venerdì, 19 Aprile 2024

Ma cosa mangi?

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Gli alimenti non hanno più segreti: nella rubrica Ma cosa mangi la dott.ssa Fernanda Scala vi aiuta a scoprire cosa mangiate realmente

Dieta Plank: meno chili, tante restrizioni

Credits photo: www.filippo-ongaro.it

La dieta Plank (o Planck) promette di dimagrire in tempi record, tanto da essere definita dieta “lampo” grazie ai suoi ben -9kg in 14gg.

I risultati promessi sono certi perché la dieta, ferrea i primi giorni, elimina quasi del tutto carboidrati e fibre puntando molto sulle proteine.

Si tratta infatti di un regime ipocalorico, iperproteico ed estremamente restrittivo, che non deve essere seguito per più di due settimane in quanto può provocare gravi squilibri e danni alla salute.

Come funziona

Essendo una dieta iperproteica, la dieta Plank apporta un’elevata quantità di proteine, specialmente di origine animale, superiori alle raccomandazioni internazionali per una sana e corretta alimentazione, sia a pranzo che a cena.

Gli zuccheri complessi infatti, che in una dieta giornaliera equilibrata dovrebbero rappresentare il 45% delle calorie introdotte, sono estremamente ridotti, a volte completamente assenti.

Allo stesso tempo la dieta Plank riduce o elimina drasticamente alcuni nutrienti dalla dieta giornaliera come l’olio, mentre non si fa alcun riferimento alle porzioni e alle grammature degli alimenti.

Infine, non è previsto alcun protocollo di attività fisica motoria associato alla dieta.

Come anticipato la dieta Plank non prevede zucchero, motivo per cui questo regime è adatto solo per brevi periodi, mentre lascia ampio spazio alle proteine.
Si infatti a carni rosse, uova sode, carni bianchi e pesce accompagnati da verdure rigorosamente condite unicamente da succo di limone.
No invece ad olio, sughi e salse di accompagnamento, mentre le verdure si limitano a insalata, spinaci, pomodori e carote.

Per quanto riguarda le metodologie di cottura, per tutti gli alimenti andranno preferite le cotture al vapore o alla griglia.
Inoltre non sono previste merende o spuntini.

A differenza di altre diete al termine dei 14 giorni non è necessario un programma di mantenimento in quanto il peso raggiunto, a detta del metodo e di qualche testimonianza contrastante, dovrebbe mantenersi per circa due anni.

Il parere dell’esperto

Una dieta equilibrata dal punto di vista nutrizionale non permette certo di perdere 9 kg in 14 giorni, e soprattutto prende in considerazioni parametri fondamentali sia sullo stato di salute che sullo stato nutrizionale del soggetto.

Per seguire infatti questa dieta così drastica non bisogna avere alcun tipo di disturbo metabolico in quanto è una dieta fortemente sbilanciata che potrebbe peggiorare condizioni morbose già preesistenti quali diabete, anemia, patologie renali, ipercolesterolemie, cardiopatie.

Più che una dieta rapida appare essere estremamente aggressiva, che oltre al rapido dimagrimento può comportare condizioni cliniche gravi per la nostra salute come la chetoacidosi, la disidratazione, la carenza nutrizionale di sali minerali e vitamine, l’alterazione del sonno, una tendenze all’ipoglicemia, astenia, debolezza, complicazioni a livello epatico e renale.

Quindi il consiglio più importante resta solo uno. Prima di intraprendere una scelta che contempli il cambiamento della nostra dieta giornaliera, è fondamentale consultare uno specialista, medico o biologo nutrizionista, che saprà definire in maniera equilibrata un percorso alimentare idoneo alla condizione clinica ed alle esigenze nutrizionali del soggetto.

Una buona alimentazione è amica della salute.

Olio di palma: in quali alimenti lo troviamo

Credits photo: www.novarex-etichette.com

L’olio di palma è un olio vegetale non idrogenato, semi-solido a temperatura ambiente, ricavato dai frutti maturi della palma da olio, la Elaeis guineensis.

Analizzandone il profilo nutrizionale è composto principalmente da acidi grassi saturi, circa il 50% del peso tra cui acido palmitico, mentre gli acidi grassi polinsaturi e monoinsaturi contano rispettivamente per il 10% e il 40% circa del peso.

