venerdì, 3 Maggio 2024

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Animalismo, anticapitalismo o salutismo? Cosa si nasconde dietro alla scelta di astenersi dal consumo della carne? Lo scopriamo insieme con loVeg, la rubrica dedicata ai vegetariani e ai vegani, ma anche ai curiosi che, forse, lo saranno un domani

Il gelato vegan della Green Fairy (loVeg)

Sonja Danzer ha abbracciato volentieri la filosofia cruelty-free, ma sentiva la mancanza del gelato così tanto da impiegare tutto il suo tempo in esperimenti per la creazione di un gelato privo di latte, burro e lattosio, ma non per questo meno buono. E la ricetta è riuscita a trovarla: la sua azienda, la Green Fairy adesso produce gelato utilizzando solo ingredienti biologici vegan. In più, il ricavato di ciascun gelato venduto va a sostegno di progetti nei Paesi in via di sviluppo.

Un’avventura che era cominciata in casa, per poi spostarsi in un piccolo panificio dove Sonja ha venduto i suoi primi gelati: qui ha ottenuto un successo tale che dal secondo anno di attività ha dovuto spostare la produzione in manifattura di gelati vera e propria in Svizzera. Tra i gusti disponibili: Lemon cheescake, Choccolate chip cookie dough, Caramello salato, Panna acida e Ciliegie. La Danzer, però, ha scelto di svelare tutti i trucchi del suo mestiere in un libro, “Gelati Vegani” edito da Sonda.

Burro di cocco invece di latte e panna, succo di agave per dolcificare, margarina vegetale non idrogenata per una consistenza burrosa, ma anche formaggio vegan da usare per la cheescake, fecola al posto l’uovo, farina di carruba, tofu e latte di soia, di anacardi, di avena, di cocco, di avocado: questi gli ingredienti con cui si possono preparare a casa perfetti gelati vegan, in gusti classici ma anche più originali come basilico e cannella, assenzio, menta e lavanda.

Per il gelato alla vaniglia, per esempio, bisogna procurarsi 320 grammi di crema di anacardi, 2 cucchiai di latte di soia in polvere, un pizzico di sale, 100 gr di zucchero, 50 ml di zucchero di agave, 1 cucchiaio di estratto di vaniglia, 415 gr di cubetti di ghiaccio e mezzo cucchiaino di xantano: nel frullatore vanno inseriti crema di anacardi, latte di soia in polvere, sale, zucchero, succo di agave, estratto di vaniglia e 50 grammi di ghiaccio. Una volta schiacciato tutto con un pestello e ottenuto una miscela omogenea, va aggiunto lo xantano per poi frullare tutto per 30 secondi. A questo punto, si inserisce il ghiaccio rimasto e si frulla di nuovo. Il composto va messo in freezer in un contenitore ermetico, da lasciar congelare a seconda della consistenza desiderata, da mezzora a 4 ore.

I vegani escono coi non-vegani? (IoVeg)

Credit: lettucelove.com

La compatibilità tra due persone è sempre qualcosa di ostico: in una società come la nostra, in cui gli appuntamenti si organizzano via Tinder, è facile imbattersi in criteri rigorosi per la scelta del candidato ideale con cui uscire per un appuntamento. A volte, a giocare il ruolo più significativo è l’ottima estetica della foto profilo; altre, a interessare sono quelle brevi ‘Informazioni personali’ che danno conferma che la persona in questione abbia un impiego, che ami gli animali, o che casomai abbia come hobby sportivo quello di tirare l’ascia. E per quanto riguarda le preferenze alimentari?

Da un sondaggio da parte del sito di incontri Match.com è emerso che il 30% degli onnivori non vorrebbe uscire con vegetariani o vegani. Per contro, soltanto un misero 4% dei vegetariani e dei vegani si sono detti non disponibili a uscire con onnivori. Morale della favola: esistono persone che, pur di riuscire a fissare un appuntamento, riescono a mettere da parte la propria morale e la propria etica. E non stiamo parlando di una cena fuori, stiamo parlando di gente che cerca di instaurare una vera e propria relazione con qualcuno che non sente disagio rispetto a come vengono trattati gli animali dall’industria alimentare. Insomma, un anti-razzista uscirebbe mai con qualcuno che è razzista?

Eppure, può succedere di cominciare a uscire con qualcuno che non abbia le stesse preferenze alimentari: tutto sta nel quanto siete disposte/i a baciare qualcuno che ha appena masticato carne o ad abbracciare qualcuno che indossa cappotti di pelle. Ma l’amore è strano, si sa: non che si debbano per forza cambiare le vedute di chi ci sta difronte, sia ben chiaro. Può capitare, però, che l’elasticità mentale del vostro partner lo porti ad adattarsi completamente alle vostre scelte – anche se questa è una rarità.

E, anche volendo considerare questo cambiamento come qualcosa di meraviglioso dal vostro punto di vista, quanto vi sentireste bene a pensare di aver influenzato le scelte di qualcun altro in base alle vostre? In linea di massima, si può dire che, una volta che abbiamo imparato a conoscere davvero una persona, sta a noi poi capire se vogliamo continuare a sostenerla per quella che è, o continuare a tenerla ‘sotto osservazione’.

