giovedì, 19 Dicembre 2024

Ma cosa mangi?

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Gli alimenti non hanno più segreti: nella rubrica Ma cosa mangi la dott.ssa Fernanda Scala vi aiuta a scoprire cosa mangiate realmente

Emicrania: attenzione ad alcuni cibi

Credits photo: www.tantasalute.it

Mal di testa che aumenta, impossibilità a muoversi, sensibilità alla luce ed ai rumori fino ad arrivare ad avvertire nausee e fastidi addominali, chi soffre di emicrania purtroppo conosce fin troppo bene questa sintomatologia.
Spesso invece non è chiaro che alcuni cibi in soggetti predisposti possono innescare o peggiorare questo disturbo.

La causa principale è dovuta a quegli alimenti che contengono istamina, molecola che funge da mediatore chimico dell’infiammazione e da neurotrasmettitore, o che ne stimolano la produzione.

L’istamina infatti quando si accumula all’interno dell’organismo innesca una serie di fenomeni a carico del sistema sanguigno che irrora il cervello, principalmente di tipo vasoattivo, con conseguente percezione del mal di testa.

È importate ricordare che in molti casi seguire solo una dieta specifica potrebbe non bastare rendendo necessaria un’integrazione farmacologica, ma sicuramente imparare a scegliere gli alimenti, escludendo o limitando quelli che determinano o amplificano questa sintomatologia, può contribuire a favorire lo stato di benessere del soggetto.

I cibi no

Solitamente gli alimenti freschi o non lavorati presentano una dose minima di istamina.
Il suo contenuto può aumentare significativamente attraverso processi microbiologici, fermentazione, stagionatura o una prolungata conservazione.

Tra questi vanno ricordati alimenti come i salumi, le salsicce, i wurstel, i formaggi freschi, i formaggi a pasta fusa ed alcuni a pasta dura stagionati.

Anche alcuni pesci possono presentare quantitativi maggiori di istamina come le acciughe, il tonno o lo sgombro, soprattutto se conservati in scatola o in salamoia.

Attenzione anche ai crauti ed a determinati tipi di verdure come melanzane, pomodori e spinaci.

Accanto a questi esistono inoltre alcuni alimenti definiti istamino-liberatori, ovvero quei cibi che contengono in sé poca istamina, ma che possono favorire la liberazione di istamina nell’intestino oppure bloccare l’azione dell’enzima diaminossidasi (DAO), che ha il compito di degradare l’istamina. Molti studi scientifici infatti hanno dimostrato che nel 64% delle persone che soffrono di emicrania questo enzima è carente.
Tra gli alimenti istamino-liberatori ritroviamo il cioccolato, il cacao, alcun frutti tra cui kiwi, fragole e banane, i funghi e le noci.

I cibi si

Per tenere lontana l’emicrania può essere utile consumare alimenti freschi come carne e pollame, scegliendo principalmente un piccolo taglio, o pesce come il merluzzo e la trota.
Nel caso del pesce è ben tollerato come processo di conservazione la surgelazione in quanto le basse temperature rallentano gli eventuali processi di degradazione dell’alimento riducendo quindi la conseguente produzione di istamina.

Anche i latticini come ricotta, latte e yogurt magro possono essere liberamente consumati, così come i frutti che non rientrano nella lista degli istamino-liberatori.

Nessun problema invece per quanto riguarda i cereali, integrali o raffinati.

Molto consigliato è invece lo zenzero che grazie alla sua azione antistaminica ed antiossidante, determina un significativo miglioramento della sintomatologia emicranica.

Allo stesso modo anche il peperoncino, grazie alla presenza di capsaicina, il composto chimico che determina la “piccantezza” dell’alimento, riduce la produzione di sostanze che trasmettono il dolore.

Anche la tipologia di cottura scelta è fondamentale in quanto non solo può facilitare la formazione di composti tossici, ma determina anche una riduzione del potere nutritivo degli alimenti dovuta alla distruzione di quelle vitamine termolabili o delle proteine. La cottura al vapore resta quindi sempre la migliore per mantenere integre le proprietà nutritive dei cibi.

Una buona alimentazione è amica della salute.

