mercoledì, 27 Novembre 2024

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I nati dopo il 1942 a rischio obesità

L’anno di nascita di una persona potrebbe rendere possibile prevedere se andrà incontro a problemi di obesità: gli specialisti hanno infatti scoperto che l’anno di nascita influenza l’attività di un gene legato allo sviluppo di questa patologia. Persone che presentano la mutazione di un gene chiamato FTO – anche detto gene dell’obesità – tendono di più a diventare obese se nate dopo il 1942.

Un recente studio ha dimostrato che le persone che presentano questo gene sono più tendenti a mangiare cibi grassi o contenenti molte calorie durante l’invecchiamento. Così, pare che l’anno di nascita possa andare a incidere sul gene, nel senso che un nato 20 anni dopo i suoi genitori può avere un indice di massa corporea maggiore.

Le evoluzioni al livello culturale, poi, come l’incremento degli strumenti tecnologici e la maggiore disponibilità di cibo potrebbero costituire ulteriori fattori aggravanti, andando a riattivare il gene in questione: volendo indagare l’impatto dei geni sullo sviluppo dell’obesità, i ricercatori hanno analizzato il rischio dell’obesità attraverso le generazioni. Perciò, quello che hanno cercato di scoprire è stato se le diverse condizioni vissute da ciascuna fascia di età possano alterare l’espressione della variazione del gene FTO in questione. Le informazioni utilizzate erano relative alle sequenze di DNA di più di 10.000 genitori, bambini e nipoti. Pertanto, i ricercatori sono riusciti a individuare un nesso tra il gene e l’obesità in quanti fossero nati dopo il 1942.

Gli autori dello studio suggeriscono che fattori legati al Secondo Dopoguerra come l’abitudine sempre più radicata alla tecnologia piuttosto che al lavoro manuale e la larga disponibilità di cibi ad alto contenuto calorico immessi sul mercato possano essere stati delle componenti da non ignorare.

I dieci segnali che dicono che stai bevendo troppo

Siamo nel pieno delle Feste e diciamocelo: chi di noi non ha bevuto qualche bicchierino di troppo in questo periodo? La compagnia a tavola e il troppo cibo offerto dalle nostre mamme ha sicuramente invogliato tanti di noi ad alzare il gomito più del solito.

L’alcol, però, è sempre più considerato un killer silenzioso, specialmente tra i giovanissimi dove il consumo di alcolici e super alcolici è in costante crescita. Il fatto preoccupante è che tantissimi di loro non hanno neanche la percezione di star sviluppando una dipendenza.Ci sono, però, dei segnali che se tenuti sotto controllo ci suggeriscono che è giunto il momento di iniziare a imporsi qualche regola, onde evitare di finire preda di un vizio che, alla lunga, mette a rischio la vita. Ecco quali sono i dieci segnali che il nostro corpo ci suggerisce per mettere un freno questa brutta abitudine.

Di notte il bagno ti chiama

Se seguite i consigli del ‘bevi almeno due litri di acqua al giorno’, allora ecco trovata la risposta della nicturia, la disfunzione che consiste nella necessità, anche molto frequente, di eliminazione dell’urina durante il riposo notturno. Se, invece, ti svegli nel cuore della notte nelle giornate in cui ti sei divertito con qualche bicchierino di troppo, il problema è un altro: la colpa è sicuramente di un aperitivo andato troppo per le lunghe.

Al risveglio hai gli occhi secchi

Contro una bella sbronza, l’acqua è da sempre considerata un rimedio molto efficace. Per questo motivo, se bevi molta acqua a piccoli sorsi probabilmente ti sentirai meglio. Questo rimedio funziona anche come metodo preventivo: bere acqua prima di ingerire sostanze alcoliche contribuisce ad evitare in parte la disidratazione, oltre ad evitare che tu beva troppo perché hai sete.

La pancia ti dà problemi

Non riesci a spiegarti i motivi di frequenti dolori allo stomaco? Prova a chiederti se non stai bevendo un po’ troppo. L’apparato digerente, infatti, è il primo che incontra l’alcol e dunque il primo a subirne gli effetti negativi legati al consumo eccessivo. In questi casi, fatti davvero un esame di coscienza, senza pensare subito ad allergie e intolleranze alimentari molto di moda negli ultimi anni.

