giovedì, 19 Dicembre 2024

Ma cosa mangi?

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Gli alimenti non hanno più segreti: nella rubrica Ma cosa mangi la dott.ssa Fernanda Scala vi aiuta a scoprire cosa mangiate realmente

Diete low-carb: tutto quello che c’è da sapere

Credits photo: www.greenstyle.it

“Toglieteci tutto ma non la pasta” non è lo spot di una nuova marca di pasta, bensì l’opinione degli italiani in seguito ad un sondaggio effettuato nei confronti delle diete low-carb, quei regimi dietetici che bandiscono appunto il consumo di questo genere alimentare.

Chiamate anche iperproteiche, si sono diffuse tantissimo negli ultimi anni, complici anche famosi esponenti del mondo dello spettacolo che si affidavano a questi schemi per ritornare al proprio peso forma.
Dieta a Zona, Dukan e Paleolitica, queste le maggiori rappresentanti che abolendo completamente il consumo di cereali e grano dall’alimentazione quotidiana garantiscono risultati veloci e sorprendenti.

Diete low carb: perché fanno male

Le diete low-carb sostengono che ridurre drasticamente il quantitativo di carboidrati nella dieta quotidiana, avrebbe importanti benefici sulla salute riducendo la possibilità di contrarre malattie quali l’insulino resistenza, il diabete, malattie cardiovascolari, il sovrappeso e l’obesità, favorendo inoltre la perdita del peso corporeo.

In realtà le diete iperproteiche comportano importanti complicazioni a livello fisiologico.

I carboidrati infatti vengono utilizzati dal nostro organismo in numerosi metabolismi biologici e, prima di tutto, per ricavare l’energia necessaria per sostenere importanti funzioni vitali.
Quando questi non vengono più assunti per via alimentare, iniziano ad essere utilizzate le riserve epatiche per garantire il glucosio, e quindi l’energia necessaria.
Quando anche queste si saranno esaurite allora verrà innescato un vero e proprio meccanismo di emergenza, noto come gluconeogenesi, in cui il glucosio verrà prodotto partendo dagli aminoacidi contenuti nel tessuto muscolare. A lungo andare il risultato sarò quindi non una perdita del tessuto adiposo, la massa grassa, ma bensì una riduzione della massa muscolare.

La gluconogenesi inoltre comporterà a livello epatico la produzione di corpi chetonici, piccoli composti di natura lipidica normalmente presenti in basse quantità nel sangue, che verranno utilizzati da altri tessuti quali il tessuto cardiaco e quello muscolo scheletrico per produrre energia.
Un’eccessiva produzione di corpi chetonici può comportare numerosi rischi per la salute tra cui la diminuzione del pH del sangue, sviluppando una condizione patologica chiamata acidosi, aritmia cardiaca e danni a livello renale.

Inoltre le diete low-carb apportano troppi grassi e proteine di origine animale, limitando il consumo di frutta e verdura e comportando importanti carenze nutrizionali.

Seguire una dieta low-carb per un periodo limitato di tempo solo per riuscire a perdere i chili di troppo? Assolutamente falso.
Queste diete infatti portano spesso solo all’effetto “yo-yo”, siccome si tenderà a riacquistare velocemente il peso perduto se non anche qualche in chilo in più.

Carboidrati sì, ma quelli giusti

A differenza di quanto si possa pensare i carboidrati non sono solo presenti nei cereali e nei prodotti che derivano dal grano, ma sono tanti gli alimenti e le bevande che li contengono. Le stesse aziende alimentari nei loro processi produttivi aggiungono ad esempio zuccheri, e quindi carboidrati, per conferire maggiore croccantezza, sapore e ridurre la deperibilità degli stessi.

Sicuramente ridurre l’apporto di zuccheri nella dieta quotidiana, e quindi saper prima di tutto scegliere quali alimenti acquistare, è di fondamentale importanza per ridurre l’insorgenza del sovrappeso e dell’obesità, ma non tutti i carboidrati sono uguali e non tutti devono essere eliminati dalla dieta.

