giovedì, 18 Dicembre 2025

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Intolleranza al lattosio: come riconoscerla?

credits photo: vomeromagazine.net

Con il termine “intolleranza alimentare” si intende un malessere cronico che si verifica in seguito all’ingestione di taluni alimenti. L’intolleranza al lattosio è causata dalla carenza della lattasi (enzima che ha la funzione di digerire il lattosio) e, insieme alla celiachia, è l’intolleranza più diffusa.

Sintomi

Quando l’organismo non è in grado di digerire il lattosio, sono presenti dei segnali da non sottovalutare. I sintomi più evidenti interessano l’apparato gastrointestinale: crampi addominali, gonfiore frequente, tensione a livello intestinale, aumento anomalo della peristalsi intestinale, meteorismo, diarrea abbondante quando si assumono latticini, e flatulenza. Spesso si ha l’esigenza di dover correre in bagno per evacuare, dopo aver ingerito alimenti contenenti il lattosio. Questi sintomi dovrebbero indurre coloro che li accusano ad approfondire l’indagine sulla possibile presenza di una intolleranza.



Dieta da seguire

L’intolleranza al lattosio non è una malattia, per questo motivo, non può essere curata con una terapia. L’unica soluzione per contrastare il problema e per prevenirne gli effetti indesiderati è prestare maggior attenzione all’alimentazione.
Bisogna innanzitutto eliminare la fonte del problema: il lattosio. Seguire un regime alimentare a ridotto contenuto di lattosio è il primo passo per diminuire gran parte dei sintomi. Il consiglio è di ridurlo o cancellarlo progressivamente dalla dieta, cominciando ad evitare i cibi che maggiormente lo contengono, come il latte, i formaggi freschi e lo yogurt.

Eliminare gli alimenti causa dell’intolleranza dalla nostra dieta quotidiana non significa rinunciare per sempre a loro, ma, modificare la nostra alimentazione in base alle nostre esigenze. Infatti, per non rinunciare definitamente al latte e ai suoi derivati, è possibile sostituire i cibi tradizionali con dei validi sostituti disponibili in commercio privi di lattosio, dedicati appositamente ai soggetti intolleranti.


Cancro: tassa di un centesimo sulle sigarette per finanziarne la ricerca

L’idea è quella di introdurre una nuova tassa: un centesimo in più su ogni sigaretta per finanziare la ricerca sul cancro. Proposta già resa nota, qualche settimana fa, dall’Aiom (Associazione italiana di oncologia medica), per cercare di coprire le spese dei farmaci oncologici più innovativi.

Adesso a parlarne è stato proprio il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ospite ad un Convegno organizzato da Federanziani tenutosi a Roma, che ha dichiarato: È una possibilità da prendere in considerazione. Ma si tratta di un argomento che va condiviso e comunicato con efficacia altrimenti rischia di essere rifiutato e visto solo come una nuova tassa”.
Il motivo principale di questa richiesta è che, in Italia, abbiamo bisogno di più soldi per la ricerca, perché i dati sono allarmanti: ogni ora vengono diagnosticati più di 40 nuovi casi di cancro (solo nel 2015, 363.300) .

“L’innovazione in oncologia ha permesso però di fornire le prime risposte. Negli ultimi anni le guarigioni sono aumentate del 18% per gli uomini, e del 10% per le donne, e la ricerca scientifica ha reso disponibili armi sempre più efficaci come l’immuno-oncologia e le terapie target personalizzate, che potrebbero consentire di cronicizzare diverse malattie neoplastiche anche molto aggressive e in fase avanzata. Ma questi primi risultati rischiano di essere effimeri senza un impegno concreto nel finanziare l’acquisto dei nuovi farmaci innovativi”, spiega Federenziani. Continuando: “La nostra proposta è chiara: un centesimo in più per ogni sigaretta venduta. D’altronde i numeri sono impressionanti: 10.900.000 sono i fumatori in Italia oggi; 140.000 le sigarette fumate ogni 24 ore; 41.000 i nuovi casi di tumore al polmone nel 2015 ma soprattutto si deve ricordare che lo Stato ricava circa 11 miliardi di euro dalle accise del tabacco e impiega queste risorse in vario modo tranne quello che curarne gli effetti quando ne basterebbe una piccolissima parte, anche solo il 5%, per garantire pieno accesso a tutti i malati ai tanti farmaci in arrivo sul mercato”.

