venerdì, 17 Maggio 2024

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L’anima gemella? Una questione di DNA

Un nuovo sito d’incontri, SingIdOut.com, ha deciso di abbracciare la scienza esaminando il DNA dei propri utenti al fine di determinarne la compatibilità tramite specifici indicatori genetici. I gestori del sito inviano tramite posta ai propri iscritti dei kit appositi grazie ai quali il DNA può essere rilevato e rispedito al mittente. Le provette vengono poi mandate a un laboratorio dove si procede all’esame di due specifici marker genetici.

I marker genetici in questione sono il regolatore dell’assorbimento della serotonina, responsabile del modo in cui si affrontano le emozioni positive e negative, e un altro più legato al corredo genetico relativo al sistema immunitario. Nel giro di una settimana i risultati del test vengono pubblicati sul profilo dell’utente e possono essere raffrontati a quelli degli altri iscritti al sito. Stando alla ricerca condotta da Instant Chemistry, l’azienda produttrice del kit per rilevare il DNA, esiste un nesso molto forte tra le relazioni a lungo termine e la diversità genetica tra i partner al livello di serotonina e di sistema immunitario.

I test del DNA realizzati tramite il sito comprendono anche un esperimento realizzato in Svizzera, dove fu chiesto ai soggetti di sesso maschile di indossare la stessa maglietta per due notti consecutive. A quelli di sesso femminile, invece, fu chiesto di annusare le magliette senza conoscerne i proprietari e di esprimere un giudizio circa gli odori, dal più al meno piacevole. Ne emerse che le donne trovavano più piacevoli gli odori delle magliette che appartenevano a uomini dotati di sequenze genetiche diametralmente opposte alle proprie.

Tuttavia, il parere degli scienziati è che si tratti di qualcosa di molto parziale: c’è un’ampia serie di fattori ambientali che entrano in gioco nella selezione del partner e i marker analizzati da Instant Chemistry non sono che una minima parte di ciò che provoca attrazione al livello genetico.

Andare in vacanza: pro e contro

Non sempre rilassarsi è un’esperienza piacevole, anzi. Occorre, così, prendere in considerazione pregi e difetti dell’andare in vacanza: pro e contro, come in ogni circostanza, sono aspetti da valutare per non incappare in situazioni sgradevoli. Già viaggiare in aereo, per esempio, può provocare mal di denti inediti: a causa dei cambiamenti d’altitudine, delle sacche d’aria potrebbero restare intrappolate nelle otturazioni e nelle carie, provocando fastidi che però, in genere, passano dopo poche ore dall’atterraggio. E, se si è deboli di stomaco, i voli molto lunghi potrebbero causare un rallentamento della velocità alla quale il cibo si muove attraverso l’apparato digestivo, insieme con una certa disidratazione: tutto ciò finisce col generare costipazione.

Ancora, sebbene prima di partire si possa essere in piena salute, ci si potrebbe ritrovare raffreddati o influenzati non appena arrivati a destinazione. Uno studio olandese ha, infatti, rivelato che una persona su 30 tende ad ammalarsi – seppure presentando una sintomatologia variabile a seconda del soggetto – non appena smette di lavorare e si appresta a rilassarsi: si tratta del cosiddetto “disturbo da svago”. La spiegazione consisterebbe nel fatto che al lavoro il corpo produce incessantemente ormoni dello stress quali l’adrenalina, che aiuta a prevenire le infezioni proprio mentre ci si trova indaffarati nel disbrigo delle questioni quotidiane: così, non appena si comincia a rilassarsi, ci si ritrova più esposti ai virus. Del resto, il viaggio in sé costituisce una forma di stress. In vacanza l’accumulo di stress si traduce, allora, in un calo delle difese immunitarie che ci rende più vulnerabili: una condizione in cui è altamente sconsigliabile stare in prossimità di altre persone, così come accade in aeroplano, dove il contagio da raffreddore aumenta del 100%.

Il caldo, poi, può creare grossi problemi ai diabetici, che corrono un rischio maggiore di cali ipoglicemici: ciò accade perché, mentre l’organismo tende al raffreddamento, i vasi sanguigni si ingrossano e la pressione sanguigna andrebbe, pertanto, tenuta sotto controllo con maggiore attenzione. Inoltre, nonostante si pensi comunemente che aiutino a combattere i mal di testa, le vacanze, in realtà, possono favorire l’insorgere di emicranie. Il problema si potrebbe far risalire all’aumento della pressione sanguigna legata all’alta temperatura, che andrebbe a creare disturbi all’ipotalamo, la parte del cervello che rappresenta il nostro termostato naturale. Anche mal d’aria, mal d’auto e mal di mare potrebbero causare emicrania: in questi casi, la soluzione sta nella prevenzione. Per cui, se c’è posto a sedere in aereo, è raccomandabile accomodarsi nel punto più stabile, cioè all’altezza dell’ala; in nave, la postazione migliore è al centro, mentre in auto la più indicata è al seggiolino della parte anteriore dell’abitacolo. Un altro suggerimento è quello di tenere gli occhi chiusi il più possibile, dato che i malesseri da viaggio sono generalmente provocati dalla discordanza tra le informazioni captate al livello visivo e quelle percepite tramite l’udito.