Semi di chia: cosa sono e come utilizzarli

Credits photo: www.viverezen.org

Ricavati dalla specie vegetale Salvia hispanica, nativa del Guatemala e del Messico centrale e meridionale, i semi di chia sono molto diffusi ed utilizzati nel Sud America ed in Europa.
Insieme ai semi di sesamo, rappresentano una delle maggiori fonti vegetali di calcio.

Questi semi costituiscono, dal punto di vista nutrizionale, un concentrato vitaminico, in quanto molto ricchi di vitamine A, B e C, B6 e B12, ed acidi grassi essenziali come Omega 3 e Omega 6, considerati indispensabili per assimilare le vitamine liposolubili.
In particolare, il livello di Omega 3 è otto volte superiore rispetto a quello contenuto nel salmone.
Sono inoltre ricchi di vitamina C e sali minerali quali ferro e potassio, e naturalmente ricchi in amminoacidi, tra cui metionina, cisteina e lisina, ed in antiossidanti.

Sebbene le loro preziose proprietà benefiche fossero note già da tempo, è solo negli ultimi anni che questi semi stanno entrando a far parte sempre di più della nostra alimentazione.

Proprietà benefiche

Dal punto di vista calorico, i semi di chia rappresentano un alimento dall’elevato valore energetico.
100 grammi di prodotto forniscono infatti circa 486 calorie, 16,5 grammi di proteine, 34,4 grammi di fibra, 42,1 grammi di carboidrati, e 30,7 grammi di acidi grassi. Sono privi di colesterolo e zuccheri semplici.

Grazie proprio ai suoi preziosi nutrienti, i semi di chia sembrano mostrare interessanti proprietà benefiche.
Sembra infatti che questi giochino un ruolo interessante nel controllare i livelli glicemici, esplicando un benefico effetto anche a livello cardiovascolare.
Inoltre il buon contenuto amminoacidico, vitaminico ed in sali minerali sembra fornire a tutto l’organismo un ottimo fabbisogno energetico, rinforzando il sistema nervoso e la capacità di concentrazione, e contribuendo alla diminuzione dell’ansia.

Consumare semi di chia consente di mantenere sotto controllo i valori ematici di colesterolo e trigliceridi, riducendo l’insorgenza di malattie cardiovascolari.

Anche a livello intestinale possono esplicare un’azione benefica migliorandone il funzionamento. Infatti se i semi di chia vengono lasciati in ammollo in acqua a temperatura ambiente, assorbono l’acqua e sprigionano un gel benefico. Questo gel può essere consumato la mattina, prima della colazione, per favorire le attività intestinali.

Presentano inoltre un potente effetto antinfiammatorio ed essendo privi di glutine possono essere tranquillamente consumati anche da coloro che soffrono di celiachia.

Come utilizzare i semi di chia

Piccoli, dal sapore delicato e croccanti, i semi di chia possono essere utilizzati per tantissime preparazioni. È possibile utilizzarli già dalla prima colazione aggiungendoli a dei cereali integrali oppure come snack spezza fame ed estremamente energetico durante la giornata.

Inoltre possono essere utilizzati come condimento per numerosi piatti tra cui insalate, pasta, riso, orzo, farro, miglio, quinoa, legumi, zuppe, minestre oppure essere aggiunti a frullati di verdura o di frutta, o ancora per insaporire piatti dolci quali macedonie, o plum-cake e dolci preferibilmente a cottura ultimata. Inoltre possono essere utilizzati anche come ingredienti per la preparazione del pane integrale casalingo.

Siccome non tendono ad irrancidire, possono essere conservati anche per anni in dispensa all’interno di un contenitore ben chiuso.

Una buona alimentazione è amica della salute.

Olio di cocco: ecco come sceglierlo

Credits photo: www.blog.kiaoraviaggi.it

Per olio di cocco si intende quell’olio vegetale ricavato dai semi della pianta Cocos nucifera. L’estrazione deve essere il più naturale possibile in modo da conservare inalterate tutte le sue proprietà.

Durante la preparazione di questo olio gli involucri esterni della noce vengono rimossi e la polpa fatta essiccare per favorire l’eliminazione dell’acqua ed aumentare la quantità di olio.

