martedì, 7 Maggio 2024

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Animalismo, anticapitalismo o salutismo? Cosa si nasconde dietro alla scelta di astenersi dal consumo della carne? Lo scopriamo insieme con loVeg, la rubrica dedicata ai vegetariani e ai vegani, ma anche ai curiosi che, forse, lo saranno un domani

Schwarzenegger al COP21: ‘mangiare veg per salvare il pianeta’ (IoVeg)

Diventare vegetariano o vegano part-time per proteggere il pianeta: questo il parere dell’ex governatore della California, Arnold Schwarzenegger, secondo il quale le persone nel mondo dovrebbero evitare di mangiare carne almeno due, tre giorni alla settimana per non contribuire ulteriormente agli sbalzi climatici.

Il consumo di carne – ha dichiarato Schwarzenegger – è un problema ambientale, insieme con gli allevamenti intensivi, responsabili del 28% delle emissioni di gas serra“. Eppure, ha aggiunto l’ex body-builder, chiedere a tutti di diventare vegetariani o vegani sarebbe troppo. La soluzione, allora, consisterebbe nel suggerirgli di evitare la carne almeno un paio di volte a settimana.

Quando, poi, gli è stato chiesto come un uomo possa riuscire a ottenere un corpo come quello di Terminator – il cyborg assassino protagonista dell’omonimo film – senza mangiare carne, Arnold ha risposto che molti body-builder di successo in realtà non toccano carne: “Si possono ricavare proteine in molti modi: anzi, ho incontrato molti culturisti e numerosi campioni di sollevamento pesi che, a dire il vero, erano proprio vegetariani convinti“.

Il suggerimento è quello di interrompere il consumo di carne: io credo sia un’ottima idea, ma bisogna cominciare gradualmente. È una grossa sfida, ma non significa che il traguardo non si possa raggiungere“.

Il COP21, dibattito pubblico internazionale sui cambiamenti climatici in corso fino all’altro ieri a Parigi, s’incentra prevalentemente sull’inquinamento prodotto al livello industriale, ma le emissioni dannose associate al consumo di carne stanno diventando sempre più preoccupanti: nello specifico, stando ai calcoli delle Nazioni Unite, le emissioni nocive dovute agli allevamenti intensivi, alle selvicolture e all’industria ittica sono pressoché raddoppiate negli ultimi 50 anni e potrebbero aumentare di un ulteriore 30% entro il 2050.

La scelta vegan di Beyoncé e Jay-Z (loVeg)

Il nuovo progetto della coppia più famosa del mondo formata da Beyoncé e Jay-Z? Far diventare tutti vegani. Già il 3 dicembre 2013 i due annunciarono, tramite social media, che avrebbero dato inizio alla loro “sfida” vegana per 22 giorni: era il giorno prima del quarantaquattresimo compleanno di Jay-Z, ma anche il giorno immediatamente successivo al loro ingresso da partner nell’azienda alimentare fondata da Marco Borges, loro trainer e maestro di vita.

A febbraio di quest’anno, circa un anno dopo, 22 Days Nutrition (questo il nome della loro azienda) ha avviato un servizio di consegna a domicilio di cibo vegano (al costo di 600 dollari per tutti e 22 i giorni) che ha fatto il tutto esaurito non appena la coppia ha pubblicizzato la sfida sui social. Il nome, in effetti, deriva dalla convinzione di Borges che ci vorrebbero 21 giorni per prendere un’abitudine e che, perciò, a partire dal ventiduesimo si è sulla strada giusta.

Tutti i pasti sono privi di soia, di latticini e di glutine, ma 22 Days Nutrition distribuisce anche barrette proteiche e integratori in polvere. Attualmente i due soci stanno indagando su un possibile frutto o vegetale da utilizzare per la creazione di snack in busta. E si pensa anche a pasti già pronti da acquistare al supermercato o a punti vendita che renderanno questa tipologia di cibo più fruibile in maniera più semplice. “Le persone vogliono stare in salute – dice Borges – ma per una ragione o per un’altra la convenienza batte la salute“.

Dopo aver intrapreso questa scelta, la stessa Beyoncé ha affermato: “sono le cose più piccole che noti all’inizio, come per esempio il fatto di avere più energia. Ma i benefici del veganismo devono essere alla portata di tutti: dovremmo dedicare più tempo ad amare noi stessi, a prenderci cura di noi stessi attraverso un’alimentazione sana“.

Pammies: le scarpe veg di Pamela Anderson (loVeg)

Dopo essersi cimentata in cucina, la nota attrice americana Pamela Anderson ha deciso di lanciare, in collaborazione anche con la designer francese Amélie Pichard, una nuova linea di scarpe e accessori vegan.

Le linee, a dire il vero, sono addirittura due: la prima è una collezione di stivali in simil-camoscio chiamati Pammies, così comodi che potrebbero essere indossati anche in spiaggia, a detta di Pam. Gli stivali ricordano molto il modello degli UGG boots, ma sono realizzati in materiali riciclati. Per ora, i modelli sono tre: i Cove Classic, gli Zuma e i Malibu. Dove comprarli? Sul sito PammiesLife.com, dove saranno disponibili a partire da ottobre.

