domenica, 22 Dicembre 2024

La Serialist

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La Serialist parla con il lettore, in modo ironico, di serie tv in relazione alla società di oggi, per comprendere a fondo cosa vuol dire essere una telefilm dipendente.

Friends: i nostri coinquilini sono anche i nostri migliori amici? (LA SERIALIST)

Credits: NBC/NBCU Photo Bank via Getty Images

Ricordate l’episodio di Friends in cui Rachel e Monica persero una scommessa contro Joey e Chandler, e si trovarono a scambiare il proprio appartamento con i due ragazzi? Per le due fu un vero colpo, considerando che avevano un appartamento perfetto: spazioso, tipicamente femminile, dove ogni cosa stava al suo posto e attenti a non spostare neanche la poltroncina di qualche centimetro – Monica si sarebbe accorta di ogni minuzioso dettaglio.

Al contrario, l’appartamento di Joey e Chandler era un completo disastro: piccolo, la mitica poltrona Rosita, il pulcino e l’oca che si divertivano, e quel biliardo usato anche come tavola per mangiarci la pizza. Eppure avete notato come, nonostante i sei amici di Friends abbiano cambiato più volte gli appartamenti, siano comunque rimasti sempre degli ottimi coinquilini?

Immaginate di dover scegliere con chi condividere il proprio appartamento: con chi andreste a vivere? Le ragazze o i ragazzi? Qualunque sia l’esito, ecco i motivi per aiutarvi nella vostra futura convivenza.

Il cibo non si condivide?

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Se c’è una cosa che Joey Tribbiani in Friends ci ha insegnato è che lui non condivide il cibo. Con nessuno. Neanche se è a cena con una bella ragazza. E se lei provasse a mangiare qualcosa dal piatto di lui? In ogni caso, Joey sarebbe più veloce di voi ad afferrare l’ultimo pezzo di cibo, e non si sentirebbe neanche in colpa.

Decidete come arredare casa

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La casa è lo specchio dell’anima. Lo sanno bene Joey e Chandler che, dopo aver vinto la scommessa in quel famoso episodio di Friends, non esitano a mostrare allegramente alle ragazze i loro oggetti personali, come il cane di ceramica con le rotelle. Invece, Monica e Rachel scoprono quanto sia insoddisfacente abitare nell’appartamento dei ragazzi. Spazi stretti, pareti bianche, e per di più, c’è anche qualche topo nel cassetto della cucina. La peggiore esperienza della loro vita.

A volte scoppia la rissa

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Anche la convivenza tra ragazze può talvolta essere un incubo. Si litiga per come deve essere sistemato un mobile, un tappetto, perfino un quadro insignificante a cui voi non avreste mai dato peso. Ricordate il famoso dipinto (orribile) che Phoebe regalò a Monica e Rachel? Nessuna delle due voleva averlo dentro casa, sopratutto quando girava intorno una maledizione. Sbarazzarsene non fu semplice, perché avevano paura di ferire i sentimenti di Phoebe, che invece tirò fuori un secondo dipinto, in moda che le due amiche non dovevano ‘litigare’ per avere il primo. Ah, cosa non si fa per amicizia.

Non dimenticate però gli amici

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La convivenza non è facile in tutti i sensi. Si discute, si esce di casa per allentare la tensione, e si torna verso sera silenziosi, senza rivolgersi parola. Eppure ci sono quei momenti dell’anno che ci fanno ricordare che bisogna condividere queste piccolo esperienze di vita, che siano positive o negative, con i nostri coinquilini, che a questo punto saranno diventati anche i nostri migliori amici. Perciò non lasciamoli a penzoloni sulla porta, ma facciamoli a entrare quando c’è tanto di quel cibo invitante davanti ai loro occhi.

Senza di loro come fareste?

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Meglio avere degli amici con cui si litigare spesso piuttosto che dei coinquilini silenziosi. Perché è grazie a loro, che vi sopportano e vi supportano ogni giorno, se siete riusciti ad arrivare finora. Non so chi lo ha detto, ma:

Se un’amicizia dura più di sette anni, allora durerà tutta la vita.

Guardare Grey’s Anatomy non ti rende un medico (LA SERIALIST)

Credits: abc.go.com

Siamo ancora turbati da Grey’s Anatomy. Dopo la scorsa puntata anche io ho iniziato a dubitare su quanto effettivamente sappiamo di medicina. Colpa di Shonda Rhimes, che ha sperimentato tutte le morti più atroci, catastrofi, terremoti, bombe, sparatorie, naufragi, e banali operazioni chirurgiche, facendoci credere che essere medico sia una tragedia. Perciò, diffidenti, guardiamo un episodio di Grey’s Anatomy chiedendoci: “Ma questo personaggio morirà? E in che modo lo farà?”

