sabato, 20 Dicembre 2025

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Dementia, bere champagne aiuta a prevenirla

Credits photo: depts.washington.edu

Bere qualche bicchiere di champagne ogni giorno può aiutare a prevenire la dementia, o Alzheimer: è quanto dimostrato da una ricerca della rinomata Università di Reading, in Inghilterra, due anni fa.

Lo studio, pubblicato sulla rivista Antioxidants and Redox Signaling si basa su un esperimento compiuto su un campione di ratti ai quali sono stati iniettati piccole quantità di bollicine per analizzarne la reazione. I risultati hanno dimostrato che il loro livello di memoria migliorava se avevano nel loro organismo un particolare tipo di sostanza: l’acido fenolico, un antiossidante che si trova nell’uva.

Questa ha infatti aiutato i topi impiegati nella ricerca a migliorare significativamente la loro memoria spaziale e ricordare dove avevano posto il loro cibo, semplicemente aggiungendo lo champagne nella loro dieta per un periodo di 6 settimane.

Per quanto riguarda l’uomo, invece, gli stessi ricercatori hanno affermato che occorrono 3 anni perché l’organismo possa recepire positivamente gli effetti dello champagne e combattere quindi l’azione nociva dei radicali liberi e l’ossidazione del corpo, che inizia a svilupparsi intorno ai 40 anni.

Ma bere vino, fortunatamente per chi non amasse questo particolare tipo di alcol o avesse problemi di dipendenza, non è l’unico modo per prevenire l’Alzheimer. Le ricerche condotte sugli esseri umani dimostrano che a ridurre il rischio sono anche uno stile di vita salutare caratterizzato dal regolare esercizio fisico, una dieta alimentare sana, in cui è importante assumere anche la vitamina E, e ultimi ma non per importanza, l’uso di videogiochi e il canto.

Svolgere attività fisica dopo i 40 anni è davvero importante per vari motivi: non solo perché evita il rischio di incorrere in malattie cardiovascolari, obesità od ossidazione dei muscoli dettata da uno stile di vita sedentario, ma anche perché aiuta ad abbattere o rimandare lo sviluppo di forme di dementia. Secondo l’Università di Cardiff, l’incidenza positiva dell’esercizio fisico regolare raggiunge una percentuale del 60%.

Se poi si abbina anche un’alimentazione sana e ricca di vitamina E, le probabilità di perdere in maniera precoce la memoria, si assottigliano. Questa particolare vitamina si trova in oli vegetali, tra cui quello di oliva e di girasole, nella frutta secca, nell’avocado e, in misura minore, nella soia e in alcuni prodotti di origine animale quale il latte di mucca, e agisce come antiossidante rallentando l’invecchiamento delle cellule e allontanando il rischio di dementia.

Stesso effetto viene prodotto dal canto. Uno studio statunitense ha analizzato un gruppo di anziani di una casa di riposo per un periodo di 4 mesi, differenziando chi partecipava attivamente al coro musicale all’incirca 3 volte alla settimana, da chi ascoltava semplicemente. Gli esiti dei test somministrati ai primi erano decisamente migliori rispetto a quelli di chi assisteva alle esibizioni.

Giocare con i videogiochi, invece, secondo quanto emerso dalla ricerca dell’University College of London, aiuta a mantenere attive le funzioni del cervello e migliorare sia l’apprendimento verbale sia il ragionamento anche oltre i 50 anni di età.

In conclusione, le abilità cognitive hanno bisogno di un impegno regolare sia dal punto di vista fisico che alimentare e infine mentale. Questi consigli, seguiti senza eccessi e previo consulto medico, possono aiutare l’anziano a prevenire la dementia ed assicurarsi una piena consapevolezza per un arco di tempo più lungo.

Celebrità e malattie mentali: le loro storie (FOTO)

Credits: fanpop.com

Per qualsiasi persona è difficile parlare con gli altri dei propri problemi, sopratutto personali, ma ci sono delle volte in cui qualcuno rompe il ghiaccio per poter aiutare gli altri. Un americano su cinque soffre di malattie mentali e anche le celebrità, che ai nostri occhi esterni sembrano perfetti, hanno o hanno avuto disturbi del genere. Tra loro c’è chi ha ammesso di essere depresso, chi bulimico, ma in ogni caso ha deciso di sua spontanea volontà di farsi aiutare e di offrire la propria assistenza a coloro che soffrivano della stessa malattia mentale.

