domenica, 19 Maggio 2024

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Animalismo, anticapitalismo o salutismo? Cosa si nasconde dietro alla scelta di astenersi dal consumo della carne? Lo scopriamo insieme con loVeg, la rubrica dedicata ai vegetariani e ai vegani, ma anche ai curiosi che, forse, lo saranno un domani

Apre a Milano il primo asilo nido vegan (IoVeg)

Credit: tooraktimes.com.au

La politica del nuovo asilo nido Naturà di Milano è cristallina come l’acqua: “Amiamo e rispettiamo tutti gli animali, perciò non facciamo uso di alcun alimento originato dal loro sfruttamento (non solo carne e pesce, ma anche uova, latticini e miele). Le nostre pietanze sono quindi vegan al 100%“. Un’iniziativa del tutto inedita in Italia, la prima del suo genere, che mette al centro della propria proposta educativa non solo la filosofia vegana, ma anche la particolare attenzione rispetto alla provenienza dei cibi utilizzati per piatti e merende, tutti bio e a chilometro zero.

Ma non è finita qui, perché l’asilo Naturà declina il veganismo anche sotto altri aspetti, quali le problematiche ambientali e l’impiego di materiali riciclabili. La creatrice del nuovo asilo nido di Milano, aperto pochi mesi fa nella zona di Città Studi e concepito per ospitare – per ora – cinque bambini, è Federica Ferrobianchi: con una laurea in Scienze dell’educazione e della formazione, Federica è un’insegnante di massaggio infantile e ha già maturato esperienza nelle comunità per bambini sotto i sei anni allontanati dai propri familiari. Una dedizione rara, quella della Ferrobianchi, che è tutta ereditata dai suoi genitori, i quali hanno avuto bambini in affido fin da quando lei era in giovane età, e che hanno successivamente aperto un asilo nido a Pietra Ligure.

Seguendo il loro esempio, Federica ha fondato a sua volta un asilo, incentrando però il suo progetto educativo su principi vegani: un trend che sta prendendo piede anche in diverse scuole pubbliche italiane, dove è possibile seguire una dieta vegetariana già da qualche mese. A Bologna, per esempio, è da febbraio che il comune ha inserito tra i menù le ricette vegane, che possono essere scelte a patto che la decisione venga presa da entrambi i genitori dietro autorizzazione del pediatra che ha in cura il bambino.

Naturalmente la cosa ha immediatamente destato polemiche, come quelle di certi neuropsichiatri che hanno ammonito circa la possibilità di un rischio di anoressia, sebbene non scientificamente provato, sconsigliando ai servizi pubblici di intraprendere la strada veg: i bimbi di Naturà vengono educati sin dalla più tenera età a mangiare esclusivamente determinati cibi e a privarsi di altri alimenti che vengono ritenuti fondamentali per una crescita sana. Secondo gli esperti, perciò, le famiglie non dovrebbero riversare sui propri figli le proprie scelte alimentari perché un bambino di quattro anni, per crescere in salute, avrebbe bisogno di tutti gli alimenti.

Un’Italia sempre più veg (loVeg)

Sempre più verdi le forchette di questi italiani: stando ai dati emersi dalla recente indagine GfK Eurisko-TreValli, condotta per analizzare quanto sono cambiate le abitudini alimentari in Italia da vent’anni a questa parte, si contano ben 2 milioni di persone che negli ultimi 9 anni hanno ridotto il consumo di carne, consumandone meno di una volta alla settimana, nonché più di un milione di italiani che al livello culinario si lasciano influenzare da valori vegani.

Quelli che si dichiarano aderenti a un vero e proprio regime alimentare sono il 16% del totale: i vegani risulterebbero il 3% degli intervistati, i vegetariani il 6%, subito seguiti dagli amanti del macrobiotico e dai crudisti (in una percentuale del 2%).

La ricerca ha messo, così, in luce come nell’arco di questi vent’anni la nostra cultura gastronomica siano sono aumentati gli italiani che in cucina fanno riferimento alla dieta mediterranea (nel 1995 erano il 41%, oggi il 62%). Un’abitudine ormai caduta in disuso è risultata essere il pasto completo, che si consuma sempre meno sia a pranzo (dal 68% al 48%) che a cena (dal 41% al 25%). In netto aumento, invece, la colazione (dall’87% al 70%), nuova abitudine a cui si affianca lo snack (36%), che negli anni novanta praticamente non esisteva.

Il dato relativo al 6% degli italiani che ha già scelto di rifiutare il consumo di prodotti di origine animale, ad ogni modo, viene spiegato dalla Lav, che dichiara: “spesso si crede che diventare vegetariani o vegani sia difficile, e che questa scelta possa creare degli squilibri nel nostro organismo”. Una credenza falsa eppure diffusa, anche tra i medici, che – partendo dall’assunto che la dieta debba essere quanto più varia – spesso discriminano questa scelta. Per sollecitare invece l’adesione a questo tipo di alimentazione veg, la Lav annuncia la creazione di Cambiamenu, sito dedicato a chi sceglie di mangiare in modo consapevole e senza causare sfruttamento e sofferenza.

