sabato, 23 Novembre 2024

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Gli universitari sono più in grado di recuperare da lesioni cerebrali

Chi ha frequentato l’università è sette volte più in grado di recuperare da lesioni cerebrali traumatiche. Questi i nuovi risultati di una ricerca scientifica riportata sul dialymail.co.uk. Le persone ben istruite hanno una maggiore “riserva cognitiva”, affermano i ricercatori degli Stati Uniti.

I “muscoli” del cervello sono più forti e i cervelli funzionano complessivamente meglio. Questo significa che hanno meno probabilità di essere disabilitati in modo permanente dopo un trauma cranico.
I ricercatori non sanno ancora esattamente il perché di questo fenomeno. Forse per un uso più frequente di mente e pensiero per gli universitari? Forse per un’attività maggiore del sistema nervoso? Più energie, più sforzo?
“Dopo questi tipi di lesioni alcune persone sono disabilitate per la vita e non sono mai in grado di tornare al lavoro, mentre altre persone che hanno lesioni simili recuperare pienamente”, ha detto l’autore dello studio, il dottor Eric Schneider della Johns Hopkins School of Medicine di Baltimora e membro della American Academy of Neurology.
“Capiamo alcuni fattori che portano a queste differenze, ma non possiamo spiegare tutto della variazione. Questi risultati possono fornire un altro pezzo del puzzle. Le persone con maggiori capacità di riserva cognitiva possono effettivamente guarire in un modo diverso che permette loro di tornare alla funzione di pre-infortunio e/o possono essere in grado di adattarsi meglio e formare nuovi percorsi cognitivi nei loro cervelli per compensare il danno”, ha aggiunto.

I ricercatori, che hanno pubblicato i loro risultati sulla rivista Neurology, hanno analizzato i casi di 769 persone con lesioni alla testa – per lo più in incidenti stradali e cadute.
I partecipanti sono stati raggruppati secondo i loro livelli di istruzioneil 24% non ha finito la scuola, il 51% aveva 12-15 anni di formazione e il 25% ha almeno una laurea.
Un anno dopo l’infortunio, il 28% dei pazienti non ha riscontrato nessuna disabilità ed è stato in grado di tornare al lavoro o allo studio.
Solo il 10% di coloro che non hanno terminato la scuola erano liberi da ogni disabilità, rispetto al 31% di quelli con qualche tipo di istruzione universitaria e il 39% dei laureati.

Il Dr. Schneider ha detto: “Le persone laureate erano più di sette volte in grado di recuperare pienamente la loro lesione rispetto alle persone che non hanno terminato la scuola superiore.
Ha continuato: “E le persone con qualche istruzione universitaria erano quasi cinque volte più in grado di recuperare completamente rispetto a quelli senza educazione sufficiente per guadagnare un diploma di scuola superiore”.

“Abbiamo bisogno di imparare di più su come l’educazione aiuti a proteggere il cervello e come influisca su lesioni e resistenza nei traumi. Si spera aiuterà a identificare modi per aiutare le persone a recuperare meglio da una lesione cerebrale traumatica”, ha infine concluso.

Insomma, più studi e più sei sano. Dare spiegazioni prettamente scientifiche in questo momento sembra essere missione difficile anche per i grandi esperti, ma i dati dimostrano proprio questo. Non ci resta che studiare e sperare – sempre – di non dover mai riportare un trauma cranico nella nostra vita. O almeno dopo la laurea.

Prezzi proibitivi sui cibi sani

Il rincaro dei prezzi dei prodotti alimentari mette in difficoltà ben un terzo dell’intera popolazione inglese, che non può permettersi di acquistare cibi sani: è quanto si apprende da un sondaggio effettuato dalla British Heart Foundation, organizzazione benefica britannica che, al termine della sua indagine, ha rivelato che quasi la metà dei partecipanti (il 42%) manifesterebbe il desiderio di condurre una dieta salutare, un desiderio che però non può soddisfare perché comporterebbe spese eccessive. Il sondaggio della British Heart Foundation rivela, inoltre, che al momento dell’intervista un consumatore su quattro non aveva acquistato frutta o verdura fresca nell’ultima settimana.

Nell’arco degli ultimi cinque anni, l’aumento dei prezzi sui generi alimentari ha visto gli scontrini dei supermarket farsi più salati al doppio della velocità persino rispetto agli affitti, determinando un fenomeno sconcertante: quasi il 40% delle persone ha ammesso di aver sacrificato la propria salute pur di fare la spesa in economia. E un recente resoconto della Trussel Trust, ente che supervisiona i banchi alimentari, mostra uno scioccante aumento del 163% tra costo della vita, basso salario e problemi di welfare rispetto all’anno scorso: “Mangiar sano con un budget limitato è una vera e propria sfida, di questi tempi – afferma Victoria Taylor, dietologa della British Heart Foundation – soprattutto a fronte dei prezzi proibitivi sui cibi sani che aumentano di settimana in settimana e vanificano qualsiasi intenzione, anche vaga, di condurre una dieta salutare“.

Non sorprende, allora, che emerga un dato allarmante: sono quasi un milione gli inglesi che ricorrono ai banchi alimentari per procurarsi da mangiare a sufficienza, visti i ritardi o i cambiamenti inerenti ai sussidi. Al governo britannico, che è stato accusato di aver violato il diritto umano all’alimentazione, è stato intimato di mettere a punto un piano apposito sui diritti alimentari, nonché di bloccare i tagli sui sussidi: organizzazioni come la End Hunger Fast, l’Oxfam, la Trade Union Congress e la Disability Rights UK hanno in tal modo sollecitato un’azione immediata per ovviare a uno stato di cose intollerabile, in cui ai cittadini viene negato il diritto fondamentale ad alimentarsi in maniera adeguata. Esperti in fatto di sanità pubblica hanno già riscontrato un’impennata dei casi di malnutrizione in Inghilterra, aumentati del 74% rispetto al 2008-2009.