Proprietà nutrizionali

Dal punto di vista nutrizionale l’olio di cocco contiene circa 862 calorie ogni 100gr di prodotto.

Costituito principalmente da grassi saturi quasi esclusivamente a catena media (circa il 92%), grassi monoinsaturi (circa il 6%), e grassi polinsaturi (circa il 2%).
È un olio privo di colesterolo, ricco di acidi saturi, antiossidanti, vitamina K ed E, ferro ed altri micronutrienti.

Sebbene il consumo di alimenti che contengono acidi grassi saturi sia noto come causa di malattie cardiovascolari e degenerative, bisogna evidenziare che nel caso dell’olio di cocco parliamo di acidi grassi principalmente a catena media. Questi infatti non solo non risultano essere dannosi per la salute, ma avrebbero un effetto protettivo nei confronti di queste malattie (come riportato in diversi articoli scientifici pubblicati dall’American Journal of Clinical Nutrition).

Questi acidi grassi saturi infatti rappresentano sia un’ottima fonte energetica per l’organismo, che è in grado di utilizzarli facilmente a livello epatico, sia consentono di innalzare i livelli di colesterolo buono (HDL) nel sangue.

L’olio di cocco presenta inoltre un interessante effetto termogenico, ovvero è in grado di innalzare il metabolismo contribuendo alla degradazione delle riserve lipidiche presenti, così come sembra che rinforzi il sistema immunitario.

L’assunzione di moderate dosi di questo olio sembrano inoltre prevenire alcune patologie ormonali, grazie alla capacità degli acidi grassi saturi di inibire l’attività di uno specifico enzima (la 5-alfa-reduttasi), che trasforma il testosterone in diidrotestosterone (DHT).
Il DHT sembra che giochi un ruolo nello sviluppo di alcune forme di iperplasia così come sembra che partecipi allo sviluppo dell’acne.

Allo stesso modo sembra esercitare un effetto benefico anche a livello dell’apparato digerente. Infatti non solo migliora la digestione, ma sembra svolgere anche un ruolo protettivo nei confronti di patologie correlate ad una eccessiva acidificazione dello stomaco.

Grazie alla presenza degli antiossidanti, l’olio di cocco può contribuire a combattere l’azione dei radicali liberi, riducendo quindi i processi di invecchiamento cellulare.

I diversi tipi di olio di cocco

In commercio sono presenti tante tipologie di olio di cocco, e non tutti sono uguali. La prima cosa quindi è prestare attenzione all’etichetta.

Le tipologie di olio di cocco che possiamo trovare sono principalmente le seguenti:
Olio di cocco puro, un olio naturale che non ha subito processi di pastorizzazione, fumigazione, idrogenazione.
Olio di cocco non raffinato, che insieme all’olio di cocco puro, è una forma naturale in cui questo non viene alterato e sottoposto a processi industriali specifici così come non contiene additivi. Presenta un aroma delicato e viene spesso indicato in etichetta come “olio di cocco Vergine”.
Olio di cocco raffinato, che viene ricavato attraverso vari processi di raffinazione tra cui lo sbiancamento e la deodorazione. Questi processi fanno perdere al prodotto il suo gusto ed aroma originale, dovuti ovviamente a proprietà specifiche, anch’esse quindi perse.
Olio di cocco biologico, dove la dicitura non fa riferimento alla metodologia produttiva utilizzata, bensì al metodo di coltivazione della materia prima, ovvero prodotto dalla noce di cocco derivata da coltivazioni biologiche.

Per poter sfruttare a pieno delle sue proprietà nutrizionali, è quindi fondamentale scegliere un olio di cocco di buona qualità, non idrogenato, non raffinato, e che non sia amalgamato e tagliato con altri oli vegetali.

Dove comprare e come conservare l’olio di cocco

L’olio di cocco non è reperire in tutti i negozi, è necessario rivolgersi a punti vendita specializzati e, preferibilmente, che ricavano il prodotto da agricolture biologhe certificate.
Per conservarlo bisogna ricordare che sotto i 20 gradi l’olio di cocco tende a indurire, prendendo la consistenza di un burro. In inverno quindi potrà essere conservato fuori dal frigo, purché in un luogo abbastanza fresco.
In estate è meglio conservarlo in frigorifero, per evitare che irrancidisca.