Quando esci dall’ufficio non resisti alla tentazione di un bicchierino

La dipendenza psicologica da alcol non si riscontra solamente durante una giornata no o un periodo difficile della propria vita. Le persone che hanno un legame malato con l’alcol, sono coloro che, dopo una giornata difficile e intensa di lavoro, escono dall’ufficio e si fermano, anche da sole, al primo bar che incontrano per strada.

Sei irritabile e distratto

Se un drink prima di andare a letto può aiutarci a fare sonni tranquilli, l’uso continuo di alcol invece frammenta i cicli del sonno e questo influisce sul nostro metabolismo e quindi sul nostro umore, dice Guy Meadows, direttore clinico della Scuola sonno a Londra. L’alcol rilascia molti zuccheri e altre sostanze che tendono a tenerci svegli e anche il bere moderatamente aiuta a ‘dimenticare’.

Dormi male

Quasi il 60% degli alcolisti soffrono d’insonnia e se bere aiuta a dimenticare, una delle cose che può dimenticare il nostro cervello attraverso l’alcol è come si dorme. Sempre il dottor Meadows spiega che bevendo costantemente aumentano i disturbi del sonno, che possono poi portare alla vera e propria insonnia.

Fai sparire rapidamente il tuo bicchiere

Esattamente come con il cibo, abituarsi ad assumere lentamente quello che portiamo alla bocca ci educa ad un controllo più accurato e ci consente di evitare gli eccessi.

Hai bisogno di rifare le otturazioni

L’alcol tende moltissimo a macchiare i denti ma comincia a farlo dall’interno, spiega il dottor Sameer Patel, direttore della clinica Elleven Dental a Londra. Prima dell’ingiallimento tipico ci sono altri sintomi e insieme all’aumento della sensibilità delle gengive c’è anche questo. Anche i denti perdono colpi, anche quando si è molto giovani. In particolare, mentre il vino rosso tende a creare macchie, birra e vino bianco sono responsabili di una eccessiva erosione dello smalto dentale, spiegano gli esperti. In generale, i denti diventano più sensibili e le otturazioni messe in gioventù sono più esposte a danneggiamenti e, quindi, potrebbero necessitare di essere sostituite.

Il tuo colorito non è dei migliori

Anche in inverno sembri abbronzato nonostante non abbia fatto una vacanza esotica? La colpa è sempre delle bevande alcoliche. Uno degli organi che più si logora con il consumo di alcol è il fegato e il suo malfunzionamento influisce molto sul colore della nostra pelle.

Ad una cena porti più bottiglie del previsto

Sei invitato ad una cena in cui siete in cinque, ma inspiegabilmente porti sei o più bottiglie. La paura che ti assale è di rimanere senza alcol, non di fare una brutta figura con chi ti ospita. L’alcol è come ogni droga – il tuo corpo diventa dipendente da esso , ‘ afferma il dottor Sarah Jarvis ‘: esattamente come con il cibo, abituarsi ad assumere lentamente quello che portiamo alla bocca ci educa ad un controllo più accurato e ci consente di evitare gli eccessi.

15 cibi utili per migliorare la concentrazione (FOTO)

Concentrazione: inutile dire che al giorno d’oggi è davvero difficile trovarla. Gli impegni sono davvero troppi e quando sono meno, è sempre facile distrarsi. I primi nemici sono la stanchezza, la mancanza di sonno, il calo di zuccheri. Infatti seppur attenti ai cibi che acquistiamo, spesso e volentieri siamo influenzati più che dai valori di un alimento, dal suo aspetto. E allora, prima di imboccare la strada verso il negozio di fiducia, buona norma è scegliere cosa comprare, rispondendo ad una semplice domanda: quali sono i cibi che aiutano a migliorare la concentrazione?

Prendete carta e penna e iniziate a scrivere la prima lista della spesa del nuovo anno. Noi di Blog di Lifestyle vi proponiamo quindici alimenti che fanno proprio al caso vostro.

Cioccolato fondente e caffè
Credits photo: www.greenme.it
Credits photo: www.greenme.it

Non si tratta di un semplice sfizio. Alimenti come il cioccolato fondente e il caffè, aiutano davvero a sentirsi meno affaticati e resistere al sonno, grazie alla presenza dell’adenosina. Buona norma è però quella di non eccedere, perché sopratutto la caffeina, se assunta in eccesso, provoca nervosismo. Il cioccolato fondente che contiene invece magnesio e potassio, risponde sopratutto al bisogno di zuccheri e servendosi dei flavonoidi, in particolare del catechine, aiuta l’organismo a combattere trombosi, ipertensione e infiammazioni.
Mentre per mezzo della teobromina si avverte un senso di appagamento e benessere interiore. Da non dimenticare che questa sostanza è anche diuretica, cardiotonica e vaso dilatatoria. La concentrazione, invece, viene stimolata dalla feniletilamina.

