sabato, 6 Dicembre 2025

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Gluten Friendly: il glutine mai più nemico dei celiaci

Credits photo : vicanutrizione.it

Le intolleranze alimentari sono sempre più oggetto di studio da parte di medici e ricercatori, vista la crescente incidenza di neo diagnosticati all’anno, anche in Italia.

Una tra queste è la celiachia, malattia autoimmune dell’intestino tenue, la cui unica cura, almeno per ora, è una dieta rigorosa priva di glutine, un complesso proteico presente in alcuni cereali come frumento, segale, orzo, avena, farro e kamut.

Un gruppo di ricerca del dipartimento di Scienze agrarie, degli alimenti e dell’ambiente dell’Ateneo di Foggia ha brevettato un metodo scientifico assolutamente rivoluzionario a cui lavora da alcuni anni, con cui vengono modificate le proteine del glutine, che subiscono cambiamenti tali da non scatenare nel soggetto celiaco la cosiddetta «cascata infiammatoria», una serie di combinazioni chimiche meglio note come intolleranza.

Nello specifico di questo brevetto, secondo i ricercatori la granella di frumento rappresenterebbe il cuore della soluzione al problema della celiachia in quanto, nel seme di frumento, il glutine non è ancora formato e le sue proteine sono depositate in piccole “cellette” che consentirebbero, in presenza di acqua ed elevate temperature, i cambiamenti necessari per produrre il Gluten Friendly.

Questo metodo farà sì quindi che tutti i cibi proibiti per i celiaci siano invece commestibili grazie proprio al Gluten Friendly, il glutine amico adatto a tutti i tipi di farine utilizzate per la preparazione e il confezionamento di prodotti per i soggetti intolleranti, senza influenzarne sapori e proprietà.

Una scoperta che forse cambierà la vita dei celiaci. Staremo a vedere, certo un plauso va alla ricerca e a chi la sostiene.

La fonte primaria di Omega-3 è vegetale

Stando a uno studio pubblicato ultimamente sull’American Journal of Clinical Nutrition, l’acido grasso Omega-3 sarebbe più facile da assimilare attraverso il consumo di vegetali che non mediante l’assunzione di prodotti ittici: ne deriva pertanto che vegetariani e vegani ricaverebbero gli acidi grassi omega-3 a lunga catena tipici del pesce dagli acidi grassi omega-3 vegetali, senza alcun bisogno di inserire nelle proprie diete piatti a base di pesce. Si tratta, ad ogni modo, di sostanze indispensabili al regolare funzionamento del metabolismo, che quindi bisogna premurarsi di introdurre all’interno del proprio organismo: già da un po’ a questa parte si era a conoscenza del fatto che gli omega-3 si trovassero con più facilità in fonti di tipo vegetale, quali noci, semi di lino e olio di semi di lino, di quanto non accada in fonti di tipo ittico, in cui la concentrazione di acidi grassi è minore di quanto si pensi abitualmente.

Lo studio, realizzato dal Dottor Welch e dal suo team, ha definitivamente confermato quanto la fonte primaria degli acidi grassi omega-3 sia appunto quella vegetale: analizzando 14.422 tra uomini e donne di età compresa tra 39 e i 78 anni nell’ambito dell’indagine medica “EPIC” (European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition) e selezionando successivamente i 4.902 soggetti a cui erano stati misurati i livelli plasmatici degli acidi polinsaturi omega-3 e omega-6, è stato messo in luce come l’acido alfa-linoleico “ala” (precursore degli acidi grassi omega-3 a lunga catena) immesso nell’organismo viene metabolizzato e convertito in acido icosapentaenoico e in acido docosaesaenoico, entrambi coinvolti nella formazione delle membrane cellulari, nello sviluppo e nel funzionamento del cervello, nel rilascio di eicosanoidi (regolatori della pressione sanguigna) ed altro ancora.