Rappresenta un ingrediente di cui si è ampiamente discusso negli ultimi mesi e che si è scoperto essere onnipresente nei prodotti alimentari preconfezionati sia dolci che salati, in quanto è un noto stabilizzatore e conservante.

Dato il suo basso costo e la sua elevata versatilità di impiego è stato quindi presto utilizzato da tante aziende alimentari in sostituzione di altri grassi trans idrogenati.

Ed è così che i prodotti preconfezionati a base di olio di palma nell’ultimo decennio sembrano aver invaso i supermercati.
Fino all’inizio del 2015 veniva riportato in etichetta con l’indicazione generica “olii e grassi vegetali”, da Giugno del 2015 invece, con l’entrata in vigore del regolamento (Ue) n. 1169/2011, è necessario indicare, nelle etichette degli alimenti prodotti in Unione europea, l’origine vegetale specifica di olii e grassi.

In questo modo il consumatore può semplicemente controllare, consultando le etichette, la presenza di olio di palma all’interno dei prodotti preconfezionati che acquista.

È bene ricordare che esistono tre tipologie di olio di palma: grezzo, palmisto e raffinato.
La tipologia grezza, viene estratta dai frutti della pianta e si presenta di colore rosso, dovuto all’elevata concentrazione di antiossidanti, e solido a temperatura ambiente.
La tipologia palmisto si ottiene invece dai semi del frutto e presenta una colorazione bianca, mentre la versione raffinata, quella maggiormente impiegata a livello industriale, è ottenuta attraverso lavorazioni industriali che lo rendono estremamente fluido e quindi simili ad altri oli di semi, ma che lo privano delle sue interessanti proprietà antiossidanti.

Tante le ricerche mediche e scientifiche in corso per investigarne gli effetti sul nostro organismo, tra cui uno studio condotto da un gruppo di ricercatori dell’università di Bari che mostrerebbe come questo grasso potrebbe agire a livello delle cellule beta del pancreas, quelle deputate alla produzione di insulina, distruggendole e favorendo quindi l’insorgenza del diabete di tipo 2.

In generale la posizione della comunità scientifica nei confronti di quest’olio sembra essere chiaro, considerandolo quindi un prodotto non salutare per via del suo elevato contenuto di acidi grassi saturi, sebbene si tratti di un prodotto di origine vegetale.

Se consumato occasionalmente l’olio di palma non rappresenta un problema particolare per la salute delle persone.
Completamente diversa la situazione se questo olio viene assunto ogni giorno in maniera frequente poiché, come accade sempre quando si abusa di alimenti ricchi in grassi specialmente saturi, le conseguenze a carico del sistema cardiovascolare possono iniziare a diventare gravi.

Intanto, mentre gli studi scientifici vanno avanti, sono sempre di più le aziende alimentari, anche di marchi molto noti, che hanno iniziato a sostituire ed immettere sul mercato prodotti che non presentano questo olio al loro interno.

Quali alimenti controllare

Circa l’80% dell’olio di palma prodotto è utilizzato nell’industria alimentare.
In particolare, quello che fino all’anno scorso veniva indicato come “grasso vegetale” era nel 90% dei casi olio o grasso di palma.

L’olio di palma infatti è ampiamente utilizzato nella realizzazione di prodotti da forno sia dolci che salati.

E’ presente infatti in molti prodotti della prima colazione, cereali, biscotti (anche quelli della prima infanzia) e merendine, ma anche in cracker, pane in cassetta, focacce e altri lievitati da snack o accompagnamento del pasto.

Ma la lista degli alimenti da controllare è ancora lunga: gelati confezionati, creme spalmabili, dadi da brodo, verdure e minestroni surgelati, sughi freschi preconfezionati, pasta base come la sfoglia, patatine fritte, impanature di prodotti precotti come cotolette, bocconcini di pollo o tacchino, bastoncini di pesce, cioccolata.

Sul sito “Il Fatto Alimentare” è disponibile l’elenco completo di quei prodotti da forno che non contengono l’olio da palma, ad esempio: biscotti, creme alla nocciola, snack e grissini, merendine.
Un utile strumento per tutti coloro che vogliono informarsi e conoscere i prodotti che acquistano.