In seguito a queste parole la richiesta ufficiale al Premier Matteo Renzi, al Ministro della Salute Beatrice Lorenzin e al Ministro dell’Economia Piercarlo Padoan, di impegnarsi entro il 2016 a istituire un fondo nazionale per l’oncologia finanziato con un centesimo in più per ogni sigaretta, per un totale di 720 milioni di euro l’anno.


“Il fondo è la risposta politica alla sfida del secolo: curare i malati di cancro, dando nuove opportunità di vita, garantendo nuove speranze e diventando il Paese più in salute del mondo”, conclude il presidente Senior Italia Federanziani, Roberto Messina.

Al termine del Convegno è stata avviata una petizione, con annessa raccolta di firme, per rendere concreta questa valida iniziativa, con la speranza che sta volta non siano solo parole.

La black list degli oggetti pericolosi fatta dai medici del Pronto Soccorso

Fonte: cinquequotidiano.it

Ogni giorno i medici del pronto soccorso hanno a che fare con episodi a dir poco spiacevoli, tanto che la domanda sorge spontanea: quali oggetti sono così pericolosi da non volerli nelle loro abitazioni? Prima di rispondere a questa domanda è necessario sottolineare che la presenza di un bambino in casa può far diventare qualsiasi oggetto di uso quotidiano un pericolo ma alcuni più di altri sono maggiormente pericolosi.

Specialmente con i bambini al di sotto dei tre anni è necessario avere sempre massima attenzione per ciò che li circonda. In età pediatrica gli incidenti sono molto frequenti e variano per tipo e per frequenza in rapporto ai diversi ambienti in cui viene in contatto. La casa, in quanto piena di oggetti, è un luogo inaspettatamente ricco di pericoli, tra i quali troviamo: le pastiglie detergenti, frullatori ad immersione, televisione a schermo piatto, detersivo sray e i farmaci.

Andando a rispondere alla domanda posta in precedenza vi sono otto oggetti che risultano più pericolosi di altri, ecco quali sono:

I tappeti elastici per bambini

Il Dottor Ferdinando Mirarchi, capo del reparto di Medicina d’Urgenza dell’University of Pittsburgh Medical Center, afferma che troppe volte i medici hanno curato danni provenienti dall’uso di tali tappeti, in quanto la rete che li circonda non costituiscono una protezione totale, anzi al contrario oltrepassandola i bimbi possono incorrere in fratture, femori rotti e così via.

Le pile a bottone

Il Dottor David J. Mathison, pediatra in pronto soccorso e direttore medico dell’area Atlantica centrale, sostiene che le pile a bottone sono presenti sempre più in molti oggetti di uso quotidiano, come ad esempio nei telecomandi delle auto, ed esse possono essere veramente dannose per i bambini. Il rischio non si esaurisce nel pericolo che possa rimanere bloccata nell’esofago ma si complica in quanto l’acido della batteria potrebbe essere assorbito dalle pareti dell’esofago causando un’invalidità permanente.

Le piscine

La Dottoressa Dara Kass, assistente universitario presso il Dipartimento di Medicina d’Urgenza Ronald O. Perelman del NYU Langone Medical Center, afferma che esse richiedono un’estrema attenzione in quanto sono fonte di curiosità e richiamo per i più piccoli, il pericolo sussiste anche per i bimbi che sanno nuotare in qunato purtroppo può capitare che accidentalmente un bimbo cade in acqua. L’annegamento è un fenomeno silenzioso e veloce e ciò spinge tali medici a non volere una piscina tra le mura di casa propria.

Le idropulitrici e le scale estensibili

Il Dottor Seth Podolsky, vice presidente del Cleveland Clinic Emergency Medicine Institute, dichiara che questi sono due oggetti che spesso capita di lasciare in giro, cosa da non fare assolutamente. Raccontano i medici che spesso hanno a che fare con bimbi che hanno subito un trauma cadendo da una scala e per questo riportano gravi lesioni. L’idropulitrice invece può provocare profonde lacerazioni e lesioni a causa dell’intenso flusso d’acqua.

Le armi

La Dottoressa Amy Baxter, pediatra di pronto soccorso presso lo Scottish Rite Healthcare di Atlanta, sostiene che le armi tenute a casa se da una parte danno l’opportunità di potersi proteggere dall’altra sono rischiosissime in quanto ha assistito troppe volte a degli incidenti i cui coinvolti sono bambini e adolescenti. Per questo motivo non permette ai propri figli di frequentare case di amici in cui sa che ci sono armi.

