venerdì, 5 Dicembre 2025

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Mindfulness, la consapevolezza che combatte lo stress

dailymail.co.uk

Nella vita frenetica di oggi lo stress è diventato un compagno costante e onnipresente nella quotidianità di molti. A lavoro, nella vita privata e a volte anche nei momenti di solitudine, essere in ansia è come un fantasma o una palla al piede che ci accompagna in ogni momento della giornata.

Una recente ricerca ha osservato come una donna su 5 confessi di vivere in uno stato d’ansia per una gran parte o addirittura per tutto il giorno. Ma ancora più terribile risulta un altro dato: solo nell’ultimo anno sono state emesse ben 53 milioni di prescrizioni per farmaci antidepressivi.

Una nuova tecnica però molto meno invasiva e dannosa dei medicinali è quella del Mindfulness. Esso consiste nel raggiungere la consapevolezza delle azioni che si stanno compiendo in un certo momento, in modo da concentrarsi su quello che si sta facendo così da non farsi prendere da ansie o paranoie.

Il modo per iniziare è molto semplice: utilizzare una tecnica di respirazione particolare che consenta di focalizzare la propria attenzione sull’azione e da liberare la mente da altri pensieri.

Tutto ciò che si deve fare è contare fino a sette mentre si inspira e poi fino ad undici durante l’espirazione. Il segreto sta tutto nel respirare costantemente ed in tranquillità, ad un ritmo che sia quello più congeniale per il proprio fisico.

Questa tecnica la si può eseguire solo una volta oppure si possono fare più ripetizioni: tutto dipende da quando ci si sente più tranquilli e meno stressati. Studi scientifici dimostrano che il Mindfulness può essere utile per rafforzare il controllo delle proprie emozioni, di modo tale che se si è arrabbiati o infastiditi queste sensazioni non prendano il sopravvento sulla nostra parte razionale.

La consapevolezza aiuta quindi ad avere una visione più equilibrata della situazione quando si è sotto stress ed è una tecnica utile a preservare e mantenere buona ogni relazione umana.

Corpi impacchettati e sottovuoto per il nuovo spot di Condomania

Quanto macabro e originale può esserci in una pubblicità di preservativi in cui ci sono coppie messe sottovuoto in enormi buste di plastica? Qual è il messaggio? Condomania è una nota marca di preservativi giapponesi e la sua nuova campagna sta scatenando il web. Idea trasgressiva, piccante e inquietante allo stesso tempo. E i social dicono la loro.

“Gli esseri umani non sono completi se rimangono da soli con se stessi. È solo quando sono veramente vicini che riescono ad essere finalmente completi. Ecco perché li ho impacchettati insieme”. Questo il commento del fotografo giapponese “Photographer Hal” che ha descritto in poche e semplici parola la sua – geniale? – idea di pubblicità. Lo spot, realizzato per Condomania, vede una serie di coppie impacchettate e sottovuoto in cellophane trasparente. I due protagonisti riescono a rimanere abbracciati per 10 secondi circa respirando attraverso una piccola presa d’aria lasciata aperta.

Il progetto prende il nome di “Flesh Love”: coppie vestite in modo stravagante o nude si abbracciano, si muovono, davanti ai flash in posizioni che ricordano quelle di un feto. Qual è il messaggio: parlare dell’amore universale. “I soggetti che ho fotografato li ho incontrati durante il cammino. Sono musicisti, ballerini, ristoratori, bar managers, fotografi, uomini e donne in carriera, disoccupati e molti altri ancora. Come fotografo, ho catturato una grande varietà di variabili che includono giovani, anziani, gente dello stesso sesso e di sesso opposto, persone di nazionalità differenti, con stili diversi. Alcuni hanno litigato durante lo spot ma c’è stato anche chi si è sposato dopo. E pensare che tutto è iniziato così!”, ha poi concluso.

38 anni le donne, 44 gli uomini. Ecco l’età in cui si prende peso

Le donne hanno più probabilità di ingrassare e aumentare di peso intorno ai 38 anni, mentre gli uomini verso i 44.

