domenica, 21 Dicembre 2025

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Fare il ‘pisolino’ è salutare

Stando alle parole di Manolis Kallistratos, cardiologo greco all’Asklepieion Voula General Hospital di Atene, non c’è niente di meglio di un pisolino al giorno per prendersi cura di sé. La sua nuova ricerca, presentata alla conferenza dell’European Society of Cardiology di quest’anno, infatti, appoggia in via definitiva chi non riesce a privarsi dell’abitudine di schiacciare il classico pisolino dopo pranzo: secondo l’autore dello studio, addormentarsi a metà giornata per circa un’ora aiuterebbe a monitorare i livelli della pressione e a mantenere ‘pulite’ arterie e cuore.

Durante la ricerca, gli esperti hanno tenuto sotto controllo gli effetti dei pisolini sui livelli di pressione arteriosa di 368 pazienti ipertensivi, di un’età media di 61 anni all’incirca. Dallo studio è emerso che i livelli medi di pressione di quanti avevano l’abitudine di addormentarsi erano inferiori del 5% rispetto a quelli di chi non l’aveva mai fatto. “Nonostante sembri un’inezia – dice l’autore della ricerca – anche un abbassamento di soltanto 2 mmHg di pressione sistolica può arrivare a ridurre del 10% il rischio di soffrire di disturbi cardiovascolari, di andare incontro ad infarto o ictus“.

Nonostante il poeta William Blake fosse convinto che bisognasse pensare al mattino, agire a mezzogiorno, mangiare la sera e dormire la notte, i pisolini a metà giornata sembrano avere davvero dei benefici. Due importanti politici inglesi erano grandi fan del pisolino. Winston Churchill diceva sempre che bisogna dormire un po’ tra il pranzo e la cena. Mentre Margaret Thatcher non voleva essere disturbata intorno alle 3 del pomeriggio. Secondo la nostra ricerca, entrambi avevano ragione: il pisolino a metà giornata riesce ad abbassare la pressione, agendo come un antipertensivo naturale“, ha proseguito il Dottor Kallistratos.

Salutare, certo, ma solo se dura almeno un’ora, sostengono gli studiosi: un lasso di tempo che non tutti, però, riescono a ritagliarsi, come anche il professore ha notato. “Il sonnellino ai giorni nostri è un privilegio di pochi, a causa della giornata lavorativa che in genere va dalle 9 di mattina alle 5 del pomeriggio“.

I cellulari possono essere causa di tumori?

Credit: medicinaesteticaonline.net

Il tema del cancro causato dagli apparecchi tecnologici è tornato a calcare con un certo ritmo le testate dei giornali più conosciuti.

Esperti, di contro, sostengono che non ci sia relazione alcuna tra i telefonini e la malattia e che il clamore avanzato sia solo una dubbia relazione che voci hanno voluto forzare.

La tecnologia, nelle ultime due decadi, ha cambiato faccia diverse volte, portandoci ad utilizzare i mezzi sui quali siamo soliti compiere tutte le azioni che, apparentemente, sono indispensabili per la buona riuscita della nostra sopravvivenza.
I ricercatori così, sulla base di questa simbiosi venutasi a creare negli ultimi tempi tra uomo e macchina, hanno deciso di avanzare alcune ricerche sugli effetti che gli apparecchi wireless hanno sulle persone e i particolare sul loro organismo.

Il tema è stato poi abbracciato dalla dottoressa Devra Davis, interessata ad approfondire le cause e gli effetti legati a questi due mondi. L’esperta di epidemiologia ha evidenziato il caso di una donna che ha scoperto di avere un tumore al seno a forma di telefono cellulare, dopo averlo portato per diverso tempo all’interno del reggiseno, sostenendo però che si trattasse di un caso singolo; non molto diverso dal caso di un uomo morto a causa di un panino con la pancetta.

Il parallelismo è stato scelto dalla Davis per dimostrare che le variabili terrestri sono infinite e ci sarà sempre qualcuno a cui è successo qualcosa al di fuori dell’ordinario, ma non per questo tutti dovranno smettere di mangiare sandwich al bacon o di uscire di casa per paura di essere investiti da una folle al volante.

Altri esperti del campo hanno dichiarato, sulla stessa scia di pensiero, che non ci sono prove che i campi magnetici provocati dai nostri apparecchi acustici possano causare tumori e che i casi comprovati siano solo peculiarità all’interno del sistema.

Analizzando lo spettro elettromagnetico, la dottoressa ha confermato che le radiazioni ionizzanti, come i raggi x, possono provocare malattie mortali quali il cancro, ma è utile sapere che noi siamo sottoposti regolarmente a radiazioni elettriche generali e che lo spettro varia da radiazioni meno potenti a quelle più forti. Nel mezzo dello spettro dimorano le radiazioni non ionizzanti, quali quelle provenienti dalla Tv o dai telefoni che altro non sono che le onde radio.

Nonostante tutto, per privilegio del dubbio e della salute mondiale, le ricerche sulla salute dell’uomo legata ai nostri apparecchi continuano, a dimostrazione anche dell’impatto sul funzionamento delle nostre attività cerebrali o su altre malattie come l’Alzheimer.