La seconda linea, invece, è molto più ispirata agli anni ’90 e comprende 7 diversi modelli di scarpe e una borsa da mare. Tutta la collezione, frutto della collaborazione con la Pichard, è composta da articoli realizzati con plastiche, cotone, acrilici e gomma non tossici, perché, come ha lei stessa dichiarato, “i giovani vogliono fare scelte migliori quando si tratta di consumi, quando si tratta di moda. Abbiamo bisogno di opzioni sostenibili anche per quanto riguarda scarpe e borse“.

Questa seconda collezione, in particolare, rifletterà la passione dell’attrice per gli anni Novanta, con inserti di denim, materiali in plexiglass per i tacchi delle scarpe e suole in glitter argentato: “È grandioso che la moda di quegli anni sia in qualche modo riemersa. È un bene per me, ma anche per la mia carriera, per trovare sostegno e realizzare progetti di attivismo creativo come questi“, ha puntualizzato Pam.

La cerimonia di inaugurazione delle sue collezioni, prevista per il 10 dicembre a Los Angeles, si preannuncia un vero e proprio trionfo: “Il mio scopo? – conclude la Anderson – Quello di dimostrare che i vegani possono essere sexy, super divertenti e alla moda, oltre che pienamente consapevoli delle scelte che prendono“.

Vegan Chalk Challenge, la nuova campagna veg internazionale (Ioveg)

Credits: Vegan Chalk Challenge 'Il veganismo non è una dieta, è un risveglio'

Misteriosi messaggi stanno apparendo in luoghi pubblici di tutto il mondo: sono scritti in gesso e sono sempre positivi. Alcuni sono enormi, elaborati e artistici, altri semplici e diretti. Ma tutti sono focalizzati su di un solo argomento: il veganismo. “La pace comincia dal tuo piatto, diventa vegano” si legge su di un marciapiede in Sud Africa. “Diventa vegano per la vita degli animali e per la felicità di tutto il mondo“, recita un’altra a Castle Rock in Colorado.

Dall’Australia al Messico, passando per l’India e per la Germania, questi messaggi pro-vegan stanno proliferando ovunque, ma da dove sono partiti? Pare che l’idea per la campagna sia stata di un vegano di Raleigh in North Carolina, James DeAlto: “Avevo questa domanda che continuava ad assillarmi: ‘Cos’altro posso fare?’ – spiega l’attivista e videomaker americano – Così, un giorno, mentre passeggiavo col mio cane ho pensato: ‘C’è dell’asfalto qui. Perché non scriverci un messaggio?’. Avrebbe continuato ad essere visibile il giorno dopo, ma anche una settimana dopo, in modo da essere letto da sempre più gente. E poi, ho pensato che ci sarebbero potute essere anche altre persone che sarebbero state d’accordo a farlo anche loro“.

È stato così che la campagna Vegan Chalk Challenge ha visto la luce come evento Facebook nel Settembre del 2015: ad aderirvi, più di 1.200 persone, che hanno cominciato a bombardare la posta privata di James con le foto scattate ai messaggi scritti in gesso sugli asfalti di parcheggi, strade, luoghi pubblici. Quelle postate sulla pagina ufficiale riportano anche l’hashtag #VeganChalkChallenge.

L’obiettivo dell’iniziativa, secondo DeAlto, consiste principalmente nel divulgare consapevolezza e nel “ricordare alle persone che la parola con la V esiste eccome“, ma in un modo che non dev’essere per forza considerato invasivo o offensivo nei confronti dei carnivori. “Non è affatto una gara“, puntualizza James. “Anche distribuendo volantini, puoi essere considerato come qualcuno che vuole costringere gli altri a fare cose che non vogliono. Con questi messaggi, le persone hanno l’opportunità di scegliere se fermarsi e dare considerazione al messaggio o semplicemente continuare dritto per la propria strada. Chiunque abbia scritto un messaggio, poi, non è neanche più lì quando viene letto dagli altri: così non c’è nessun pregiudizio legato alle apparenze o alle impressioni che una persona può suscitare in un’altra“.

E, visto che il gesso è comunemente associato all’infanzia, DeAlto si augura che soprattutto i bambini vengano attratti da questi messaggi e, di conseguenza, entrino in contatto con l’idea di veganismo. Stando alla sua esperienza diretta, i piccoli hanno sempre cominciato a giocare al gioco della campana mentre scriveva i messaggi in gesso sull’asfalto.

Un risvolto inaspettato, invece, è stato notare quanto edificanti questi messaggi siano risultati per gli altri vegani. “Non è sempre facile essere vegani e c’è ancora un certo stigma che ne consegue, perciò spesso la gente si sente etichettata“, continua James, nel commentare come gli altri vegani abbiano espresso la loro entustiastica approvazione vedendo i messaggi scritti per strada.

All’oggi, con una nuova campagna lanciata per il 2016, DeAlto si augura che i vegani in tutto il mondo si procurino una scatola di gessetti e si mettano all’opera. “I vegani sono così impegnati nell’astenersi dal far male agli animali, perché non potrebbero impegnarsi nel diffondere e promuovere il veganismo?” si chiede l’attivista. “Mi piace l’idea di intraprendere un’azione collettiva. È un modo gioioso e colorato di divulgare un messaggio di pace, d’amore e di non violenza“.

Finora, le persone che hanno aderito alla nuova chiamata di ‘gessattivismo’ di DeAlto sono quasi un migliaio: le foto dei loro messaggi apparsi in tutto il mondo vengono regolarmente pubblicate sulla pagina ufficiale del Vegan Chalk Challenge su Facebook. Cosa aspettate a cliccare ‘mi piace’ e a condividere i vostri slogan?