lunedì, 25 Novembre 2024

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Dimagrire annusando, i profumi che fanno perdere l’appetito

Gli odori giocano un ruolo importante a tavola e nell’alimentazione, inducendo l’organismo umano verso un aumento o una perdita dell’appetito. È naturale infatti che il senso di fame aumenti con il profumo di dolci appena sfornati, ma è altrettanto possibile perderlo completamente a cause di vere e proprie puzze o particolari aromi forti. Tim Jacob, esperto presso la Scuola di Bioscienze dell’Università di Cardiff ha infatti affermato che “il legame tra gusto e olfatto è ben documentato e che il 70-80 per cento del sapore del cibo, e quindi del piacere di consumarlo, è determinato proprio dal suo odore”.

Secondo alcuni esperti, tra cui Eugeny Couture, un aroma-terapeuta inglese, esistono odori che possono anche aiutare le persone a perdere peso. Questi odori andando di pari passo con una vera e propria dieta, bloccano la fame, riducendo quindi il rischio di abbuffate e facendo sì che l’individuo resista alle tentazioni culinarie. “Gli oli essenziali hanno una grande influenza nella nostra vita quotidiana”, spiega l’aroma-terapeuta. “Essi possono migliorare il nostro umore, aiutarci a rilassarci e distenderci o incrementare la nostra concentrazione, quindi ha senso pensare che possano anche contribuire a farci perdere peso”. Tuttavia non bisogna dimenticare di abbinare a questo trucco olfattivo un’alimentazione sana e l’esercizio fisico: “sfruttando il potere del profumo possiamo ridurre i morsi della fame più comuni che ci buttano fuori pista provocando uno strappo alla dieta”.

L’olio consigliato da Couture è quello di pompelmo, che bisogna annusare per 3-5 volte consecutive, almeno sei volte al giorno. Un esercizio olfattivo che aiuterà a regolare l’appetito, bloccando il senso di fame (almeno temporaneamente).

Una teoria che non afferma nulla di nuovo, dato che è stata già dimostrata in passato da un gruppo di scienziati della Technische Universität di Monaco e dall’Università di Vienna. Il team aveva infatti dimostrato che il profumo di olio di oliva è in grado di aiutare le persone a dimagrire.

Casa che vai, microbi che ti seguono

Casa nuova, vita nuova? Non è esattamente così: esiste infatti un nugolo di microbi che passa indisturbato tra il nostro organismo e le nostre abitazioni. Per questi batteri il nostro corpo non è che un tramite per immettersi nei posti in cui ci stabiliamo: un ecosistema bello e fatto che impiega soltanto 3 ore per impossessarsi di una stanza d’hotel e sole 24 ore per abituarsi a un nuovo appartamento. A rivelarlo è l’Home Microbiome Study promosso dall’Università di Chicago, il primo studio che ha cercato di ricostruire scientificamente il percorso compiuto da batteri e germi nello spostarsi dagli uomini agli ambienti circostanti e viceversa.

Il punto è che, come l’autore della ricerca Jack Gilbert ha dichiarato, esistono microbi capaci di farci aumentare di peso e di influenzare nostro sviluppo neurologico: è giunto, così, il momento di scoprire la loro provenienza. Tra germi e cellule dell’organismo umano il rapporto è di 10 a 1: ciò significa che basta semplicemente toccare qualcosa, starnutire o camminare scalzi per spargere i nostri batteri in un posto.

Mappando le impronte microbiche di 7 famiglie, tra cui 3 sul punto di traslocare, gli studiosi hanno rilevato per ciascuna di loro una determinata marcatura batterica, in grado di seguire il nucleo familiare tanto nella nuova casa, quanto in alloggi provvisori. Nell’arco di 6 settimane, sono stati effettuati a più riprese prelievi di campioni dei germi presenti su mani, piedi e naso di ogni membro familiare, nonché su pavimenti, piani cottura, maniglie e così via. Ne è risultato che sono ben 21.000 le specie batteriche che si muovono dai palmi delle mani a maniglie o piani cottura o dai piedi al pavimento.

È inoltre emerso che i soggetti che convivevano a stretto contatto fisico avevano un’impronta batterica pressoché uguale; i soggetti più distanti – come per esempio i coinquilini – ne hanno mostrate di meno simili. Bambini e persone sottopostesi a cure antibiotiche si sono rivelati i più predisposti a ricevere i batteri altrui. E i migliori donatori di germi? Gli animali domestici, ma niente paura: si tratta di un dato positivo, perché contribuiscono a rafforzare il sistema immunitario di chi vive insieme a loro – non a caso, lo stesso Gilbert si è preso un cane.

Basta guardare come si distribuiscono e di che tipo sono i batteri, spiega Gilbert, per sapere quanti uomini sono stati in un appartamento e la tipologia di relazione che intercorre tra loro: se hanno mangiato o dormito assieme, o se mantengono le distanze. Studiare la fauna batterica, perciò, potrebbe in via ipotetica essere un metodo infallibile per capire se il partner ci tradisce o se un estraneo sia entrato di soppiatto in casa nostra.

Uno su dieci non cambia le lenzuola

Le motivazioni non è lecito saperle, ma sicuramente poco importa il perchè. Quel che conta è che sono poco più di un terzo gli intervistati che lavano le lenzuola una volta a settimana, come consigliato dalla professoressa Sally Bloomfield, della London School of Hygiene and Tropical Medicine.
Troppo pochi rispetto alla restante parte, che si divide tra il 35% degli adulti che ha riferito di cambiare la biancheria da letto una volta ogni quindici giorni e uno su dieci che addirittura la cambia appena una volta al mese.

Eppure coccolarsi nel profumo e nella freschezza delle lenzuola pulite dovrebbe essere una delle cose maggiormente piacevoli dopo una lunga giornata. Il condizionale è d’obbligo, però.
Infatti il sondaggio riportato da YouGov chiedeva ogni quanto dovessero essere cambiate le lenzuola prima di sforare nell’antigienico e alcune risposte hanno lasciato davvero perplessi. Le donne hanno ritenuto giusto rispondere in media ogni cinque settimane, mentre gli uomini addirittura ogni sei.

La professoressa Bloomfield ha avvertito che non lavare spesso le lenzuola favorisce la dispersione di batteri e dunque aumenta le possibilità di ammalarsi.
Inoltre il nostro corpo rilascia, soprattutto la notte, nel letto, milioni di cellule della pelle che attirano gli acari della polvere, i quali, sebbene innocui, producono escrementi che contengono allergeni che possono provocare asma, rinite e prurito agli occhi.

Sicuramente bisogna avere maggior precauzione in presenza di neonati o bambini in casa.

Certo, i tempi moderni lasciano davvero poco spazio alle mamme e mogli di oggi che devono dimenarsi tra lavoro, impegni, famiglia, e chi più ne ha più ne metta. E a farne le spese normalmente è proprio l’igiene casalinga, come risulta da questa singolare ricerca.