lunedì, 18 Novembre 2024

Ma cosa mangi?

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Gli alimenti non hanno più segreti: nella rubrica Ma cosa mangi la dott.ssa Fernanda Scala vi aiuta a scoprire cosa mangiate realmente

Birra e dieta: quando l’eccezione diventa possibile

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Chiara, rossa o scura, industriale o artigianale, a bassa o alta gradazione alcolica: sono tantissime le tipologie di birra presenti sul mercato ed in grado di accontentare tutti i palati.

La birra è una bevanda antichissima. Nata infatti dalla fermentazione dei cereali, nell’Antico Egitto questa veniva somministrata fin dall’infanzia, poiché considerata una vera e propria medicina.

Ancora oggi sono tanti gli studi condotti per valutare i suoi effetti benefici sulla salute.
Sembrerebbe infatti che un consumo moderato di birra abbia effetti benefici sul nostro organismo riducendo il rischio di problemi cardiovascolari, renali, di ipertensione, e favorendo i processi digestivi.

Inoltre grazie alla presenza dei flavonoidi contenuti nel luppolo, composti polifenolici ad attività antiossidante, la birra aiuta a contrastare i radicali liberi prevenendo i danni provocati dall’invecchiamento cellulare.
In particolare negli ultimi anni l’interesse si è concentrato sullo xantumolo, uno dei flavonoidi contenuti nel luppolo, che possiede molteplici proprietà positive per la salute.
Lo xantumolo infatti sembrerebbe svolgere non solo un’azione antiossidante, ma anche antinfiammatoria, antitumorale e di prevenzione nei confronti delle malattie cardiache e neurodegenerative.

Valori nutrizionali e proprietà

La birra è una bevanda costituita da circa l’85% di acqua, dal 3% al 9% di alcool, e dall’estratto secco, pari a circa il 3-8%.

Nell’estratto secco ritroviamo diversi nutrienti quali tannini, zuccheri, alcune preziose vitamine del gruppo B, sostanze antiossidanti, un modesto contenuto in potassio, destrine, ed alcuni acidi tipici del luppolo e del malto.
Proprio per la sua notevole quantità in acqua e grazie alla presenza di potassio, la birra possiede una nota capacità diuretica, che sebbene contribuisca a mantenere nella norma i livelli della pressione arteriosa, d’altra parte può favorire l’insorgenza di uno stato di disidratazione corporea proprio per l’escrezione, attraverso l’urina, di diversi sali minerali.
Inoltre bisogna ricordare che l’acido etilico determina una vasodilatazione che potrebbe comunque determinare un aumento della pressione sanguigna in alcuni soggetti, soprattutto laddove già presente uno stato di ipertensione.

Per quanto riguarda le calorie, sebbene sia una bevanda alcolica, la birra presenta un contenuto calorico inferiore rispetto ad altre bevande, come ad esempio il vino.
Se infatti prendiamo in considerazione una birra chiara piccola, 33 cl, con una modesta gradazione alcolica, circa 3,5% vol, questa apporterà circa 100 kcal, mentre le calorie saliranno fino a 198 se si sceglie una birra con un alta gradazione alcolica.

Ma attenzione: le calorie non sono tutto!
Infatti sebbene l’apporto calorico sia contenuto, un suo consumo eccessivo può favorire l’accumulo di tessuto adiposo.
Infatti l’alcool etilico presente favorirà la sintesi degli acidi grassi, la sintesi del glicogeno, la sintesi proteica e il deposito di adipe principalmente a livello viscerale ed addominale, comportando importanti danni fisiologici quali sindrome metabolica, obesità addominale e viscerale, danni epatici (steatosi), ipertrigliceridemia cronica.

Birra sì, ma con moderazione, per poterne apprezzare a pieno le benefiche e preziose proprietà.
In un soggetto fisiologicamente sano e che non presenti specifiche condizioni cliniche, l’assunzione moderata di due birre dal basso tenore alcolico è compatibile, mentre livelli di assunzione superiori possono arrecare più danni che benefici.

