martedì, 22 Ottobre 2024

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Come fare bei sogni e svegliarsi sereni

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Quante volte un incubo notturno ha condizionato la nostra giornata tra malumore e disagio? Sarebbe meglio fare solo bei sogni all’insegna di benessere e tranquillità.
Secondo gli esperti è possibile privilegiare l’elaborazione solo dei bei sogni e allontanare gli incubi, seguendo alcuni piccoli accorgimenti e modificando le cattive abitudini.

Cibo

È consigliabile astenersi dal consumo di alcool o caffeina prima di andare a dormire, di altri alimenti ricchi di zuccheri o troppo grassi e cibi eccessivamente piccanti. Queste sostanze, infatti, stimolano i sensi rendendo più faticoso il processo di rilassamento. “Se mangiate troppo tardi la sera, il vostro corpo starà ancora lavorando duro per digerire il cibo dopo che andate a dormire, dunque non riuscirà a rilassarsi completamente e fare sogni sereni“, ha spiegato la terapista e specialista di salute e benessere Jenny Giblin.

Evitare anche di andare a letto affamati, si rischierebbe di svegliarsi durante la notte ed avere un sonno agitato. Gli alimenti ricchi di triptofano come: soia, pollo, fagioli, tonno e merluzzo, possono migliorare i recettori della serotonina nel cervello, portando a dei sogni migliori e più vividi. Anche la vitamina B6 stimola sogni migliori, ma da un punto di vista nutrizionale conviene non abusarne.

Ambiente

È possibile avere dei sogni piacevoli adattando l’ambiente circostante. La stanza dove si dorme deve avere un profumo piacevole, il dottor Boris Stuck, del Policlinico ospedaliero di Mannheim, in Germania, ha condotto un esperimento su un gruppo di volontari. Ogni notte, ad ognuno di essi, veniva consegnato un diffusore con un profumo diverso, alcuni erano profumi piacevoli, ma delicati, come quello delle rose, altri, invece, erano cattivi odori come quello di uova marce.

Il giorno dopo i partecipanti dovevano raccontare il proprio sogno, i ricercatori hanno potuto, quindi, constatare come al profumo piacevole corrispondevano bei sogni e al profumo disgustoso corrispondevano gli incubi. Favoriscono il rilassamento anche l’ordine, una camera da letto spaziosa e pulita, la presenza di un mazzo di fiori sul tavolo o anche la luce fioca di una candela.

Suoni

La musica che ascoltiamo diverse ore prima di andare a letto può migliorare o peggiorare i nostri sogni. Ascoltare musica rilassante ed evitare film dell’orrore prima di andare a dormire può aiutare, delle urla o una musica troppo forte, infatti, possono creare stress, trasformando i sogni in incubi. A tale scopo esistono in commercio delle apposite apparecchiature che producono rumore bianco. Piccoli diffusori elettrici che trasmettono il suono della foresta, del mare e dei rumori statici, alcuni studi hanno, infatti, dimostrato che ascoltare suoni provenienti dalla natura può innescare dei buoni sogni correlati ai luoghi.

In alternativa lo psicologo inglese Richard Wiseman, della Hertfordshire University, ha realizzato una specifica applicazione per cellulari chiamata Dream:On, che aiuta l’utente a sognare ciò che desidera “intrufolandosi” nella sua mente, il software rileva ogni piccolo movimento del “sognatore”, grazie alla fotocamera e sarebbe poi in grado di interpretare le fasi principali del sonno, inviando melodie specifiche che rimandano al contesto onirico desiderato.

Stress

Lo stress non è mai benefico, ma andare a letto con il carico di stress della giornata può farla concludere peggio. Evitare, quindi, di svolgere attività stressanti come ad esempio attività fisica, progetti di lavoro o anche semplicemente litigare prima di dormire. Lo yoga o la meditazione calmano il cervello e migliorano la qualità dei sogni, riducendo le probabilità di avere incubi. Respirare, infine, profondamente per qualche minuto quando è il momento di andare a letto aiuta a tranquillizzarsi.

Visualizzazione dei sogni

È buona abitudine scrivere i sogni nei primi 5 minuti dal risveglio, questo può migliorare il ricordo degli stessi, rendendoli più soddisfacenti, se si hanno incubi, trasformare l’incubo in un bel sogno scrivendo un nuovo “racconto”. Degli studi hanno dimostrato che le persone che hanno incubi sconvolgenti, in particolare quelli basati su eventi traumatici, possono migliorare i loro sogni attraverso la visualizzazione.

