venerdì, 7 Marzo 2025

Salute

Home Salute Pagina 79
Notizie sulla salute, sugli stili di vita, scoperte mediche, farmaci, diete, fitness

Gli ottimisti vivono più a lungo

“Essere ottimisti allunga la vita”: ad affermarlo non sono più solo persone solari, intraprendenti e determinate, che riescono a vedere il bicchiere mezzo pieno anche nelle situazioni più difficoltose, ma anche uno studio dell’University College of London, che attesta scientificamente il valore di questa dichiarazione. Il think positive (pensare positivo) non sarebbe quindi solo un modo per superare le difficoltà al meglio, ma anche per vivere a lungo. Vediamo più da vicino che cosa hanno scoperto gli studiosi della famosa università londinese.

Non è la prima volta che gli scienziati parlano di correlazione tra ottimismo e longevità: anche l’American Psycomatic Society in passato aveva dichiarato che il pessimismo incrementa la possibilità di morire per attacchi di cuore o tonsillite.
Guardando proprio a questi due problemi sono dunque intervenuti gli studiosi della più antica Università di Londra, che sulla base dei dati da loro raccolti hanno affermato che oggi sono 2,3 milioni in Inghilterra le persone che soffrono di problemi di cuore alle coronarie mentre 375000, quelle morte negli Stati Uniti d’America per lo stesso problema.

Le cause principali, come ben si sa, sono principalmente uno stile di vita non sano, che comprende i cibi consumati, il fumo e l’eccessiva attività fisica.
Così Andrew Steptoe, professore della British Heart Foundation, insieme al suo team ha avviato uno studio per verificare se gli ottimisti avessero realmente più probabilità di superare il rischio di incorrere in questi disturbi, un po’ come chi affronta con forza e determinazione la chemioterapia, ha maggiori possibilità di sconfiggere il tumore.

Le ricerche su 369 ex pazienti hanno portato Andrew Steptoe a scoprire che un anno dopo l’intervento per un problema al cuore, metà delle persone più pessimiste non aveva smesso di fumare, mentre l’85% tra gli ottimisti aveva dimenticato completamente la sua dipendenza dalla sigaretta.

I risultati sembrano andare nella stessa direzione se si guarda al regime alimentare: solo il 20% dei pazienti pessimisti si nutriva con il giusto apporto di frutta e verdura, mentre gli ottimisti che rispettavano i consigli per la dieta erano il doppio, ben il 40%.
Pare dunque che l’ottimismo renda più facile al soggetto depurare il proprio organismo da tutto ciò che è nocivo, mentre chi è pessimista, probabilmente ricerca proprio in cibi ricchi di grassi e nella nicotina, quello sfogo che non può sempre esplicitare con le parole.

Come conclusione il Dr Mike Knapton, direttore medico associato nella medesima British heart foundation, ha proclamato che il prossimo passo per questa ricerca sarà dimostrare che la psicoterapia come terapia cognitiva comportamentale per aumentare l’ottimismo può migliorare i risultati nelle persone pessimiste.

Un ulteriore input dunque per la scienza, che si propone ogni giorno nuove sfide per incrementare le possibilità di vivere a lungo per tutti. Ma se già tra voi che leggete si nasconde un animo pessimista, il consiglio è quello di sorridere e lasciare alle spalle i cattivi pensieri, perché come diceva il grande maestro Roberto Begnigni, la vita è bella.

Svelato il segreto per avere gambe perfette come Scarlett Johansson

Credit: flickr.com

Delle star che vediamo al cinema, in televisione, o sul red carpet degli oscar invidiamo molto: dalla carriera, alla fama e al riconoscimento sociale, dal conto in banca al fisico. Se per le prima tre cose noi di Blog di Lifestyle non possiamo proprio aiutarvi, possiamo darvi una mano per quanto riguarda i segreti fitness delle star.

Parliamo per esempio di Scarlett Johansson, o meglio, delle gambe di Scarlett Johansson.
Anche se ha da pochi mesi dato alla luce la sua prima figlia, il suo fisico è marmoreo e perfetto, ce ne siamo accorti tutti durante la cerimonia degli Oscar.
Il suo segreto? Ce lo svela l’attrice stessa, ed è tanto tanto esercizio fisico, soprattutto per le gambe, quello che lei da sempre ritiene il suo punto debole.

Uno dei suoi esercizi preferiti è quello che in gergo tecnico viene chiamato “The knee drive with weights”. Lo sviluppo è il seguente: in piedi, con dei pesi (che per chi svolge esercizi a casa possono essere libri o bottiglie d’acqua) in entrambe le mani, palmi rivolti all’interno, gambe leggermente divaricate, che non superino la larghezza delle ossa del bacino, piedi dritti. Mettere il peso su una delle due gambe, ad esempio la gamba sinistra, e poi, lentamente, portare il ginocchio destro all’altezza del torce. Dopodiché, spostare all’indietro – sempre lentamente, per far lavorare meglio i muscoli – la gamba destra, in affondo, finché il piede destro non poggi completamente a terra. Tenere la posizione per qualche secondo, poi riportare il ginocchio destro altezza torace e infine tornare alla posizione di partenza.
Ecco una foto di spiegazione.

credit: fitnessfoodieblog.wordpress.com
credit: fitnessfoodieblog.wordpress.com

Ripetere quest’esercizio per 30 volte (2 serie da 15 ciascuna), e passare poi agli affondi laterali, che sono uguali a quelli appena descritti, tranne per la differenza che la gamba si sposta di lato e non dietro. Se fatti con costanza, anche questi piccoli workout copiati dalle star potrebbero davvero farvi sentire meglio, e più belle. Provare per credere.