Sì quindi ad una dieta equilibrata e soprattutto variegata, inserendo le giuste quote di zuccheri e carboidrati, rappresentati principalmente dai cereali quali pasta, riso, grano, farro, orzo, kamut, segale nonché da frutta e verdura.
Il consiglio in più? Imparare a scegliere e preferire i cereali integrali, in modo da fornire non solo il giusto apporto energetico, ma anche un’ottima fonte di fibre per il benessere del nostro organismo.

Una buona alimentazione è amica della salute.

Ma cosa mangi: i 10 alimenti amici della pelle

Alzi la mano chi non ha mai cercato, e soprattutto provato, prodotti, intrugli e rimedi della nonna che promettevano una pelle bella, luminosa e soprattutto sana, non rendendoci conto che la soluzione è proprio lì, nel nostro piatto. Scopriamo 10 alimenti amici della pelle.

Il bello della zucca

Alimento versatile, dalla polpa irresistibile ed estremamente ipocalorica la zucca è un alimento alleato non solo della forma fisica ma anche della pelle. Aiuta infatti a combattere l’acne in quanto il betacarotene, sostanza di cui è ricca e che fornisce il tipico colore aranciato alla sua polpa, aiuta a normalizzare il sebo favorendo il ricambio cellulare e mentendo i pori della pelle liberi. Inoltre, se non si sta seguendo una dieta ipocalorica, è possibile utilizzare anche i suoi semi. Infatti questi sono ricchi di zinco, prezioso oligominerale la cui carenza spesso è una delle cause dell’acne, delle smagliature e delle rughe.

La magia dei kiwi e degli agrumi

I kiwi e gli agrumi rappresentano un naturale concentrato di Vitamina C. La vitamina C è benefica per la pelle in quanto svolge sia un’azione antiossidante, sia stimola la rigenerazione dei tessuti e promuove la sintesi del collagene, proteina che svolge una funzione di sostegno, mantenendo tonica la cute.

I mirtilli: così piccoli, così preziosi

Chi l’avrebbe mai detto che un frutto così piccolo nascondesse in realtà un concentrato puro di salute? Ebbene sì! I mirtilli nascondono, all’interno del loro piccolo frutto, delle sostanze estremamente preziose le antocianine, una classe di sostanze naturali antiossidanti che combattono i radicali liberi. Inoltre poiché migliorano anche la microcircolazione sanguigna, aiutano a ossigenare e a nutrire la pelle rendendola luminosa e sana.

La bontà dei cereali integrali

Preferire cibi integrali è una sana abitudine alimentare che fa bene anche alla nostra pelle. Questi infatti rappresentano una buona fonte di antiossidanti che aiutano a ridurre e contrastare i danni della pelle. Ricchi di biotina, o anche conosciuta come vitamina H , questa contribuisce alla formazione degli acidi grassi e facilita il metabolismo degli aminoacidi e dei carboidrati. La carenza di biotina, infatti, comporta disturbi della pelle quali dermatiti, pelle squamosa e secca.

Il fascino del melograno

È uno dei frutti più ricchi di antiossidanti. Dalla sua buccia possiamo estrarre l’acido ellagico, sostanza antiossidante, che promuove la rigenerazione cellullare e che mostra interessanti proprietà antitumorali ed antinfiammatorie. Migliora inoltre l’elasticità della pelle stimolando la produzione di collagene. Bere il suo succo o mangiare la sua polpa? Un naturale elisir anti-età.

Le noci

Ricche in selenio, aiutano a stimolare il sistema immunitario e a proteggere la pelle dai danni del sole, dalle macchie dell’età e dal melanoma. Inoltre, possedendo cospicue quantità di vitamina E, aiutano a limitare la formazione di smagliature.

Il thè verde

Molto più di una semplice bevanda, è un concentrato di antiossidanti che favorisce la rigenerazione dei tessuti e contrastare i radicali liberi. Inoltre secondo uno studio scientifico pubblicato sulla rivista Pharmaceutical Development and Technology, il thè verde sarebbe in grado di proteggere la nostra pelle dagli effetti dannosi dei raggi UV grazie alle catechine, composti fitochimici di cui ne è ricco.