Una buona alimentazione è amica della salute

Avena: un prezioso alleato contro diabete e colesterolo

Credits photo: www.vidasanaynatural.info

L’avena è una fonte di carboidrati a lenta digestione, ricca di fibre e per questo in grado di fornire energia a lungo termine senza causare picchi insulinici.

Presenta ottime caratteristiche nutrizionali essendo ricca in proteine (12,6-14,9%), in sostanze grasse, tra cui ritroviamo l’acido linoleico, acido grasso essenziale, ed in fibre solubili.

I prodotti presenti in commercio utilizzano principalmente la cariosside, il frutto del frumento, che viene decorticata, ovvero privata dei suoi involucri fibrosi, e ridotta o in farina attraverso macinazione, o in fiocchi attraverso la pressione dei chicchi, freschi o precotti a vapore.

Per quanto riguarda il consumo di avena da parte dei soggetti affetti da celiachia, non è ancora chiaro se possa essere impiegata. Alcuni studi infatti ritengono che sia sicura e ben tollerata dai celiaci, soprattutto se introdotta pura, ovvero non contaminata durante la lavorazione da proteine dell’orzo, del grano e della segale.
Al contrario l’avena può essere mal tollerata da chi soffre di allergie o intolleranze al nichel.

Proprietà nutrizionali

Con un valore energetico pari a 389 Kcal per 100 grammi di prodotto, l’avena è nota per il suo effetto ipocolesterolemizzante.
Grazie alla sua capacità di attirare acqua ed essendo ricca in preziosi oligoelementi, contribuisce ad abbassare la frazione LDL del colesterolo, quello cattivo, rappresentando quindi un’ottima protezione per le nostre arterie.

Presenta proteine dall’ottimo valore biologico, tra cui la lisina, un amminoacido essenziale, che nell’avena è presente in quantità superiori rispetto agli altri cereali, rappresentando un ottimo alimento, nutritivo e riequilibrante, anche per i vegetariani.

È ricca in vitamine del gruppo B e sali minerali, come calcio e fosforo.

Nella fibra solubile ritroviamo un buon quantitativo di Βeta-glucani, in grado di agire positivamente anche nei confronti di altre patologie dismetaboliche, così come nella crusca la presenza dell’avenina, un alcaloide, gli conferiscono proprietà tonificanti, energetiche e riequilibranti.

L’elevato contenuto in fibre lo rendono un alimento dal basso indice glicemico, in grado quindi di controllare il senso di sazietà e la risposta glicemica postprandiale, contribuendo a ridurre il rischio di sovrappeso e diabete, normalizzando il peso corporeo.

Contiene inoltre particolari composti fenolici azotati, gli avenantramidi, potenti antinfiammatori in grado di proteggerci dai tumori e di inibire la proliferazione delle cellule tumorali.

L’avena presenta anche proprietà diuretiche e lassative, migliorando anche l’attività intestinale, ed è facilmente digeribile.
La farina d’avena è un alimento nutritivo e rinforzante, che viene consigliato anche ai bambini e ai convalescenti.

Come utilizzarla

L’avena trova ampio impiego in cucina, sia nelle preparazioni dolci che nelle preparazioni salate.

Può essere infatti impiegata per preparare delle zuppe, delle minestre, delle barrette energetiche o semplicemente lessate, utilizzando il prodotto in chicchi, ed unita a verdure e legumi.

Inoltre se nella vostra colazione non può mancare il latte, allora potete utilizzare l’avena come dei comuni cereali, o in alternativa aggiungerla allo yogurt.

Un’altra alternativa è rappresentata dal porridge, preparazione di origine anglosassone, una sorta di pappa tendente al liquido, creata dalla bollitura dell’avena in acqua o nel latte, o addirittura in entrambi, molto facile e veloce da preparare. Potrete arricchirla aggiungendo della frutta fresca o secca o comunque unendo altri alimenti secondo il vostro gusto personale.

Per chi invece volesse divertirsi in cucina, è possibile utilizzare la farina d’avena per preparare pane, focacce o biscotti, unendola anche ad altre farine, oppure utilizzarla per addensare creme e vellutate troppo liquide o per preparare un’ottima panatura.