Una buona alimentazione è amica della salute.

Alimentazione in gravidanza: ecco cosa mangiare

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“Durante i 9 mesi bisogna mangiare per due” questo è quanto ci hanno sempre ripetuto nonne e mamme.
In realtà questo non solo non è vero, ma soprattutto è estremamente pericoloso per la salute ed il benessere sia della futura mamma che del bambino che porta in grembo.

Durante la gravidanza infatti è necessario prestare particolare attenzione sia all’alimentazione condotta, sia ai chili che vengono accumulati.
Da non trascurare è anche il peso di partenza della donna, in quanto se si parte già da una condizione di sovrappeso o di obesità, l’attenzione nei confronti dell’alimentazione dovrà essere maggiore al fine di evitare l’insorgenza di condizioni pericolose, quale il diabete gestazionale.

Un aumento di peso tra i 9 ed i 12 chili è sicuramente una variazione nella norma ed estremamente consigliata per mantenere uno stato generale di salute.

Allo stesso modo anche un’alimentazione incompleta o insufficiente può comportare dei problemi quali la nascita di bambini prematuri, sottopeso o iposviluppati.
Il primo passo quindi è quello di adeguare le abitudini alimentari alla nuova condizione fisiologica, scegliendo alimenti sani e nutrenti, al fine di garantire il giusto apporto nutritivo e calorico al nascituro, assicurandone uno sviluppo corretto.

Cosa mangiare

La prima buona abitudine alimentare da seguire durante la gravidanza è quella di frazionare i pasti, per favorire sia i processi digestivi, sia per tenere sotto controllo il senso di fame.
Si quindi a 4-5 piccoli pasti al giorno, che forniscano zuccheri complessi, vitamine, proteine, grassi e sali minerali.

Bene scegliere cereali integrali, quali pasta e riso, ed i legumi, alimenti non solo ricchi in fibra ma dall’elevato contenuto in zuccheri complessi, il cui lento assorbimento contrasterà l’insorgenza di veloci picchi glicemici.

Pasta e riso, ma anche altri cereali quali farro, orzo o miglio, possono essere consumati anche tutti i giorni dalle future mamme, nelle giuste quantità, preferendoli principalmente a pranzo.

Ottimo consumare il pesce, alimento povero in grassi saturi, ricco in omega 3 e in proteine ad alto valore biologico grazie alla presenza di amminoacidi essenziali, ovvero di molecole organiche che l’organismo da solo non è in grado di sintetizzare in quantità sufficienti. Via libera quindi a pesce persico, merluzzo, sogliola, trota, orata e spigola.

Sì all’acqua. Bere almeno 2 Litri di acqua al giorno, associata ad un’alimentazione iposodica, può aiutare le neo mamme a contrastare i fastidiosi edemi e gonfiori localizzati dovuti ad un aumento della ritenzione idrica, situazione del tutto fisiologica a causa delle variazioni ormonali.

Non dovranno mai mancare frutta e verdura, principali fonti di acido folico, vitamine e Sali minerali fondamentali per il corretto sviluppo del nascituro.
In particolare durante le prime fasi della gestazione l’assunzione di acido folico, o meglio conosciuto come vitamina B, è fondamentale in quanto contribuisce al corretto sviluppo del tubo neurale, struttura da cui si svilupperà il sistema nervoso centrale.
Essendo una vitamina normalmente non prodotta dal nostro organismo si rende quindi necessaria l’assunzione attraverso l’alimentazione e, nella maggior parte delle volte, anche attraverso un’integrazione farmacologica.
Gli alimenti che contengono buone fonti di acido folico sono principalmente le crucifere o meglio conosciuti come broccoli, gli asparagi, gli spinaci, i legumi, la banana ed i cereali integrali.
Al fine di evitare l’introduzione di potenziali fonti pericolose è sempre raccomandato un’accurata pulizia della verdura consumata.

