Caffè dipendenti: ecco la classifica dei lavoratori
C’è quello americano o il classico espresso. Il caffè è sicuramente la bevanda più amata dagli italiani, e non solo, per tenersi svegli e attivi. Ma quelli ad avere una vera e propria dipendenza da caffeina sono i lavoratori.
Ben l’85% dei professionisti, tra giornalisti, insegnanti e funzionari di polizia, secondo un sondaggio, consumano dalle quattro alle cinque tazze o tazzine di caffè al giorno e quasi il 70% ha detto che la capacità di lavoro ne risentirebbe senza la dose quotidiana di caffè. Il 71% ha detto che bevevano il caffè principalmente per il gusto e l’aroma del caffè.
Questo sondaggio è stato effettuato tra 10.000 lavoratori e ne è venuta fuori una curiosa classifica.
1. Giornalisti e personale dei media: quattro o cinque tazze al giorno
2. Agenti di polizia
3. Insegnanti
4. Idraulici e lavoratori nel settore del commercio
5. Infermieri e personale medico: tre o quattro tazze al giorno
6. Dirigenti di Società
7. Addetti alle televendite
8. IT di supporto tecnico: due o tre tazze al giorno
9. Venditori al dettaglio:
10. Tassisti: una o due tazze al giorno
L’indagine è stata svolta tra il 1° luglio e il 17 Agosto 2014, compresi gli impiegati a tempo pieno, liberi professionisti, imprenditori e lavoratori autonomi di età. Tutti i partecipanti erano di età compresa 18 e oltre. In media l’indagine ha rilevato che gli uomini bevono più caffè rispetto alle donne, ma solo un po’ di più, con precisione si tratta del 5%.
Gli esperti sono divisi sul fatto che bere il caffè sia un bene o un male. Secondo NHS Choices, bere più di quattro tazze di caffè al giorno può aumentare la pressione sanguigna, e può portare a disidratazione se è la vostra unica fonte di fluido. Altri studi hanno collegato l’assunzione di caffeina in dosi elevate con diabete, malattie coronarica e ictus.
Tuttavia, altre ricerche hanno scoperto che bere moderate quantità di caffè (circa quattro tazze al giorno) ha ridotto il rischio di insufficienza cardiaca, probabilmente a causa degli antiossidanti,che lavorano per abbassare le infiammazioni nel corpo.
Gli esperti suggeriscono anche, che questo rituale mattiniero è in realtà un segno di tossicodipendenza di massa. “Le persone che consumano regolarmente caffeina diventeranno dipendenti da esso“, ha detto Peter Rogers, professore di psicologia biologica presso l’Università di Bristol e uno dei maggiori esperti sulla caffeina.
Il professor Rogers ha studiato il caffè e i suoi effetti per oltre 20 anni e, di conseguenza, lui e gli altri membri della sua squadra hanno rinunciato caffeina. “A conti fatti, la caffeina non è particolarmente utile. Aumenta la pressione sanguigna e crea dipendenza, che non è una buona cosa“. Inoltre, anche al caffè si può diventare “resistenti“. Infatti, chi ne beve molto può non avvertire più alcune delle sue conseguenze, come stato di allerta o aumento dell’ansia.
“Con il consumo frequente di caffè“, ha spiegato Rogers, “si sviluppa innanzitutto una tolleranza agli effetti ansiogeni della bevanda, che quindi non provoca più agitazione. Qualcosa di simile avviene anche per l’attenzione e la lucidità mentale: in chi beve caffè spesso l’effetto di ‘sveglia‘ si perde. Anzi, succede che quando si è in astinenza da caffè, fra una tazzina e l’altra, il livello di attenzione scende al di sotto della soglia ‘normale’ per quell’individuo: bere la tazzina non fa ‘svegliare‘, semplicemente riporta l’amante del caffè nella situazione-base“.
Nella controversa questione sui benefici o i guai portati dal caffè, una cosa sola pare sicura: con moderazione non fa male, neanche a chi ha qualche problema di cuore. Basta appunto non superare le tre, quattro tazzine quotidiane.