Salmone
Credits photo: guidecucina.pianetadonna.it
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Fondamentali per l’organismo sono gli Omega 3, contenuti sopratutto nel salmone, ma anche in sgombro, sardine, alici e aringhe: questi aiutano a migliorare il livello di attenzione e la capacità mnemonica. Inoltre questi cibi sono particolarmente consigliati per prevenire malattie come ictus e demenza. Gli acidi contenuti in grandi quantità nel salmone, invece, sono utili per l’abbassamento del livello di colesterolo.

Bacche di goji
Credits photo: www.lettera43.it
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Di provenienza cinese, le bacche di goji, sono denominate, soprattutto per le proprietà antiossidanti, come il frutto della longevità. Infatti, ricche di vitamina A, agiscono contro i radicali liberi e allontanano la fatica, preservando così anche la nostra concentrazione. Mentre, le vitamine del gruppo B all’interno agiscono da calmante.

Semi di girasole, zucca e lino
Credits photo: www.viverealtop.net
Credits photo: www.viverealtop.net

Il livello di concentrazione e memoria viene, in particolar modo, incrementato dai semi oleaginosi, tra cui quelli di girasole, zucca e lino.

Nello specifico, i semi di girasole regolano l’umore e il sonno, servendosi del tripofano, un amminoacido, che viene trasformato in seratonina dal cervello e mentre la alla tiamina, vitamina del gruppo B, migliora le capacità mnemoniche e cognitive.

I semi di zucca, invece, sono ricchi di zinco, che agisce positivamente sulla memoria e le abilità cognitive, fitosteroli, che abbassano i livelli di colesterolo nel sangue e rinforzano la capacità dell’organismo di lottare contro i tumori, e triptofano, un aminoacido che aiuta a combattere la depressione e a migliorare il tono dell’umore

I semi di lino contengono buone quantità di magnesio, vitamine del gruppo B, acidi grassi Omega-3 e fibre. Tutte queste sostanze migliorano la concentrazione e sono benefiche per il cervello.

Noci
Credits photo: guidecucina.pianetadonna.it
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Conosciute come il cibo del cervello, le noci contengono gli acidi grassi che ne determinano il corretto funzionamento e diminuiscono il livello di colesterolo cattivo nel sangue. Importanti elementi di questo frutto secco sono anche la vitamina E, utile per ridurre i segni del tempo, come i radicali liberi e il ferro, che favorisce la prontezza mentale.

Banane e mele
Credits photo: www.lucasardellaejanira.it
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“Una mela al giorno leva il medico di torno” e non solo. Fondamentale è mangiare questo frutto per migliorare le funzionalità della memoria, grazie alla quercitina, un potente antiossidante contenuto nella buccia. Inoltre se si abbina il consumo della mela a quello della banana, è possibile aumentare il livello di concentrazione, ridurre l’acidità di stomaco, favorire il metabolismo e contrastare fenomeni quali ipertensione e nervosismo eccessivo.

Mirtilli
Credits photo: www.bergamopost.it
Credits photo: www.bergamopost.it

Altro importante cibo del cervello sono i mirtilli, che contengono i polifenoli, ricchi di proprietà antiossidanti per il contrasto dei radicali liberi. I mirtilli, come le banane, contengono anche potassio, che aiuta a diminuire gli effetti di malattie come il morbo di Alzheimer e la demenza e migliora le capacità mnemoniche.

Avocado
Credits photo: autmillennium.org.nz
Credits photo: autmillennium.org.nz

Frutto esotico che migliora la concentrazione è l’avocado. Grazie alle ottime quantità di fibra e grassi monoinsaturi, l’avocado riduce inoltre la possibilità di contrarre malattie cardiache. La vitamina E invece è fondamentale per contrastare i segni dell’invecchiamento.

Cereali integrali
Credits photo: esseresani.pianetadonna.it
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Sia i cereali integrali che altri tipi di alimenti a base integrale, non solo sono considerati salutari per una dieta nutriente, ma annullano anche l’effetto soporifero post pranzo rilasciato da cibi non integrali. Inoltre contengono la vitamina E e la tiamina, che migliora la memoria e la capacità di apprendimento.

