martedì, 23 Aprile 2024

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Malati di cancro, aumentano le probabilità di sopravvivenza

Il cancro è oggi uno dei mali più diffusi e responsabili di morte. 7 individui su 10 ne soffrono, ma grazie all’evoluzione scientifica e ai grandi passi della medicina almeno 4 individui su 7 riescono a combatterlo e tornando a vivere liberi dalla mattia senza rischiare che questa vi si presenti di nuovo

I dati sono ottimistici e i ricercatori stanno lavorando sulla ricerca di nuovi farmaci che consentiranno la guarigione da tumori più gravi e mortali come quelli celebrali, al polmone e all’esofago.
Dal 1970 ad oggi la possibilità di sopravvivenza dai 5 ai 10 anni dopo aver diagnosticato un tumore è aumentata del 50% e, secondo i medici e i ricercatori, questa percentuale è destinata a crescere ad un 75% con il rispettivo aumento della sopravvivenza a lungo termine (oltre i 10 anni), vale a dire che ai tre quarti dei malati a cui è stato diagnosticato il cancro potrà vivere in libertà dalla malattia.

Tutta via però le probabilità di sopravvivenza variano enormemente tra i diversi tipi di cancro: mentre il 78% delle donne a cui è stato diagnosticato un tumore al seno avrà una possibilità di vita che va oltre i 10 anni, solo l’1% dei malati di tumore al pancreas e il 5% di dei pazienti affetti di cancro al polmone vivranno a lungo. Dal’altro canto però la possibilità di guarigione dal temibile tumore al polmone, considerato uno tra i più gravi, è aumentata dal 4% al 13% con il rispettivo aumento della sopravvivenza a 5 anni.

Per quanto riguarda il cancro alla prostata, la Francia gode del primato del 60% dei guariti; l’Italia, invece, si colloca tra le prime, con una media europea superiore al Belgio, Gran Bretagna, Scozia e Irlanda, in cui vi è stato un maggior numero di pazienti guariti dal tumore mammario con una media di sopravvivenza che va oltre i 5 anni, una notevole percentuale se consideriamo che fino ad alcuni anni fa era ritenuto un male incurabile e di conseguenza mortale; in contrapposizione con l’alta percentuale di sopravvivenza dei malati di tumore mammario (78%), successo dovuto ad una diagnosi precoce, ci sono i malati di tumore allo stomaco dove quest’ultimo rientra ancora nella categoria dei mali incurabili.

braccialetti rossi

Ottime notizie per quanto riguarda i cosiddetti tumori dei bambini e dei giovani, vale a dire leucemia acuta linfoide, linfoide non- Hodking e tumore al sistema nervoso centrale. Infatti è aumentata del 81%, con una media alta in tutta Europa, la possibilità di guarigione da queste malattie.

Ciò che non consente una guarigione dai tumori come pancreas, ovaie e stomaco è il fatto che questi cominciano a mostrare i sintomi della malattia quando si trovano già ad uno sviluppo avanzato e di conseguenza meno curabile.

I medici consigliano sempre di fare prevenzione e tenersi sotto osservazione soprattutto se in famiglia ci sono stati dei casi soggetti a questo tipo di malattie, inoltre consigliano di eseguire un’alimentazione equilibrata e di fare attività fisica, dato che nella maggior parte dei casi i tumori allo stomaco e al pancreas sono dovuti da un’alimentazione scorretta e ricca di grassi, e di ridurre il vizio di fumare (se non magari di smettere) onde evitare di riscontrare il tumore ai polmoni.

Ridere, una vera e propria ginnastica per il cervello

letteradonna.it

Ridere è un vero e proprio toccasana per la salute. Non solo perchè aiuta a diminuire lo stress ma anche perchè ha degli effetti benefici sul nostro cervello.

Recenti studi hanno infatti dimostrato come il senso dell’umorismo sia un fattore che non solo previene la perdita di memoria nelle persone anziane, ma in generale aumenta la capacità di ricordare integrando l’attività di ogni area del cervello.

Ad affermarlo sono state due ricerche presentate al meeting annuale della Experimental medicine di San Diego, in California, e condotte dai ricercatori della Loma Linda Univerisity.

Il primo studio ha preso in esame un gruppo di anziani diabetici, a cui è stata sottoposta la visione di video umoristici per circa 20 minuti. I risultati? Un calo evidente del cortisolo, l’ormone coinvolto nell’aumento di glicemia e stress, nonchè un miglior rendimento nei test mnemonici.

La seconda ricerca invece si è concentrata su un corpus di 32 persone, la cui attività cerebrale durante la proiezione di video umoristici, spirituali o antistress, è stata monitorata attraverso un elettroencefalogramma. In coloro che avevano visto video divertenti è stato riscontrato un maggior livello di onde gamma, le uniche in grado di viaggiare in ogni punto del cervello e di attivare un più alto grado di integrazione fra le varie funzioni.

Ridere dunque è come se fosse una sorta di “ginnastica per il cervello”, una palestra muscolare con cui possono attivarsi meglio le varie parti del nostro corpo. Tanto che i ricercatori hanno paragonato l’attività del riso all’attività meditativa, che si sa è la migliore per combattere stress e affaticamento.