Ma la mala gestione della cosa pubblica con risvolti negativi sull’alimentazione dei cittadini non è, naturalmente, prerogativa esclusiva dei soli inglesi: stando ai dati della Coldiretti, infatti, un italiano su quattro si è visto costretto a rinunciare a cibi tipici pasquali, per poi acquistarli in saldi nei giorni subito successivi. Una scelta riconducibile alla sempre più comune tendenza da parte degli italiani a ridurre gli sprechi in cucina proprio per attutire gli effetti della crisi, combattuta anche col ripristino del cosiddetto “sospeso”: dal caffè al pane, alla pasta, alle uova e alla salsa di pomodoro, in Italia è ormai ritornata in voga l’usanza di comprare o consumare un prodotto e lasciarne un altro pagato per chi non può permetterselo. Perché facendo rete si può anche stendere la tovaglia a tavola.

Stile di vita vegano? Ecco le regole per il sesso

Credit: lamedicinaestetica.com

Il XXI secolo è fatto di cambiamenti, cambiamenti inerenti alla cultura, alla società, alla moda e anche alla filosofia di vita.
Sta infatti avendo sempre più successo la filosofia vegan, che non siede solo a tavola, ma che giace anche sotto le coperte, cercando di abbracciare la natura in tutti i momenti della vita quotidiana.

Ma come si concilia la sessualità con l’essere vegani?

Esatto, anche il sesso deve rispondere a criteri della filosofia vegana, ad esempio contraccettivi, lubrificanti e sex toys non possono essere usati se testati sugli animali.

Partiamo proprio dai contraccettivi: molti profilattici sono il risultato di processi chimici che prevedono dei test sugli animali e la produzione di latex – il materiale più diffuso per i preservativi – non proprio amica dei vegani. Si devono, dunque, evitare condom di produzione vegetale e casereccia, anche perché non proteggono dal rischio di contrarre una malattia sessualmente trasmissibile.
Ci sono comunque molte aziende che producono profilattici vegan che, pur essendo in latex, non contengono additivi chimici. Il costo, però, è superiore a quello dei normali condom.

Profilattici aromatizzati pienamente cruelty-free anche durante le pratiche di sesso orale, per prevenire qualsiasi rischio di contagio anche in questo caso.

Anche per i contraccettivi orali, come ad esempio la pillola, serve un occhio di riguardo. È sempre il ginecologo a prescrivere la pillola, perché la relativa assunzione varia molto da donna a donna, in ogni caso, molte di quelle comunemente in uso prevedono test su cavie animali. In USA, per risolvere questo problema, si usa una barra contraccettiva sottocutanea che non prevede sostanze di origine animale. Si tratta della Ortho-Evra, che purtroppo è difficilmente reperibile in Italia.

Arriviamo ora ai sexy toys. Sono molte ormai le catene che producono “giocattoli del piacere” in pieno stile vegan: realizzati in materiale al 100% vegetale e senza estratti di petrolio – estremamente dannosi per l’ambiente.
Su internet ce ne sono tantissimi a tema, e recentemente ha aperto, a Berlino, il primo sexy shop completamente vegano, che, oltre all’attenzione ad animali e inquinamento, propone un’atmosfera tranquilla e serena, per contrastare la crescente e spudorata volgarità di tanti altri negozi sul genere.

[Credit: greenstyle.it]

Disturbo del sonno, possibile segnale di malattie al cervello

Con l’arrivo della primavera e con il peso della crisi che apporta un carico di stress non indifferente, sono sempre più numerosi gli italiani che vivono in deficit cronico di sonno. 12 milioni di over 18 dormono poco e male, si svegliano spesso nel corso della notte, non riuscendo perciò a riposare bene, aumentando lo stress giornaliero a causa di un notevole stato di stanchezza. Recentemente però alcuni studi hanno individuato un’ulteriore causa al sonno difficile.

I ricercatori dell’Università di Toronto (Canada) sono convinti che un particolare disturbo del riposo, che avviene in particolare durante la fase Rem, possa essere considerato addirittura il miglior segnale predittivo di malattie cerebrali come il Parkinson e l’Alzheimer. Sulla rivista Trends in Neuroscience, su cui è stato riportato lo studio, i ricercatori affermano che “il disturbo comportamentale in sonno Rem, non è solo un precursore, ma un segnale di avvertimento della neurodegenerazione che può portare a malattie del cervello, che si verificano infatti nell’80-90% delle persone affette da questo disturbo”.

Secondo gli studi del team canadese, guidato da John Peever, i problemi neurologici interesserebbero principalmente le aree del cervello che controllano il sonno, per poi attaccare quelle che causano le malattie. Questo tipo di disturbo si verifica nella fase più profonda del riposo e provoca un’interruzione brusca e improvvisa del momento in cui si sogna. Questo può provocare lesioni fisiche a se stessi o alle persone con cui si dorme. Mentre nelle persone sane i muscoli vengono paralizzati momentaneamente durante il sonno per evitare che tutto questo accada, nelle persone con problemi di neurodegenerazione, questa protezione non esiste.

I ricercatori hanno quindi affermato quanto sia importante per i medici riconoscere questo disturbo del sonno come potenziale indicatore di una malattia del cervello al fine di diagnosticare i pazienti in una fase precoce e di trattarli con farmaci che riducono la neurodegenerazione, rallentando dunque l’arrivo di gravi malattie neurodegenerative.