lunedì, 7 Aprile 2025

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4 febbraio: Giornata Mondiale della Lotta contro il Cancro

La parola cancro fa paura a tutti. L’idea di ammalarsi, soffrire e sopportare cure dolorosissime ancor di più. Poco importa che si tratti di melanoma, leucemia o tumore. Quando succede ti domandi: ‘perchè proprio a me’? E infondo sai benissimo che non c’è nessun motivo per cui ti sei ammalato, e così, ti senti piccolo piccolo di fronte a questo male incurabile.

Ma dopo aver incassato il colpo, sai anche che combattere è l’unico rimedio per affrontare la situazione e forse guarire. Dopo aver vinto la battaglia, però, solo una cosa ti resta da fare, oltre a vivere: raccontare la tua esperienza.

E così, oggi, per celebrare la Giornata Mondiale della Lotta contro il Cancro, oltre a diffondere l’importanza della prevenzione è importante festeggiare chi ce l’ha fatta, chi, come Sylvie, Valentina, Mauro e Stefania ha vinto la battaglia contro il cancro.

Sylvie – mieloma multiplo

Da ricercatrice a paziente: dopo una vita dedicata alla ricerca sul cancro all’Istituto nazionale tumori di Milano, Sylve si è trovata a convivere con un mieloma multiplo. Quando nel 2006 le hanno diagnosticato la malattia stava benissimo, il suo era solo un banale controllo di routine. ‘La diagnosi è stata un fulmine a ciel sereno. Quando stai male e ti dicono cos’hai è un colpo, ma non così grande come quando stai benissimo e non te l’aspetti proprio. Sul momento per me è stata una batosta, uno tsunami. Oggi esistono tantissime terapie per tenere a bada il mieloma e io posso vivere la mia vita in modo perfettamente normale’. Lei stessa sottolinea che: ‘Ci tengo a raccontare la mia storia, per poter dare speranza a chi crede di non averne più. Le persone che hanno un tumore a volte si sentono in un tunnel buio. Voglio parlare della mia esperienza per far capire che in fondo a quel tunnel ci può essere la luce’.

Valentina – tumore al seno

Valentina è un avvocato di Genova di 39 anni, madre di due bambini: Matteo di 3 anni e Anna di un anno e mezzo, nata mentre la madre si sottoponeva alle cure. ‘Mentre lottavo per la mia, sono riuscita a dare la vita anche a mia figlia. Per questo spero che la mia storia porti speranza ad altre donne nella stessa situazione. Grazie all’aiuto dei medici, infatti, sono riuscita a combattere il tumore al seno che mi ha colpito durante la mia seconda gravidanza e a dare alla luce una bambina sana.’

Mauro – tumore al fegato

Una sfida tripla, un percorso a ostacoli che Mauro ha dovuto prima accettare, poi affrontare e infine superare così brillantemente. ‘Nel 2004, all’età di quarantasei anni, in occasione di un’analisi di routine, mi furono riscontrati livelli altissimi di transaminasi. Il test fu ripetuto e, dopo una biopsia, mi fu diagnosticato un tumore al fegato in stadio molto avanzato. Il tumore, in realtà, era di origine intestinale, un tumore neuroendocrino del retto, a cui si aggiunse anche un carcinoma della tiroide: un triplo tumore, quindi. La risposta del mio organismo a tutti i trattamenti fu talmente positiva che a soli otto mesi dal trapianto di fegato feci un viaggio in moto con gli amici, una passione a cui non ho voluto rinunciare, nemmeno dopo quello che ho passato’.

Stefania – tumore alla tiroide

Stefania Tozzini racconta in un diario dal titolo Cancro di segno e… di fatto il tumore alla tiroide che l’ha colpita a soli 23 anni, quando era già mamma di due gemelli di 18 mesi. Il giorno in cui le hanno diagnosticato il tumore lo racconta così: ‘Quel giorno, il 19 luglio, è stato da me soprannominato tumor day, e da allora ho sempre cercato di reagire positivamente, con il mio abituale sense of humor, che scherzando ho ribattezzato sense of tumor.

Storie di speranza e di coraggio, racconti di chi, con sorriso e determinazione, è riuscito a superare una tra le più dure gare ad ostacoli della vita.

(Fare) l’amore non ha età

Da giovani ci godiamo i piaceri fisici, consapevoli che sì, nonostante resteranno i sentimenti, il nostro corpo ci abbandonerà pian piano, diventerà meno attraente, a meno che non sia Demi Moore, e le fantastiche acrobazie vietate ai minori di sedici anni, non saranno più tanto fattibili. Errore. Un anziano su tre, intervistato per una ricerca condotta dall’Università di Manchester, dichiara infatti di essere ancora sessualmente attivo, nonostante abbia superato i settant’anni.

Complimenti, verrebbe da dire. E la curiosità cresce anche sul numero dei rapporti: due volte al mese, dichiarano i non più giovani intervistati. Il 54% di uomini e il 31% di donne over 70, ha infatti confermato come il corpo, non più come quello di un tempo, non possa ostacolare i momenti di piacere nella vita di una coppia.