Fate sparire tutti i pensieri e le preoccupazioni dalla vostra mente riversandole sulla carta e, prima di chiudere il diario, scrivete anche gli obiettivi che volete prefissarvi per il giorno dopo, se avete il desiderio di sognare qualcosa in particolare, annotate anche quello“, consiglia Lauri Loewenberg, autrice di numerosi saggi e analisi sui sogni.

I benefici della musica per la salute mentale e fisica

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I benefici della musica hanno da sempre interessato molti studiosi, secondo il professor Daniel J. Levitin, per esempio, del Dipartimento di Psicologia della McGill University, suonare o ascoltare musica ha effetti benefici per la salute mentale e fisica, migliora le funzioni del sistema immunitario, stimola la produzione dell’ormone ossitocina (l’ormone dell’amore o appagamento) e riduce i livelli di stress e l’ansia prima di un intervento.

Utilizzata anche nelle sale parto, le madri che ne hanno beneficiato durante il travaglio hanno verificato che la musica ha indotto loro la visualizzazione di immagini positive ed il rilassamento, favorendo la dilatazione della cervice ed il posizionamento corretto del bambino e richiedendo, quindi, una ridotta somministrazione dei farmaci anti-dolorifici.

Secondo Robert Zatorre, neurologo canadese, la musica attiva alcuni centri del piacere associati alle attività gratificanti, le reazioni sono paragonabili a quelle che seguono attività più concrete quali il mangiare o il sesso. I benefici della musica non riguardano solo lo spirito ma anche il cuore, è stato dimostrato, infatti, che ascoltare musica piacevole per 30 minuti migliora la pressione sanguigna, rende il battito cardiaco più uniforme e aumenta le prestazioni del cuore.

Ogni momento della nostra vita è accompagnato dalla musica, così, il riascoltare un determinato brano può far riaffiorare un ricordo, legato ad un periodo preciso della nostra esistenza, e il ripresentarsi di un ricordo riporta alla mente le sensazioni visive, uditive, olfatti e gustative ad esso connesse.
Per imparare o perfezionare una lingua straniera, l’ideale è, infatti, ascoltare in sottofondo la nostra musica preferita, legata ad un’emozione.

Diventata una vera e propria terapia, ogni nota ha il suo effetto. Studiando il cervello, infatti, si è notato che, durante l’ascolto degli accordi preferiti, la zona interessata alla memoria e alle emozioni sociali si attiva, ma ad ognuno il suo stile. Ascoltando musica rock, per esempio, lo sforzo mentale richiesto per svolgere qualsiasi lavoro è minore.
Ballando la salsa il corpo percepisce di trovarsi in un ambiente amichevole e positivo, inviando al cervello segnali per liberare un maggior quantitativo di serotonina, l’ormone della felicità.

Il reggaeton, invece, rende difficile la comunicazione tra i neuroni, non è, certamente, il genere ideale per favorire la concentrazione. Il jazz ed il blues accendono i sensi, facendoci entrare in uno stato di serenità, ci rendono capaci di generare soluzioni e, al tempo stesso, permettono di mostrarci così come siamo.

Conosciutissimo è l’effetto Mozart, le sue note aiutano a comprendere testi particolarmente difficile, facilitando la concentrazione ed ignorando le informazioni superflue. Secondo Alfred Tomatis, uno dei maggiori studiosi del suono dal punto di vista medico, l’ascolto della musica mozartiana è in grado di favorire l’organizzazione dei circuiti neuronali, rafforzando i processi cognitivi e creativi dell’emisfero destro.

USA, affetti da disturbi mentali coloro che si fanno i selfie

Credit Photo: www.cool-prints.com

Arriva dagli USA la notizia che porrà molti di noi di fronte ad un grande interrogativo: sono affetto da sefite, o no?

Secondo l’American Psychiatric Association il fenomeno selfie è un vero e proprio disturbo mentale.
La diagnosi parla chiaro: questo disturbo manifesta mancanza di autostima e lacune nella propria intimità.
La nuova patologia – selfitis, selfite – colpisce, quindi, coloro che tentano di compensare una mancanza e, di conseguenza, abusano di altro. In questo caso di autoscatti.