Anche le uova possono essere consumate tranquillamente durante la gravidanza, l’importante è che siano ben cotte e che il guscio venga ben lavato, anche attraverso l’impiego di prodotti specifici, prima del loro consumo.

Cosa evitare

Attenzione al caffè, al thé ed a tutte le bevande nervine.
Fanno parte di questo gruppo anche il cioccolato e le bevande a base di cola.
Questo perché l’alcaloide presente in questo gruppo di alimenti, o meglio conosciuta come caffeina, dovrà essere assunta in quantità limitata.
La caffeina infatti è in grado di attraversare la placenta, e potrebbe avere degli effetti pericolosi sul nascituro.

Attenzione anche ai salumi, alle carni crude, ai molluschi, ai formaggi molli, al latte crudo ed alla selvaggina, tutti alimenti che possono rappresentare potenziali fonti di rischio data la presenza di eventuali batteri al loro interno.

Per quanto riguarda il pesce è necessario prestare attenzione a potenziali fonti di mercurio, evitando quindi i pesci di grandi dimensioni come il pesce spada o il tonno che potrebbero rappresentarne una fonte.
Anche i molluschi ed i bivalvi devono essere evitati in quanto potrebbero contenere salmonelle o virus.

È comunque buona norma non consumare pesce e carni crude proprio al fine di evitare l’esposizione a potenziali fonti di contaminazione batterica o virale.

Attenzione anche ai germogli crudi quali prezzemolo, rapanelli, germogli di soia in quanto, sebbene siano ricchi di preziose vitamine, potrebbero contenere batteri patogeni ed il cui consumo, specialmente se crudo, è sconsigliato.

No all’assunzione di superalcolici. Allo stesso modo anche gli alcolici quali birra e vino dovrebbero essere consumati in piccole quantità e sporadicamente in quanto sono tutte sostanze in grado di attraversare la placenta e che, interferendo con gli ormoni della crescita, potrebbero indurre uno sviluppo anomalo di organi e tessuti

Ed infine attenzione a non eccedere nel consumo di zuccheri semplici, come dolci, bevande zuccherate e zucchero raffinato. Concedersi sporadicamente una dolce tentazione è sicuramente consentito basta che non si trasformi in abuso al fine di evitare picchi glicemici e di mettere su qualche chilo di troppo.

Una buona alimentazione è amica della salute.

Carboidrati semplici e complessi: ecco quali scegliere e perché

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I carboidrati sono componenti chimici essenziali che forniscono energia al nostro organismo per garantire il corretto svolgimento di tutte le attività biologiche.
Ma attenzione: non tutti i carboidrati sono uguali.

Prima di tutto è necessario suddividerli in carboidrati semplici e complessi.

I carboidrati semplici, o zuccheri, sono rappresentati dai monosaccaridi quali glucosio, fruttosio e galattosio, ed dai disaccaridi, formati da due monosaccaridi che reagiscono fra di loro.
Tra questi ritroviamo il saccarosio, o meglio conosciuto come zucchero da tavola, formato dall’unione del glucosio + il fruttosio, il lattosio presente nel latte, glucosio + galattosio, o il maltosio presente nei chicchi dei cereali parzialmente germogliati quali ad esempio l’orzo, e formato dall’unione di due molecole di glucosio.
Questi li ritroviamo all’interno di tantissimi alimenti presenti sia in maniera naturale sia in maniera raffinata, in quanto aggiunti dalle aziende per dolcificare cibi e bevande.
Data la loro semplice composizione chimica, nel momento in cui verranno introdotti all’interno dell’organismo, non dovendo subire metabolismi complessi per essere degradati, verranno assorbiti in tempi brevi. Per questo motivo i carboidrati semplici forniscono energia pronta per essere utilizzata.