Il nostro cervello funziona come Facebook

credits photo: infinitamenteverona.it

Il nostro cervello funziona come Facebook e a dircelo è una ricerca pubblicata dagli scienziati di Basilea e di Londra su Nature. Non c’è da stupirsi, quindi, di come abbia fatto il social network più gettonato a diventare così famoso. Infondo, come dice un proverbio popolare “chi si somiglia si piglia”.

La ricerca mirava a svelare i legami che si stabiliscono tra le cellule del nostro cervello. Per scoprire tutto ciò i ricercatori hanno studiato un’area particolare del cervello umano: la corteccia che riceve gli impulsi nervosi provenienti dagli occhi. Gli scienziati si sono serviti di strumenti sofisticatissimi e all’avanguardia. Il risultato ha stupito molte persone, o forse no.

Le sinapsi presenti nel nostro cervello, cioè le strutture che permettono alle cellule nervose di dialogare fra loro, stabiliscono dei legami molto forti con un solo neurone. Quest’ultimo, poi, si lega, tramite legami più deboli, con moltissimi altri.

In poche parole, ogni cellula nervosa stabilisce legami forti soltanto con poche altre cellule simili a lei, mentre con il resto i legami sono deboli. Qualcuno potrà chiedersi: dov’è l’analogia con il social network? La risposta è più semplice di quella che ci si aspetta. Su Facebook generalmente si hanno molto amici, ma con una cerchia ristretta di loro si ha un rapporto privilegiato, proprio come avviene tra le cellule del nostro cervello.

La domanda che ci si è posti, a questo punto, è stata: perchè questi rapporti privilegiati si instaurano tra determinate persone, e quindi cellule, e non tra altre? La risposta è nella somiglianza e negli interessi comuni.

Lee Cossell, uno degli autori dello studio, si è poi posto un altro quesito: perchè il cervello stabilisce anche un gran numero di legami deboli? Per una questione di praticità. Immaginiamo, infatti, che i neuroni debbano cambiare il loro modo di lavorare. Il modo più semplice e veloce per farlo è rinforzare quei legami deboli che sono utili al nuovo scopo. Ciò spiega anche perchè il cervello riesce ad addattarsi velocemente alle nuove situazioni.

Instagram e i selfie impropri pubblicati dai bambini

Credits photo: Justin Sullivan/Getty Images

Nativi digitali sempre più precoci e interessati a selfie da riproporre su Instagram: sono loro la testimonianza maggiore di come la società si sia evoluta nel corso degli ultimi anni. I nati nel 2000, non riescono a vivere senza internet ormai, eludono i divieti e a meno di 13 anni si iscrivono su Instagram e altri siti simili. Le preoccupazioni così cominciano. Ancora piccoli ed innocenti iniziano infatti a pubblicare foto di sé senza nessun controllo, proprio come nei casi che vi stiamo per proporre.

Si chiama Jessie e ha 20 anni o almeno questo è ciò che fa intendere il suo profilo Instagram. In realtà dalla foto è tangibile la sua giovanissima età. È una bimba, innocente, come tante altre che si trovano nella sua lista di amici, 11 anni e già centinaia di “mi piace” sulla sua foto.

È questo, oggi, il modo in cui i bambini ricercano approvazione dalla loro cerchia e allo stesso tempo fronteggiano le proprie insicurezze: autoscatto pronto e tempo un minuto la loro foto è sul web. Nessun filtro che protegga la loro privacy, non sono curanti degli orchi che si aggirano dietro profili che appaiono sicuri e nemmeno delle conseguenze che ne potrebbero derivare.

Eppure già dai commenti si intravede l’intimazione. Le foto di Alex, 15 anni, appaiono in un album con l’hastag #Arianagrande e in una di queste sotto il titolo della canzone “Baby I’ma need you to beg for it” appare la frase “I would fuck that big ass”, commento volgare che ci prendiamo la licenza di non tradurre e che, come afferma Elizabeth Daniels, prof.ssa di Psicologia all’Università del Colorado, dimostra il nuovo modo dei teenager tra i 12 e 15 di affrontare la sessualità.

Ma non è solo questo a preoccupare. Le foto che vengono pubblicate su internet sono infatti diventate la sorgente primaria degli amanti della pornografia e rischiano di essere utilizzate per adescare i bambini in posa. Si inizia con un mi piace, si continua con un commento carino, si finisce con un numero di telefono e un incontro al buio.

Chi si troverà di fronte l’ingenuo bambino?

In alcuni casi la persona che ha visto nella foto, in altri no. Quel che rende davvero inquieti però è che in un reportage degli Stati Uniti si nota come il fenomeno sia in fase d’aumento.

Che cosa fare?

Il mondo di internet è come un oceano, in cui alcuni punti sono più chiari, mentre altri sono oscuri profondi. La prevenzione è l’unico modo per riuscire a nuotare senza annegare. Per questo occorre cautela nell’inserire dati, maggiore informazione e anche più attenzione da parte degli stessi produttori di siti e applicazioni e dei genitori.

Instagram è infatti solo la punta di un iceberg. Prima di questo sito per gli appassionati di foto, sono arrivati Facebook e snapchat, studiato appositamente per chiacchierare con altri utenti anche sconosciuti e insieme a questi lo snapcash, per lo scambio di denaro e il sextexting, che come molti sapranno anche per via del film “50 sfumature di grigio” indica l’usanza di scambiarsi messaggi hot col partner. Nessuna attività, dunque, adatta ad un bambino di 11 anni, che dovrebbe difendere la sua innocenza, almeno per qualche anno.

La domanda è allora se anche su Instagram arriverà un parent control che individui, per una volta, chi fa del sito un uso improprio. Per saperlo occorrerà solo aspettare.