Ma, dato che i contesti sociali che vengono mediamente ‘sopportati’ dai vegani sono già abbondanti, chissà quanto conviene portarsi un contrasto del genere anche a casa. Eppure, non è detta l’ultima parola: pare ci sia ancora speranza per i vegani single. Se si cerca su Google “appuntamenti vegan”, possono uscirne fuori molti buoni suggerimenti: incontri, festival, fiere completamente green dove poter incontrare qualcuno che la pensa come voi. E, per di più, di persona: decisamente più sano, in tutti i sensi.

La LAV per i giovani con il Vegan Chef Contest (IoVeg)

Lanciato in tutta Italia dalla LAV il concorso Vegan Chef Contest, un’iniziativa rivolta nello specifico agli studenti degli Istituti Alberghieri ed Enogastronomici.

Ogni classe che parteciperà al concorso sarà tenuta a inviare entro il 15 marzo 2016 una ricetta che preveda ingredienti esclusivamente vegetali: tale ricetta andrà accompagnata dalle fotografie relative alla preparazione e da un’immagine che ritragga il piatto ultimato in ogni dettaglio. La fotografia che verrà ritenuta la migliore vincerà una sessione pratica di cucina vegana con uno Chef altamente qualificato, direttamente nella propria struttura scolastica.

Un’opportunità, perciò, non solo etica ma anche lavorativa, se pensiamo alle prospettive future dei nostri ragazzi: ormai i clienti vegetariani e vegani sono sempre di più e i ristoranti si stanno via via adeguando alle loro richieste.

La ristorazione sta subendo una grossa trasformazione e si trova davanti all’urgenza di doversi dotare di cuochi professionisti che siano pienamente in grado di far fronte a questo tipo di cucina, che non è più esclusiva come un tempo, ma si è ormai diffusa e radicata nel costume italiano ed estero.

Abbiamo pensato di offrire agli istituti che preparano i cuochi di domani un’occasione per sperimentare la cucina totalmente vegetale“, hanno detto i portavoce della LAV, la Lega Anti-Vivisezione, che supporta la scelta vegana per ragioni etiche e ambientali, ma anche per una più giusta distribuzione delle risorse.

E proseguono: “Sarà un modo per andare ad arricchire ulteriormente l’esperienza formativa dei loro giovani allievi, in un mondo del lavoro che, come quello di oggi, è decisamente competitivo“.

Un’Italia sempre più veg (loVeg)

Sempre più verdi le forchette di questi italiani: stando ai dati emersi dalla recente indagine GfK Eurisko-TreValli, condotta per analizzare quanto sono cambiate le abitudini alimentari in Italia da vent’anni a questa parte, si contano ben 2 milioni di persone che negli ultimi 9 anni hanno ridotto il consumo di carne, consumandone meno di una volta alla settimana, nonché più di un milione di italiani che al livello culinario si lasciano influenzare da valori vegani.

Quelli che si dichiarano aderenti a un vero e proprio regime alimentare sono il 16% del totale: i vegani risulterebbero il 3% degli intervistati, i vegetariani il 6%, subito seguiti dagli amanti del macrobiotico e dai crudisti (in una percentuale del 2%).

La ricerca ha messo, così, in luce come nell’arco di questi vent’anni la nostra cultura gastronomica siano sono aumentati gli italiani che in cucina fanno riferimento alla dieta mediterranea (nel 1995 erano il 41%, oggi il 62%). Un’abitudine ormai caduta in disuso è risultata essere il pasto completo, che si consuma sempre meno sia a pranzo (dal 68% al 48%) che a cena (dal 41% al 25%). In netto aumento, invece, la colazione (dall’87% al 70%), nuova abitudine a cui si affianca lo snack (36%), che negli anni novanta praticamente non esisteva.

Il dato relativo al 6% degli italiani che ha già scelto di rifiutare il consumo di prodotti di origine animale, ad ogni modo, viene spiegato dalla Lav, che dichiara: “spesso si crede che diventare vegetariani o vegani sia difficile, e che questa scelta possa creare degli squilibri nel nostro organismo”. Una credenza falsa eppure diffusa, anche tra i medici, che – partendo dall’assunto che la dieta debba essere quanto più varia – spesso discriminano questa scelta. Per sollecitare invece l’adesione a questo tipo di alimentazione veg, la Lav annuncia la creazione di Cambiamenu, sito dedicato a chi sceglie di mangiare in modo consapevole e senza causare sfruttamento e sofferenza.

L’organizzazione animalista, come tecnica di avvicinamento, ha quindi proposto il ‘mercoledì veg’, un giorno vegan a settimana: “Essere vegan – spiegano quelli della Lav – è un atto di responsabilità etica verso gli altri esseri viventi. Ogni anno, soltanto nel nostro Paese, vengono uccisi circa 700 milioni di animali terrestri e miliardi di animali acquatici da destinare al consumo alimentare. Gli animali vedono e sentono e, moltissime volte, sono consapevoli di ciò che li aspetta: una morte che spesso è indolore solo sulla carta. Mucche, vitelli, maiali, conigli e tantissimi altri vengono allevati per finire sulla nostra tavola o per essere sfruttati come macchine e quindi ‘rottamati’. E non dimentichiamo i pesci, o i crostacei e i molluschi, cotti o mangiati da vivi”.

Ma, oltre che per ragioni animaliste, questo tipo di alimentazione apporta innumerevoli vantaggi anche sul piano della sua sostenibilità: gli allevamenti intensivi e il ciclo della produzione della carne rappresentano la fonte del 18% delle emissioni di gas serra e dell’utilizzo di risorse in esaurimento, come l’acqua. Basti pensare che per ottenere un chilo di carne occorrono circa 15.000 litri di acqua.