martedì, 26 Novembre 2024

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I dicembre: tutti uniti contro l’AIDS

È vero, attualmente i 9,6 milioni di persone affette dall’AIDS hanno la possibilità di sottoporsi a delle cure efficaci, di acquistare medicine anti-retrovirali economicamente più accessibili rispetto al passato, di rivolgersi a più centri diagnostici e di sottoporsi a trattamenti per il resto della vita: dei dati assolutamente positivi, che segnano anche la diminuzione del numero annuo dei nuovi soggetti che contraggono l’infezione. Laddove questi servizi sono disponibili, questo terribile male si è trasformato in una patologia cronica controllabile.

Eppure non bisogna dimenticare che la diffusione dell’AIDS non si è fermata: sono ancora più di 1,6 milioni le vittime registrate ogni anno e, stando alle nuove linee guida dell’OMS, a dover essere inserite nei programmi di cura sono oltre 18 milioni di persone. E l’AIDS resta la principale causa di morte in molti paesi dell’Africa Sub-Sahariana, dove continua a essere sinonimo di distruzione assoluta.

L’impegno delle personalità politiche nella lotta contro l’AIDS è immobile: agenzie di una certa levatura, come il Fondo Globale, fronteggiano forti cali nei finanziamenti economici, che non rendono pensabili il progetto di inserire molte più persone nei programmi di cura. Sebbene si dica sempre più spesso che la fine dell’epidemia di AIDS è prossima, per poter raggiungere l’obiettivo, si deve riuscire a incoraggiare nuovi progressi progressi, evitando di rallentarli se non bloccarli con un’attivazione troppo poco seguita delle strategie di lotta all’HIV.

In certi Paesi, infatti, la situazione è ancora critica: non riconoscendo la gravità situazione, non solo si minacciano i piani di larga accessibilità del trattamento, ma si osteggia anche l’adozione di di misure che contrastano con efficacia la diffusione della epidemia.

Una telecamera nascosta sul lato B e #guardailtuosedere (FOTO E VIDEO)

Di prevenzione se ne parla sempre più spesso. Si dice che prevenire è meglio che curare, ed è proprio così. Prevenzione è sinonimo di corretta alimentazione, di vita salutare, ma anche di qualche controllino ogni tanto. In America, per sensibilizzare gli uomini in occasione della giornata mondiale della lotta contro il cancro alla prostata, una ragazza ha accettato di camminare con una telecamera nascosta installata sul proprio lato B.

Cosa è emerso? Nulla di nuovo. Perchè di fronte a un paio di leggins attillati e seducenti la maggior parte degli uomini che la ragazza ha incontrato per strada ha buttato, naturalmente, l’occhio sul suo sedere. Il contatore di sguardi, infatti, sale a una velocità vertiginosa: in totale, le occhiate sono state 59, compresi quelli di altre ragazze. Il video è stato pubblicato con l’hashtag #checkyourbutt, ‘guarda il tuo sedere’. Una soluzione originale e divertente per ricordare agli uomini di controllare anche e soprattutto le loro parti intime, non solo quelle della bella modella che si è prestata ad un simpatico esperimento.


Il tumore alla prostata si sviluppa più frequentemente negli ultracinquantenni ed è il secondo tipo di tumore più comune negli Stati Uniti, dopo quello al polmone.

Signori – recita il disclaimer – non dimenticatevi di controllare anche il vostro sedere‘. Non fa una piega.

Disordine da stress post-traumatico: la cura è la cannabis

La cannabis può aiutare a prevenire i sintomi del disordine da stress post-traumatico, parola di scienziati. Pare, infatti, che questa droga leggera agisca sulle aree del cervello legate ai ricordi traumatici: un ulteriore tassello della ricerca che dimostra gli effetti benefici della marijuana.

I ricercatori dell’Università di Haifa, nello Stato di Israele, hanno esaminato gli effetti dello WIN 55,212-2, una sostanza sintetica che produce effetti simili a quelli del tetraidrocannabinolo (THC) contenuto nella marijuana.

