giovedì, 9 Maggio 2024

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Fumo e del cibo spazzatura, il monito dell’Oms

Fumo e cibo spazzatura sempre più diffusi soprattutto tra i più giovani. Non sono serviti a nulla finora i divieti e le pubblicità sulle sigarette, per tenere lontano i giovani da questo disgustoso vizio. Stesso discorso per Junk food, ovvero il cibo spazzatura. I più giovane, nonostante le leggi non riescono ad entrare nell’idea dell’importanza di un’alimentazione sana e di stili di vita corretti. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ci sarebbe bisogno di norme più severe e di bannare le pubblicità sulle sigarette soprattutto, agli eventi sportivi. L’idea è quella di cercare di tenere lontani i giovani da questo prodotto. Ad avere lanciato il monito, è l’Organizzazione Mondiale della Sanità che ha sollecitato i Governi a rinforzare tutti i divieti sulla sponsorizzazione del tabacco e la promozione la pubblicità delle sigarette.

L’allarme dell’Organizzazione Mondiale della Sanità su Junk food e il tabacco

La presenza nelle gare di MotoGP e di Formula 1 di sponsor legati al mondo del fumo e cibo spazzatura, è secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità un elemento davvero dannoso per i più giovani. Bisognerebbe adottare delle politiche tobacco-free in modo tale che i più giovani possano sentirsi meno influenzati da questa esigenza. Fino ad oggi infatti, le campagne virali che sono state lanciate anche con l’aiuto dei social network, non hanno avuto il funzionamento sperato. E’ per questo che la richiesta ufficiale è proprio quella di salvaguardare la salute dei più giovani attraverso dei divieti più netti sul fumo e su cibo spazzatura.

I danni del fumo e del cibo spazzatura

I danni che queste abitudini potrebbero causare sui più giovani sono evidenti a tutti e si manifestano, non solo con delle malattie gravi, ma anche con altri generi di problemi. Una delle conseguenze principali escluse le patologie come quelle tumorali, è l’infertilità. L’idea dell’Organizzazione Mondiale della Sanità è quella di chiedere l’aiuto di social media manager per cercare di influenzare i giovani circa queste abitudini di vita.

Maizena: usi alternativi curiosi

Maizena

Maizena ovvero l’amido di mais. Si ottiene dalla macinazione della parte più interna del chicco di mais, la farina è bianca e molto sottile. Non contiene glutine.

Per cosa lo usate di solito? Solitamente si usa per i dolci però vi sono degli usi alternativi da non sottovalutare.

Maizena: usi alternativi per la pelle

Lo sappiamo tutti che l’amido lava e difatti si consiglia di usare l’acqua di cottura della pasta per lavare i piatti.

Dunque perché non usarlo sotto la doccia?

Si prendono 50 g. di amido di mais e li si miscelano a 20 g. di bicarbonato, più un cucchiaio di olio evo e si aggiunge qualche goccia di olio essenziale ed ecco fatto.

E’ ideale in caso un bambino abbia il sederino arrossato dai pannolini ed è ottimo per chi ha la cute sensibile che si arrossa ed irrita facilmente.

Si può inoltre unire all’aloe vera, o a oli naturali ed essenziali, per creare delle pomate antinfiammatorie e antibatteriche.

In caso di scottature solari si prepara un bagno tiepido in cui disciogliere due cucchiai di amido di mais. Ci si immerge e una volta terminato il bagno, senza l’uso di altri detergenti, ci si asciuga senza sciacquarsi.

L’amido di mais è quindi utile nei casi di sfregamento, contatto con agenti esterni, sia in caso di manifestazioni quali eczemi, acne, e dermatiti per lenire la pelle.

Se la pelle è lucida e grassa prova ad usare l’amido di mais come cipria per renderla più opaca. In caso di acne è consigliabile fare una maschera con maizena e aceto di mele da tenere sul viso 5 minuti.

Maizena: usi alternativi per i capelli

Le proprietà assorbenti, emollienti e detergenti rendono l’amido di mais ideale per la cura della pelle che dei capelli.

Ci si può fare una maschera aggiungendo miele ed olio di oliva o lo si può usare insieme allo shampoo.

