martedì, 26 Novembre 2024

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Le diete veloci? Meglio di quelle graduali

La convinzione che i regimi dietetici graduali siano più efficaci rispetto alle diete rapide è stata recentemente smentita: a dimostrarlo è l’ultima ricerca degli studiosi dell’Università di Melbourne in Australia, apparsa sulla rivista scientifica Lancet Diabetes & Endocrinology. I risultati dello studio suggeriscono non solo che la ripresa di peso in seguito alla dieta è inevitabile, a prescindere dalla sua lentezza o dalla sua rapidità, ma anche che le diete veloci, per quanto osteggiate dai medici, sono quelle che durante il processo di dimagrimento danno maggiori soddisfazioni e arrecano meno sofferenza.

Per arrivare a questa conclusione, i ricercatori australiani hanno sottoposto 204 soggetti obesi, tra uomini e donne di età compresa tra i 18 e i 70 anni, a due diverse diete, cercando di farli dimagrire del 15% del loro peso. I soggetti sono stati divisi in due gruppi: l’uno ha tenuto una dieta di 12 settimane, l’altro invece di 36. Il risultato? Solo il 50% di coloro che seguivano la dieta a lungo termine ha perso il 15% del peso, mentre a raggiungere lo stesso risultato è stato ben l’81% di chi aveva intrapreso la dieta rapida. In ogni caso, la maggioranza delle persone che hanno partecipato allo studio ha lo stesso ripreso peso a distanza di 3 anni.

Le generali linee guida sulla nutrizione – asseriscono gli esperti – consigliano di perdere peso in maniera graduale, lasciando credere che con le diete a breve termine in seguito si recuperi peso in tempi più veloci. Il nostro studio, invece, smentisce questo falso mito. In più, chi dimagrisce velocemente si sente più appagato e le diete più rapide conferiscono un maggiore senso di sazietà rispetto alle altre perché spesso comportano un aumento del consumo di proteine al posto dei carboidrati“.

Curare le maniglie dell’amore con l’adenosina

Fare addominali aiuta a tonificare lo stomaco, mentre lo stretching rafforza i muscoli delle gambe, ma le maniglie dell’amore sono difficili da migliorare. Di cosa stiamo parlando? Si tratta dei cosiddetti rotoli a focaccina che si sviluppano sopra la linea della vita, e sono, in realtà, del grasso accumulato, che fa sembrare la nostra pancia come una torta di muffin.

A tutto c’è un rimedio però: gli scienziati infatti hanno scoperto un modo per ‘sciogliere’ l’eccesso di grasso bianco, accumulato sulla vita, rendendolo di un altro colore, ovvero marrone. Le cellule bianche sono le maggiori responsabili delle maniglie dell’amore e del grasso in generale, e colorando queste cellule di marrone, l’energia in eccesso che si consuma per il cibo, può essere trasformata in calore.

Per far sì che le cellule bianche si comportino come tali, gli scienziati dell’Università di Bonn hanno scoperto una via alternativa. “Non tutto il grasso è uguale”, spiega il professor Alexander Pfeifer dell’Istituto di Farmacologia e Tossicologia dell’Università di Bonn. “Se siamo in grado di attivare il grasso bruno o convertire le cellule bianche al bruno, è dunque fattibile sciogliere il grasso in eccesso.” L’esperimento è stato condotto su un topo da laboratorio come cavia, e il risultato ha condotto alla scoperta di una molecola chiamata adenosina.

L’adenosina è un nucleoside composto da una molecola di adenina legata ad un ribosio, importante per la costruzione del DNA. Essa è in grado di attivare il grasso bruno, che viene normalmente rilasciato in situazioni di stress. “Se l’adenosina si lega a questo recettore nelle cellule di grasso Bruno, viene stimolata significativamente la bruciatura dei grassi”, aggiunge il Professor Pfeifer. Infatti, diversi studi su ratti avevano dimostrato che l’adenosina blocca il grasso bruno.

Le cellule bianche normalmente non possono essere introdotte per ‘brucciare’ il grasso in eccesso prodotto dall’adenosina, per la mancanza del recettore A2A. Per questo motivo, il team di scienziati ha trasferito il gene del recettore A2A dalle cellule di grasso bruno a quelle di grasso bianco nei topi. Come risultato, anche le cellule di grasso bianco avevano i recettori A2A e hanno iniziato a brunire e a bruciare energia.

L’adenosina gioca un ruolo fisiologico molto importante e protegge dal rischio di obesità. Queste nuove scoperte dimostrano che ci sono nuove possibilità di sviluppare terapie per combattere il sovrappeso. Tuttavia, devono ancora essere chiarite molte domande al riguardo, per questo motivo l’applicazione clinica è ancora lontana.

La moda che piace fa male alla salute

Credit: scentofobsession.com

Tutte fashion-addicted, ma le vostre nonne ve l’hanno mai detto che “chi bella vuole apparire un poco deve soffrire”?
Cosa c’entra con il mondo della moda? Be, centra: una ricerca scientifica, condotta dall’Associazione nazionale osteopati in Gran Bretagna, ha messo sotto accusa i capi d’abbigliamento più amati e acquistati perché ritenuti dannosi per la salute.

