domenica, 5 Maggio 2024

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Viaggiare senza soldi, l’avventura ha inizio (INTERVISTA)

Credits photo: eduactive.it

Vorrei fare un viaggio, ma non ho soldi“. Quante volte abbiamo detto, o sentito questa frase?
Per i più avventurosi una soluzione a questo problema c’è e si chiama Viaggiare senza soldi.
Una frontiera, quella del turismo low cost, che sta prendendo sempre più piede, tra giovani e meno giovani. L’età non conta, ciò che conta è la voglia di sperimentarsi.

Viaggiare senza soldi è un trend molto forte sui social, grazie alla pagina Facebook gestita da Massimo Dallaglio, giornalista e direttore anche del giornaleMOLLOTUTTO.

Su Blog di Lifestyle abbiamo intervistato Massimo, per farci raccontare come si fa a viaggiare senza soldi.

Massimo, com’è nata l’idea di aprire questa pagina?

Viaggiare senza soldi è una pagina Facebook del network Mollotutto. La pagina parla di tutte quelle persone che hanno fatto una precisa scelta che poi ha cambiato la loro vita. Chi intraprende questo tipo di viaggio, infatti, in genere si trasferisce.

Si può viaggiare senza soldi? Se sì come?

In realtà, si tratta di un titolo provocatorio: la verità è che non si può viaggiare totalmente senza soldi. Se arrivo in un posto, per mantenermi devo trovare un lavoro che mi dia vitto e alloggio.
Per quanto riguarda il viaggio ci sono tanti modi per farlo low cost: in Italia siamo un caso a parte, manca questa mentalità, ma l’autostop ad esempio è molto diffuso nel mondo, non nella forma che conosciamo noi. L’autostop ai camionisti, il car sharing ci sono tante forme: nel resto del mondo chi deve andare ad esempio da Lisbona a Mosca cerca qualcuno con cui chiacchierare, per non addormentarsi.

Che tipo di esperienza di vita rappresenta?

Ci vuole uno spirito di adattamento forte. Non è una vacanza, ma un viaggio e attraverso il lavoro, retribuito o “aupair” si ripaga tutto il resto.

Ogni giorno raccogli tante testimonianze di persone che viaggiano per il mondo low cost: quale ti ha colpito di più?

Difficile scegliere, forse tra tutte mi ha colpito quella di Luca Napoletano: è stato via 11 anni, è partito da Torino con 27 euro, il costo di un traghetto. Ha girato tanti Paesi, però il budget era di 27 euro. Il resto l’ha guadagnato con i lavori. Antennista, location finder, istruttore di arti marziali e tanti altri lavori: lui è l’espressione di quello che dico, puoi fare quest’esperienza ma devi essere skillato, plasmabile come l’acqua.

Quali sono i pro e i contro di quest’esperienza?

I pro: è un’esperienza unica, dà una carica di energia senza limiti, si esce dalla normalità. Il contro è che quando finisci non riesci più a tornare indietro.

Cosa bisogna assolutamente avere per affrontare quest’esperienza?

Bisogna portare il proprio saper fare, le skills e metterle a frutto altrove con una giusta elasticità mentale.

Da soli o in compagnia: come si viaggia low cost?

In molti partono da soli, in media 8 su 10, poi si trovano compagni di viaggio sul posto.
Le coppie di amici generalmente si dividono, mentre i fidanzati riescono a resistere.

Roberto De Rosa, il fashion blogger italiano più amato in Asia (INTERVISTA)

L’italiano nel mondo ha sempre una marcia in più rispetto a tutti gli altri: ne sa qualcosa Roberto De Rosa, il fashion blogger italiano più amato in Oriente.
La sua carriera è iniziata anni fa, come fotografo e cool hunter; oggi Roberto è ospite d’onore a sfilate in tutto il mondo e il suo blog, www.robertoderosa.com, un business in continua crescita.
Da sempre nel mondo della moda, vive oggi una carriera brillante e in ascesa fatta di contratti con brand internazionali e ospitate ai parti più cool del momento.
Sempre in giro tra un continente e l’altro, lo abbiamo beccato durante la NY Fashion Week per qualche domanda.

Tutti ammirano il tuo stile di vita glamour e dinamico, parlaci un po’ dei tuoi viaggi.

Adesso mi trovo a New York, fuori ci sono -15 gradi e c’è un metro di neve: uno scenario da sogno.
Le sfilate sono state meravigliose, ma purtroppo non ho molto tempo da dedicare a me stesso: sono sempre in giro tra appuntamenti e impegni prestabiliti.
Tra qualche giorno dovrò fare ritorno a Milano, ma poi mi aspettano Parigi, Lisbona e la Cina.
Spero di potermi ritagliare un po’ di tempo per visitare il Sud America: come tappa in effetti mi manca e conto di andarci entro l’anno.

Sei un vagabondo ‘di lusso’, quali sono i tuoi posti del cuore?