Il nostro cervello funziona come Facebook

credits photo: infinitamenteverona.it

Il nostro cervello funziona come Facebook e a dircelo è una ricerca pubblicata dagli scienziati di Basilea e di Londra su Nature. Non c’è da stupirsi, quindi, di come abbia fatto il social network più gettonato a diventare così famoso. Infondo, come dice un proverbio popolare “chi si somiglia si piglia”.

La ricerca mirava a svelare i legami che si stabiliscono tra le cellule del nostro cervello. Per scoprire tutto ciò i ricercatori hanno studiato un’area particolare del cervello umano: la corteccia che riceve gli impulsi nervosi provenienti dagli occhi. Gli scienziati si sono serviti di strumenti sofisticatissimi e all’avanguardia. Il risultato ha stupito molte persone, o forse no.

Le sinapsi presenti nel nostro cervello, cioè le strutture che permettono alle cellule nervose di dialogare fra loro, stabiliscono dei legami molto forti con un solo neurone. Quest’ultimo, poi, si lega, tramite legami più deboli, con moltissimi altri.

In poche parole, ogni cellula nervosa stabilisce legami forti soltanto con poche altre cellule simili a lei, mentre con il resto i legami sono deboli. Qualcuno potrà chiedersi: dov’è l’analogia con il social network? La risposta è più semplice di quella che ci si aspetta. Su Facebook generalmente si hanno molto amici, ma con una cerchia ristretta di loro si ha un rapporto privilegiato, proprio come avviene tra le cellule del nostro cervello.

La domanda che ci si è posti, a questo punto, è stata: perchè questi rapporti privilegiati si instaurano tra determinate persone, e quindi cellule, e non tra altre? La risposta è nella somiglianza e negli interessi comuni.

Lee Cossell, uno degli autori dello studio, si è poi posto un altro quesito: perchè il cervello stabilisce anche un gran numero di legami deboli? Per una questione di praticità. Immaginiamo, infatti, che i neuroni debbano cambiare il loro modo di lavorare. Il modo più semplice e veloce per farlo è rinforzare quei legami deboli che sono utili al nuovo scopo. Ciò spiega anche perchè il cervello riesce ad addattarsi velocemente alle nuove situazioni.

Dire un semplice grazie può allungarti la vita

credits photo: huffpost.com

Che l’odio fosse un sentimento negativo dannoso per chi lo prova, più che per chi lo subisce, è un detto popolare che spesso riscontra la verità e che sembra oggi essere provato scientificamente. O, più precisamente, è provato che manifestare un sentimento di gratitudine, e quindi positivo, migliora la salute del cuore e allunga la vita.

A dimostrarlo è uno studio pubblicato sulla rivista “Spirituality” e condotto su 186 persone, uomini e donne, ai quali è stata disagnosticata una insufficenza cardiaca di tipo b, ovvero quella in cui i pazienti hanno sviluppato difetti strutturali del cuore, come per esempio un danneggiamento causato da un infarto, ma che non presentano sintomi come il fiato corto.

I livelli di gratitudine dei pazienti sono stati valutati attraverso test psicologici e si è tenuto conto di altri parametri importanti che possono peggiorare un’insufficenza cardiaca, come sintomi depressivi, qualità del sonno e marcatori infiammatori.

Il risultato è stato sorprendente. Il professor Paul Mills, dell’Università della California, ha affermato che i pazienti più grati dimostravano di possedere un umore migliore, una migliore qualità del sonno, meno affaticamento e minori livelli di infiammazione.

Successivamente è stato chiesto ai pazienti di scrivere un diario della gratitudine per 8 settimane, cioè di appuntare le cose più importanti per cui si è grati nella maggior parte dei giorni. E anche in questo caso il risultato ha sorpreso i ricercatori. Infatti, chi aveva effettivamente tenuto il diario ha mostrato la riduzione di marcatori infiammatori e della frequenza cardiaca. Tutto ciò diminuisce il pericolo di avere in futuro problemi di cuore.

Il consiglio dato dai ricercatori è semplice: per avere un cuore più sano bisogna saper dire grazie e scrivere un diario della gratitudine.