Lo studio è stato recentemente confermato anche da Tim Hutchful, presidente dell’Associazione britannica chiropratici. I vestiti più amati da tutte le donne, di ogni età e provenienza fanno male. Ci fanno male.
Gonne troppo strette, i tacchi troppo alti e i jeans eccessivamente attillati possono diventare veri e propri nemici della nostra salute. Secondo gli esperti circa il 50% degli adulti soffre di problemi fisici a causa di un abbigliamento non adatto.

Ma quali sono i capi più allarmanti?

Reggiseno. Che sia di microfibra o di pizzo, push-up o no, questo poco importa. Ciò che conta è che in sei casi su dieci, genera gravi problemi alla schiena, dolori alla spalla e disturbi al collo.

Gonne a tubino. Se sono troppo strette, allora sono anche troppo insidiose. Le gonne a tubino infatti, se troppo strette, bloccano entrambe le ginocchia, impedendo di camminare e piegarsi correttamente; a lungo andare possono creare stiramenti o problemi alle vertebre.

Gioielli pesanti. Chi non ama le collane appariscenti? Attenzione però, fanno male a spalle e collo, perché se l’accessorio è troppo pesante affatica ulteriormente i muscoli del collo, già impegnati a sostenere la testa.

Collant. Comode si, ma anche dannose e fastidiose. Comprimono eccessivamente le gambe, impedendo la corretta circolazione del sangue e possono anche limitare i movimenti della parte centrale del corpo, costringendolo a una postura scorretta.

Borse troppo pesanti. Le donne, sopratutto quelle che stanno molto fuori casa, amano le borse over size, ma la verità è che, dopo averle indossate per troppe ore consecutive, quattro donne su dieci lamentano problemi alla schiena. A riguardo, gli esperti consigliano di limitare il contenuto della borsa, facendone diminuire il peso, e alternandole con pochette e modelli più piccoli.

Cappelli. Il problema sono i cappelli troppo stretti: causa di fastidiosi mal di testa, sopratutto se il capo è indossato per tante ore.

Tacchi vertiginosi. Amanti tutte del tacco 12, attenzione. Come già abbiamo provato sulla nostra pelle, gli esperti dichiarano che indossare tacchi vertiginosi per troppe ore fa male alla schiena e anche alle dita dei piedi. La raccomandazione degli esperti è quella di usare scarpe più comode per il proprio tempo libero, ma non passate da un estremo all’altro, quindi no alle ballerine. Queste calzature fanno malissimo, perché non hanno un arco plantare e mancano dei cosiddetti ammortizzatori strutturali.

Jeans skinny. Adoratissimi, possono fare molto male alla salute di chi li indossa. Delle volte i jeans sono talmente fascianti da non permettere movimenti naturali mentre si cammina, rischiando di provocare dolori alle gambe e di impedire la circolazione del sangue.

Questi sono i capi che più rovinano la salute di chi li indossa.
Un consiglio dunque: essere alla moda va bene, ma essere in salute e stare bene è meglio.

[Credit: Repubblica.it]

Il cervello dei maschi preferisce il sesso al cibo

Forse qualcuno aveva ancora dubbi in proposito e quindi l’University of Rochester Medical Centre ha pensato bene di risolvere tutti i dubbi con uno studio condotto sul cervello del maschio per dimostrare che questo sopprime la fame a favore della ricerca di un compagno.

Lo studio è stato svolto sul cervello di un verme, di sesso maschile, che è stato esaminato al microscopio. Gli scienziati hanno esaminato due generi, maschi e ermafroditi, che ha organi riproduttivi normalmente associati con il sesso sia maschile che femminile e può accoppiarsi con i maschi.

Hanno messo i vermi in una capsula con del cibo e hanno dato loro la possibilità di scegliere tra mangiare e andare alla ricerca di un compagno. Alcuni vermi erano stati geneticamente modificati per renderli più sensibili all’odore del cibo. Il risultato? I vermi non modificati hanno abbandonato il cibo alla ricerca di un compagno, quelli modificati hanno avuto meno successo nell’accoppiamento perchè tendevano a non allontanarsi dal cibo.
I vermi ermafroditi invece hanno preferito stare fermi in prossimità del cibo.

Lo studio pubblicato sulla rivista ‘Current Biology’ suggerisce che i vermi normali sono stati in grado di ignorare o addirittura sopprimere la fame in favore di trovare un compagno.
La ricerca della University of Rochester Medical Center indica come i cambiamenti sottili nei circuiti del cervello dettano le differenze di comportamento tra maschi e femmine.

Il professor Douglas Portman sostiene che “mentre sappiamo che il comportamento umano è influenzato da numerosi fattori, tra cui le norme culturali e sociali, questi risultati indicano meccanismi biologici di base che possono non solo aiutare a spiegare alcune differenze di comportamento tra maschi e femmine, ma anche aiutare a spiegare perché persone di sesso diverso possono essere più sensibili a determinate malattie neurologiche.”
“Questi risultati dimostrano che sintonizzando le proprietà di una singola cellula, possiamo cambiare il comportamento.” conclude il professor Portman.

Chiunque avesse ancora dubbi a riguardo, con molta probabilità il cervello del maschio umano funziona esattamente come quello del verme maschio, dunque, cambiando l’ordine degli addendi, si sa, il risultato non cambia.