lunedì, 15 Dicembre 2025

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Il nostro cervello funziona come Facebook

credits photo: infinitamenteverona.it

Il nostro cervello funziona come Facebook e a dircelo è una ricerca pubblicata dagli scienziati di Basilea e di Londra su Nature. Non c’è da stupirsi, quindi, di come abbia fatto il social network più gettonato a diventare così famoso. Infondo, come dice un proverbio popolare “chi si somiglia si piglia”.

La ricerca mirava a svelare i legami che si stabiliscono tra le cellule del nostro cervello. Per scoprire tutto ciò i ricercatori hanno studiato un’area particolare del cervello umano: la corteccia che riceve gli impulsi nervosi provenienti dagli occhi. Gli scienziati si sono serviti di strumenti sofisticatissimi e all’avanguardia. Il risultato ha stupito molte persone, o forse no.

Le sinapsi presenti nel nostro cervello, cioè le strutture che permettono alle cellule nervose di dialogare fra loro, stabiliscono dei legami molto forti con un solo neurone. Quest’ultimo, poi, si lega, tramite legami più deboli, con moltissimi altri.

In poche parole, ogni cellula nervosa stabilisce legami forti soltanto con poche altre cellule simili a lei, mentre con il resto i legami sono deboli. Qualcuno potrà chiedersi: dov’è l’analogia con il social network? La risposta è più semplice di quella che ci si aspetta. Su Facebook generalmente si hanno molto amici, ma con una cerchia ristretta di loro si ha un rapporto privilegiato, proprio come avviene tra le cellule del nostro cervello.

La domanda che ci si è posti, a questo punto, è stata: perchè questi rapporti privilegiati si instaurano tra determinate persone, e quindi cellule, e non tra altre? La risposta è nella somiglianza e negli interessi comuni.

Lee Cossell, uno degli autori dello studio, si è poi posto un altro quesito: perchè il cervello stabilisce anche un gran numero di legami deboli? Per una questione di praticità. Immaginiamo, infatti, che i neuroni debbano cambiare il loro modo di lavorare. Il modo più semplice e veloce per farlo è rinforzare quei legami deboli che sono utili al nuovo scopo. Ciò spiega anche perchè il cervello riesce ad addattarsi velocemente alle nuove situazioni.

Le donne devono dormire di più degli uomini a causa del loro “cervello complesso”

donne che dormono
Credits: D-Repubblica

È questo il risultato di una ricerca scientifica: poiché il cervello delle donne lavora molto di più rispetto a quello degli uomini, hanno anche bisogno di dormire di più rispetto a loro. Gli scienziati, infatti, hanno scoperto che le donne necessitano di circa 20 minuti in più di sonno.

Lo studio è stato condotto su un campione di 210 uomini e donne di mezza età. “Una delle principali funzioni del sonno è quello di permettere al cervello di recuperare energia e riparare se stesso”, ha dichiarato l’autore dello studio Jim Horne, un esperto di sonno ex direttore del Centro di Ricerca sul Sonno presso la Loughborough University. “Più si utilizza il cervello in svariate attività durante il giorno, più esso ha bisogno di recuperare forze e, di conseguenza, si ha bisogno di più tempo per dormire e riposarsi”.

Ma perché le donne hanno bisogno di più tempo per dormire? “Come sappiamo, sono multi-task – fanno più di una cosa in una sola volta e sono molto flessibili – e così usano molto di più il cervello, rispetto agli uomini. A causa di questa loro attività il loro bisogno di sonno è maggiore”, ha continuato poi.

La media di “sonno in più per le donne rispetto agli uomini” é di circa 20 minuti, ma alcune donne possono avere bisogno di altro tempo tra le braccia di Morfeo, in quanto svolgono attività più complesse, più stancanti o più frenetiche.

Salute: gli italiani si informano sul web

credits photo: televiziunea-medicala.ro

Sempre più persone, per avere informazioni sulla salute e sulle patologie, si rivolgono ai media digitali, come social e siti web. Infatti, circa 11 milioni di italiani utilizzano il web come “medico online“.
Di questo connubio salute-web, se n’è parlato all’Open Lab organizzato da GfK (che si occupa di ricerche e indagini di mercato), dal nome “Digital Health: la comunicazione scientifica nell’era digitale“. Durante quest’ultimo è stata affrontata la crescita dell’utilizzo dei contenuti video e la condivisione di informazioni ed esperienze attraverso i social network.
Secondo tali indagini, un italiano su due ricerca informazioni relative alla salute su internet. I siti web, i blog, i forum e i social media sono divenuti una fonte importante per chi è alla ricerca di informazioni in tema di salute, e immediato mezzo di confronto e discussione.

