venerdì, 7 Marzo 2025

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Migliorare il quoziente intellettivo? Si può

La notizia arriva dallo University College di Londra: stando a un recente studio realizzato dai suoi ricercatori e apparso sulla rivista scientifica Nature, il quoziente intellettivo umano – che si era sempre pensato rimanesse inalterato nell’arco della vita – può aumentare, anche all’età di settant’anni.

La possibilità di migliorare l’acume mentale è data sostanzialmente da cambi strutturali che avvengono nel cervello: essi consistono in un aumento sia di volume sia di densità della materia grigia nell’area della corteccia motoria sinistra, stimolata dalla lettura e dalla parola.

In più, va sfatato il mito secondo cui la prestanza fisica e l’intelligenza sono due aspetti agli antipodi l’una dell’altra: l’esercizio aerobico giova al cervello. Gli studiosi dell’Università dell’Illinois di Urbana Champaign hanno registrato che l’attività fisica permette l’aumento della materia grigia nella regione dell’ippocampo, quella che apprende nuove conoscenze e le memorizza nella corteccia frontale. Per questo si consiglia di camminare 30 minuti al giorno per cinque giorni.

Se poi siamo più pigri, c’è comunque un’alternativa: un sonnellino pomeridiano è uno dei migliori toccasana che il cervello abbia mai conosciuto. Una ricerca condotta alla University of California a Berkeley, a opera di Matthew Walker, ha dimostrato che, mettendo un gruppo di studenti a studiare per svariate ore e poi permettendo a parte di loro di schiacciare un pisolino, quelli che avevano dormito imparavano di più di quelli che avevano continuato a studiare. Dormire, difatti, stimola la produzione delle cosiddette “bollicine di champagne cerebrali”, quelle che indicano quando l’ippocampo sta trasferendo informazioni alla corteccia, per poi essere archiviate in modo definitivo. Il cervello, insomma, dà migliori prestazioni quando lo si lascia libero: in Giappone, alla Tohoku University, hanno dimostrato scientificamente che lo stato di ozio assoluto permette di sviluppare la creatività, che risiede nel trovare connessioni che rimangono impercettibili agli occhi altrui.

E che dire della memoria a breve termine? Aiuta a migliorare la fluidità cerebrale, favorisce il ragionamento e la risoluzione dei problemi indipendentemente dalle conoscenze pregresse: le capacità mnemoniche potenziano l’intelligenza, come risulta visibile attraverso la diagnostica per immagini, grazie a cui si è visto che molte zone del cervello – come la corteccia prefrontale laterale, la corteccia parietale inferiore, il cingolato anteriore, i gangli basali – si attivano di più.

Altri suggerimenti per aumentare il QI? Studiare una lingua straniera, che inoltre rimanda di 5 anni il rischio di demenza senile, ma anche seguire una dieta mediterranea , che è essenziale per migliorare il nostro apprendimento.

Mattinieri, ecco perchè sono più felici dei dormiglioni

Le lancette sono state spostate indietro di un’ora e vi siete svegliati comunque presto?
Mattinieri, secondo una ricerca inglese condotta dalla Roehampton University sarete più felici dei vostri amici dormiglioni.
Alzarsi presto la mattina, infatti, sarebbe indice di benessere fisico e mentale e garanzia di felicità.
Nel dettaglio, lo studio ha coinvolto 1.068 adulti approfonendendo l’influenza dei loro bioritmi su umore e salute.

I mattinieri, rappresentati dal 13% del campione, hanno dichiarato di svegliarsi prima delle 7, il 6% invece prima delle 9 proprio non mette piede giù dal letto. I mattinieri, secondo quanto detto dal direttore della ricerca Joerg Huber, si dichiarano più sani, più felici e più magri.

Qual è il motivo? La sveglia presto la mattina dona più tempo per sè, perchè consente di non correre nelle proprie attività quotidiane. Fare colazione con calma, bere il caffè seduti e non di corsa mentre si preparano le ultime cose prima di andare via, sono dei benefici che un’ora di sonno in più al mattino non regala.
O meglio, questi benefici si disperderanno, probabilmente, in quella nuvola di stress causata dal ritardo accumulato.

E anche i dormiglioni più incalliti in quel caso penseranno “Se mi fossi svegliato prima…!

