martedì, 7 Maggio 2024

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Animalismo, anticapitalismo o salutismo? Cosa si nasconde dietro alla scelta di astenersi dal consumo della carne? Lo scopriamo insieme con loVeg, la rubrica dedicata ai vegetariani e ai vegani, ma anche ai curiosi che, forse, lo saranno un domani

I più insopportabili cliché sui vegani (loVeg)

Essere vegani non è qualcosa di così bizzarro come comunemente si vuole far credere alla gente: aderire a questo stile di vita non cambia necessariamente la tua personalità, né il tuo giro di amicizie o qualsiasi altra cosa ti renda te stesso. I vegani vivono sulla Terra, nel mondo reale, esattamente come tutti gli altri, ma la società si ostina a fotografarli come delle insolite creature che si nutrono d’erba: in realtà, un vegano non è nient’altro che un uomo che dice ‘no’ al fatto di considerare gli animali degli alimenti. Ecco, perciò, i classici cliché sui vegani che davvero non si possono più sopportare:

I vegani odiano i carnivori

I vegani non guardano neanche in faccia i carnivori, per via del semplice fatto che mangiano carne animale. In verità, non è che li odiano: odiano soltanto i massacri e gli assassini, e di conseguenza chi li supporta.

La dieta vegana è noiosa

Mangiare vegano significa davvero nutrirsi di tonnellate di banane e insalate? Assolutamente no. L’assenza di carne non pregiudica la varietà di questo tipo di dieta: le verdure possono essere altrettanto deliziose e saporite, tutto dipende dalla creatività che si adopera per preparare un pasto.

I vegani amano gli animali

Se sei vegano allora sei uno strenuo difensore dei diritti degli animali e hai una casa che assomiglia a un rifugio per randagi.
Non è per forza così: molti intraprendono questa strada per ragioni di salute o addirittura di religione, ignorando completamente il dato dell’animalismo.

I vegani sono dei preti

Tutti i vegani aspirano alla “conversione” dai carnivori: per questo non fanno altro che parlare di documentari e condividere i post della PETA su Facebook. È vero, esistono vegani più o meno insistenti, ma nessuno forza davvero l’opinione di qualcun altro: l’unica cosa che vorrebbero sarebbe dare alla gente maggiore consapevolezza rispetto alle loro decisioni.

I vegani sono troppo magri

Dal punto di vista fisico i vegani sono troppo deboli e rinsecchiti a causa del mancato apporto di proteine animali. In realtà, è ormai risaputo che, per quanto essere più snelli sia una “controindicazione” dell’essere vegani, tale magrezza non implica necessariamente mancanza di forze. Solo la gente che lascia i muscoli a marcire è debole per davvero: i vegani, invece, sono di norma forti e pieni di vita.

Jared Leto non rinuncia al veganismo (loVeg)

Jared Leto, celebrità risaputamente vegana, si appresta a interpretare Joker nella prossima pellicola firmata Warner Bros., “The Suicide Squad”. Tuttavia, il contratto firmato con la produzione cinematografica gli impone di prendere peso e irrobustirsi rapidamente per interpretare questo ruolo: cosa non facile per un vegano convinto che non ha intenzione di abbandonare il suo regime alimentare. Per giunta, Leto è reduce da un’altra interpretazione che è andata a influenzare la sua forma fisica, quella della trans sieropositiva in “Dallas Buyers Club” che gli è valsa l’Oscar nel 2013, personaggio per il quale era dovuto dimagrire ben 30 chili.

Quel che sto facendo per riuscire a prendere peso velocemente – ha dichiarato la star del grande schermo – è mangiare ogni due ore, ma per me è difficile mangiare così tanto. Non intendo cambiare il mio stile di vita e la mia dieta per ingrassare“. Benché non abbia voluto rivelare il suo attuale programma alimentare, Jared ha pubblicato qualche fotografia dei cambiamenti fisici in corso, affermando di aver ingurgitato quantità industriali di frittelle vegane.

Una scelta vegana che, nel caso di Leto, deriva certo da ragioni etiche, ma che giova anche in maniera evidente alla sua salute e al suo appeal: la celebrità, difatti, pur avendo 43 anni, ha l’aspetto di un trentenne. “Il merito – dice Jared – va tutto alla mia dieta e alla cura che ho di me stesso. Il bisogno di sottoporre il proprio corpo a svariate trasformazioni per lavoro può diventare qualcosa di pericoloso, ma può dare anche grandi soddisfazioni se lo fai in modo appropriato“.

Attore e cantante di fama internazionale, Leto aveva già raccontato a GQ l’anno scorso di avere ancora molti vizi, ma non quello dell’alcol. Pertanto, evitare il consumo di alcolici, dormire a sufficienza e – soprattutto – un regime alimentare prima vegetariano e poi vegano stoicamente portato avanti da più di vent’anni: questi i punti chiave di uno stile di vita che, nel suo caso, hanno decisamente aiutato il suo processo di “preservazione”.

Ma il salutismo non è l’unico interesse dell’attore e frontman dei 30 Seconds to Mars: nel 2013, infatti, Jared Leto è stato anche nominato anche nuovo ambasciatore dal WWF. In quell’occasione, visitò diverse aree del continente africano per constatare di persona le condizioni di vita degli animali selvatici a rischio di estinzione, tra cui in particolare i rinoceronti. “Ritrovarsi in una natura così incontaminata – spiegò all’epoca Leto – mi ha confermato quanto sia indispensabile difendere tutto questo con impegno e passione tanto attraverso l’alimentazione quanto attraverso iniziative eccezionali come quelle del WWF”.

