giovedì, 2 Maggio 2024

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Salmone: ecco perché è meglio evitarlo

Credit: passionepesce.it

Troppi falsi miti nel campo del food. Il salmone – da molti decantato come un toccasana per le diete ipocaloriche, perfetto per chi soffre di colesterolo alto e ottimo per combattere l’osteoporosi e il cattivo umore – è sconsigliato in una dieta abituale, soprattutto se proviene da allevamenti intensivi, proprio come la maggior parte di quella che mangiamo.

Per oltre 25 anni ricercatori ed esperti di tutto il mondo hanno denunciato i danni che procurano gli allevamenti intensivi di salmone, all’ambiente, all’acqua, alle risorse ittiche e all’ecosistema dei fondali marini.
Decine di migliaia di salmoni d’allevamento confinati nelle reti producono una quantità enorme di rifiuti: chimici, biologici, organici e inorganici.

Il problema principale è che i reflui degli allevamenti intensivi non vengono mai lavati via, ma si lasciano cadere attraverso le reti; si depositano così nel fondale tonnellate di escrementi e rifiuti.
Il risultato è che i salmoni che dal supermercato finiscono sulla nostra tavola hanno prima sguazzato in una zuppa di muco ed escrementi, alimentando così le mutazioni di agenti patogeni.

“Si dovrebbe evitare il salmone di allevamento come la peste”. Questo è quanto afferma uno scienziato statunitense dopo un studio sugli allevamenti intensivi. I risultati dello studio rivelano che il 95% dei salmoni che compriamo e poi mangiamo proviene da allevamenti intensivi dove verrebbe sottoposto ad una colorazione artificiale – inserita direttamente nel mangime dei pesci – per renderlo più simile nell’aspetto al salmone selvaggio.

Il Render Magazine ha riportato che in alcuni casi i mangimi per i salmoni da allevamento potrebbero contenere proteine derivate da sottoprodotti di origine animale, soprattutto provenienti da suini.
Inoltre, la sostenibilità di questi allevamenti è parecchio inefficiente: per ottenere un kg di salmone ne servono almeno 5 di altri pesci – il che sta portando all’estinzione di molte specie. Proprio dove ci sono allevamenti di salmoni intensivi si è, infatti, registrato un drastico calo di salmoni selvatici.

I medici norvegesi hanno anche sconsigliato alle donne incinte di evitare di mangiare salmone a causa delle tossine contenute in quelli da allevamento intensivo. Sostanze conosciute per provocare danni allo sviluppo del cervello nei bambini.

Migliaia di persone mangiano il salmone sicuri che faccia bene alla salute, che sia ricco di Omega 3, vitamine e sali minerali, e che sia povero di calorie. Non è così, ed è bene saperlo.

[Credit: ciboecibo.it]

Il latte fa male alle salute, a dirlo sono i nutrizionisti di Harvard

Siamo cresciuti con l’idea che il latte faccia bene soprattutto alle ossa perché contiene del calcio, ma da alcune recenti ricerche fatte dai nutrizionisti dell’Università di Harvard sembrerebbe non essere così. Secondo questo studio, infatti, il latte consumerebbe una percentuale maggiore di calcio rispetto a quella che dà.

Date le ricerche, il latte contiene alcune proteine acide di origine animale che per essere smaltite tendono a consumare una gran quantità di calcio, ciò può portare all’osteoporosi. Di conseguenza il nostro scheletro potrebbe andare incontro ad una notevole perdita di massa ossea e sarà soggetto a fratture patologiche.

Ciò però non pare essere un problema per i più piccoli, o almeno fino allo svezzamento. Difatti il latte, in particolare quello materno -che si consiglia di dare almeno fino ai sei mesi di vita- è di fondamentale importanza nell’alimentazione dei bambini, in quanto è costituito da precise percentuali di macronutrienti, quali lo zucchero, proteine e grassi, che favoriscono la produzione dell’ ormone della crescita necessario per ogni bambino.

Per quanto riguarda gli adulti si consiglia di moderare il consumo di latte (qualora se ne abusi) e di far ricorso ad altri alimenti, come le verdure, per compensare il consumo di calcio.
Inoltre, secondo le ricerche Healthy Eating Plate, i latte e i suoi derivati (i formaggi) contengono un alto tasso di grassi saturi che, oltre a provocare l’aumento del peso, potrebbero causare nel tempo lo sviluppo di malattie quali il cancro alla prostata e alle ovaie.

Per il mondo vegano, che è sempre in prima linea per i diritti degli animali e contro qualsiasi tipo di maltrattamento loro imposto, questa è una bella notizia al contrario degli onnivori che hanno prontamente risposto che si tratta di una trovata per condurre l’uomo a praticare una dieta vegana.
Che sia vero o meno, i medici consigliano di non eliminare del tutto il latte dalla propria alimentazione ma di diminuirne il consumo.