Sfortunatamente per noi, esiste un’altra categoria di persone convinte che guardare un medical drama li renda capaci di operare a cuore aperto appena gli diciamo che abbiamo un dolore al petto. Stessa cosa accade per gli appassionati dei crime polizieschi, convinti di risolvere casi di omicidio meglio di Sherlock Holmes, che tuttavia si comportano in modo più simpatico rispetto agli aspiranti ‘medici’. Cerchiamo di convincerli, con queste motivazioni, che guardare Grey’s Anatomy non li rende medici.

Incontri imbarazzanti in ascensore

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Immaginate di trovarvi voi, il vostro ex, la sua attuale fidanzata, la sua ex moglie e il suo ex migliore amico nello stesso ascensore. Penserete che forse era meglio prendere le scale. O magari non dovevate innamorarvi del vostro capo.

E ancora, ascensori afrodisiaci

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Gli ascensori in Grey’s Anatomy hanno questo potere di attrarre le coppie, anche quelle più assurde inimmaginabili, al suo interno. E quindi cosa succede? Siete in trappola. Anche se odiate l’altra persona, finirete comunque per essere tentati a lasciare libera la vostra libido. Ripeto: prendere le scale è un’alternativa migliore.

Se il vostro capo flirta con voi

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E se il vostro primo giorno di lavoro scopriste che l’uomo con cui avete passato la notte è il vostro capo? E se lui fosse anche affascinante e incredibilmente intelligente? Cedereste o lascerete andare? Ricordatevi che l’ospedale non è un posto per trovare marito, ma per salvare vite.

La chirurgia è sexy?

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Chirurgia generale non è Grey’s Anatomy. Quindi quando qualcuno vi invita a giocare al dottore e l’infermiera, scordatevi le scappatelle negli stanzini: si deve lavorare con i bisturi, non giocare all’Allegro Chirurgo. E poi non lamentiamoci se al Seattle Grace Hospital succedono le tragedie. Metà dei dottori passano il loro tempo in dolce compagnia.

Nessuno ha ancora il trucco dopo 24 ore di servizio

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Quante volte vi sarete posti questa domanda. Lavorate tutta la giornata, sempre in piedi e di corsa, a pranzo un panino, e adesso? Non ci vedete più dalla fame? Domanda sbagliata. Il mascara è colato, il fondotinta non esiste più e il rossetto è diventato una maschera. Forse le protagoniste di Grey’s Anatomy usano un make-up speciale per mantenersi belle 24 ore su 24, perché io non ho mai visto nessuno avere ancora il trucco dopo tutte quelle ore di lavoro.

L’ospedale non è una sala giochi

credits: wikia.org
credits: wikia.org

Medici seduti sulle sedie che giocano a carte e mangiano come se nulla fosse? Scordatevi una simile situazione. Alzatevi dai vostri posti: l’ospedale è un posto serio, non una sala giochi.

Fatevi sedare

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Morti, bombe, sangue, sparatorie. Ne avete avuto abbastanza? Siete ancora convinti di essere dei medici dopo aver visto undici stagioni di Grey’s Anatomy? Diffidate di quelle persone che vi dicono: “L’ho visto fare in tv, so come si fa”.

Dopo undici stagioni di Grey’s Anatomy ho capito che è meglio non mettere piede in quell’ospedale.

Sono meglio di Sherlock Holmes (LA SERIALIST)

Accendiamo la televisione, guardiamo il telegiornale che ci presenta l’ennesimo caso di omicidio. Mentre la polizia brancola nel buio, noi abbiamo già analizzato le possibili arme del delitto, i sospettati, i luoghi del crimine e in cinque minuti siamo giunti alla conclusione che “Il colpevole è il maggiordomo.”

Anche Sherlock Holmes deve essere arrivato alla nostra stessa soluzione, ne siamo sicuri. Il perché è semplice: Sherlock Holmes non è solo un personaggio letterario, è anche una serie tv britannica. A questo si aggiungono gli insegnamenti su come risolvere i casi polizieschi dei vari ed eterni CSI (non finiranno mai, sono come Beautiful), oppure di Castle, The Mentalist e Hannibal.

Procuratevi un consulente

Ammettiamolo. Qui in Italia i casi di omicidio si protraggono per anni, e sapete perché? La polizia non ha un consulente che dia loro una svegliata. Volete mettere un Patrick Jane che finge di poltrire durante il giorno per poi rivelare, in stile Tenente Colombo, il vero omicida? E se lui fa gli insulti, voi occupatevi di fare i consulti.

Se l’arma non c’è, ci sono di mezzo gli alieni

Si brancola ancora nel buio: c’è la vittima ma non si trova l’arma del delitto. Voi avete già analizzato ogni possibilità e del resto è facile come giocare a Cluedo: coltello, forbici o carta? No, niente morra cinese. Se l’arma del delitto non è inclusa negli strumenti prima citati, non c’è altra spiegazione se non quella di assecondare la teoria di Richard Castle: ci sono di mezzo gli alieni.