In gruppo o da soli, c’è chi del selfie ne ha fatto uno stile di vita.
Complici innumerevoli App, prima fra tutte Instagram, e l’istantaneità dei nostri smartphone, abbiamo attraversato diversi stadi di selfite.
È ormai lontana l’era del foodstagramming in cui sembrava non potersi godere il proprio pranzo senza prima averne postato una foto sul web, ma la mania non cambia.
Cambiano i soggetti: adesso è il momento della piena rappresentazione di sé.
Abbiamo visto persone avvolgere il proprio volto con del nastro adesivo per scattare un sellotape, coppie immortalare il proprio selfie after sex, e aldilà di qualche – poche – iniziativa di spessore come quella no make up selfie, il fenomeno dell’autoscatto sembra esserci sfuggito di mano.

Al punto che l’American Psychiatric Association ci fornisce addirittura una scaletta per valutarne la gravità.
Con il termine selfitis borderline vengono indicati coloro che fotografano se stessi almeno tre volte al giorno, ma dopo non rendono pubblico l’autoscatto; quelli, invece, affetti da selfite acuta scattano tre fotografie e le postano tutte sul web; coloro che, infine, non resistono alla tentazione di immortalare la propria immagine per un numero di selfie pari o superiore ai sei sono definiti i selfitis cronici.

Nell’era digitale, quella in cui lo scambio di emoticons ruba il posto allo scambio di emozioni, la nostra community di amici virtuali riesce a sopperire senza lacune – apparenti – alla cerchia di amici fidati, ed è possibile colmare le distanze in tempo reale, al punto che una video chiamata sembra non far sentire il peso del non potersi parlare guardandosi negli occhi, anche la nostra immagine è finita nel baratro dell’istantaneità 2.0.

C’è chi, invece, attraverso i selfie riesce a sponsorizzare articoli e fare del sano ed efficiente marketing, riferendosi ad un pubblico di potenziali acquirenti che, del resto, è sul web che cerca i propri bisogni primari e non. Questa strategia di vendita non si può considerare una patologia. Ma riguarda una percentuale limitata di persone a cui è rivolto lo studio condotto negli USA.

Dunque: si selfie chi può, ma con con moderazione.

Adriana Lima racconta la sconvolgente dieta degli Angeli di Victoria’s Secret

Il fatto che la materia prima su cui lavorare sia indispensabile non è opinabile. Dare, invece, tutto il merito al metabolismo veloce lo è, decisamente. “È questione di costituzione”, frignano le top models, esibendo fiere il proprio fisico asciutto e scultoreo e provocando istinti omicidi nelle donne e stupore e apprezzamenti negli uomini.

Adriana Lima, come altre sue colleghe hanno fatto in passato, disintegra questi luoghi comuni, dichiarando al Telegraph l’effettivo sacrificio a cui le modelle sono sottoposte. Un sacrificio insano, malato ed estenuante, giustificabile, forse, solo dal risultato.

Il duro percorso che porta, infatti, gli Angeli di Victoria’s Secret ad ottenere fisici perfetti, in occasione della sfilata di Novembre, inizia almeno quattro mesi prima. Un calcolo sulla massa grassa, già esigua, delle top models quantifica l’obiettivo da raggiungere e la dose di nutrienti necessari per realizzarlo. Un regime alimentare rigido, che le modelle devono associare ad un altrettanto rigida attività fisica.

Allenamenti di cinque ore, che diventano sempre più pesanti via via che ci si avvicina allo show, momento in cui anche l’alimentazione misurata, lascia spazio ai soli frullati proteici, sostituiti infine dal digiuno nelle quarantott’ore che precedono la sfilata e alla proibita assunzione di liquidi nelle ultime dodici ore.

Criticabile o condannabile, le top model lo accettano come parte integrante del proprio lavoro, descrivendola come una dieta ordinaria. Una regime alimentare che dieta non può definirsi, dal momento che questa, per etimologia, prevede un equilibrio nell’apporto di tutti i principi nutritivi.

Si gioca con il corpo, come si gioca con gli oggetti

ed è permesso quando a giustificarlo è il canone di bellezza imposto dalla società. Un canone che neanche il metabolismo più veloce della terra, potrebbe singolarmente soddisfare.