“Stanotte no caro, ho mal di testa”

Il Dottor Mogil, della McGill University di Montreal, ha portato avanti una ricerca sulla libido nei topi, scoprendo che le femmine quando entrano in uno stato di dolore, anche lieve, tendono a rifiutare ogni approccio, a differenza dei maschi che mettono al primo posto il desiderio sessuale anche di fronte al dolore.

Molte volte, spiega il Dottor Mogil, le donne preferiscono dire no al proprio compagno anche se hanno un leggero mal di testa per paura che questo possa peggiorare, o perchè non riuscirebbero a rilassarsi.

Ma perchè l’uomo lo legge come un rifiuto?
Si sa: per l’uomo l’aspetto migliore nella coppia è il rapporto sessuale, e quando viene messo di fronte ad un “No” irremovibile si sente rifiutato e non apprezzato, sino ad arrivare ad uno stato di collera.

Le donne, essendo più sensibili sia moralmente che fisicamente, risentono maggiormente delle condizioni ambientali, sentimentali e fisiche che gli uomini.

Un leggero fastidio alla testa, un mal di denti in forma lieve, un minimo mal di pancia portano il gentil sesso a rifiutare ogni approccio col proprio compagno.

Il dottor Mogil spiega che le donne quando entrano in uno stato di dolore, non solo fisico, non si sentono in grado neppure di pensare ad una gravidanza, di sostenere relazione interpersonali o uscire con gli amici perchè danno molta importanza al dolore.

Il sentirsi a disagio con gli altri, non sentirsi a proprio agio col proprio corpo, non avere relazioni durature con chi ci circonda, porta le donne a rinchiudersi in un guscio che comporta il trascurare un aspetto molto importante della vita: il sesso.
La donna è predisposta alla parte affettiva: anche quando sta male non dice mai di no ad una dose di coccole; nell’uomo prevale l’istinto sessuale in ogni situazione.

Grazie al Dotto Mogil le donne non dovranno più sentirsi in colpa nel dire “Scusa caro, ho mal di testa“.

Gli universitari sono più in grado di recuperare da lesioni cerebrali

Chi ha frequentato l’università è sette volte più in grado di recuperare da lesioni cerebrali traumatiche. Questi i nuovi risultati di una ricerca scientifica riportata sul dialymail.co.uk. Le persone ben istruite hanno una maggiore “riserva cognitiva”, affermano i ricercatori degli Stati Uniti.

I “muscoli” del cervello sono più forti e i cervelli funzionano complessivamente meglio. Questo significa che hanno meno probabilità di essere disabilitati in modo permanente dopo un trauma cranico.
I ricercatori non sanno ancora esattamente il perché di questo fenomeno. Forse per un uso più frequente di mente e pensiero per gli universitari? Forse per un’attività maggiore del sistema nervoso? Più energie, più sforzo?
“Dopo questi tipi di lesioni alcune persone sono disabilitate per la vita e non sono mai in grado di tornare al lavoro, mentre altre persone che hanno lesioni simili recuperare pienamente”, ha detto l’autore dello studio, il dottor Eric Schneider della Johns Hopkins School of Medicine di Baltimora e membro della American Academy of Neurology.
“Capiamo alcuni fattori che portano a queste differenze, ma non possiamo spiegare tutto della variazione. Questi risultati possono fornire un altro pezzo del puzzle. Le persone con maggiori capacità di riserva cognitiva possono effettivamente guarire in un modo diverso che permette loro di tornare alla funzione di pre-infortunio e/o possono essere in grado di adattarsi meglio e formare nuovi percorsi cognitivi nei loro cervelli per compensare il danno”, ha aggiunto.

I ricercatori, che hanno pubblicato i loro risultati sulla rivista Neurology, hanno analizzato i casi di 769 persone con lesioni alla testa – per lo più in incidenti stradali e cadute.
I partecipanti sono stati raggruppati secondo i loro livelli di istruzioneil 24% non ha finito la scuola, il 51% aveva 12-15 anni di formazione e il 25% ha almeno una laurea.
Un anno dopo l’infortunio, il 28% dei pazienti non ha riscontrato nessuna disabilità ed è stato in grado di tornare al lavoro o allo studio.
Solo il 10% di coloro che non hanno terminato la scuola erano liberi da ogni disabilità, rispetto al 31% di quelli con qualche tipo di istruzione universitaria e il 39% dei laureati.

Il Dr. Schneider ha detto: “Le persone laureate erano più di sette volte in grado di recuperare pienamente la loro lesione rispetto alle persone che non hanno terminato la scuola superiore.
Ha continuato: “E le persone con qualche istruzione universitaria erano quasi cinque volte più in grado di recuperare completamente rispetto a quelli senza educazione sufficiente per guadagnare un diploma di scuola superiore”.

“Abbiamo bisogno di imparare di più su come l’educazione aiuti a proteggere il cervello e come influisca su lesioni e resistenza nei traumi. Si spera aiuterà a identificare modi per aiutare le persone a recuperare meglio da una lesione cerebrale traumatica”, ha infine concluso.

Insomma, più studi e più sei sano. Dare spiegazioni prettamente scientifiche in questo momento sembra essere missione difficile anche per i grandi esperti, ma i dati dimostrano proprio questo. Non ci resta che studiare e sperare – sempre – di non dover mai riportare un trauma cranico nella nostra vita. O almeno dopo la laurea.