Ma è un sangue vero quello?

Impariamo dai CSI americani ad analizzare il sangue e ci sembra una cosa forte, peccato che la realtà è ben diversa. Il dilemma ci assale: se il malcapitato è stato rapito da un’entità extraterrestre, vuol dire che non è morto, giusto? E quella macchia rossa sul petto non è sangue, siete d’accordo?

Dov’è finito il cadavere?

Prendiamo il nostro tablet e appuntiamo quanto appreso finora, proprio come dei veri detective. Niente arma del delitto e niente cadavere. E se la vittima fosse stata rapita dal cannibale Hannibal Lecter, che ha deciso di farci un bello stufato?

I soliti sospetti

Siamo quasi alla fine della nostra indagine e abbiamo impiegato circa quaranta minuti, ovvero quanto la durata di un classico episodio di una serie tv. Analizziamo i sospettati e creiamo una rete intrigata quanto la serie di matrimoni di Brooke Logan in Beautiful e cataloghiamo i nostri possibili omicida: moglie, ex moglie, ex marito, suocera, parenti di quinto grado e il cane. Chiunque potrebbe essere il colpevole, ma attenzione a non omettere un piccolo fatto: la vittima non ha nessun parente e odia gli animali.

Nel dubbio, è colpa del maggiordomo

Come dei moderni Sherlock Holmes, indossate cappotto lungo e portate la lente d’ingrandimento per sentirvi presi dalle vostre indagini. E se proprio non dovreste giungere alla conclusione, ricordatevi che in questi casi la colpa è sempre del maggiordomo. Elementare, Watson.

A chi serve la laurea in criminologia quando possiamo risolvere gli omicidi meglio di Sherlock Holmes?

Sono una nerd, non sono un maschiaccio (LA SERIALIST)

C’era una volta lo stereotipo della bionda carina e ingenua che veniva salvata dall’eroe di turno. Poi qualcuno cambiò le carte in tavola e fece diventare quella ragazza un’arma micidiale, in grado di combattere da sola, vivere senza un uomo, ed essere indipendente.

Lottiamo tutti i giorni contro i pregiudizi che ci declassano e ci fanno sentire, talvolta, inferiori agli uomini. Vi dirò una cosa, care donne: siamo meglio di loro. In tutto. Basta crederci. Cominciamo dal mondo nerd, una parola che nel linguaggio comune erroneamente indica una persona che passa il suo tempo davanti al computer e ha scarsi rapporti con l’altro sesso, ma al contrario sa essere in prima linea quando si tratta di argomenti tecnico-scientifici. Di solito il termine si associa ai ragazzi, ma anche le donne stanno prendendo piede in questo mondo, e lo dimostrano le serie tv, ma anche i film sui supereroi, in continua evoluzione in un mondo spesso sessista.

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Tutto ebbe inizio con Buffy. Sebbene la tecnologia non era ancora ai massimi livelli negli anni ’90, la bionda cacciatrice di vampiri sapeva il fatto suo: giovane e carina alle prese con le forze del Male, che affrontava anche rischiando la vita. Ha provato a vivere una vita semplice, ma quando mostrava il suo lato “duro”, i ragazzi scappavano. Forse si spaventavano alla vista di un paletto.

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L’esempio lampante è The Big Bang Theory, dove lo stereotipo citato sopra è stato man mano smontato nel corso della serie. Penny è la vicina bionda, carina e ingenua, di cui il nerd Leonard si innamora. Una ragazza irraggiungibile, che tuttavia finisce per diventare parte del mondo del ragazzo e dei suoi strambi amici. Ed eccola che, dopo otto stagioni, si trova a fare citazione di Star Wars, Doctor Who, e ammette di guardare Game Of Thrones solo per i draghi e per le scene (tante) di nudo.

Un passo in avanti anche nel mondo dei supereroi. Sono ancora poche le donne che combattono il crimine con una divisa, eppure si fanno sentire. Una tuta di lattice nera, come la Vedova Nera della Marvel, che attira l’attenzione con il suo sex appeal, ma poi si scatena in mosse di combattimento degne di Karate Kid.

Siamo ancora poche in circolazione, perché non tutti gli uomini riescono ad andare oltre le apparenze. Ci guardano e ci giudicano perché conosciamo a memoria ogni evoluzione della squadra dei Vendicatori, e invece non sappiamo come flirtare quando ci presentano qualcuno. Il problema è degli uomini che non ci apprezzano. Dobbiamo, invece, essere fiduciose perché siamo una perla rara, non siamo donne da collezione. E un giorno troveremo anche noi quel qualcuno che andrà oltre le apparenze.

Essere nerd non ci rende diverse, ma solo stupendamente particolari.