Queste sono le novità rivelate da un recente studio, che ha trovato il periodo di vita in cui – per uomini e donne – è più facile prendere peso. Magari è dovuto all’irregolarità dei pasti, allo stress, alla confidenza nelle relazioni e nei lunghi orari di lavoro, ma gli anni di maggior pericolo per le donne sono tra i 35 e i 40, mentre il 36% degli uomini ingrassa tra i 40 e i 45 anni.

Lo studio è stato svolto grazie a un sondaggio su 1.000 persone, per l’azienda di dieta Forza Supplementi, e le donne hanno evidenziato una serie di fattori per spiegare perché da 35 a 40 anni, statisticamente, aumentano di peso.
Al primo posto nelle motivazioni c’è la maternità, scelta dal 34 per cento delle intervistate, che hanno aggiunto che spesso si ritrovano a cenare due volte in un giorno – una volta con i loro figli e una volta con i loro partner, più tardi la sera tardi.
Il 32% delle donne hanno detto di aver messo su peso dopo il matrimonio, o comunque dopo una sistemazione con il partner a lungo termine.

Sull’altro lato della medaglia c’è il divorzio, considerato dagli uomini (il 22% dei soggetti studiati) una della principali cause dell’aumento della pancetta. L’età media in cui un uomo divorzia, nel Regno Unito, è di 40 a 44 anni, e uomini single sono più propensi a bere molto e mangiare fuori. Ecco spiegato il loro aumento di peso.
Tuttavia, il motivo più importante per lo spread di mezza età dell’uomo è il lavoro – sia per chi un lavoro non ce l’ha, sia per il 36 per cento di uomini che dice che di essere troppo occupato con la propria carriera per andare in palestra.

Lee Smith, amministratore delegato di Forza Supplementi ha detto: “Most don’t realise that as we age we need fewer calories, so to even maintain the same weight, we need to drop 200 calories per day”.
Ancora: “Men have a little longer, their bodies haven’t been disrupted by childbirth – spiega analizzando la differenza tra uomini e donne – But time catches up with them – it’s significant that the average age for weight gain corresponds with a very stressful point in a man’s life”.


[Credit: DailyMail]

Inventata la macchina capace di leggere le immagini dei sogni

Credit: ilginepro.info

La scienza arriva a tutto: ora è riuscita a creare una macchina capace di leggere i nostri sogni mentre dormiamo.
È un’invenzione in grado di ricostruire le immagini e i volti che ci appaiono quando siamo cullati dalle braccia di Morfeo, e visualizzarli su uno schermo.

Da qui poi il passo è breve, e si è subito pensato di poter utilizzare la nuova invenzione anche per consentire alla gente di ricostruire le immagini della loro memoria oltre che dei loro sogni, e ancora, di raccogliere le immagini di criminali dalla mente dei testimoni.
Alan Cowen, neuroscienziato presso la University of California ha detto: “I nostri metodi producono ricostruzioni neurali sorprendentemente accurate di volti. Questo rappresenta un approccio nuovo e promettente per indagare la percezione del viso, ma suggerisce anche strade per ricostruire ‘offline’ esperienze visive – tra sogni, ricordi e la fantasia”.

La macchina capace di leggere i sogni è stata testata su 6 volontari, ai quali sono state mostrate 300 facce mentre erano all’interno di uno scanner MRI; da qui poi in grado di analizzare in che modo il loro cervello ha risposto a decine di differenti caratteristiche del viso – come ad esempio l’avere i capelli biondi o gli occhi azzurri, l’essere di pelle scura o avere la barba la barba.
Quando gli scienziati avevano compilato un database di risposte, hanno mostrato ai volontari una nuova serie di facce e misurato loro reazione ad ogni immagine. Confrontando le seconde risposte al database, sono riusciti a ricostruire l’immagine che stavano guardando.

Il neuroscienziato Alan Cowen, e i suoi colleghi ricercatori, Brice Kuhl della New York University e il professor Marvin Chun di Yale, ritengono che l’estrazione di immagini facciali è il primo passo verso la produzione di tecnologia avanzata capace della lettura della mente.

“Something that looks like a high-definition movie of your dreams is not going to happen in the immediate future, but we have already seen improvements in the sensitivity of these methods” hanno detto i tre scienziati, aggiungendo anche che “it’s a matter of time, and eventually – maybe 200 years from now – we’ll have some way of reading inactive parts of the brain”.

[Credit: DailyMail]