Un altro disturbo riscontrabile in vacanza è la sonnolenza, per via del fatto che nella maggioranza di casi ognuno di noi soffre di carenza di sonno. Così, una volta rilassati, cerchiamo di recuperare: una tendenza cui si vanno ad aggiungere anche le conseguenze legate al caldo, ai pasti più pesanti, al consumo di alcol e all’ora più tarda a cui si va a dormire – posticipata proprio in virtù del fatto che si dorme nel pomeriggio. L’intero ciclo del sonno risulta, così, alterato. In più, se la vacanza la si trascorre al mare, ci si potrebbe ritrovare a dormire ancora meglio: difatti, l’aria di mare si caratterizza per un’alta concentrazione di ioni negativi di idrogeno, delle particelle che potenziano la nostra capacità di assorbire l’ossigeno e che favoriscono la produzione di serotonina, l’ormone della felicità.

Colmo dei colmi, molti studi hanno dimostrato che non conta quanto ci siamo divertiti durante le nostre vacanze: l’effetto tenderà a scomparire in meno di una settimana. Un vacanziere su tre afferma, infatti, che soltanto il pensiero di dover tornare al lavoro lo fa cadere in uno stato di depressione, pensiero che spesso ci fa concepire persino la partenza come qualcosa di insensato. Sarebbe, pertanto, preferibile concedersi – se possibile – un giorno di “recupero”, per riprendersi dalle vacanze, durante il quale non si cominci immediatamente a rispondere a tutte le e-mail. Un metodo, questo, che potrebbe risparmiarci l’ansia cui ci condanniamo da soli. L’unica cosa davvero importante da fare è disfare immediatamente i bagagli: niente di peggio di una valigia ancora nell’angolo della stanza a ricordo costante della fine della nostra vacanza.

Non possono esserci, ovviamente, soltanto lati negativi: come suggerisce una recente ricerca condotta presso le Università del Southampton e di Edimbugo, durante la quale 24 giovani sono stati esposti per venti minuti alla luce di lampade abbronzanti, stare al sole favorisce l’abbassamento della pressione sanguigna. Nei soggetti esaminati, la pressione diastolica (il più basso dei valori sanguigni quando il cuore si rilassa) ha mostrato una notevole diminuzione, persistita per per almeno mezzora dallo spegnimento delle lampade. Si crede, infatti, che i raggi ultravioletti sollecitino al livello epiteliale la produzione di un composto detto ossido nitrico, che induce al rilassamento i vasi sanguigni e, di conseguenza, a un abbassamento della pressione.

Inoltre, se si soffre di disturbi dermatologici come, per esempio, la psoriasi – che comporta desquamazioni su gomiti, ginocchia e cuoio capelluto -, in vacanza si può notare in questo senso un netto miglioramento. Esporsi ai raggi ultravioletti, difatti, riduce significativamente le infiammazioni della pelle: bastano semplicemente cinque minuti di esposizione (senza crema protettiva) per verificarne gli effetti. Ancora, la salsedine, presentando proprietà antisettiche, potrebbe aiutare a guarire da infezioni associate all’eczema – nonostante sia importante risciacquarsi dopo aver nuotato, idratare la pelle e applicarvi la crema protettiva: un effetto benefico derivante, con tutta probabilità, dall’alta concentrazione di sale e cloruro di potassio presente nell’acqua di mare, che favorisce la formazione di una barriera al di sopra della zona epidermica interessata, velocizzandone la guarigione.

Malati di cancro, aumentano le probabilità di sopravvivenza

Il cancro è oggi uno dei mali più diffusi e responsabili di morte. 7 individui su 10 ne soffrono, ma grazie all’evoluzione scientifica e ai grandi passi della medicina almeno 4 individui su 7 riescono a combatterlo e tornando a vivere liberi dalla mattia senza rischiare che questa vi si presenti di nuovo

I dati sono ottimistici e i ricercatori stanno lavorando sulla ricerca di nuovi farmaci che consentiranno la guarigione da tumori più gravi e mortali come quelli celebrali, al polmone e all’esofago.
Dal 1970 ad oggi la possibilità di sopravvivenza dai 5 ai 10 anni dopo aver diagnosticato un tumore è aumentata del 50% e, secondo i medici e i ricercatori, questa percentuale è destinata a crescere ad un 75% con il rispettivo aumento della sopravvivenza a lungo termine (oltre i 10 anni), vale a dire che ai tre quarti dei malati a cui è stato diagnosticato il cancro potrà vivere in libertà dalla malattia.

