preservativo, che nonostante sia la migliore protezione dalle malattie a trasmissione sessuale non elimina al 100% ogni possibilità di rischio.

Notizie incoraggianti e che fanno ben sperare arrivano sul fronte della lotta all’Aids. Secondo l’ultimo rapporto della Nazioni Unite infatti, nel 2013 ci sono state 2,1 milioni di nuove infezioni da Hiv nel mondo (per il 48% concentrate in tre Paesi: Nigeria, Sudafrica e Uganda): molte, ma il 38% in meno rispetto ai dati del 2001. Le nuove infezioni tra i bambini, circa 240 mila, sono calate del 58% rispetto ai numeri del 2001. E le morti (1,5 milioni di persone nel 2013) sono diminuite del 35% rispetto alla percentuale di picco del 2005.

Più sole per dormire bene

Una ricerca americana pubblicata sulla rivista “Sleep”, spiega come la vitamina D contenuta nel sole aiuti a conciliare il sonno e faccia dormire bene. Ci sono persone che fanno fatica ad addormentarsi la notte, rigirandosi nel letto più volte, nella speranza di trovare il sonno tanto desiderato. Il problema va ricercato alla radice: lo studio, frutto del lavoro congiunto di un gruppo di studiosi, provenienti dall’università di Chicago, di Champaign nell’Illinois e di Taipei (Taiwan), ha pensato bene di osservare le abitudini, l’assunzione del sole e le posizioni assunte da un gruppo di impiegati, abituati a stare ore e ore seduti davanti a una scrivania.

Analizzando il loro sonno per diverse notti, gli impiegati sono stati sottoposti alla rilevazioni della sua quantità, grazie a un actigrafo (uno strumento per misurare il sonno) e all’applicazione di una scala di valutazione nota come il Pittsburg Sleep Quality Index. I lavorati addetti a mansioni d’ufficio, erano in totale 49: 27 di essi, posizionati in scrivania illuminate con luce artificiale, e gli altri 22 invece messi vicino a una finestra, da cui filtravano i raggi del sole e in generale rifletteva la luce naturale del giorno.

I risultati sono stati unanime: la luce del sole è un rimedio naturale per dormire bene.
Infatti, a fine analisi, gli studiosi hanno visto come il gruppo di lavorati alla finestra dormisse bene in media 46 minuti di più a notte, e vantasse una quantità del sonno maggiore rispetto agli impiegati posizionati alla scrivania.
Inoltre, il gruppo esposto alla luce solare si mostrava anche più attivo fisicamente e più propenso allo sport, e si definiva mediamente più felice, grazie alla quantità maggiore di raggi solari ricevuti nel corso delle ore lavorative, rispetto agli altri colleghi. Al contrario, il gruppo di lavoratori che aveva passato le ore alla scrivania, solo illuminata da luce artificiale, rispecchiava una scarsa qualità del sonno e minor vigore fisico durante il giorno.

In definitiva, grazie all’apporto di vitamina D contenuta nel sole, si riesce a dormire bene con più facilità, e si è più attivi durante il giorno.
La stessa ricerca riporta, infine, che la luce solare acquisita durante le prime ore del giorno sia quella più appropriata per ricaricarsi nel corso della giornata, motivo per cui, i ricercatori consigliano di sfruttare le ore libere per godersi “bagni alla luce del sole” e quindi ricaricarsi prima di andare al lavoro.