mercoledì, 17 Dicembre 2025

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Alto tasso di arsenico nei prodotti a base di riso, a rischio bambini

Una ricerca fatta dall’istituto per la sicurezza alimentare globale della Queen University di Belfast ha portato alla luce un fatto davvero sconcertante: un’alta quantità di arsenico è presente nei prodotti a base di riso, e la maggior parte di questi prodotti sono i più consumanti in Gran Bretagna tra bambini e celiaci.

Tra gli 81 prodotti a base di riso analizzati i ricercatori della Queen University hanno trovato, in più della metà, la presenza di un alto tasso di arsenico, e tra questi vi sono: i cereali per bambini Rice Krispice Kellog’s, le gallette di riso e Smooth Baby Rice di Heinz.
Inoltre, il 58% dei prodotti analizzati superano di gran lunga i limiti di arsenico, imposti recentemente dall’Unione Europea, consigliati per i bambini. Un grosso consumo di questi prodotti potrebbe sviluppare, a lungo andare, dei tumori o provocare delle malattie cardiache.

L’UE, con il sostegno della Food Standards Agency, ha dunque imposto delle nuove regole. Innanzitutto, è stato richiesto ai produttori dei vari prodotti analizzati di ritirarli dal commercio e testarli nuovamente. Ma secondo il professor Andrew Meharg, insegnante di scienze biologiche alle Queen University, tutto questo non è ancora sufficiente, e per tanto ha dichiarato che “l’Unione europea sta per definire standard i livelli di arsenico nel riso per i bambini a 100 parti per miliardo (ppb). A mio avviso questo è troppo elevato. Dovrebbe essere almeno la metà. I limiti sono fissati in modo da non turbare il commercio del riso, piuttosto che sul rischio per la salute umana”.

Infatti i Rice Krispice Kellog’s contenevano 188 ppb di arsenico, mentre i Smooth Baby Rice 162 ppb, una percentuale piuttosto alta rispetto ai limiti consigliati.
Un portavoce Kelloggs ha inoltre assicurato che continueranno a lavorare con agenzie governative, scienziati, accademici e altri operatori del settore alimentare a livello globale per rivedere i dati su questo argomento.

La percentuale di arsenico varia in base ad ogni tipo di riso: il riso italiano ha 160ppb, quello rosso della Francia 310ppb, mentre il riso basmati dall’India ha appena 40ppb. Inoltre, il professor Meharg ha tranquillizzato i consumatori di riso affermando che lo si può tranquillamente mangiare dalle 2 alle 3 volte a settimana, solo se questo viene lavato bene prima della cottura e successivamente viene ben cotto.

Nel 2015 Starbucks consegnerà anche a domicilio

Starbucks diventa a domicilio, la novità è in arrivo nel 2015. Parola dell’amministratore delegato Howard Schultz.

A partire dalla seconda metà del 2015 Starbucks porterà il suo cibo e le sue bevande direttamente ai clienti in mercati selezionati. Effettuerà anche consegne a domicilio: tantissimo l’entusiasmo degli addicted che potranno godersi la loro bevanda preferita direttamente davanti al pc tra scartoffie e contratti, senza affannose corse al bar sotto l’ufficio.

“Immaginate la possibilità di effettuare un ordine da Starbucks, consegnato caldo o freddo direttamente sulla vostra scrivania, ogni giorno”, ha detto Schultz in una conference call. “Questa è la nostra versione di e-commerce per il futuro”.

I più grandi fan di Starbucks che hanno bisogno di latte, tè caldo e frapuccino non dovranno più lasciare le loro case o uffici, in un futuro che sembra essere davvero troppo vicino.
Il servizio di consegna sarà disponibile tramite l’app mobile di Starbucks Corp., creata ad hoc dall’azienda per tutti i suoi clienti. Basterà solo disporre di un telefono e una connessione internet per veder realizzato un sogno sperato da tempo.

L’annuncio della grande novità in casa Starbuck è arrivato in concomitanza con la notizia per cui l’azienda di Seattle ha registrato un fatturato del quarto trimestre inferiore alle attese di Wall Street.

La grande svolta in casa Starbucks sta già facendo registrare l’entusiasmo sul web.