Le zuppe con noodles

Il Dottor David J. Mathison è contro i noodles o zuppe simili poiché sono contenute in recipienti di polistirolo le quali raggiungono temperature altissime se riscaldate al forno a microonde. Infatti esse rappresentano la causa più comune di ustioni tra i bambini e i neonati che assiste. Ciò succede perchè magari i genitori hanno dimenticato di riporre tali cibi lontano dalla portata dei bambini, dunque sarebbe meglio evitare.

I vecchi antidolorifici

Il Dottor Ferdinando Mirarchi ricorda che quando le medicine non servono più sarebbe meglio buttarle, piuttosto che conservarle in particolari narcotici analgesici. Questo succede perché spesso si ha paura di non ottenere nuovamente la ricetta per poterli riacquistare. Il medico spiega che troppe volte ha assistito bambini in overdose per aver assunto farmaci contenenti idrocodone e ossicodone.

I seggiolini ad altezza tavolo

IlDottor Brian Fort, personale di emergenza presso il DuPage Hospital Central, stima che più della metà dei ricoveri che riguardano i bambino di età inferiore ad un anno sono riconducibili alle cadute. Un seggiolone del genere può essere pericoloso in quanto i bambini possono facilmente fare leva con i piedi spingendo il seggiolone all’indietro. Una caduta da circa un metro può nella peggiore delle ipotesi creare una frattura al cranio.

Smettere di fumare: cosa accade al nostro corpo dopo l’ultima sigaretta

Credits photo: Smetteredifumareoggi.it

Che il fumo nuoccia gravemente alla salute, lo sanno bene tutti, anche i fumatori incalliti. Ma, questa realtà, non è sufficiente per spingere a dire addio definitivamente alla sigaretta.
Cerchiamo di capire cosa accade al nostro corpo quando decidiamo di dirle addio. L’arco di tempo preso in considerazione dagli studiosi va dai primi 20 minuti dopo aver fumato la sigaretta ai 15 anni successivi.

Dopo 20 minuti

Si abbassa la pressione arteriosa e rallentano le pulsazioni; mentre, le mani e i piedi iniziano a riscaldarsi perché aumenta nuovamente la circolazione.

Dopo 8 ore

Calano i livelli di monossido di carbonio nel sangue e, si alzano quelli dell’ossigeno.

Dopo 24 ore

Diminuisce il rischio di essere colpiti da un attacco cardiaco.

Dopo 48 ore

Ricrescono le terminazioni nervose, migliorando di conseguenza i sensi dell’olfatto e del gusto.

Dopo 72 ore

I bronchi si rilassano, il respiro migliora perché aumenta la capacità polmonare.

Dalle 2 settimane ai 3 mesi dopo

La circolazione migliora notevolmente, allo stesso modo le funzioni respiratorie e la resistenza. Fare attività fisica o semplicemente camminare diventa sempre meno faticoso.

Da 3 a 9 mesi dopo

L’affaticamento diminuisce sempre più, perché aumenta il livello generale di energia. Il respiro corto e altri sintomi come la tosse e la congestione nasale sono quasi scomparsi. I polmoni sono più puliti e il grado di sviluppare infezioni è minore.

Dopo un anno

Il rischio di sviluppare malattie cardiache si dimezza rispetto a quando si fumava.

Dopo 5 anni

Il rischio di essere colpiti da ictus è alla pari di quello che corre un non fumatore. Si dimezzano le possibilità di essere colpiti dal cancro alla gola, alla bocca, all’esofago e alla vescica. Per le donne, invece, il rischio di essere colpite dal cancro dell’utero è identico a quello delle non fumatrici.

Dopo 10 anni

Il rischio di essere colpiti dal cancro ai polmoni si dimezza rispetto a quando si fumava abitualmente. Anche il rischio di sviluppare un cancro al pancreas è lo stesso che corrono i non fumatori. Inoltre, le cellule precancerose vengono rimpiazzate.

Dopo 15 anni

La mortalità da tumore polmonare scende a 12 per centomila, che rappresenta la normalità; praticamente il rischio di morire a causa di un tumore ai polmoni, è paragonabile a quello di una persona che non ha mai fumato. Il rischio di soffrire di malattie cardiache è quasi paragonabile a quello che corrono i non fumatori. Anche le probabilità di morire sono quasi le stesse.

Insomma, i benefici sulla salute sono notevoli. Ma per sperimentare i reali effetti positivi, bisogna provarli e viverli direttamente sulla propria pelle.