Cibi ricchi di omega 3

Gli acidi grassi essenziali ed in particolare gli Omega-3, di cui è ricco ad esempio il pesce azzurro, aiutano a mantenere in salute la pelle nutrendola ed idratandola. Infatti una dieta ricca in acidi grassi essenziali consente di migliorare il tono e l’idratazione della pelle, rendendo le membrane delle cellule più flessibili ed elastiche. Inoltre gli acidi grassi riducono gli stati di infiammazione e la produzione di androgeni, un ormone legato all’acne.

Gli spinaci

Ricchi di luteina, una sostanza antiossidante, rappresentano un valido aiuto nella prevenzione delle rughe, favorendo l’idratazione e l’elasticità della pelle e prevenendo i danni causati dai radicali liberi. Inoltre gli elevati livelli di vitamina K e C favoriscono la riduzione delle occhiaie, spesso dovute anche ad una cattiva circolazione. Una dieta che fornisca un giusto apporto di queste vitamine permette, infatti, di rinforzare le pareti dei capillari sanguigni migliorando anche la circolazione.

Legumi

Via libera a lenticchie, fagiolini, fagioli, ceci, piselli … i legumi sono ricchi di vitamina B che favorisce la rigenerazione cellulare ed accresce le nostre difese immunitarie. Ricchi di fibre e minerali rappresentano degli importanti amici per avere una pelle sana e bella.

Una buona alimentazione è amica della salute.

La dieta del metabolismo veloce: meno chili, tante perplessità

Credits photo: www.unadonna.it

La dieta del metabolismo veloce si basa principalmente su un principio: per poter dimagrire è necessario avere un metabolismo attivo ed efficiente.

Ed è su questo principio che la nutrizionista americana Haylie Pomoy ha elaborato la sua metodologia, scegliendo solo quegli alimenti che sembrano accelerare il metabolismo.
Anche in questo caso la dieta è articolata in 3 fasi, dura 28 giorni, ed ogni fase prevede il consumo di specifici alimenti associata ad una diversa attività fisica. Altri alimenti, invece, saranno completamente esclusi da tutte le fasi.

Fase 1

La prima fase consta di due giorni: il lunedì ed il martedì. Durante questi primi due giorni verranno consumati alimenti poveri in grassi, puntando tutto su carboidrati e frutta, al fine di far aumentare il metabolismo, fornendo energia.
A questa prima fase sarà necessario associare un’attività aerobica per bruciare gli zuccheri introdotti. Ma attenzione: non tutti i carboidrati sono concessi! Vietati infatti frumento, mais, soia, oltre che latticini e zuccheri. Inoltre è completamente bandito l’utilizzo di condimenti quale l’olio.

Fase 2

Anche la seconda fase è costituita da due giorni: il mercoledì ed il giovedì.
In questa fase frutta e cereali vengono sostituiti dalle proteine, rappresentate principalmente da carni e pesci magri ed insaccati magri, accompagnate da verdure quali verdure a foglia larga, quali broccoli e cavoli, mentre continuano ad non essere ammessi i grassi di cottura.
L’attività fisica associata a questa fase è di tipo muscolare intensa, come i pesi, per andare ad incrementare la massa muscolare. Questa fase non è altro che una vera e propria dieta iperproteica, solo privata della quota di grassi “buoni” necessari per il nostro organismo.

Fase 3

Costituita dai restanti giorni della settimana, venerdì, sabato e domenica, la terza fase prevede il consumo di tutti gli alimenti consumati nelle due fasi precedenti più l’introduzione dei grassi da condimento. L’attività fisica associata è quella dello yoga, o comunque un’attività leggera, perché la fase deve essere un momento per “riequilibrare” il corpo e la mente.

Qualche considerazione

Da qualche anno, visto l’elevato interesse nei confronti dell’alimentazione, dovuto anche ad un intenso effetto mediatico, veniamo letteralmente bombardati ogni mese da qualche nuovo regime alimentare.
La storia è sempre la stessa: poca fatica e grandi risultati.

Sono sempre di più le persone che per svariate motivazioni, tra cui prima di tutto la stanchezza di sentirsi sempre a dieta senza riuscire a raggiungere i risultati sperati, si lasciano travolgere dalle diete del momento senza considerare gli effetti fisiologici che possono scaturire da queste.
Tutte le diete che escludono categoricamente alcuni cibi sono di base errate e potenzialmente pericolose in quanto possono causare dei deficit nutrizionali.