Virus e batteri si diffondono. Dobbiamo lavarci più spesso le mani

Il semplice gesto di lavarsi le mani con acqua e sapone andrebbe fatto molto più spesso.
Virus e batteri di ogni tipo, provenienti dalle più innocue attività quotidiane, non si staccano da soli dalle nostre mani.
E allora parte il via a qualsiasi tipo di infezione: tocchiamo altre persone, oggetti, altre superfici magari anche insetti – compresi quelli che si trovano nelle feci umane – e poi, senza pensarci, avviciniamo le mani al volto, al naso e alla bocca.


Queste immagini impressionanti mostrano il rapido diffondersi di batteri e virus sulle nostre mani.
Le foto sono state create da Peter Hoffman, esperto di controllo delle infezioni nella sanità pubblica in Inghilterra.
Toccò oggetti di uso quotidiano e cibi contaminati – aveva anche usato la toilette – poi strinse le mani su una sostanza che permette ai germi provenienti da materiale fecale di crescere, e il risultato fu pauroso.

Hoffman disse “People may not be aware of how many germs they get on their hands after doing a range of general everyday tasks, so this series of photos really helps to highlight this”.
Tuttavia – e per fortuna – le immagini evidenziano anche quanto sia facile sbarazzarsi dei batteri e dei virus con il semplice uso di acqua e sapone.
Il problema più grosso è che solo due terzi dei cittadini britannici affermano di lavarsi le mani dopo aver usato il gabinetto. Le donne adottano migliori abitudini igieniche, ma meno di sei uomini su dieci si lava accuratamente le mani dopo la toilette.

“Washing the hands using soap and water – afferma Hoffman – is integral to breaking the cycle of transmission of harmful bugs whether that is in a hospital or in our own homes and everyone needs to adopt this very good habit”.

È abbastanza scioccante vedere come batteri e virus di ogni tipo si diffondano così velocemente anche dopo semplici gesti quotidiani: un solo batterio può crescere in centinaia e migliaia di persone in uno spazio relativamente breve di tempo. Questi vengono poi rilasciati in tutto il nostro ambiente e su altre persone e così via, senza sosta.
Questo è il motivo per cui è così importante lavarsi le mani accuratamente, e in particolare prima di toccare il cibo, e dopo essere andato in bagno.

[Credit: DailyMail]

Organi animali per trapianti umani

I progressi conseguiti in campo chirurgico potrebbero spianare la strada a un prossimo impiego di organi animali per trapianti umani, risolvendo il problema delle interminabili liste d’attesa dovute alla carenza di donatori: è quanto emerge da una nuova ricerca, nel corso della quale alcuni scienziati hanno trapiantato il cuore di maiali geneticamente modificati nell’organismo di babbuini il cui sistema immunitario è stato soppresso al fine di evitare il rigetto del trapianto.

I cuori trapiantati sono rimasti in funzione per più di 500 giorni, secondo quanto riportato dai ricercatori il 28 aprile al meeting dell’American Association for Thoracic Surgery di Toronto. La ricerca, tuttavia, è ancora in attesa di pubblicazione.”Negli Stati Uniti sono circa 120.000 i pazienti in attesa di trapianto d’organi: molti di più rispetto al numero di donatori” afferma il Dottor Muhammad Mohiuddin, a capo del National Institute of Health, istituto americano di cardiologia, pneumologia ed ematologia. “Pertanto, se riuscissimo ad utilizzare donatori non-umani, saremmo in grado di salvare moltissime vite preziose“.

Il trapianto animale, noto come xenotrapianto, potrebbe se non sostituirsi del tutto all’innesto di organi umani, quantomeno offrire l’opportunità di ammortizzarne la richiesta fino a che la disponibilità di organi umani non si sia ripristinata. Ma il rigetto tissutale da parte del sistema immunitario del ricevente resta il maggiore ostacolo al successo dell’operazione. Per ovviare al problema, Mohiuddin e colleghi hanno impiegato il cuore di maiali geneticamente modificati, privati cioè di geni che avrebbero potuto indurre al rigetto i riceventi umani, geni che sono stati sostituiti con altri di tipo umano che non avrebbero causato alcun tipo di reazione immunitaria. La scelta dei maiali è dovuta al fatto che la loro anatomia è molto simile a quella umana, il che ne favorisce l’assimilazione molto velocemente.

I ricercatori hanno, così, trapiantato i cuori di questi maiali negli addomi di alcuni babbuini, senza impiantarli direttamente al posto dei cuori delle scimmie, ma collegando i cuori suini al loro sistema circolatorio. I cuori trapiantati sono rimasti in funzione per più di 500 giorni, durante i quali ai babbuini sono stati somministrati farmaci immunosoppressori.
Attualmente, siamo in grado di gestire la fase più complicata del rigetto“, ha affermato Mohiuddin. Il prossimo passo sarà quello di realizzare trapianti in cui i cuori dei babbuini vengano effettivamente sostuiti con i cuori dei maiali, ma i ricercatori non sono ancora in grado di stabilire quando sarà possibile passare in questo senso a test clinici umani: tutto dipende dalla buona riuscita del trapianto sui babbuini. Oltre al cuore, anche altri potrebbero essere gli organi animali utilizzati per il trapianto da animali a uomini, tra cui reni, fegato, pancreas e polmoni.