L’illustrazione che divide i vegani (IoVeg)

Un’illustrazione di dubbio gusto è girata recentemente sui social media: sulla sinistra, un uomo – probabilmente un afroamericano – impiccato al ramo di un albero. Dall’altro lato, un maiale, legato nella stessa maniera. “Allora c’era il razzismo – hanno scritto nel post – adesso abbiamo lo specismo“.

L'illustrazione che divide i vegani (IoVeg)

In poco tempo, i vegani da sempre molto uniti, si sono divisi. Da un lato chi crede che immagini così forti siano necessarie per rendere l’idea di quel che succede agli animali e dall’altro chi, invece, crede che non sia il caso di fare questi paragoni.

Per quanto sia legittimo e giusto indignarsi e mobilitarsi contro l’abuso perpetrato ad opera delle industrie alimentari ai danni degli animali da allevamento, accostare l’epoca della schiavitù nera alla problematica della stabulazione intensiva potrebbe rischiare di far apparire i vegetariani e i vegani allo stesso livello di coloro contro cui manifestano.

Il trattamento subito dagli animali da allevamento è una forma di schiavitù, corredato da omicidio, tortura e abusi. Alla base della vita di una giovane mucca c’è soltanto la sua produttività: separata immediatamente da un suo neonato, questa sarà sfruttata fino a quando non sarà più in grado di produrre latte. A quel punto, gli allevatori non dovranno far altro che disfarsene. Alternativa obbligata anche per un vitello maschio, mentre le femmine cresceranno e vivranno la propria vita solo all’interno di quest‘orribile processo di produzione e lavorazione di prodotti e derivati del latte.

E lo stesso vale per i polli da batteria o per i test che l’industria cosmetica pratica sugli animali. Alla luce di questi crimini ormai risaputi, consumare carne significa partecipare in qualche maniera all’allevamento in cattività, al lavoro forzato e all’uccisione di milioni di esseri dotati di coscienza ed emotività. Perciò, vedere la loro come una forma di schiavitù non è del tutto erroneo. Ma usare immagini relative alla schiavitù subita da altre persone, con l’obiettivo di far giungere un messaggio, forse non è il modo migliore. E non perché sia offensivo paragonare un maiale a un essere umano, ma semplicemente perché è privo di tatto strumentalizzare l’oppressione e la sofferenza patita storicamente da un altro gruppo di persone per portare avanti la propria causa.

Il veganismo costituisce una strada lunga: chi è già vegetariano è avvantaggiato e non ha bisogno di queste immagini perché ha già fatto la sua scelta etica, ma di base la carne fa largamente parte della stragrande maggioranza delle culture e delle religioni umane. E anche in questo caso non sarà un’immagine a far cambiare le abitudini alimentari.
Non possiamo certo continuare a ignorare il fatto che la crudeltà sugli animali è parte (disgustosa) della vita moderna. Ma, visti e considerati i già fin troppo validi argomenti, dovremmo riuscire a combatterla senza sfruttare una ferita ancora aperta come quella dell’infame schiavismo inflitto alla popolazione nera.

James Cameron: “Ecco perché sono vegano” (loVeg)

Nell’ultimo numero del magazine Men’s Journal, il pluri-premiato regista hollywoodiano James Cameron rivela con dovizia di particolari le ragioni per le quali, da quattro anni a questa parte, ha deciso di intraprendere una dieta vegana, riuscendo a non venire mai meno alla sua scelta.

Numero uno: il cambiamento climatico. È stata questa una delle principali micce ad aver innescato in Cameron il drastico cambiamento alimentare. Eppure, come ha ben presto avuto modo di scoprire, il lifestyle vegano ha apportato molti altri benefici alla sua vita.

La vera grandezza del veganesimo inteso quale soluzione per il cambiamento climatico – che è giusto una di tutte le soluzioni di cui avremmo bisogno – è che non c’è davvero nulla da pedere, ma soltanto da vincere”, scrive il regista, “Si diventa più sani, si vive di più, si ha un aspetto migliore, molta meno acne. Si dimagrisce e si inizia a sprigionare salute da tutti i pori. Persino la tua vita sessuale ne risente in maniera positiva. È questo ciò a cui si va incontro quando si eliminano carne e prodotti caseari dalla propria dieta“.

Cameron menziona, inoltre, le “Blue Zones Solution”, cinque regioni tra Europa, America Latina, Asia e Stati Uniti in cui i ricercatori hanno individuato la più alta concentrazione di centenari al mondo, proprio perché in quei luoghi la dieta è prevalentemente a base di vegetali e legumi.

Persone di culture completamente diverse risultano in qualche modo legate fra loro: ciò che hanno in comune è il consumo minimo che fanno di carne e il fatto di seguire un regime alimentare quasi esclusivamente a base di verdure” dice Cameron “Perciò, ci sono sicuramente un’infinità di cose che possono farci vivere cent’anni in queste ‘Blue Zones’, ma l’elemento determinante è senz’altro la prevalenza nella loro dieta di prodotti vegetali, cosa che da più di tre anni e mezzo a questa parte ho preso a cuore, diventando vegano al 100%“.