Una buona alimentazione è amica della salute.

Dieta Lemme: la nuova dieta del momento

Credits photo: www.urbanpost.it

Ideata dal farmacista Alberico Lemme da Desiola, e da lui stesso definita come “filosofia alimentare”, dove “il cibo si usa come un farmaco”, la dieta Lemme rappresenta la moda del momento.

Molte le testimonianze di persone, anche appartenenti al mondo della televisione o del gossip, che approvano questo regime alimentare, così come sono numerosi coloro che la ritengono estremamente stravagante.

Lemme articola questo programma alimentare in due fasi: una prima fase di dimagrimento ed una seconda fase di mantenimento.
Non si parla mai di calorie bensì di alimenti ammessi ed alimenti totalmente vietati.

Come funziona la dieta Lemme

Lemme consiglia il suo metodo solo dopo una visita e il superamento di un test, volto a verificare l’attitudine del soggetto a seguire un regime alimentare completamente diverso dal comune.
Questo test viene condotto presso il centro di Filosofia Alimentare di Desio, al termine del quale se superato, è possibile accedere alla visita successiva, un semplice colloquio conoscitivo in cui viene consigliato il primo menù da seguire. Dopo un mese si ritornerà al centro.

Come premesso la dieta Lemme non prende in considerazione l’apporto calorico fornito dalla dieta, ma considera principalmente l’indice glicemico fornito dai cibi.
L’indice glicemico rappresenta l’unità di misura che calcola la velocità con cui, in seguito all’assunzione di un determinato alimento, la glicemia, ovvero il livello di glucosio nel sangue, aumenta.
Se l’indice glicemico di un alimento è alto avremo un innalzamento rapido dei livelli di glucosio nel sangue con conseguente rilascio di insulina da parte del pancreas in maniera elevata, se invece un alimento presenta un basso indice glicemico, questo provocherà un innalzamento dei livelli di glucosio nel sangue più lentamente, con un conseguente rilascio insulinico graduale.

Secondo Lemme lo stesso alimento, consumato in orari diversi della giornata, può aumentare o diminuire la glicemia in maniera differente, con un conseguente effetto sul dimagrimento.
In base a questa osservazione consiglia di consumare la pasta al mattino, poiché in questa fascia della giornata il nostro metabolismo funzionerebbe meglio, facendo in modo che alcuni alimenti favoriscano il dimagrimento.

Il programma è articolato in due fasi: la prima del dimagrimento e la seconda del mantenimento.
Durante la fase del dimagrimento si pone l’obiettivo di peso che si vuole raggiungere, considerando che durante il primo mese è possibile perdere fino a 10Kg al mese. Ogni due giorni, la persona che sta seguendo il programma deve comunicare al dottore la variazione di peso e di centimetri registrata per poter passare ad un altro menù.

Durante la seconda fase del mantenimento viene seguito un percorso di educazione alimentare che dura tre mesi. Rappresenta quindi la fase in cui, mantenendo il risultato raggiunto, gli altri alimenti verranno inseriti nuovamente seguendo i proprio gusti personali. Terminata anche la seconda fase il soggetto potrà continuare il suo percorso in maniera autonoma avendo preso consapevolezza di quali sono gli alimenti che lo hanno portato in passato ad accumulare i chili di troppo.

Gli alimenti totalmente vietati

Il sale rappresenta il primo degli alimenti totalmente vietato. Non è consentito utilizzarlo neanche per salare l’acqua della pasta in quanto, secondo Lemme, determinerebbe un aumento dell’indice glicemico dei cibi, favorendo inoltre l’ipertensione.

Altro alimento bandito è lo zucchero, in grado di stimolare la produzione di insulina, ormone del corpo umano che favorisce l’amento dell’adiposità. Totalmente esclusi infatti biscotti, dolciumi e lo zucchero industriale in genere.

Bandito inoltre il pane, almeno nella fase iniziale del programma. I carboidrati concessi sono quelli della pasta, ed in parte quelli che derivano da frutta e verdura, evitando il consumo combinato di pane e pasta.