Al contrario i carboidrati complessi, come già anticipato dalla loro denominazione, sono dei macronutrienti polimerici, ovvero formati da più unità di monosaccaridi.
Fanno riferimento a questo gruppo gli amidi, che ritroviamo nei cereali, nei legumi secchi e nelle patate, la fibra alimentare, che ritroviamo principalmente negli ortaggi, nei legumi freschi, nella frutta, ed il glicogeno, un analogo dell’amido.
Data la loro struttura molecolare, l’assunzione di questa tipologia di carboidrati richiederà processi metabolici e digestivi più lunghi e complessi, al fine di poterli degradare ed assorbire, evitando l’insorgenza di picchi glicemici ed aumentando il senso di sazietà.

Ridurre nella dieta quotidiana il consumo di carboidrati semplici, favorendo invece il consumo di quelli complessi, apporterà notevoli benefici sia alla nostra salute, sia alla nostra forma fisica.

Ecco alcune delle principali variazioni che inizierete ad osservare.

Pancia piatta

Grazie alla riduzione degli zuccheri semplici verranno ridotti i processi fermentativi a livello intestinale.
Allo stesso tempo un maggiore consumo di alimenti ricchi in fibra favorirà il transito intestinale ed aiuterà a ridurre l’assorbimento degli zuccheri, donando nel tempo un ventre piatto ed un girovita più snello.

Più energia

Nel momento in cui si inizia a seguire una dieta in cui i carboidrati sono ben scelti e bilanciati, uno dei primi benefici osservati è quello di sentirsi più energici.
Questo perché l’assorbimento lento dei carboidrati complessi assicurerà energia in un arco temporale più lungo e duraturo, al contrario di quelli semplici che verranno invece assorbiti velocemente.

Più sazi

Spesso si commette l’errore di associare il senso di fame e di sazietà alla quantità di calorie introdotte durante un pasto. In realtà non sono le calorie a giocare un ruolo fondamentale nel tenere sotto controllo il senso di fame, bensì la tipologia di nutrienti assunti.
Infatti un pasto ricco di zuccheri semplici, sebbene possa apportare un notevole introito calorico, dopo poco farà insorgere nuovamente il senso di fame.
Al contrario pasti che contengono una buona fonte bilanciata di carboidrati complessi, proteine, grassi saturi e fibre ridurrà notevolmente il senso di fame durante la giornata.
Il risultato non solo sarà quello di mangiare meglio, assumendo i nutrienti corretti, ma anche quello di mangiare meno, per la felicità della nostra forma fisica.

Una buona alimentazione è amica della salute.

Quit sugar: la dieta senza zuccheri

Credits photo: www.dailymail.co.uk

Ideata dall’australiana Sarah Wilson, la dieta quit sugar ha già raccolto numerosi consensi: il principio di base è quello di ridurre il consumo degli zuccheri.

Infatti un consumo massiccio di alimenti contenenti zuccheri non solo favorirebbe l’incremento del peso corporeo , ma soprattutto determinerebbe una vera e propria forma di dipendenza fisica.

Questo programma alimentare, articolato in otto settimane, mira infatti ad eliminare e limitare lo zucchero dalla dieta quotidiana consentendo all’organismo di disintossicarsi ritrovando benessere, energia e forma fisica.

Come funziona

Come anticipato il metodo si basa su una drastica riduzione degli zuccheri nell’alimentazione quotidiana.
Spesso quando si fa riferimento allo zucchero si pensa, erroneamente, soltanto allo zucchero che viene aggiunto alle bevande o al cibo per dolcificarli.
Ma lo zucchero non è solo quello.

Sono infatti tantissimi gli alimenti che consumiamo nel quotidiano, dalla frutta ai cibi preconfezionati, che ne sono ricchi e che a volte non vengono neanche percepiti in quanto tali.