Napoli è città del mio cuore: un amore insostituibile e una vera e propria ossessione. Sono partito da li e ne vado fiero: il suo patrimonio è infatti la mia continua ispirazione. Mi dispiace non poterla vivere come prima, ma appena ho qualche giorno libero non perdo occasione per correre li a ‘ricaricarmi’.
Hong Kong mi vuole molto bene e io gliene voglio a mia volta: è il mio tramite con l’ Asia. Milano è adesso la mia casa, ci vivo molto bene e conto di rimanerci nel prossimo futuro.

Nel tuo campo chi è che ti ispira?

Nel mondo del web ci sono tanti professionisti, così come tanti incompetenti.
Apprezzo il lavoro di molti colleghi e colleghe, in particolare di Chiara Ferragni, Kristina Bazan, Song of Style e Facehunter.

Ormai il web è la tua casa, hai mai pensato di esplorare nuovi mondi? Come la tv ad esempio.

Ci ho riflettuto spesso e credo che la tv potrebbe interessarmi; ci sono molti canali che mi piacciono. Mi ci vedrei bene in qualche programma sul lifestyle o sui viaggi. Insomma, il mio pane quotidiano.

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Ho collaborato da poco con Furla per un progetto di importanza mondiale nel settore maschile. Mi vedrete a breve con Sergio Rossi, Ysl e Givenchy, tutti marchi che adoro follemente è che faranno parte del mio prossimo futuro.

A bordo dell’Apecar la pizza diventa on the road (INTERVISTA)

Credist pagina FB Johnnyrossoapepomodoro

Il forno a legna c’è, gli ingredienti sono quelli di altissima qualità e non manca neanche il basilico. Non siamo in una classica pizzeria, ma a bordo di un’Apecar. È così che Giovanni Kahn della Corte, imprenditore napoletano, ha ideato la prima pizzeria itinerante Johnnypizzaportafoglio che conduce la tradizione partenopea in giro per l’Italia.

E se tradizione deve essere da Johnnypizzaportafoglio la pizza non poteva che essere servita come si fa ancora nel centro storico napoletano a portafoglio, appunto, piegandola cioè in quattro e servendola nel particolarissimo foglio di carta paglia.
La pizza è così on the road e sono già tanti i marchi che hanno richiesto di personalizzare la propria pizzeria Apecar. L’obiettivo è infatti quello di creare una vera e propria rete di forni a legna sul tre ruote in stile franchising e totalmente personalizzabili.

Dopo un periodo a Londra, Giovanni è tornato nella sua Napoli coniugando alla perfezione lo street food di tradizione anglossassone con l’eccellenza partenopea. E a bordo del mitico Apecar intende, tappa dopo tappa, portare lontano la sua Napoli.
Blog di Lifestyle ha incontrato Giovanni Kahn della Corte per scoprire qualcosa in più sul suo progetto di street food.

Giovanni ti presenti ai nostri lettori?

Vanto un’esperienza ventennale nel settore della ristorazione, nasco con il gruppo Rosso Pomodoro e ho avuto tante esperienze in tutta Italia e all’estero, soprattutto a Londra. Oggi posso dirlo: tocco l’apice del successo grazie all’Apecar che rappresenta la vera innovazione tra le mie creazioni.

Com’è nata l’idea di “Johnnypizzaportafoglio”?

L’idea è nata quasi per gioco, dopo una breve esperienza a Londra dove c’era un modo diverso di interpretare lo street food, più rispettoso anche del contesto circostante. Qui in Italia abbiamo sempre assistito a forme “abusive” di street food, raramente curate nei minimi dettagli.
Il senso è di far evolvere quest’approccio considerando che le nostre materie prime sono eccellenti e valorizzano l’attività che fino ad oggi era stata sottovalutata, ovvero quella del cibo da strada nostrano.

Cosa ha l’apecar della classica pizzeria?

Per il momento è una pizzeria itinerante con una canna fumaria smontabile, forno a legna, tavoli da lavoro a scomparsa, quindi non è un luogo di produzione del prodotto dato che l’impasto deve provenire da una pizzeria, ma è un luogo di farcitura e cottura.
Ovviamente è necessaria una perfetta sinergia tra il pizzaiolo e il fornaio: con una pizzeria di riferimento riescono a far arrivare l’impasto con un furgone refrigerato, ecco che da lì l’apecar potrà sfornare un prodotto eccellente.

Stiamo assistendo a una rivalutazione della cultura del cibo da strada, qual è secondo te l’elemento vincente?

In questo caso parliamo di un’eccellenza: impasto a doppia lievitazione, forno a legna, servizio veloce e ovviamente costi ridotti. Ma prima di tutto c’è la genuinità delle materie prime.
L’orientamento è stato quello del rapporto qualità/prezzo dato che la disponibilità media è cambiata, ed è qui il segreto del successo. Oggi tutti i ristoranti hanno costi di gestione elevati, con lo street food si agisce su quest’aspetto.
La filosofia ora è quella vincente, tutto ciò che è itinerante può essere associato ad attività commerciali.