Solo attraverso le loro coraggiose parole e le loro emozionanti storie hanno dato un po’ di speranza a chi aveva paura di affrontare la realtà.

Ellen DeGeneres: depressione

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Amatissima dagli americani grazie alla sua spiccata ironia, la conduttrice Ellen DeGeneres ha ammesso di aver sofferto di depressione dopo il suo coming out. “Tutte le mie paure sono diventate realtà. Ho perso il mio show, sono stata attaccata. Sono passata dal far soldi a non guadagnare nulla. Sono andata via da quello studio dove ho lavorato duramente per cinque anni, sapendo che sono stata trattata con disprezzo perché ero gay. Sono caduta in una profonda depressione.”

Leonardo DiCaprio: disturbo ossessivo compulsivo

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Da piccolo, Leonardo DiCaprio ha lottato con il suo disturbo ossessivo compulsivo, che si è ripresentato girando il film “The Aviator”. “Ricordo quando la mia truccatrice e la mia assistente dovevano portarmi sul set e dicevano: ‘Oddio ci vorranno 10 minuti per portarlo fuori perché dovrà andare avanti e indietro, toccare una cosa e ricominciare in continuazione. Mi faceva uscire fuori di testa tutte le volte ed è durato per qualche mese. Ancora oggi ogni tanto ricompare.”

Hayden Panettiere: depressione post partum

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“Molte persone non capiscono e dicono che non sia reale, che è solo qualcosa nella tua testa. Che sono gli ormoni, ma non è così”, ha dichiarato Hayden Panettiere, l’attrice della serie tv “Nashville”. Le donne hanno bisogno di molto supporto e aiuto per affrontare la depressione post partum.

Gwyneth Paltrow: depressione post partum

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Come Hayden Panettiere, anche Gwyneth Paltrow ha sofferto di depressione post partum in seguito alla sua seconda gravidanza: “È stato terribile, l’esatto opposto di quanto accaduto con Apple. Ho pensato di essere una madre terribile.”

J.K. Rowling: depressione

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Perfino la ‘mamma’ di Harry Potter ha ammesso di soffrire di disturbi mentali. “Non mi sono mai vergognata del mio lungo periodo di depressione. Cosa c’è da vergognarsi? Ho trascorso un periodo molto duro, ma sono molto orgogliosa di me stessa per essere riuscita a superarlo.”

Jared Padalecki: depressione

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La star di “Supernatural” ha sofferto di depressione a 25 anni. “Avevo uno show, dei cani che mi adoravano e tanti amici. I fans mi ammiravano ed ero felice del mio lavoro, eppure c’era qualcosa che non andava.” Spesso la depressione non colpisce coloro che non riescono a trovare un proprio posto nella società, ma è qualcosa di molto più profondo.

Brad Pitt: depressione

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I Brangelina sono una coppia unita anche nella malattia: entrambi hanno sofferto di depressione. Su questa malattia, Brad Pitt ha confessato: “Ho sempre dovuto conviverci. Non in questo decennio, forse in quello prima. Tornavo a casa e non vedevo l’ora di nascondermi nel letto. Non riuscivo ad uscire di casa.”

Carrie Fisher: disturbo bipolare

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La Principessa Leila di Star Wars ha ammesso di aver sofferto di disturbo bipolare. “A volte non vuoi essere quella persona. Non vuoi tenere in ostaggio gli altri, ma io non avevo scelto. Quando la malattia diventa forte, mi sembra di volare e smetto di connettere. Le mia frasi non hanno senso, non collaboro, non riesco a dormire e non sono affidabile.”

Elton John: bulimia

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Il baronetto della canzone inglese ha sofferto di bulimia, ma ne è uscito vincitore. “Appena dicevo di aver bisogno di aiuto, mi sentivo già meglio. Era un sollievo essere in grado di chiedere supporto.”

Angelina Jolie: depressione

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La fragile Angelina Jolie racconta così la sua esperienza con la depressione: “Sentivo di dirigermi in un posto molto oscuro e non ero in grado di alzarmi la mattina. Così mi sono concentrata su qualcos’altro che mi ha spinto ad essere più attiva.”

Trovate che queste celebrità siano da prendere ad esempio?

Credits photos: boredpanda.com

I maggiori consumatori di alcol nel mondo

Credits photo: meteoweb.eu

Ci sono paesi in cui il consumo d’alcol supera quote di 10 litri pro capite per anno, altri in cui è decisamente inferiore. A fare una stima percentuale precisa per ogni stato del mondo è l’Organisation for Economic co-operation and development, che mette la Lituania al primo posto. Vediamo le statistiche nei dettagli.