Infarto: i segnali che possono salvarci la vita (VIDEO)

credits photo: il-corpoumano.it

In Europa si registrano oltre 4 milioni di decessi ogni anno, dovuti a malattie cardiovascolari, tra le quali l’infarto cardiaco.
Quasi la metà si verificano prima dei 75 anni di vita, e le donne ne sono più colpite degli uomini.

Circa il 50% dei pazienti colpiti da infarto, muore prima di arrivare al Pronto Soccorso.
Questi dati sono davvero allarmanti ma, imparare a riconoscerne i sintomi può salvarci la vita.

Cos’è in realtà? E quali sono i segnali che ci aiutano a riconoscerlo?
Per infarto si intende la necrosi di un tessuto in seguito ad una mancanza di afflusso sanguigno.
Spesso, è inteso come quello cardiaco, essendo quello più frequente, ma può avvenire in vari organi.
Le forme cliniche più frequenti colpiscono:
* il miocardio (cuore);
* il cervello;
* l’intestino;
* i polmoni.

Se l’infarto colpisce solo una zona limitata del cuore, le conseguenze non sono gravi. Se la lesione del muscolo cardiaco è molto estesa, può provocare un’invalidità o la morte.

Sintomi

L’infarto cardiaco non sempre arriva all’improvviso, è quindi fondamentale conoscere i sintomi che lo precedono.

Secondo uno studio condotto dall’Università di Harvad, solo il 25% degli infarti avviene all’improvviso, il restante 75% è preceduto da sintomi più o meno variabili.

Ecco quelli più frequenti:
* dolore al centro del petto, o leggermente spostato a sinistra;
* tosse persistente;
* stanchezza;
* nausea;
* dolore alle braccia, spesso il braccio sinistro, che può estendersi al collo, alla mascella e alle spalle;
* tachicardia;
* sudorazione fredda;
* gonfiore agli arti inferiori;
* difficoltà respiratorie.

Questi sintomi singolarmente possono essere causati anche da altre patologie meno gravi; ma se ne riscontrate più di uno, specialmente se accompagnato dal dolore al petto, potrebbe trattarsi di un infarto.

Prevenzione

È possibile ridurre le probabilità di andare incontro ad un infarto, seguendo pochi e semplici consigli:
* attenzione ai farmaci, alcuni aumentano il rischio di infarto;
* controllate che la pressione sanguigna sia nella norma
* tenete sotto controllo i valori del colesterolo cattivo, LDL;
* alimentazione corretta, povera di grassi;
* esercizio fisico, leggero ma regolare;
* mantenere il peso forma;
* evitate il fumo, anche quello passivo;
* evitate le situazioni di stress.

Se riscontrate i sintomi di un infarto, essere tempestivi può evitare il peggio.
Un minuto può valere una vita.

Lombardia: sì alla cannabis terapeutica

Credits: www.cannabis.brucofalla.com

Dalla Regione Lombardia è stato dato il via libera per l’utilizzo della cannabis a scopo terapeutico, andando così a raggiungere le altre dieci regioni italiane -tra le quali Abruzzo, Emilia Romagna, Liguria, Toscana, Sicilia e Veneto- che in questa materia si sono già rese attive da diversi mesi, oltre ad aver emanato delle leggi regionali su misura.

L’indicazione su questo nuovo obiettivo si trova nelle Regole di sistema, ovvero l’insieme di norme emanate dalla Lombardia per il problema sanitario nel 2016. Quest’indicazione, in particolare, accoglie un decreto del ministero della Salute dello scorso anno: in esso si individuano cinque tipi di patologie per le quali i farmaci contenenti i principi attivi della marijuana potranno essere usati a scopo terapeutico. Importante il fatto che i pazienti non dovranno pagare alcuna quota, il tutto verrà rimborsato dal servizio sanitario regionale.

Ma quali sono le patologie indicate nel decreto? La cannabis potrà essere usata per curare più di 80 mila persone che in Lombardia soffrono di dolore cronico e spasmi. In particolare, le cure sono permesse a chi è soggetto alla sclerosi multipla e a chi da lesioni al midollo spinale, oltre che per l’anoressia e la sindrome di Tourette, che causa movimenti involontari. Ma non è tutto: la cannabis potrà essere anche un’alleata ai pazienti che si sottopongono a chemioterapia, radioterapie e terapie per l’Hiv, ma che purtroppo non sono più in grado di combattere i loro effetti collaterali con normali farmaci.

Perché tutto questo inizi, però, bisognerà attendere la “disponibilità del prodotto da parte del ministero della Salute alle Regioni“, o meglio, quando arriverà il primo carico di marijuana prodotto dal ministero: il decreto, infatti, stabilisce che la cannabis terapeutica sia prodotta a Firenze. Il progetto prevede la coltivazione di 100 chili di cannabis da parte dell’Istituto farmaceutico militare e non più l’importazione dall’estero, in particolare dall’Olanda. Tutto ciò permetterà di abbassare i prezzi e far partire i rimborsi.

Per quanto riguarda la Lombardia, poi, la ricetta del medico -che non avrà il nome del paziente per ragioni di privacy- farà sì che chi si sottoporrà a questa cura possa accederci solo in ospedale, ma senza pagare nessuna quota. Al contrario, le cure a domicilio, che avranno un maggior numero di restrizioni, rimarranno a pagamento, almeno per ora.