[Fonte focus.it]

Le diete veloci? Meglio di quelle graduali

La convinzione che i regimi dietetici graduali siano più efficaci rispetto alle diete rapide è stata recentemente smentita: a dimostrarlo è l’ultima ricerca degli studiosi dell’Università di Melbourne in Australia, apparsa sulla rivista scientifica Lancet Diabetes & Endocrinology. I risultati dello studio suggeriscono non solo che la ripresa di peso in seguito alla dieta è inevitabile, a prescindere dalla sua lentezza o dalla sua rapidità, ma anche che le diete veloci, per quanto osteggiate dai medici, sono quelle che durante il processo di dimagrimento danno maggiori soddisfazioni e arrecano meno sofferenza.

Per arrivare a questa conclusione, i ricercatori australiani hanno sottoposto 204 soggetti obesi, tra uomini e donne di età compresa tra i 18 e i 70 anni, a due diverse diete, cercando di farli dimagrire del 15% del loro peso. I soggetti sono stati divisi in due gruppi: l’uno ha tenuto una dieta di 12 settimane, l’altro invece di 36. Il risultato? Solo il 50% di coloro che seguivano la dieta a lungo termine ha perso il 15% del peso, mentre a raggiungere lo stesso risultato è stato ben l’81% di chi aveva intrapreso la dieta rapida. In ogni caso, la maggioranza delle persone che hanno partecipato allo studio ha lo stesso ripreso peso a distanza di 3 anni.

Le generali linee guida sulla nutrizione – asseriscono gli esperti – consigliano di perdere peso in maniera graduale, lasciando credere che con le diete a breve termine in seguito si recuperi peso in tempi più veloci. Il nostro studio, invece, smentisce questo falso mito. In più, chi dimagrisce velocemente si sente più appagato e le diete più rapide conferiscono un maggiore senso di sazietà rispetto alle altre perché spesso comportano un aumento del consumo di proteine al posto dei carboidrati“.

Curare le maniglie dell’amore con l’adenosina

Fare addominali aiuta a tonificare lo stomaco, mentre lo stretching rafforza i muscoli delle gambe, ma le maniglie dell’amore sono difficili da migliorare. Di cosa stiamo parlando? Si tratta dei cosiddetti rotoli a focaccina che si sviluppano sopra la linea della vita, e sono, in realtà, del grasso accumulato, che fa sembrare la nostra pancia come una torta di muffin.

A tutto c’è un rimedio però: gli scienziati infatti hanno scoperto un modo per ‘sciogliere’ l’eccesso di grasso bianco, accumulato sulla vita, rendendolo di un altro colore, ovvero marrone. Le cellule bianche sono le maggiori responsabili delle maniglie dell’amore e del grasso in generale, e colorando queste cellule di marrone, l’energia in eccesso che si consuma per il cibo, può essere trasformata in calore.

Per far sì che le cellule bianche si comportino come tali, gli scienziati dell’Università di Bonn hanno scoperto una via alternativa. “Non tutto il grasso è uguale”, spiega il professor Alexander Pfeifer dell’Istituto di Farmacologia e Tossicologia dell’Università di Bonn. “Se siamo in grado di attivare il grasso bruno o convertire le cellule bianche al bruno, è dunque fattibile sciogliere il grasso in eccesso.” L’esperimento è stato condotto su un topo da laboratorio come cavia, e il risultato ha condotto alla scoperta di una molecola chiamata adenosina.

L’adenosina è un nucleoside composto da una molecola di adenina legata ad un ribosio, importante per la costruzione del DNA. Essa è in grado di attivare il grasso bruno, che viene normalmente rilasciato in situazioni di stress. “Se l’adenosina si lega a questo recettore nelle cellule di grasso Bruno, viene stimolata significativamente la bruciatura dei grassi”, aggiunge il Professor Pfeifer. Infatti, diversi studi su ratti avevano dimostrato che l’adenosina blocca il grasso bruno.

Le cellule bianche normalmente non possono essere introdotte per ‘brucciare’ il grasso in eccesso prodotto dall’adenosina, per la mancanza del recettore A2A. Per questo motivo, il team di scienziati ha trasferito il gene del recettore A2A dalle cellule di grasso bruno a quelle di grasso bianco nei topi. Come risultato, anche le cellule di grasso bianco avevano i recettori A2A e hanno iniziato a brunire e a bruciare energia.

L’adenosina gioca un ruolo fisiologico molto importante e protegge dal rischio di obesità. Queste nuove scoperte dimostrano che ci sono nuove possibilità di sviluppare terapie per combattere il sovrappeso. Tuttavia, devono ancora essere chiarite molte domande al riguardo, per questo motivo l’applicazione clinica è ancora lontana.