Mettendo a confronto vegani e vegetariani (che seguendo il loro regime alimentare avrebbero dovuto ingerire minori dosi di omega-3) e quanti consumano abitualmente pesce in abbondanza, i livelli di acido icosapentaenoico e di acido docosaesaenoico si sono rivelati praticamente identici negli uni e negli altri. Da qui, quella che i ricercatori hanno definito una “efficienza di conversione” in acidi grassi omega-3 a lunga catena, maggiore nei vegetariani e nei vegani rispetto ai consumatori di pesce. Un risultato significativo, se si considera che l’EPIC costituisce lo studio su popolazione più ampio condotto relativamente ai livelli di ALA e alla conversione in acido icosapentaenoico e in acido docosaesaenoico. Dati che insomma, se supportati da studi ulteriori, potrebbero incidere notevolmente sulle misure da prendere in fatto di Salute pubblica, andando a contribuire anche alla tutela delle specie ittiche in via d’estinzione.

Nasce la prima scuola vegana made in USA

Credits photo finesettimana.it

Menu a base di verdure per la prima scuola vegana, made in Usa. Se negli Stati Uniti cattive abitudini alimentari a base di grassi, zuccheri e carboidrati e sedentarietà sono le cause principali di obesità tra i più giovani, questa notizia sorprende davvero tutti.

La scuola fondata nel 2005 da Suzy Amis Cameron (moglie del famoso regista James) e da sua sorella Rebecca, la MUSE School a Calabasas in California,diventa a partire dall’autunno 2015 una scuola interamente vegana: tutte le settimane per cinque giorni a settimana sarà proposto agli studenti un menu vegano, escludendo l’uso di prodotti animali e i loro derivati.

Educazione ambientale ed alimentare saranno i due progetti da portare avanti all’interno di questa scuola, facendo avvicinare il più possibile i ragazzi al rispetto della natura e dell’ecosistema che li circonda, rendendoli così consapevoli di ogni loro singolo gesto, semplice e naturale come quello del mangiare.

Saranno infatti proprio gli studenti nella scuola vegana a coltivaree a cucinare gli ortaggi e le verdure che troveranno poi nei piatti della mensa, imparandone proprietà e benefici e dedicando del tempo al cibo che mangiano, al contrario di quanto sono abituati a fare nei tipici fast food americani.

In un momento in cui le intolleranze alimentari vengono diagnosticate con un’incidenza davvero elevata, anche in America l’attenzione verso i più piccoli è massima. Ecco perché l’iniziativa di una scuola vegana è da apprezzare: permette di mettere da parte l’aspetto meno salutare ma più dispendioso di un cibo definito da molti “spazzatura” favorendo quello naturale e ad impatto zero dei prodotti della terra, considerati un vero toccasana per la salute di tutti.

Non resta che aspettare l’autunno 2015 per un riscontro, sicuramente positivo, di questa proposta eco-esemplare.

Terapia sorriso e pet therapy, riconosciuta dignità formale alle due terapie

Credits photo: itfilmcine.com

Approvata stamattina a maggioranza la proposta di legge sulla terapia del sorriso e la pet therapy all’interno della quinta Commissione Salute.

L’atto ha come obiettivo quello di garantire un uso corretto delle due terapie complementari e di favorirne l’introduzione negli enti del servizio sanitario regionale, in particolare negli ambiti pediatrici, neurologici e oncologici.

Francesco Comi (Pd), uno dei due relatori della proposta di legge – insieme a Giancarlo D’Anna (Gruppo misto)- ha dichiarato all’Ansa: “L’obiettivo e’ salvaguardare il cittadino utente rispetto a nuove e oramai comprovate, anche scientificamente, discipline non convenzionali, tutelandolo da possibili speculazioni, abusi, inappropriatezze da parte di operatori non adeguati e non formati professionalmente. Per questi motivi – ha proseguito Comi- la Regione istituirà specifici corsi di formazione professionale, elenchi di soggetti abilitati a fornire le prestazioni richieste, indicando i criteri e le modalita’ per ottenere l’iscrizione“.

Questa legge è in sintonia con il percorso avviato da tempo in quinta Commissione sul riconoscimento delle medicine complementari – ha affermato D’Anna -. Abbiamo preso atto che una parte della popolazione ricorre alle terapie alternative ed e’ necessario garantire affidabilita’ e personale qualificato“.

Secondo il presidente della V Commissione Salute Gianluca Busilacchi “sono stati messi due punti su questioni aperte da tempo”.
Busilacchi ha poi continuato: “L’approvazione della proposta di legge sulle terapie complementari intende garantire che due terapie di crescente diffusione e di riscontrata efficacia sul versante clinico possano operare con una dignità formale, evitando improvvisazioni“.