L’incredibile storia di Aminah: si innamora del donatore con cui ha concepito la figlia

La maternità è la cosa più bella al mondo per una donna, nonché un diritto divino, e il desiderio di voler avere un figlio- dopo il dramma subito- ha spinto l’australiana Aminah Hart a provare l’inseminazione artificiale. Infatti, dopo aver perso due figli a soli pochi mesi di vita, a causa di una rara malattia di cui aveva scoperto di essere portatrice, Aminah, 42 anni, decise di rivolgersi alla banca del seme per tentare l’inseminazione. Tra i donatori anonimi presenti sulla carta, Aminah scelse Scott Anderson che- tra le caratteristiche fisiche, sanitarie e gli hobby- si definiva sano e felice, due cose che Aminah, come ha rilasciato in un’intervista per l’Abc Australia, non aveva mai provato.

Un anno dopo la scelta del donatore venne al mondo Leila, una bellissima bambina dai capelli biondi e la carnagione chiara, molto diversa dalla madre dalla carnagione mulatta e dai tratti indiani come suo padre. La curiosità data dai tratti fisici della bimba, così diversi dai suoi, e il fatto che la stessa Aminah ha conosciuto suo padre in età adulta, inducono la donna ad andare alla ricerca del padre biologico di sua figlia Leila. E fu così che, grazie anche alla legge australiana che non permette l’anonimato sui donatori e che consente ai figli nati tramite inseminazione di chiedere informazioni sul padre biologico dopo aver compiuto 18 anni, riuscì a trovare Scott.

Scott, già padre di quattro figli avuti dalla compagna con cui stava all’epoca, rimase molto impressionato dalla storia di Aminah. Tra i due fu un vero e proprio colpo di fulmine ed entrambi si piacquero all’istante. Così iniziarono a frequentarsi e Scott, poco tempo dopo, lasciò la sua compagna per iniziare la sua storia d’amore con Aminah e a dedicarsi alla piccola Leila. Oggi i due stanno insieme da un anno e, anche se vivono in case separate (Aminah a Melbourne e Scotto vicino Philip Island), riescono a vedersi tutte le sere.

Rivoluzione di genere: donne più libere e uomini più collaborativi

Donne. Sono in grado di muovere il mondo nei dieci minuti in cui lui decide catatonico se fare prima la barba o la doccia. Sono multitasking, sono padrone delle arti oscure. Vedono, prevedono, ma soprattutto provvedono.

Signore del ferro da stiro, maghe del bucato, cuoche eccezionali (non in tutti i casi), ma anche madri premurose e donne in carriera. Oggi. Qualche decennio fa la situazione era un po’ diversa.

Ma come fanno a fare tutto? Come fanno a lasciare i bambini a scuola, andare in riunione a Sidney, finire la Salerno-Reggio Calabria e tornare in tempo a recuperare i pargoli? Lo sanno fare, l’hanno sempre fatto, lo faranno.

Ma un po’ di aiuto, nell’era della rivoluzione di genere, lo ricevono dalle dolci metà, sempre più collaborative vista la trasformazione delle esigenze, la mancanza di tempo da parte di entrambi e la differente concezione dei ruoli all’interno di una famiglia, rispetto a qualche decennio fa.

Meno 90 minuti al giorno di faccende domestiche, rispetto agli anni ’60: questo il risultato di uno studio sociologico, condotto dal professor Jonathan Gershuny della Oxford University. E il tempo libero? Poco minore rispetto a quello degli uomini, sempre più indirizzati verso una completa uguaglianza di mansioni fra le quattro mura.

Insomma, volevano una donna che zitta zitta (ma neanche più di tanto), gli stirasse le camicie, gli cucinasse colazione, pranzo, cena, merenda e spaghettata di mezzanotte, gli spolverasse le mensole e gli pulisse il bagno. E fino a qualche generazione fa l’hanno avuta. Poi hanno capito che la loro mamma è già sposata e che una moglie oggi si divide tra carriera, realizzazione personale, figli, preoccupazioni, amore. E in tutto questo non deve dimenticare di essere una donna e di avere diritto alla felicità.

Così, meno stress, più tempo libero, niente da rinfacciare: il futuro pare roseo, visto da qui.