mercoledì, 27 Novembre 2024

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Vuoi sapere quanto vivrai? Chiedilo ai tuoi amici

credits photo: odiami.pianetadonna.it

Chi trova un amico trova un tesoro, e in questo caso anche un veggente che ci predice quanto a lungo vivremo e in che modo. Questo è quello che ci dice una ricerca effettuata dalla Washington State University di San Luis, negli Stati Uniti d’America, e pubblicata dalla rivista Psychological Science, secondo cui gli amici più intimi possono rivelare quei dati della nostra personalità e dare giudizi accurati sulle nostre abitudini quotidiane che indicano quanto a lungo vivremo.

La ricerca, più precisamente, afferma che alcuni tratti della nostra personalità, a 20 anni, sono un indicatore importante per prevedere la durata e la qualità della nostra vita per i prossimi 75 anni. E i nostri amici intimi sono più bravi di noi a riconoscere tali indicatori. Sono, perciò, gli unici che ci possono dare un quadro più veritiero possibile su ciò che sarà il nostro futuro.

I ricercatori sono arrivati a questo risultato tramite l’analisi dei dati di uno studio durato dal 1938 al 2013, quindi 75 anni, del Kelly/Connolly Longitudinal Study on Personality and Aging, nel quale venivano riportati i tratti della personalità di 600 individui, sia riferiti dagli stessi sia ottenuti tramite la testimonianza di amici intimi. In seguito, studiando i certificati di morte, i ricercatori sono riusciti a capire che i tratti della personalità indicati dagli amici sono indicatori importanti per prevedere la durata della vita del soggetto, mentre quelli autoriferiti risultavano falsati e poco realistici. Infatti, gli uomini descritti dagli amici come coscienziosi e aperti e le donne descritte come amabili, serene ed emotivamente stabili hanno vissuto una vita più sana e duratura.

Dalla ricerca risulta quindi evidente che, come dichiarato anche dal dottor Joshua Jackson, le auto-valutazioni non sono attendibili. Spesso, infatti, tendiamo a non vedere o a non accorgergi di tratti importanti della nostra personalità che, invece, i nostri amici più cari conoscono alla perfezione. Inoltre, a volte, potremmo essere prevenuti e, quindi, omettere dei tratti importanti solo perchè non c’è nessuno che smentisca ciò che stiamo dicendo e palesi le nostre vere abitudini.

A questo punto, se vuoi sapere quanto vivrai, non ti resta che chiamare i tuoi amici più cari e chiederglielo.

Contro il tumore al collo dell’utero, #SmearForSmear

È partita il 24 gennaio la nona settimana europea di prevenzione contro il tumore al collo dell’utero: per l’occasione, l’associazione inglese Jo’s Cervical Cancer Trust ha lanciato la campagna #SmearForSmear, con la quale ha voluto invitare tutte le donne (ma anche gli uomini) a sbavarsi il rossetto e a postare i propri selfie sui social network. Sebbene il nesso tra la malattia e il trucco sembrerebbe non essere così evidente, in realtà la relazione tra i due esiste eccome: in inglese, infatti, la parola “smear” designa tanto la sbavatura quanto lo “smear test”, ossia il pap-test, lo strumento di prevenzione per eccellenza nei confronti di questo tipo di tumore.

All’iniziativa prendono parte anche celebrità quali la modella Georgia May Jagger, figlia del cantante dei Rolling Stones Mick Jagger, che ha postato il suo autoritratto col rossetto sbavato su Instagram, invitando Cara Delevingne e Suki Waterhouse a fare altrettanto.

Missione di tutte le internaute dal make-up volutamente manomesso diventa allora far comprendere alle donne la necessità di sottoporsi a questo tipo di esame: come si precisa sul sito, il pap-test permette di scoprire con largo anticipo le anomalie al livello del collo dell’utero, arrivando così a salvare fino a 5.000 vite all’anno.

Stando ai dati dell’AIRC, sono 3.500 all’anno i nuovi casi di tumore al collo dell’utero registrati in Italia, ma molte donne sono ancora restie a fare il pap-test, in quanto credono che provochi dolore fisico, che sia imbarazzante o addirittura non indispensabile. “Speriamo, pertanto, che al pubblico piaccia questa campagna semplice e divertente – dice Robin Music, direttore esecutivo della Jo’s Cervical Cancer Trust – Più donne si sottoporranno al test e sempre meno si troveranno a fronteggiare problemi gravi come l’infertilità, la menopausa precoce o, addirittura, la morte.

Igiene intima femminile, gli errori da non commettere

L’igiene intima è molto importante perché protegge il corpo da infezioni o irritazioni. Eppure nonostante sia un aspetto imprescindibile della quotidianità femminile, molte donne commettono degli errori che, seppur banali, possono alterare il delicato equilibrio della salute intima.

Negli ultimi anni, ho notato che sempre più pazienti mi chiedono se debbano usare un apposito spray o un lavaggio vaginale per la loro igiene” afferma il Dr.Ugwumadu, ginecologo al St George’s Hospital di Londra.