In forte crescita sono anche i video, pubblicati su Youtube o altre piattaforme, utilizzati per raccontare e condividere esperienze di malattia e guarigione, e l’utilizzo di dispositivi e App per la salute. Un possessore di smartphone su tre ha affermato di essere interessato a scaricare App in grado di monitorare i parametri vitali (pressione, battito cardiaco) e lo stile di vita (ore di sonno, alimentazione, attività fisica, stress). Si è notato che i soggetti che si informano maggiormente sono quelli più attenti alla salute.
Ma cosa cercano, realmente, gli italiani sul web, quando si parla di salute? Il 78% cerca informazioni connesse alle malattie, il 62% informazioni relative alle possibilità di cura, il 45% informazioni sui farmaci, e il 36% informazioni su medici e centri di eccellenza specializzati.

Fortunatamente, però, nonostante la crescita dell’informazione online, la figura del medico rimane un punto di riferimento centrale quando si è alla ricerca di informazioni relative alla salute. Infatti, l’82% dichiara di rivolgersi al medico di famiglia, il 62% allo specialista, seguiti dal 37% che si rivolgono ai farmacisti.
Oltre che per coloro i quali sono alla ricerca di informazioni o hanno dubbi da chiarire, i nuovi strumenti digitali sono diventati fondamentali anche per gli stessi medici ed operatori sanitari, sia per quanto riguarda l’aggiornamento professionale, sia per la gestione del paziente a distanza.
Tra i contenuti più ricercati dai medici ci sono gli aggiornamenti su nuovi studi, cure e farmaci, informazioni su percorsi diagnostici, dosaggi, schemi di terapia, effetti collaterali ed interazioni farmacologiche.
È in forte rialzo tra i medici anche l’utilizzo dei social network come modalità di contatto e confronto con colleghi e pazienti.

Insomma, per una volta, un progresso che, se usato correttamente, può aiutare realmente l’informazione medico-scientifica.

Come prevenire la perdita dell’udito: dal lavoro ai concerti

L’udito è uno dei 5 sensi, utile a comunicare, attivare i riflessi, stimolare le nostre emozioni e mettere in guardia dai pericoli.

L’orecchio interno non solo permette di percepire le frequenze, che altro non sono che i suoni, ma è necessario per orientarsi nello spazio.

I danni uditivi derivanti dall’eccessiva esposizione al rumore sono più diffusi di quanto comunemente si pensi, con l’acufene che rappresenta una conseguenza piuttosto frequente.

Si tratta di un disturbo soggettivo caratterizzato principalmente da un fischio continuo nelle orecchie, spesso irreversibile.

Altri danni possono essere abbastanza gravi da richiedere l’utilizzo di apparecchi acustici ad hoc. Ad esempio l’ipoacusia, ovvero la perdita progressiva dell’udito, è irreversibile, inizia ad alte frequenze e si nota solo dopo decenni.

Un danno uditivo si manifesta intorno ai 60 o 70 anni: ecco perché è importante prevenire fin da subito.

Se le cause principali sono l’inquinamento acustico e l’ascolto di musica con auricolare a volume troppo elevato, anche i concerti o la discoteca rappresentano un rischio, come d’altro canto i lavori che richiedono l’uso di macchinari rumorosi.

Almeno con frequenza annuale, specialmente se si è sovraesposti ai rumori, è consigliata una visita di controllo a partire dai 40 anni.

In questo articolo esamineremo due diverse situazioni in cui sono richieste pratiche di prevenzione: sul luogo di lavoro e ad un concerto.

Come prevenire la perdita uditiva durante il lavoro

L’esposizione continua a forti rumori in ambiente lavorativo può provocare effetti negativi sulla salute.

Rumori forti, come prove dei motori a scoppio o a reazione, taglio e lavorazione di specifici materiali e tranciatura di metalli sono attività, senza le giuste precauzioni, che possono portare alla perdita parziale o totale dell’udito.

Vi sono vari metodi per prevenire il danno acustico, come l’utilizzo di caschi o cuffie antirumore. Quest’ultime sono ampiamente utilizzate.

Come accennato in precedenza, fare visite periodiche è il primo metodo di prevenzione, ma ogni datore di lavoro è obbligato per legge a effettuare controlli periodici utili a valutare il rischio dell’ambiente lavorativo.

Come prevenire la perdita di udito quando ci si diverte: i concerti

È importante considerare che la causa più comune di sordità è il rumore, e per alcune persone le conseguenze possono essere serie.

I forum online sono pieni di testimonianze di persone che lamentano perdita di udito o acufeni dopo anni di frequentazione di concerti senza protezioni auricolari.

Disturbi di questo tipo possono verificarsi quando ci si espone a suoni o rumori particolarmente elevati per un lungo periodo di tempo, come durante festival musicali o concerti.

Spesso, questa mancanza di precauzioni può essere attribuita a una momentanea distrazione o a una sottovalutazione del rischio.

Tuttavia, è fondamentale considerare che il volume dei concerti normalmente si colloca tra i 100 e i 120 decibel, e l’insorgere delle patologie può verificarsi già a 110 decibel dopo soli due minuti di esposizione.

Andare ai concerti con i tappi auricolari, ad esempio, dovrebbe essere considerato una pratica normale, assimilabile all’uso del casco in moto.