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Soia e derivati: ecco i benefici che possono apportare

Credits photo: www.dieta.pourfemme.it

Originaria della Cina, la soia è una pianta appartenente alla famiglia delle leguminacee, il cui frutto è uno fagiolo.
Attualmente sono tantissimi i prodotti di sua derivazione che sono stati introdotti nella nostra dieta giornaliera, come ad esempio il latte di soia, ma anche i germogli, il burro e la salsa, tutti derivati della soia.

Dal punto di vista nutrizionale la soia è quasi completamente priva di carboidrati, mentre contiene circa il 40% di proteine ed il 20% di grassi, principalmente insaturi.
Il restante contenuto è rappresentato da sali minerali quali calcio, fosforo, magnesio, potassio, e vitamine del gruppo C, A e B.

Presenta inoltre una buona quota di fibra alimentare, che si raccomanda di introdurre sempre all’interno di una dieta ben bilanciata per combattere la stipsi e favorire la riduzione dell’assorbimento di zuccheri e grassi a livello intestinale.

È importante inoltre ricordare la presenza della lecitina di soia, emulsionante naturale contenuto nella soia, ricca in omega 3, omega 6, inositolo e minerali, che contribuisce ad abbassare in maniera naturale il colesterolo.
Attenzione però: un consumo eccessivo di questi prodotti può portare all’insorgenza di allergie.

Latte di soia

Con un valore calorico pari a 32 Kcal ogni 100 grammi di prodotto, il latte di soia è perfetto per chi presenta un’intolleranza al lattosio.
La sua composizione si presenta priva di colesterolo, con una frazione lipidica ricca in grassi insaturi.
Grazie alla presenza di amminoacidi essenziali, il suo valore nutrizionale risulta essere abbastanza elevato. Inoltre la presenza di isoflavonoidi, fitoestrogeni vegetali, lo rendono particolarmente adatto nelle donne in menopausa, per contrastarne i disturbi.

Germogli di soia

I germogli di soia possono essere consumati crudi o cotti.
Sono un alimento ipocalorico, con appena 49 kcal per 100 grammi di prodotto, e contengono un elevato contenuto in proteine e lipidi.
Contengono inoltre anche zuccheri solubili come il saccarosio, ed alte quantità di fibra e sali minerali.
I germogli sono perfetti per chi soffre di stipsi, grazie al loro elevato contenuto in fibra.
Attenzione se li consumate crudi. Se non ne conoscete la provenienza, siccome potrebbero contenere batteri, è consigliato una veloce lessatura in acqua bollente.
Allo stesso modo elevate percentuali di acido fitico introdotte nella dieta giornaliera, possono limitare l’assorbimento del ferro, del magnesio e del calcio.

Burro di soia

Il burro di soia è un derivato dell’olio di soia, e presenta un contenuto calorico pari a 600 Kcal ogni 100 grammi di prodotto.
L’Olio di soia presenta proprietà anti-invecchiamento, fortificante, ristrutturante, idratante, tonificante ed emolliente, i cui estratti sono quindi molto indicati anche nella preparazione di cosmetici.
Il Burro di soia, invece, si presenta all’aspetto come una massa solida, morbida e pastosa di colore leggermente giallo.
Dal punto di vista nutrizionale presenta un elevato contenuto in acidi grassi insaturi, steroli e vitamina E.
Ottimo in quanto non contiene grassi idrogenati, ma rimane comunque un prodotto da utilizzare con moderazione.

Salsa di soia

La salsa di soia, utilizzata principalmente per condire ed arricchire i cibi, presenta un contenuto calorico pari a 66 Kcal ogni 100 grammi di prodotto.
E’ una salsa fermentata ottenuta solitamente dalla soia, grano tostato, acqua, sale e koji (nome giapponese del fungo filamentoso Aspergillus oryzae).
Presenta un elevato contenuto di antiossidanti e favorisce i processi digestivi.
Attenzione però se state seguendo una dieta iposodica.
L’elevato quantitativo di sale infatti non lo rende un alimento adatto a questa tipologia di dieta.

Una buona alimentazione è amica della salute