Un recente sondaggio, condotto dalla società di ricerche di mercato britannico Mintel, ha scoperto che un quarto delle donne di età superiore a 16 anni ha usato salviette femminili e/o un lavaggio vaginale negli ultimi sei mesi. L’idea che “le lavande possono curare tutto” però, è sbagliata. Gli esperti infatti ritengono che nel caso in cui si sia già affetti da infezioni batteriche le lavande possano addirittura peggiorare la situazione spingendo i batteri fino all’utero, alle tube di Falloppio e alle ovaie e quindi possano essere più un danno che un aiuto.

Basta dare un’occhiata agli scaffali di qualsiasi farmacia per accorgersi che esistono diversi prodotti che promettono di tenerci “fresche”, come salviettine intime, mousse rinfrescanti, spray anti odore.
Temo che questi prodotti siano completamente inutili e, a mio parere, sfruttino le ansie delle donne sui loro corpi. La pubblicità e la confezione dei prodotti di igiene intima femminile giocano sull’impressione che le donne debbano essere sempre splendenti, altrimenti saranno più a rischio di infezione. In realtà, è vero il contrario“, sostiene il ginecologo.

La vagina è un ecosistema perfettamente equilibrato, e i batteri giocano un ruolo cruciale nella salute ginecologica. Le cellule della pelle della vagina contengono alti livelli di molecole di zucchero chiamato glicogeno, che i batteri abbattono per la produzione di acido lattico. Ciò contribuisce a mantenere la vagina alla specifica gamma. Il pH acido deve mantenersi tra i valori 3,5-4,5, mentre il resto della pelle ha un pH di circa 5-6. La cosa migliore che possiamo fare è di non interferire con questo processo utilizzando prodotti sbagliati.

Studi scientifici dimostrano infatti che le donne che fanno uso di saponi profumati, bagnoschiuma, deodoranti speciali, sono in realtà più inclini a vaginosi batterica rispetto alle altre. Adoperare saponi che non sono prettamente pensati per le zone intime può provocare dei danni importanti alla flora vaginale con una conseguente prolificazione di batteri o funghi patogeni. Credere che un sapone valga l’altro è quindi un errore da non sottovalutare.

Un altro errore commesso comunemente dalle donne è quello di usare lo stesso detergente per tutte le fasi dello sviluppo. È bene sapere che la flora vaginale varia a seconda delle fasi di vita della donna, pubertà, età fertile e menopausa, e per ciascuna di esse è necessario utilizzare prodotti specifici, per non aumentare il rischio di infezioni e vaginiti.

Impariamo a prenderci cura di noi stesse. Le regole della buona igiene personale restano valide e le diamo per scontate. Una (o più) doccia al giorno e il regolare cambio di biancheria intima, è sufficiente ad allontanare le infezioni ed evitare l’allontanarsi della gente che ci circonda. Ma non facciamoci abbindolare da tutto ciò che ci viene proposto dalle pubblicità, dandolo subito per buono. E soprattutto, impariamo a rivolgerci ad uno specialista nel caso di dubbi o particolari problemi, non c’è niente di vergognoso nel farlo.
Se non vi sentite a vostro agio a parlare dei vostri problemi intimi con un ginecologo, e il sol pensiero vi imbarazza, rivolgetevi ad una ginecologa. Sono sempre di più le donne che lo fanno.

Camminare 20 minuti al giorno per vivere più a lungo

Che l’attività fisica fosse salutare non era un mistero per nessuno. Ma che bastassero anche solo 20 minuti di camminata per ridurre il rischio di morte prematura è una piacevole sorpresa.

Secondo uno studio condotto su 334.000 persone, effettuato dai ricercatori della Cambridge University, una modesta attività fisica allunga la vita. L’inattività, infatti, uccide il doppio dell’obesità.
Ulf Ekelund, che ha condotto gli studi, ha dichiarato che anche una piccola quantità di attività fisica ogni giorno potrebbe avere benefici sulla salute e che 20 minuti potrebbero cambiarci la vita.

È un messaggio chiaro, rivolto a tutti. Chi soffre di obesità potrebbe ridurre del 16% il rischio di morte, chi è nel peso-forma riduce il rischio del 30%. In una settimana, come raccomandato dal governo britannico, sarebbero necessari almeno 150 minuti di attività, sia questa giardinaggio o una camminata a ritmo sostenuto. Ma la maggior parte delle persone riesce a malapena a camminare per trenta minuti durante la settimana, calcolando anche gli spostamenti per raggiungere il luogo in cui si lavora o studia.

I ricercatori hanno ipotizzato che circa 676.000 decessi di uomini e donne europee è imputabile all’inattività fisica. Inoltre, secondo un rapporto dell’iniziativa Walking for Health, la mancanza di attività fisica costa fino a 10 bilioni l’anno in spese mediche, giorni di malattie e decessi prematuri.

Non è da sottovalutare il beneficio che una breve camminata veloce produce sulla nostra forma fisica: venti minuti di camminata brucerebbero tra le 90 e le 110 calorie. Il professor Nick Wareham, direttore dell’unità epidiemologia del Medical Research Council di Cambridge, sottolinea come perdere peso sia spesso un’ardua sfida e come questa ricerca può incoraggiare piccoli ma significativi cambiamenti nello stile di vita delle persone.