Tutta via però le probabilità di sopravvivenza variano enormemente tra i diversi tipi di cancro: mentre il 78% delle donne a cui è stato diagnosticato un tumore al seno avrà una possibilità di vita che va oltre i 10 anni, solo l’1% dei malati di tumore al pancreas e il 5% di dei pazienti affetti di cancro al polmone vivranno a lungo. Dal’altro canto però la possibilità di guarigione dal temibile tumore al polmone, considerato uno tra i più gravi, è aumentata dal 4% al 13% con il rispettivo aumento della sopravvivenza a 5 anni.

Per quanto riguarda il cancro alla prostata, la Francia gode del primato del 60% dei guariti; l’Italia, invece, si colloca tra le prime, con una media europea superiore al Belgio, Gran Bretagna, Scozia e Irlanda, in cui vi è stato un maggior numero di pazienti guariti dal tumore mammario con una media di sopravvivenza che va oltre i 5 anni, una notevole percentuale se consideriamo che fino ad alcuni anni fa era ritenuto un male incurabile e di conseguenza mortale; in contrapposizione con l’alta percentuale di sopravvivenza dei malati di tumore mammario (78%), successo dovuto ad una diagnosi precoce, ci sono i malati di tumore allo stomaco dove quest’ultimo rientra ancora nella categoria dei mali incurabili.

braccialetti rossi

Ottime notizie per quanto riguarda i cosiddetti tumori dei bambini e dei giovani, vale a dire leucemia acuta linfoide, linfoide non- Hodking e tumore al sistema nervoso centrale. Infatti è aumentata del 81%, con una media alta in tutta Europa, la possibilità di guarigione da queste malattie.

Ciò che non consente una guarigione dai tumori come pancreas, ovaie e stomaco è il fatto che questi cominciano a mostrare i sintomi della malattia quando si trovano già ad uno sviluppo avanzato e di conseguenza meno curabile.

I medici consigliano sempre di fare prevenzione e tenersi sotto osservazione soprattutto se in famiglia ci sono stati dei casi soggetti a questo tipo di malattie, inoltre consigliano di eseguire un’alimentazione equilibrata e di fare attività fisica, dato che nella maggior parte dei casi i tumori allo stomaco e al pancreas sono dovuti da un’alimentazione scorretta e ricca di grassi, e di ridurre il vizio di fumare (se non magari di smettere) onde evitare di riscontrare il tumore ai polmoni.

Stile di vita vegano? Ecco le regole per il sesso

Credit: lamedicinaestetica.com

Il XXI secolo è fatto di cambiamenti, cambiamenti inerenti alla cultura, alla società, alla moda e anche alla filosofia di vita.
Sta infatti avendo sempre più successo la filosofia vegan, che non siede solo a tavola, ma che giace anche sotto le coperte, cercando di abbracciare la natura in tutti i momenti della vita quotidiana.

Ma come si concilia la sessualità con l’essere vegani?

Esatto, anche il sesso deve rispondere a criteri della filosofia vegana, ad esempio contraccettivi, lubrificanti e sex toys non possono essere usati se testati sugli animali.

Partiamo proprio dai contraccettivi: molti profilattici sono il risultato di processi chimici che prevedono dei test sugli animali e la produzione di latex – il materiale più diffuso per i preservativi – non proprio amica dei vegani. Si devono, dunque, evitare condom di produzione vegetale e casereccia, anche perché non proteggono dal rischio di contrarre una malattia sessualmente trasmissibile.
Ci sono comunque molte aziende che producono profilattici vegan che, pur essendo in latex, non contengono additivi chimici. Il costo, però, è superiore a quello dei normali condom.

Profilattici aromatizzati pienamente cruelty-free anche durante le pratiche di sesso orale, per prevenire qualsiasi rischio di contagio anche in questo caso.

Anche per i contraccettivi orali, come ad esempio la pillola, serve un occhio di riguardo. È sempre il ginecologo a prescrivere la pillola, perché la relativa assunzione varia molto da donna a donna, in ogni caso, molte di quelle comunemente in uso prevedono test su cavie animali. In USA, per risolvere questo problema, si usa una barra contraccettiva sottocutanea che non prevede sostanze di origine animale. Si tratta della Ortho-Evra, che purtroppo è difficilmente reperibile in Italia.

Arriviamo ora ai sexy toys. Sono molte ormai le catene che producono “giocattoli del piacere” in pieno stile vegan: realizzati in materiale al 100% vegetale e senza estratti di petrolio – estremamente dannosi per l’ambiente.
Su internet ce ne sono tantissimi a tema, e recentemente ha aperto, a Berlino, il primo sexy shop completamente vegano, che, oltre all’attenzione ad animali e inquinamento, propone un’atmosfera tranquilla e serena, per contrastare la crescente e spudorata volgarità di tanti altri negozi sul genere.

[Credit: greenstyle.it]