Tanti stereotipi, tabù e pregiudizi circondano la sessualità in tarda età, ma lo studio condotto dal ricercatore David Lee, mira a restituire un po’ di leggerezza alle gioiose pratiche, tipiche di ogni relazione, che sia recente o datata. Sì perché nell’amore c’è la felicità e il miglior vettore a disposizione è il nostro corpo, che sì, acciacchi vari a parte, si presta ancora bene a un po’ di sano piacere fisico con il partner. E se ve lo state chiedendo, vi anticipo: no, il desiderio sessuale non si spegne con l’età. A diminuirlo possono essere altri fattori, come la perdita del proprio compagno di vita.

Nessuna pudicizia in questo studio, pubblicato sulla rivista tedesca Archives of Sexual Behaviour: meno del 3% si è rifiutato di rispondere alle domande poste, per timidezza o riservatezza.

Finché c’è vita c’è speranza, recitava Marco Tullio Cicerone, dunque godiamoci le gioie che vogliamo, fino a quando vogliamo.

Vuoi sapere quanto vivrai? Chiedilo ai tuoi amici

credits photo: odiami.pianetadonna.it

Chi trova un amico trova un tesoro, e in questo caso anche un veggente che ci predice quanto a lungo vivremo e in che modo. Questo è quello che ci dice una ricerca effettuata dalla Washington State University di San Luis, negli Stati Uniti d’America, e pubblicata dalla rivista Psychological Science, secondo cui gli amici più intimi possono rivelare quei dati della nostra personalità e dare giudizi accurati sulle nostre abitudini quotidiane che indicano quanto a lungo vivremo.

La ricerca, più precisamente, afferma che alcuni tratti della nostra personalità, a 20 anni, sono un indicatore importante per prevedere la durata e la qualità della nostra vita per i prossimi 75 anni. E i nostri amici intimi sono più bravi di noi a riconoscere tali indicatori. Sono, perciò, gli unici che ci possono dare un quadro più veritiero possibile su ciò che sarà il nostro futuro.

I ricercatori sono arrivati a questo risultato tramite l’analisi dei dati di uno studio durato dal 1938 al 2013, quindi 75 anni, del Kelly/Connolly Longitudinal Study on Personality and Aging, nel quale venivano riportati i tratti della personalità di 600 individui, sia riferiti dagli stessi sia ottenuti tramite la testimonianza di amici intimi. In seguito, studiando i certificati di morte, i ricercatori sono riusciti a capire che i tratti della personalità indicati dagli amici sono indicatori importanti per prevedere la durata della vita del soggetto, mentre quelli autoriferiti risultavano falsati e poco realistici. Infatti, gli uomini descritti dagli amici come coscienziosi e aperti e le donne descritte come amabili, serene ed emotivamente stabili hanno vissuto una vita più sana e duratura.

Dalla ricerca risulta quindi evidente che, come dichiarato anche dal dottor Joshua Jackson, le auto-valutazioni non sono attendibili. Spesso, infatti, tendiamo a non vedere o a non accorgergi di tratti importanti della nostra personalità che, invece, i nostri amici più cari conoscono alla perfezione. Inoltre, a volte, potremmo essere prevenuti e, quindi, omettere dei tratti importanti solo perchè non c’è nessuno che smentisca ciò che stiamo dicendo e palesi le nostre vere abitudini.

A questo punto, se vuoi sapere quanto vivrai, non ti resta che chiamare i tuoi amici più cari e chiederglielo.

Contro il tumore al collo dell’utero, #SmearForSmear

È partita il 24 gennaio la nona settimana europea di prevenzione contro il tumore al collo dell’utero: per l’occasione, l’associazione inglese Jo’s Cervical Cancer Trust ha lanciato la campagna #SmearForSmear, con la quale ha voluto invitare tutte le donne (ma anche gli uomini) a sbavarsi il rossetto e a postare i propri selfie sui social network. Sebbene il nesso tra la malattia e il trucco sembrerebbe non essere così evidente, in realtà la relazione tra i due esiste eccome: in inglese, infatti, la parola “smear” designa tanto la sbavatura quanto lo “smear test”, ossia il pap-test, lo strumento di prevenzione per eccellenza nei confronti di questo tipo di tumore.

All’iniziativa prendono parte anche celebrità quali la modella Georgia May Jagger, figlia del cantante dei Rolling Stones Mick Jagger, che ha postato il suo autoritratto col rossetto sbavato su Instagram, invitando Cara Delevingne e Suki Waterhouse a fare altrettanto.

Missione di tutte le internaute dal make-up volutamente manomesso diventa allora far comprendere alle donne la necessità di sottoporsi a questo tipo di esame: come si precisa sul sito, il pap-test permette di scoprire con largo anticipo le anomalie al livello del collo dell’utero, arrivando così a salvare fino a 5.000 vite all’anno.

Stando ai dati dell’AIRC, sono 3.500 all’anno i nuovi casi di tumore al collo dell’utero registrati in Italia, ma molte donne sono ancora restie a fare il pap-test, in quanto credono che provochi dolore fisico, che sia imbarazzante o addirittura non indispensabile. “Speriamo, pertanto, che al pubblico piaccia questa campagna semplice e divertente – dice Robin Music, direttore esecutivo della Jo’s Cervical Cancer Trust – Più donne si sottoporranno al test e sempre meno si troveranno a fronteggiare problemi gravi come l’infertilità, la menopausa precoce o, addirittura, la morte.