Dopo l’estate “Johnnypizzaportafoglio” sbarcherà nella city londinese, come sarà stutturato il progetto?

Il nostro obiettivo è legare all’apecar itinerante anche uno store, già abbiamo trattative e penso che per ottobre riusciremo ad arrivare a Londra. Sappiamo che la pizza è apprezzatissima: con un prezzo ridotto e le materie prime eccellenti sarà difficile sbagliare.

Qual è stato il primo apecar e che tipo di riscontro stai avendo?

L’apecar “Johnnyrossoapepomodoro” è stato il primo che ho dedicato appunto a Rosso Pomodoro per una questione affettiva. Attualmente abbiamo venduto 27 Apecar in tutta Europa.
Ovviamente tutta l’evoluzione dell’Apecar sta nel fatto che abbiamo in mente di sviluppare una rete di negozi con l’apecar all’interno. Nel cuore di Roma aprirà il “Take Uè”, giocando sul mix di napoletano e inglese.

Dove ti porterà la tua pizzeria itinerante?

È difficile stabilire le destinazioni, quando si parla di street food si può evolvere in qualsiasi parte del mondo, è una cellula impazzita. Il progetto è in fase di start up, ma le richieste sono già tante.

Carolina Marconi: ‘una donna è bella quando è semplice’ (INTERVISTA)

Oggi Carolina Marconi presenta il suo nuovo singolo.
Ma non è l’unica novità che riguarda la sfera lavorativa della bella attrice e showgirl argentina. Ecco cosa ha raccontato in esclusiva a noi di Blog di Lifestyle.

Carolina Marconi: attrice, showgirl, e adesso impegnata con la musica. Ti racconti ai nostri lettori?

Sono una persona davvero semplice, molto solare, mi piace ridere, scherzare e stare in mezzo alla gente.

Una bellezza disarmante la tua. Il tuo profilo Instagram è seguitissimo. Qual è il tuo rapporto con i social?

Mi piace condividere momenti della mia vita con le persone che mi seguono. Ma soprattutto mi rende orgogliosa riscontrare commenti positivi dalle donne, oltre che dai maschietti, i commenti delle donne sono i più sinceri.

Ho una linea di moda ideata da me, si chiama Le Markol, ricorda il mio cognome. Mi piace vedere attraverso i social che le persone apprezzano quello che faccio, è un modo per comunicare, per esprimermi.
Disegno capi sia per gli uomini che per le donne. Disegno qualsiasi cosa da quando avevo 5 anni in realtà. La passione per le stoffe, poi, mi è stata tramandata dalla mia tata, lei era una sarta, io una bambina terribile. Allora lei, per farmi stare buona e tenermi impegnata, mi ha insegnato a cucire. Oggi ho fatto sì che la mia passione diventasse il mio lavoro, ma soprattutto un modo per creare quello che ho dentro.
Oggi tutto quello che indosso l’ho creato io.

Dalla tua esperienza al GF sono trascorsi dieci anni. Eppure è difficile scrollarsi di dosso l’attributo di “ex gieffina”. Quanto ha influito questo con la tua carriera televisiva? Oggi lo rifaresti?

Sono attratta da tutto quello che è arte. Ritengo che una persona debba fare tutto quello che si sente di fare, purché riesca ad esprimere qualcosa. Io faccio tutto quello che mi sento. Ma di reality se ne fa uno solo nella vita. Poi si va avanti, oggi c’è il teatro, la mia grande passione. Ho fatto tanta gavetta, dal ’96 ne ho fatte di cose se si guarda il mio curriculum, ma ancora oggi continuo a studiare. Non si diventa attrici per caso, bisogna sacrificarsi e studiare molto.

Il 30 giugno verrà presentato il tuo nuovo singolo “Abalaba” presso l’Old Fashion di Milano. Che novità ci attendono per il tuo futuro lavorativo?

Questo brano, scritto da me e prodotto da Andrea Monteforte che si è avvalso della collaborazione di Efrem Sagrada della Celentano’s Club, è la sigla di un nuovo reality di calcio che presenterò in Malesia, uscirà in 70 paesi dell’Asia. Faremo una selezione di calciatori emergenti, 15 ragazzi che verranno selezionati in Malesia e poi andranno a Coverciano, in Italia, dove si allena la Nazionale. Lì avranno la possibilità di giocare con le prime squadre della Roma, del Napoli, del Milan, e della Juventus. Un modo per poter puntare sui nuovi talenti.

Impegnatissima quindi. Ma pur sempre in splendida forma. Saluti i nostri lettori con un consiglio di stile? Cosa non deve mai mancare nel guardaroba di una donna?

Oggi in barca ho mangiato tre pezzi di pizza. Tornata a casa avevo fame e ne ho mangiata ancora: l’importante è fare molto sport, e non fumare.
Nel guardaroba di una donna non dovrebbe mai mancare una tenuta sportiva. Io uso i tacchi solo quando è necessario per lavoro. Una donna è bella soprattutto quando è semplice.