Durante lo studio, i ricercatori hanno analizzato come questa sostanza andasse a influenzare le reazioni che i soggetti studiati manifestavano quando messi di fronte a ricordi del proprio trauma: coloro che soffrono di disordine da stress post-traumatico tendono, infatti, a vedere certi eventi, posti o situazioni come strettamente legati a quanto gli è capitato, ingigantendo gli effetti negativi.

Fautrice principale dello studio, la Dottoressa Irit Akirav dell’Università of Haifa, ha affermato: “Le scoperte fatte grazie alla nostra ricerca suggeriscono che a breve sarà possibile prevenire lo sviluppo del disturbo da stress post-traumatico così come l’ansietà che insorge a seguito di un evento traumatico“.

Per simulare il trauma, gli scienziati hanno somministrato alle proprie cavie degli shock elettrici: subito dopo, a parte di esse è stata somministrata la sostanza sintetica simile al THC. Pochi giorni dopo le cavie sono state esposte a oggetti che ricordassero loro il trauma subito: e quelle a cui era stato iniettato il surrogato del THC non hanno mostrato sintomi da disturbo da sindrome post-traumatica, mentre quelle a cui erano stati dati – così come comunemente si fa – degli antidepressivi sì.

I ricercatori hanno così osservato che nelle cavie ri-esposte al trauma vi era maggiore espressione di due recettori del cervello associati ai processi emozionali, i cosiddetti ricettori CB1 e GR. Il composto sintetico sostitutivo del THC ha dunque mostrato di prevenire l’espressione di questi due recettori nell’ippocampo e nella corteccia pre-frontale, le aree del cervello in cui si formano e si archiviano i ricordi traumatici.

Yoga della risata: per essere più sereni e produttivi in ufficio

I molteplici benefici della risata ormai ci sono piuttosto chiari. Ma che addirittura si tenessero dei corsi per imparare a ridere nel migliore dei modi, beh, questo ci mancava.
Parliamo dello Yoga della risata, una tecnica che ci aiuta ad affrontare le varie situazioni di stress, concentrazione, ansia che fanno da padroni soprattutto sul luogo di lavoro.
Il segreto sta nel ridere, senza motivo per di più. Difficile quando ci troviamo in un ambiente che richiede una certa serietà e professionalità. Il rischio è quello di sembrare non troppo sani di mente.

Claudia Poppi, coach, counselor e laughter yoga trainer ci spiega che questa tecnica è stata scoperta una ventina di anni fa, e al contrario di quello che si pensa è un ottimo alleato per aumentare la produttività proprio sul luogo di lavoro in quanto agevola il respiro e di conseguenza genera una situazione diffusa di benessere.
“In ufficio questa tecnica aiuta a rendere più gioiosa l’atmosfera, a facilitare la comunicazione tra colleghi e addirittura ad aumentare l’efficacia e la produttività. Ecco perché ci sono aziende, attente al benessere dei dipendenti, che sempre più spesso la adottano” continua l’esperta.

Va considerata una vera e propria attività. Per una seduta “basta un break di 5 minuti la mattina e 5 al pomeriggio, prima di ricominciare il lavoro dopo la pausa pranzo. Si comincia, per esempio, con il battere le mani, fare dei vocalizzi e guardarsi negli occhi tra colleghi (se si è soli, ci si può guardare allo specchio). Il battito delle mani agevola subito la giocosità, nelle mani poi, secondo la medicina cinese, iniziano e finiscono alcuni meridiani fondamentali che stimolano (oltre alla circolazione) anche i fluidi energetici. I vocalizzi aprono il diaframma e migliorano il respiro. E guardarsi negli occhi, infine, stimola di solito l’ilarità”. Impossibile non scoppiare in una fragorosa risata.

Insomma una tecnica per farci sentire subito più felici. L’unico ingrediente necessario da portare sempre con se è proprio la voglia di esserlo.