In particolare la dieta del metabolismo veloce presenta pro e contro.
Tra i pro ritroviamo degli ottimi principi di base quale consumare cinque pasti al giorno, controllare quello che si mangia, dare importanza alla stagionalità dei prodotti, ma non mancano i contro.
Infatti se si approfondisce la tipologia di “alimenti concessi” sorge qualche dubbio sulla fattibilità che questa dieta possa essere seguita in Italia.
Il motivo? La dieta esclude il 50% degli alimenti che fanno parte del nostro stile di vita introducendo abitudini, come il consumare proteine a colazione, che non appartengono alla nostra cultura.
No a frumento, quindi niente pasta e pane, latticini e tutti i suoi derivati, grassi da condimento quale l’olio, caffè, thè e zuccheri raffinati. E, anche ammesso che questo regime alimentare funzioni nel breve periodo, è necessario poi riuscire a mantenere il peso continuando ad evitare i cibi non concessi.

A questo punto non è meglio seguire un’alimentazione varia, completa e ben bilanciata che ben conosciamo sotto il nome di dieta mediterranea?

Una buona alimentazione è amica della salute.

Etichette nutrizionali: ecco come leggerle

Credits photo: www.vivodibenessere.it

L’Unione europea (UE) ha definito specifiche norme relative all’etichettatura dei prodotti alimentari, al fine di aiutare i consumatori ad effettuare acquisti in maniera consapevole.

In particolare l’etichetta nutrizionale, che riporta appunto i valori nutrizionali di ogni alimento, è un parametro facoltativo selettivo, obbligatorio solo per quei prodotti pre-confezionati. Sono esenti da tale obbligo invece i prodotti confezionati in maniera artigianale, o preparati direttamente dal punto vendita che li commercializza.
La maggior parte dei prodotti commercializzanti infatti presentano sulla loro confezione un riquadro nutrizionale più o meno dettagliato, al fine di fornire informazioni utili al consumatore circa l’alimento proposto.

Il modello più diffuso, è quello semplificato in cui vengono citati valore energetico, proteine, carboidrati, di cui zuccheri, grassi, di cui grassi saturi e sale e non più sodio come riportato precedentemente. Tale modello diventerà obbligatorio da Dicembre 2016.

Altre marche invece offrono uno schema esteso in cui vi è un’ulteriore differenziazione dei carboidrati (in amidi, zuccheri e polialcoli), dei grassi (Saturi, polinsaturi, colesterolo, monoinsaturi), indicazione del contenuto vitaminico, della fibra alimentare, e dei minerali presenti.
Solitamente vitamine e minerali andrebbero indicati solo se presenti in quantità significative.

Le voci dell’etichetta nutrizionale

Nella maggior parte dei casi i consumatori tendono ad acquistare gli alimenti spinti soprattutto dal confezionamento proposto dalle aziende produttrici.

Slogan attraenti e bassi contenuti calorici sono le leve principali utilizzate per attrarre l’attenzione, ma non sempre ci chiediamo se effettivamente dietro a quello che può apparire “uno spuntino corretto”, “un alimento ideale per la prima colazione”, “uno spezza fame ipocalorico” si nasconde effettivamente un prodotto dal corretto contenuto nutrizionale.

Solitamente i valori nutrizionali riportati (valore energetico in Kcal, carboidrati, grassi, proteine, vitamine, fibra et) fanno riferimento a 100gr di prodotto.
Spesso nell’etichetta nutrizionale possono essere specificati anche i valori per porzione o per singola unità di prodotto.

La prima voce di solito riportata è il valore energetico, misurato in kcal (chilocaloria) che rappresenta la quantità di calore necessaria per portare la temperatura di 1 Kg di acqua distillata da 14,5°C a 15,5°C.
Il valore energetico di un alimento consente di capire se si tratta di un cibo ipo- o iper-calorico, ovvero quanta energia verrà ottenuta consumando quello specifico alimento.
Attenzione: bisogna ricordare infatti che le calorie non sono tutto.
Infatti se stiamo seguendo una dieta ipocalorica al fine di un calo ponderale di peso, 99 Kcal di soli zuccheri non rappresenteranno una scelta corretta, dal punto di vista nutrizionale, per la specifica condizione.