L’organizzazione animalista, come tecnica di avvicinamento, ha quindi proposto il ‘mercoledì veg’, un giorno vegan a settimana: “Essere vegan – spiegano quelli della Lav – è un atto di responsabilità etica verso gli altri esseri viventi. Ogni anno, soltanto nel nostro Paese, vengono uccisi circa 700 milioni di animali terrestri e miliardi di animali acquatici da destinare al consumo alimentare. Gli animali vedono e sentono e, moltissime volte, sono consapevoli di ciò che li aspetta: una morte che spesso è indolore solo sulla carta. Mucche, vitelli, maiali, conigli e tantissimi altri vengono allevati per finire sulla nostra tavola o per essere sfruttati come macchine e quindi ‘rottamati’. E non dimentichiamo i pesci, o i crostacei e i molluschi, cotti o mangiati da vivi”.

Ma, oltre che per ragioni animaliste, questo tipo di alimentazione apporta innumerevoli vantaggi anche sul piano della sua sostenibilità: gli allevamenti intensivi e il ciclo della produzione della carne rappresentano la fonte del 18% delle emissioni di gas serra e dell’utilizzo di risorse in esaurimento, come l’acqua. Basti pensare che per ottenere un chilo di carne occorrono circa 15.000 litri di acqua.

Il miglior ristorante green? La mensa scolastica della Muse (IoVeg)

Con un menù completamente veg, una struttura a energia solare e una produzione di rifiuti di poco superiore allo zero: è la mensa della scuola privata Muse School, la cui fondazione si deve alla moglie del regista cinematografico James Cameron, Suzy Amis (un tempo modella e attrice), che nel 2006 scelse Calabasas a Los Angeles come sua sede operativa, ad essere stata dichiarata “il ristorante più eco-sostenibile del mondo”. L’annuncio è stato pubblicato sulla pagina Facebook della Green Restaurant Association (Gra), ente statunitense no profit impegnato nella certificazione dei ristoranti a norma eco-friendly secondo una serie di criteri che spaziano dalla produzione di rifiuti all’energia, dal cibo al consumo di acqua. La mensa della Muse, i cui studenti vanno dai 3 ai 18 anni, ha così ricevuto il “Certificato di ristorante verde a 4 stelle”: a quanto riporta la Gra, infatti, la scuola nel 2016 è riuscita a raggiungere ben 561,19 GreenPoints, ovvero 185 in più rispetto all’anno scorso. Un risultato eccellente, dovuto in larga parte all’adozione di misure specifiche volte a creare un minor impatto ambientale: l’energia solare e la cucina vegana. “Un sogno che si è avverato” per le due fondatrici della Muse, Suzy Amis Cameron e sua sorella Rebecca.

Nell’edificio scolastico, tutto – dalle luci all’aria condizionata, dalla cucina al frigorifero e al freezer – è alimentato tramite energia solare e il menù della mensa è del tutto privo di prodotti animali e caseari.

Ma non è tutto: tra le ulteriori green policy della Muse vi sono anche la produzione a chilometro zero degli alimenti grazie alla coltivazione di orti scolastici, un programma di riciclo delle sostanze di scarto, l’illuminazione a led e un consumo dell’acqua di 1,89271 litri al minuto grazie a degli appositi filtri.

L’energia solare è subentrata nel 2015: come spiega il regista James Cameron sul sito della Muse, l’adozione del solare si è avuta con l’installazione di cinque Sun Flowers, dei pannelli solari a forma di girasole (alti 10 metri e larghi 5) capaci di coprire tra il 75% e il 90% del fabbisogno giornaliero energetico della struttura. In definitiva, un progetto completo che potrebbe già da ora essere preso a modello esemplare in tutto il mondo.

Usa: apre il primo drive thru veg (loVeg)

La sfida salutista alle grandi catene di fast food come McDonald’s e Burger King arriva dalla California: Amy’s Kitchen, marchio di alimenti bio surgelati di San Francisco molto conosciuto in America, ha difatti dichiarato l’imminente inaugurazione del suo primo fast food con servizio drive thru, il tutto al 100% vegetariano.
Il format permetterà ai clienti di comprare le proprie pietanze senza scendere dalla macchina, rispettando la più diffusa delle tradizioni americane.

La sola e sostanziale differenza, perciò, è che il burger sarà ovviamente privo di carne. Un vero e proprio affronto per gli appassionati del Big Mac. Andy Berliner, co-fondatore e amministratore delegato dell’azienda, assicura che la differenza non sarà minimamente percepibile. Per di più, i menù proposti avranno anche dei prezzi più vantaggiosi: per pochi dollari, dunque, si potranno consumare – invece delle solite bevande gassate e delle patatine fritte – panini artigianali, sottaceti salati a chilometro zero, pomodori biologici e una salsa naturale preparata secondo una ricetta segreta.

Il ristorante offrirà anche burritos, pizze, formaggio, insalate e altri piatti di norma non contemplati dai fast food. Ma state certi che ogni singolo pezzo sarà rigorosamente vegano o vegetariano, raccolto in campi coltivati nelle vicinanze. La struttura, poi, avrà un orto sul tetto e pannelli solari, oltre a tavoli di legno e piatti e bicchieri riciclabili.

Berliner lancia così la sua sfida ai grandi nomi del junk food: il suo format, dice, si imporrà quale reale alternativa e si diffonderà a macchia d’olio nei prossimi anni, magari ponendosi anche come esempio da adottare altrove. “Una volta atratte le persone – scommette l’amministratore delegato di Amy’s Kitchen – finalmente avranno più cura di quello che mangiano”.