lunedì, 25 Novembre 2024

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Caffè dipendenti: ecco la classifica dei lavoratori

C’è quello americano o il classico espresso. Il caffè è sicuramente la bevanda più amata dagli italiani, e non solo, per tenersi svegli e attivi. Ma quelli ad avere una vera e propria dipendenza da caffeina sono i lavoratori.

Ben l’85% dei professionisti, tra giornalisti, insegnanti e funzionari di polizia, secondo un sondaggio, consumano dalle quattro alle cinque tazze o tazzine di caffè al giorno e quasi il 70% ha detto che la capacità di lavoro ne risentirebbe senza la dose quotidiana di caffè. Il 71% ha detto che bevevano il caffè principalmente per il gusto e l’aroma del caffè.

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Questo sondaggio è stato effettuato tra 10.000 lavoratori e ne è venuta fuori una curiosa classifica.

1. Giornalisti e personale dei media: quattro o cinque tazze al giorno
2. Agenti di polizia
3. Insegnanti
4. Idraulici e lavoratori nel settore del commercio
5. Infermieri e personale medico: tre o quattro tazze al giorno
6. Dirigenti di Società
7. Addetti alle televendite
8. IT di supporto tecnico: due o tre tazze al giorno
9. Venditori al dettaglio:
10. Tassisti: una o due tazze al giorno

L’indagine è stata svolta tra il 1° luglio e il 17 Agosto 2014, compresi gli impiegati a tempo pieno, liberi professionisti, imprenditori e lavoratori autonomi di età. Tutti i partecipanti erano di età compresa 18 e oltre. In media l’indagine ha rilevato che gli uomini bevono più caffè rispetto alle donne, ma solo un po’ di più, con precisione si tratta del 5%.

Gli esperti sono divisi sul fatto che bere il caffè sia un bene o un male. Secondo NHS Choices, bere più di quattro tazze di caffè al giorno può aumentare la pressione sanguigna, e può portare a disidratazione se è la vostra unica fonte di fluido. Altri studi hanno collegato l’assunzione di caffeina in dosi elevate con diabete, malattie coronarica e ictus.

Tuttavia, altre ricerche hanno scoperto che bere moderate quantità di caffè (circa quattro tazze al giorno) ha ridotto il rischio di insufficienza cardiaca, probabilmente a causa degli antiossidanti,che lavorano per abbassare le infiammazioni nel corpo.

Gli esperti suggeriscono anche, che questo rituale mattiniero è in realtà un segno di tossicodipendenza di massa. “Le persone che consumano regolarmente caffeina diventeranno dipendenti da esso“, ha detto Peter Rogers, professore di psicologia biologica presso l’Università di Bristol e uno dei maggiori esperti sulla caffeina.

Il professor Rogers ha studiato il caffè e i suoi effetti per oltre 20 anni e, di conseguenza, lui e gli altri membri della sua squadra hanno rinunciato caffeina. “A conti fatti, la caffeina non è particolarmente utile. Aumenta la pressione sanguigna e crea dipendenza, che non è una buona cosa“. Inoltre, anche al caffè si può diventare “resistenti“. Infatti, chi ne beve molto può non avvertire più alcune delle sue conseguenze, come stato di allerta o aumento dell’ansia.

Con il consumo frequente di caffè“, ha spiegato Rogers, “si sviluppa innanzitutto una tolleranza agli effetti ansiogeni della bevanda, che quindi non provoca più agitazione. Qualcosa di simile avviene anche per l’attenzione e la lucidità mentale: in chi beve caffè spesso l’effetto di ‘sveglia‘ si perde. Anzi, succede che quando si è in astinenza da caffè, fra una tazzina e l’altra, il livello di attenzione scende al di sotto della soglia ‘normale’ per quell’individuo: bere la tazzina non fa ‘svegliare‘, semplicemente riporta l’amante del caffè nella situazione-base“.

Nella controversa questione sui benefici o i guai portati dal caffè, una cosa sola pare sicura: con moderazione non fa male, neanche a chi ha qualche problema di cuore. Basta appunto non superare le tre, quattro tazzine quotidiane.

Uomini e mal di schiena, la sex position adatta per soffrire meno

Il momento del piacere si attende, tra gli impegni e le occupazioni giornaliere, e quando finalmente arriva niente e nessuno può rovinarlo. Tranne il corpo. Lui può. E gli uomini lo sanno bene, dal momento che avvertono da sempre il peso della buona riuscita di un rapporto intimo.

Come fare dunque quando il fulcro del movimento del corpo umano, la schiena, è sofferente e la partner, ansiosa, con lui?

A risponderci sono gli studiosi dell’Università di Waterloo, in Ontario, che, avendo monitorato i movimenti della colonna vertebrale durante il coito, affermano come la posizione ideale per gli uomini che soffrono di mal di schiena sia proprio il doggy-style.

Dieci sono state le coppie su cui è stato testato lo studio degli scienziati, attraverso sistemi elettromagnetici in grado di catturare i movimenti coinvolti in cinque posizioni sessuali comuni. I risultati parlano chiaro: coloro che soffrono di dolori cronici e debilitanti lungo la spina dorsale, dovrebbero preferire l'”Aeroplano” del Kamasutra alle altre posizioni, concentrandosi in modo da non scaricare tutto il peso sulla colonna.