Non concessi, nell’arco della stessa giornata, neanche l‘abbinamento proteine e carboidrati. Si nota come il programma alimentare privilegia principalmente le proteine.

In una prima fase del programma sono da evitare anche molti tipi di frutta e verdura in quanto, secondo il dottor Lemme, anche pochi grammi di pomodori, carote o frutta possano produrre mezzo kg di tessuto adiposo in quanto determinerebbero un aumento dell’insulina.

Gli alimenti concessi

Via libera a carne e pesce, che possono essere cucinati e conditi con olio e spezie, pepe, prezzemolo, peperoncino, aglio, salvia, rosmarino, limone, basilico, timo, crusca e cipolla, ma senza sale.

Consentiti anche tè e caffè in quanto presenterebbero sostanze in grado di favorire la perdita del peso corporeo.

Anche per quanto riguarda la tipologia di cottura utilizzata non sono presenti particolari limitazioni. Qualsiasi tipo di cottura è consentita, anche la frittura.

Il parere dell’esperto

Il programma alimentare articolato da Lemme ha fatto subito scalpore. Perdere fino a 10 kg in un mese mangiando è del resto il sogno di tutti.

Ma rappresenta una dieta equilibrata?
Nel caso specifico se da una parte la dieta Lemme consente di perdere molto peso corporeo bisogna però evidenziare i rischi associati nel seguire un programma che tende a far assumere un quantitativo troppo alto di proteine (carne a pranzo e pesce a cena a volontà).
Questo consumo eccessivo può infatti comportare dei danni ai reni ed al fegato, sovraccaricandoli. Proprio per questo motivo Lemme consiglia infatti di bere tantissima acqua.

Al di là di come è organizzato il programma, e se questo possa essere più o meno corretto, bisogna evidenziare che Lemme è un farmacista, e non può elaborare delle diete.
Il farmacista infatti può fornire consulenze, in particolare nell’ambito delle proprie competenze professionali riguardanti la diffusione di informazioni e consigli nel settore dei medicinali (art. 1 DLgs 258/1991 nonché art. 51 DLgs 206/2007 e art. 96 DLgs 219/2006), ma non può prescrivere né elaborare diete.

Anche coloro che hanno conseguito una specializzazione in campo nutrizionistico, tali titoli avranno esclusivamente valore accademico, e non sono pertanto titoli abilitanti.

Del resto Lemme si difende sostenendo di fornire solo dei consigli e non di prescrivere diete, ma se si fornisce un menù da seguire è come elaborare una dieta.

Menù forniti senza effettuare, durante le visite, alcun controllo del peso, nessuna misurazione antropometrica, nessuna valutazione degli esami clinici e dello stato di salute generale del paziente, tutte valutazioni fondamentali ed indispensabili per poter fornire un programma alimentare senza arrecare seri danni alla salute dei pazienti.

Le diete infatti rappresentano un vero e proprio atto medico, che se non vengono elaborate considerando la condizione clinica del paziente, possono apportare importanti problematiche alla salute degli individui, peggiorare stati morbosi già preesistenti o favorire l’insorgenza di condizioni pericolose per la salute.
Proprio per questo motivo possono essere proposte ed elaborate unicamente dai medici, dai biologi nutrizionisti o dai dietisti sotto indicazione medica.

Inoltre un dimagrimento così veloce non porta mai solo alla perdita della massa grassa ma anche di quella magra, e perdere massa muscolare rappresenta un danno irreparabile.

Più che nuovo metodo scientifico o metodo geniale per contrastare sovrappeso ed obesità, il metodo Lemme sembra quindi essere solo l’applicazione di concetti ormai noti da tempo, quali l’indice glicemico, ma estremizzati in una forma che difficilmente può trasformarsi in uno stile di vita, e che inoltre potrebbe comportare dei gravi rischi per la salute.

Del resto iniziare la giornata con un piatto di pasta o una braciola di maiale, escludendo alimenti come frutta e verdura che invece hanno mostrato, attraverso evidenze scientifiche, essere ricchi di preziose sostanze in grado di contribuire nel preservare un corretto stato di salute, difficilmente può diventare un modello alimentare da seguire tutta la vita.

Una buona alimentazione è amica della salute.