La voce successiva che ritroviamo in etichetta è quella dei grassi, includendo sia quelli buoni (monoinsaturi, polinsaturi, omega 3), sia quelli cattivi (trans, saturi sia di origine vegetale che animale).
Solitamente non vengono riportate tutte le frazioni, ma vengono specificati quelli saturi, ovvero quei grassi che è bene consumare con moderazione in quanto possono essere pericolosi per la nostra salute.

Molta attenzione inoltre a tutte quelle diciture che indicano l’alimento come privo di colesterolo.
Se infatti il prodotto è ricco in acidi grassi trans e saturi, a quel punto il fatto che sia privo di colesterolo conta ben poco. Allo stesso modo sostituire i grassi di origine animale, ricchi in colesterolo, con grassi vegetali idrogenati, non renderà sicuramente più salutare quel prodotto, anzi lo peggiorerà ulteriormente.

Altra voce riportata è quella dei carboidrati, per i quali è obbligatorio specificare la quota rappresentata dagli zuccheri.
In una dieta ben equilibrata i carboidrati sono fondamentali, in quanto rappresentano un’ottima fonte energetica da cui il nostro organismo attinge per sopperire a tutti i suoi complessi metabolismi.

Allo stesso modo però è bene ricordare che se la quota di carboidrati assunti non viene bruciata correttamente (mancanza di attività fisica, dismetabolismi specifici), una volta che le riserve energetiche saranno state saturate, i carboidrati assunti in eccesso verranno convertiti in riserve lipidiche (grasso).
Attenzione soprattutto agli zuccheri. Un consumo eccessivo di alimenti ricchi in zuccheri rappresenta la causa principale del sovrappeso e dell’obesità.

Ai carboidrati seguono le proteine, la cui funzione fondamentale è quella di rifornire l’organismo degli aminoacidi necessari per garantire tantissimi processi cellulari.
È inoltre importante ricordare che i nostri muscoli sono costituiti anche da proteine.
Un’alimentazione ben equilibrata dovrebbe quindi garantire una quota di proteine pari ad almeno il -20% dell’apporto calorico giornaliero.

Spesso nelle etichette ritroviamo anche la voce fibra alimentare. Assicurare la giusta quantità di fibra alimentare attraverso la dieta è di fondamentale importanza in quanto aiuta a prevenire alcune forme di neoplasie a carico dell’apparato intestinale, aiuta a ridurre l’assorbimento di zuccheri e grassi e favorisce il senso di sazietà grazie alle sue naturali proprietà igroscopiche.
La fibra presente all’interno di un alimento potrà essere o solubile, ovvero in grado di formare una sorta di gel a livello intestinale, o insolubile in grado di assorbire abbondanti quantità di acqua, favorendo il transito intestinale.

Infine nelle etichette nutrizionali ritroviamo la quantità di sale.
Ormai è ben noto come un’alimentazione ricca in sale rappresenti uno dei fattori di incidenza nell’insorgenza dell’ipertensione.
Ricordiamoci infatti che la dose giornaliera di sale raccomandata dal ministero della salute è pari a 3 grammi, così come il sale che aggiungiamo ai nostri piatti rappresenta solo il 30% di questo valore.
Ciò significa che, anche se noi non aggiungiamo il sale ai nostri piatti, non significa che non mangiamo salato, perché circa il 70% del sale che assumiamo giornalmente deriva da altre fonti, nella maggior parte dei casi prodotti preconfezionati, ed in cui, probabilmente, non ne percepiamo nemmeno la presenza.
Scegliere i prodotti che in etichetta presentano il minor contenuto di sale è sicuramente un’ottima abitudine alimentare per cercare di evitare un consumo giornaliero eccessivo di sale.

Il consiglio è quindi quello di imparare a scegliere i prodotti non in base alla loro confezione, alle diciture accattivanti o al loro contenuto calorico, ma comprendere l’effettivo valore nutritivo dell’alimento che portiamo sulle nostre tavole.

Questa rappresenta un’ottima abitudine alimentare, fondamentale per mantenere una corretta forma fisica e, soprattutto, un buono stato generale di salute.

Una buona alimentazione è amica della salute.