Legumi
Credits photo: www.lucasardellaejanira.it
Credits photo: www.lucasardellaejanira.it

I legumi, seppur non abbiamo l’aspetto invitante, sopratutto per i bambini, sono ricchi di zuccheri “complessi” o a indice glicemico basso, che consentono di controllare la percentuale di glucosio nel sangue e allo stesso tempo di nutrire il cervello senza causare ipoglicemia reattiva. Tra i legumi, i ceci sono quelli che apportano dei vantaggi consistenti alle funzionalità del cervello, grazie alla presenza di magnesio e potassio.

Uova
Credits photo: http://tuttopercasa.pianetadonna.it/
Credits photo: http://tuttopercasa.pianetadonna.it/

Le uova contengono importanti proteine come fenilalanina, che convertita in tirosina, aiuta ad incrementare il senso di motivazione, piacere, energia, prontezza e gratificazione. Ma non solo. Il tuorlo, in particolare, è ricco di luteina, zeaxantina e colina, che contribuisce al rafforzamento della memoria centrale oltre che a salvaguardare la salute del cervello.

Broccoli, Cavoli e Cavoletti
Credits photo: simple.wikipedia.org
Credits photo: simple.wikipedia.org

Il cibo della memoria per eccellenza sono i broccoli, i cavoli e i cavoletti, che migliorano le abilità nel parlare, mantengono alti i livelli di attenzione, favoriscono la concentrazione e contengono acido folico, indispensabile per mantenere l’integrità mentale. Il broccolo, soprattutto, contiene vitamina K, che migliora la funzione cognitiva e le prestazioni del cervello.

Cipolla
Credits photo: www.alimentipedia.it
Credits photo: www.alimentipedia.it

Se è certo che la cipolla è l’alimento da evitare in caso di un appuntamento imminente, non è opportuno cancellarlo completamente dalla nostra dieta. Non solo svolge un’azione anti anemica e antibatterica, ma i polifenoli come la quercitina, bloccano lo sviluppo di cellule tumorali e aumentano la concentrazione, insieme alla memoria.

Spinaci
Credits photo: www.alimentipedia.it
Credits photo: www.alimentipedia.it

Se pensate agli spinaci, probabilmente vi verrà in mente l’immagine di Braccio di Ferro, ed in effetti non si tratta di un caso. Infatti questi vegetali sono considerati tra i più completi per il benessere di corpo e cervello. Contengono minerali quali rame, potassio, zinco, calcio e fosforo, inoltre sono ricchi luteina, acido folico, e beta-carotene, che prevengono l’invecchiamento. Infine, non solo sono stimolanti per l’incremento di memoria e livello di attenzione, ma anche delle capacità motorie.

Acqua, tè verde e ginseng
Credits photo: www.fws.gov
Credits photo: www.fws.gov

È risaputo che il tè verde è un ottimo antiossidante. Questa bevanda infatti contrasta stanchezza fisica e mentale, ma questo non basta: previene anche le malattie degenerative del SNC. Importanti sono inoltre i polifenoli, che si trovano al suo interno, utili al rilassamento.

Il ginseng, bevanda in voga soprattutto negli ultimi anni è, nel principio, una pianta che, come le bacche di Goji, deriva dalla medicina cinese e migliora capacità mnemoniche oltre che di concentrazione. Bisogna sapere anche che la radice del ginseng viene utilizzata per la formulazione di integratori alimentari.

Infine, c’è l’acqua. Seppur non abbia la consistenza di un alimento, in realtà viene considerato tale perché senza acqua non sarebbe possibile vivere. Questa regola tutti i processi biochimici alla base della vita, mantiene idratato il nostro organismo e rende le cellule cerebrali più performanti, se assunta nelle quantità necessarie.

Come smettere di fumare? Scoprilo con un semplice esercizio

Perché smettere di fumare? È la domanda che si sono posti i fumatori di tutto il mondo almeno una volta nella vita. Eppure sono ancora più di un miliardo le persone che non riescono a fare a meno del sapore della sigaretta. Tra questi, vi era anche il Dr Max Pemberton, che in seguito alla morte di sua nonna e sua zia ha deciso di interrogarsi seriamente sulla motivazione della sua dipendenza.