Le precauzioni naturali esistono e basterà seguire questi consigli per vivere al meglio, nonostante questi problemi, la propria intimità. Nessun addio, dunque, ai rapporti con la partner per paura di mesi e mesi di agonia.

Perché l’intimità è il metro per misurare il successo o il fallimento di una relazione. Uomini e donne devono viverla con serenità in quanto diritto nei confronti di se stessi.

Scatti di energia: le star unite nella lotta contro il tumore ovarico (FOTO)

Francesco Renga, Elisa De Francisca, Emma Marrone e Claudio Santamaria sono solo alcuni dei 12 personaggi, che hanno deciso di posare per il fotografo delle star Dirk Vogel per partecipare a “Scatti d’energia – Insieme contro il tumore ovarico“, una grande campagna nazionale itinerante d’informazione e sensibilizzazione realizzata da ACTO onlus – Alleanza contro il Tumore Ovarico con il sostegno di Roche.

Le immagini sono in mostra a Milano e poi saranno a Napoli dal 22 al 28 ottobre e a Roma, Bari e in altre città nel corso del 2015. Ma alla campagna in realtà possiamo partecipare tutti attraverso la pagina Facebook dell’iniziativa www.facebook.com/scattidenergia, dove si può caricare un selfie accompagnato da un messaggio e contribuire a sensibilizzare tutte le donne sull’importanza di conoscere i sintomi di questa patologia, non trascurarli e per sottoporsi regolarmente a visita ginecologica. Riconoscere i sintomi è importante ma in questa neoplasia sono quanto mai aspecifici: dolori addominali (crampi, fitte), gonfiore addominale, cambiamento delle abitudini dell’alvo sono disturbi che possono presentarsi in molte altre patologie.

È il tumore femminile fra i più letali, meno conosciuti e subdolo. Il tumore ovarico colpisce circa 5000 donne ogni anno nel nostro Paese, 250mila nel mondo, ma sei italiane su dieci non conoscono questa patologia e sette su dieci non sanno indicarne i sintomi e gli esami a cui sottoporsi. A peggiorare la situazione c’è che i segnali che la malattia può dare sono piuttosto vaghi, non vengono riconosciuti e la diagnosi arriva così quasi sempre in fase avanzata, quando le terapie hanno minori probabilità di successo. Proprio per promuovere l’informazione che potrebbe dare un’opportunità di vita in più a migliaia di donne, ACTO onlus ha lanciato questa campagna.

La prima tappa è in Piazza Cordusio con i dieci ritratti di personaggi famosi che hanno accettato di farsi fotografare dal fotografo delle star, mostrando un messaggio di sensibilizzazione sul tumore ovarico. “Verranno distribuiti gratuitamente a tutti i visitatori l’opuscolo ’10 fatti che tutte le donne devono conoscere e sarà anche possibile ritirare la prima Guida al Tumore Ovarico realizzata quest’anno dalla nostra associazione in collaborazione con 7 società scientifiche” spiega Cerana.

È molto importante che le donne e i medici focalizzino l’attenzione sulle persone a rischio in base alla familiarità e alla predisposizione genetica. Tutti insieme nella lotta contro il cancro.

Girovita-altezza: il metodo per scoprire quanto a lungo si vivrà

donnaweb.net

Per vivere bene e più a lungo bisognerebbe avere un girovita che misura la metà della propria altezza.

Lo dimostra la dottoressa Margaret Ashwell, docente presso la Cass Business School di Londra. Il gruppo di ricercatori guidato dalla Ashwell ha infatti scoperto come la chiave di una vita lunga e prospera risieda nel corretto rapporto che ci deve essere fra girovita e altezza: la prima deve misurare la metà della seconda.

La misurazione si è basata considerando la parte di vita che inizia dalla costola più bassa della gabbia toracica e facendo attenzione che i soggetti non respirassero durante il test.

Il risultato? Più la circonferenza del girovita si avvicina alla metà della propria altezza, più lunga sarà l’aspettativa di vita. E per chi invece avesse sforato di qualche centimetro? Le previsioni dei ricercatori per chi è ‘più in carne’ purtroppo non concedono sconti: avere la misura del girovita superiore alla metà dell’altezza porta a perdere mesi o addirittura anni di vita.

Ma perchè è così importante il girovita? La Ashwell ha individuato come proprio questa parte del corpo sia essenziale per mostrare la quantità di grasso del corpo centrale, quantità che è collegata a colesterolo alto, diabete e malattie cardiache.

Di qui la critica della dottoressa al metodo tradizionalmente usato per calcolare il peso forma di una persona: quello dell’IMC. Con il calcolo dell’indice di massa corporea vengono messi a confronto peso e altezza: risulta così che il 60% dei britannici viene posizionato nella categoria sovrappeso/obeso. Utilizzando il metodo girovita-altezza invece, questa percentuale sale al 69%.

Un incremento che secondo la Ashwell starebbe ad indicare la miglior precisione del suo metodo rispetto a quello che finora hanno utilizzato i governi inglesi, che dovrebbero quindi muoversi nella direzione di mettere davanti agli occhi dei cittadini la loro reale condizione di salute senza nascondersi dietro le ipocrisie di un metodo ormai superato.