Ogni anno il rapporto di giovani e adulti con l’alcol cambia radicalmente. I ragazzi iniziano ad assumerlo in età sempre più precoci e pochi ne conoscono i rischi. I dati raccolti dall’Oecd analizzano il consumo di chi ha dai 15 anni in sù in un arco di tempo di 12 mesi e arriva a contare sino ai 14.3 litri annuali nella sola Lituania.

Seguono nella graduatoria dei maggiori consumatori l’Estonia con 11.8 litri, la Repubblica Ceca con 11.5 e la Francia con 11.1. D’altra parte c’è anche chi vanta un range annuale positivo: questi sono paesi quali la Turchia, l’India e l’Israele dove i litri vanno da 1 a 3, l’Indonesia, la cui stima è 0 e ancora altre nazioni in cui il consumo è ridotto per ragioni morali e religiose.

Gli stati in cui si beve di più sono, invece, anche quelli in cui il fenomeno è legato ad abitudini culturali fossilizzatisi nel tempo. Secondo il sistema di informazioni lituano relativo all’assicurazione sanitaria obbligatoria, la Lituania ha mostrato un aumento dei casi di sindrome alcolica fetale a partire dal 2011. A questa è seguita la richiesta di un progetto di legge da parte della commissione Ue per mettere delle etichette di avviso sugli alcolici, illustrandone i principali danni.

La lotta per la diminuzione del consumo di alcol è attiva anche negli altri paesi, in cui sono in corso delle politiche di prevenzione, che aiutino le persone a comprendere la necessità della moderazione. Aspettative di vita elevate e buona salute sono determinate anche e sopratutto da uno stile di vita regolare e non eccessivo.

Melatonina: l’integratore per regolarizzare il sonno

Credit: my-personaltrainer.it

Dormire poco e male, svegliarsi nella notte o non riuscire ad addormentarsi. A tutti è successo almeno una volta nella vita. Quando questa condizione si protrae però si tratta di una vero e proprio disturbo, l’insonnia.

Sembra che in Italia 12 milioni di persone ogni notte debbano convivere con questo problema che spesso si tende a prendere sotto gamba. Ansia, stress, disturbi alla vista, demenza precoce, sovrappeso; questo è solo l’inizio di una lunga lista.
I problemi legati all’insonnia possono arrivare a condizionare la vita di un individuo.

Responsabile della regolarizzazione ritmo sonno-veglia è la melatonina, una sostanza prodotta dalla ghiandola pineale in assenza di luce. Spesso i disturbi sono dovuti da un’irregolare secrezione di questo ormone, ma la soluzione pare molto più semplice di quanto si possa immaginare.

Si è soliti pensare che l’insonnia sia curabile solo grazie a tranquillanti, sonniferi e cure farmacologiche;
in realtà basta ricorrere melatonina. La sostanza, che può essere assunta sotto forma di integratore, non è considerata un farmaco, in quanto è già prodotta dall’epifisi nel nostro organismo. Diversi studi non hanno rilevato effetti collaterali o da overdose dovuti all’assunzione di melatonina, presenti invece in gran parte degli altri ansiolitici. Quest’integratore non provoca lo stordimento e il calo di attenzione al risveglio tipici dei farmaci. E, infine, il sonno indotto dalla melatonina è molto simile come caratteristiche fisiologiche a quello che si registra in condizioni di normalità

L’insonnia è una patologia che non va presa sotto gamba. La melatonina sì, va bene, ma è meglio avere uno stile di vita regolare. Possiamo migliorare la situazione con piccoli accorgimenti: come svegliarsi presto al mattino, evitare di dormire durante il giorno ed andare a letto in un orario regolare. Ma anche fare attività fisica per mezz’ora durante il giorno e consumare una cena leggera, preferibilmente tre ore prima di addormentarsi.
Non usare il letto per altre attività oltre al sonno. Ma sopratutto evitare l’utilizzo di dispositivi elettronici nelle ore precedenti al sonno poiché la luce blu da questi emessi inibisce la produzione di melatonina.
Un’ottima soluzione è anche il vecchio “rimedio della nonna” del bagno caldo prima di andare a dormire che rilassa e distende i nervi.

Non risolvete un problema affidandovi subito ad un farmaco, per quanto questa possa sembrare la soluzione più facile. Trovare il proprio equilibrio e aiutarsi, se necessario, con un integratore è la chiave per una vita stabile e un sonno migliore.