Amo fumare abbastanza da non preoccuparmi se un giorno morissi per questa abitudine?. È quel che si è chiesto il Dr Max Pemberton mosso anche dalle prediche di sua madre e di altri amici che per lungo tempo lo hanno fatto sentire quasi un tossicodipendente.

Eppure fumare non produce gli stessi effetti. Certo è però che non si sta facendo del bene al corpo: molte sono le malattie legate al fumo, tra cui anche il cancro. Ed è così che il medico ha pensato di rifarsi alla Cognitive behavioural therapy (CBT), terapia di comportamento cognitivo, che già era stata fondamentale per guarire i propri pazienti dai loro disturbi di abusi di sostanze stupefacenti, per cambiare il proprio pensiero sul fumo e perdere così il vizio.

Poiché la cura aveva avuto anche nel suo caso esiti positivi, il dottore ha deciso di elaborare un libro con quattro esercizi da compiere per abbandonare la sigaretta.

Come ti fa sentire la sigaretta?

Il primo esercizio suggerito dallo studioso è quello di scrivere una lista degli effetti positivi legati alla sigaretta: più sicurezza, maggiore tranquillità oppure che altro? Lo scopo è interrogarsi sulla sensazione che provoca fumare, senza paura di trovare motivazioni sciocche. Se si fuma, ci sarà pure un perché.

Perché non smetti di fumare?

La seconda domanda che l’esperto invita a porsi è “Perché non smetto di fumare?”. Infatti sebbene una buona parte delle persone che fumano abbia pensato più di una volta di desistere da quel momento di piacere, molti di loro non ce l’hanno fatta o hanno ripreso dopo una breve pausa. Perché? La risposta da trovare è molto più difficile di quel che sembra, in quanto se davvero la conoscessi non avresti neppur bisogno di leggere questi consigli. Scava nella profondità del tuo inconscio e inizia a scrivere, i motivi arriveranno pian piano – è questo che il Dr. Pemberton invita a fare – Chiama questa lista come vuoi: “Ragioni per smettere o per continuare!” – aggiunge l’esperto.

Quali sono i benefici del fumo?

Il terzo esercizio prevede che il soggetto stili un elenco dei motivi per i quali smettere di fumare sarebbe un errore. Quali sono i reali benefici? Perché smettere di fumare? Quali sono le ragioni per decidere di non fumare più? Questa sarà la “Quit list” (Lista per smettere).

Fatto ciò il soggetto dovrebbe rendersi conto che tutti gli effetti considerati benefici nella prima lista, sono in realtà delle illusioni.
Infatti è risaputo, anche per lo stesso fumatore, che il tabacco è nocivo ma, questa consapevolezza da sola non è sufficiente per decidere di non fumare. Questo fenomeno per il quale si compie un’azione che non corrisponde a ciò il nostro cervello razionalmente ci suggerisce, si chiama, in psicologia, dissonanza cognitiva. Proprio per questo una volta imboccata questa strada, il nostro pensiero cerca di trovare una serie di giustificazioni per perseverare nell’errore, come pensare che il fumo riduca lo stress, aiuti a rilassarsi o concentrarsi oppure renda meno annoiati.

Sono tutte scuse. Fumare aumenta solo la pressione sanguigna e la frequenza cardiaca. Con questo pensiero dunque è giunto il momento di compiere un ultimo esercizio.

Il caso legale

In ultima battuta il Dr. Pemberton consiglia di immaginare di trovarsi in un caso legale. All’inizio le sigarette rappresentano l’imputato da difendere, per cui il tuo compito è quello di trovare una serie di motivi per i quali è consigliabile continuare a fumare.

Dopo di ché, inverti le parti. Tu sei l’avvocato che persegue il fumo. Convinci il giudice che le dichiarazioni fornite a difesa della sigaretta sono prive di senso. Tutto ciò che emergerà da questo “immaginario processo” sarà oggettivo e darà il vero senso di ciò che fumare comporta. Inoltre se questo sarà davvero utile per liberarsi dall’assuefazione dell’atto del fumare, non c’è dubbio che anche l’autostima aumenterà. Infatti porsi un obbiettivo e riuscire a conseguirlo non può che dare fiducia in sé e nelle proprie capacità. Proprio come è successo al Dottor Max Pemberton che considera la decisione di lasciare il tabacco, la migliore che abbia mai fatto, tanto da scrivere un libro in cui presenta questi quattro esercizi, che sarà pubblicato il 1 gennaio da Vermilion.