In particolare la quit sugar punta il dito nei confronti del fruttosio, un monosaccaride simile al glucosio, che non verrebbe riconosciuto dal nostro organismo e quindi metabolizzato in sottoprodotti nocivi per la nostra salute.

Il metodo, a differenza di altre diete, non pone come obiettivo primario la perdita del peso corporeo, ma pone un maggiore accento sul ritrovare uno stato di benessere generale.
La perdita di peso rappresenterà unicamente un effetto collaterale in seguito alle variazioni alimentari apportate.

Nata da pochissime settimane, la dieta è diventata subito social: sono infatti più di 175 mila i post già disponibili su Instagram correlati all’hashtag #iqs, che propongono appetitose ricette senza zucchero.

I cibi da eliminare

Siccome il maggior incriminato è il fruttosio, completamente bandita dallo stile alimentare la frutta, ad eccezione dei frutti di bosco e dei kiwi, dato il loro quantitativo inferiore.

No al pane, specialmente quello confezionato, ai succhi di frutta, ai prodotti preconfezionati che vengono assemblati aggiungendo elevati quantitativi di zuccheri tipo muesli, barrette ai cereali e sughi già pronti, no allo yogurt dolce, al miele ed ai thé preconfezionati.

Nelle ricette quotidiane è consigliabile quindi dolcificare i cibi impiegando unicamente lo stevia, un dolcificante di origine 100% naturale, il latte, polpa di cocco, crema di anacardi ed arachidi, cacao crudo ed avocado.

Il parere dell’esperto

Prima di tutto è necessario ricordare che la dieta quit sugar non nasce come regime alimentare volto alla perdita del peso corporeo, bensì come un metodo per disintossicare l’organismo.

È ben noto infatti come soggetti affetti da sovrappeso ed obesità devono seguire una dieta con un basso contenuto in zuccheri per favorire la perdita del peso corporeo.

Inoltre l’attenzione nei confronti degli zuccheri è un tema dibattuto da molto tempo ormai.
La stessa OMS, organizzazione mondiale della sanità, ha suggerito in più occasioni di dimezzare le quantità di zucchero raccomandate, invitando le stesse aziende alimentari a ridurne l’impiego nei loro processi produttivi.
Stessa situazione per quanto riguarda le bibite zuccherate, per le quali in molti paesi è già in vigore una tassa addizionale per ridurne i consumi, e per le quali la BMA, Britsh Medical Association, ha richiesto un’ulteriore tassa del 20% per limitarne i consumi.

Questo perché attualmente lo zucchero è uno dei maggiori imputati in tema di invecchiamento della pelle, sovrappeso, obesità, diabete, nonché di malattie cardiovascolari e problematiche a livello epatico.

Tuttavia dare la colpa ad un singolo componente assunto attraverso l’alimentazione non è corretto, e soprattutto è fondamentale imparare a identificare cosa deve essere effettivamente eliminato in quanto non necessario per il nostro organismo e cosa invece, nelle giuste quantità, deve essere comunque assunto.

Nello specifico la quit sugar escludendo la frutta, si va a ridurre il quantitativo di fruttosio dall’alimentazione, da cui si potrebbe sicuramente trarre benessere essendo questo uno zucchero, ma allo stesso modo va ad escludere tutta una serie di vitamine, sali minerali e fibre fondamentali per il corretto funzionamento e la salute del nostro organismo e che, nel lungo termine, potrebbe portare a sindromi carenziali.
Inoltre gli zuccheri contenuti nella frutta vengono assorbiti solo in parte a livello intestinale grazie all’elevato contenuto in fibre presente in questo alimento.

A questo punto non è meglio imparare e comprendere quali sono le corrette quantità con cui assumere tutti gli alimenti per mantenere la propria forma fisica e benessere nell’ottica di un’alimentazione sana e variegata, piuttosto che dover essere costretti ad integrare la propria alimentazione con compresse e flaconcini?

Una buona alimentazione è amica della salute.