sabato, 27 Aprile 2024

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Prada presenta “Made to order décolleté”

Scarpe su misura? Inevitabile il rimando a Cenerentola e alle sua scarpette di cristallo con il nuovo servizio di Prada Made to order décolleté.

Scarpa da pump a punta o open toe? Scarpa con o senza plateau? Camoscio, capretto, raso, saffiano, vernice o vernice stampata? E in quale colore? Quanto alta?
Troppe domande? Niente affatto: sono solo le voci indispensabili per creare la scarpa perfetta, quella dei nostri sogni, per l’appunto, la cui realizzazione ora è possibile grazie al nuovo servizio offerto dalla griffe meneghina.

La Maison milanese dedica il nuovo progetto su misura alle clienti più affezionate (e anche più esigenti), coinvolte in prima persona nella realizzazione di un’ineccepibile décolleté.

Funziona così: si sceglie tra nove modelli disponibili con o senza plateau, open toe o chiuse e tra cinque altezze di tacco. Si passa poi alle selezione dei materiali (camoscio, raso, capretto, vernice liscia o stampa Saffiano), dei colori e si termina con la personalizzazione della suola (nera, mughetto o marrone) dove aggiungere le proprie iniziali in metallo. Dal momento dell’ordine passano 30 giorni prima della consegna del magico pacchetto dove il packaging, in tinta con la scarpa creata, enfatizza la singola scelta della cliente.

Come fare? Semplice: basta recarsi nelle boutique Prada che a partire dal 2 aprile offrono tale servizio: Da Milano (dal 2 aprile in Via della Spiga 18) a Firenze (4-6 aprile in Via Roma 27R), da Roma (8-9 aprile in Via Condotti 92/95) a Napoli (10 aprile in Via Filangieri 26), fino a Bari (12 aprile in Via Sparano da Bari 136) e Palermo (16 aprile Via Della Libertà 1 – angolo Piazza Ruggero Settimo).

Altro che mito di Cenerentola con le sue scarpine di cristallo! In cima ai desideri femminili in tema di scarpe ci sono quelle disegnate da Prada ed ora ogni donna avrà ai piedi un modello unico.

Glass Beach: la discarica dai mille colori

Glass Beach, non è uno scherzo della natura, è l’esempio di come la Natura sopravvive all’uomo.

Glass Beach si trova a Fort Bragg, in California. La spiaggia di vetro apppare come un paradiso multicolore nella west coast americana, regalando un autentico spettacolo della natura. Lo scintillio di colori e i riflessi è scaturito tutto questo spettacolo dai rifiuti, come il vetro, accarezzato e levigato dal mare per circa 45 anni. Il risultato è spettacolare: non c’è sabbia ma una battigia fatta di piccoli sassolini di vetro.

Per oltre 18 anni, la gente ha gettato in maniera indiscriminata i propri rifiuti nella costa. Fort Bragg sin dal 1949 ha ospitato una discarica pubblica poi dismessa nel 1967 quando il North Coast Water Quality Board intervenne vietando l’abbandono di rifiuti. Oggi Glass Beach fa parte dell’area protetta del MacKerricher California State Park. Successivamente, lo Stato della California si è reso conto che scaricare automobili, elettrodomestici, sostanze tossiche e schegge di vetro affilate nell’acqua probabilmente non era una buona idea e ha trasferito la discarica altrove.

La costa è stata lasciata in uno stato di abbandono, inquinata, piena di rifiuti e dimenticata come uno sbaglio nel passato. Nonostante la cattiva gestione del territorio, la Natura ha reagito di fronte a tale scempio, e negli ultimi 30 anni, ha fatto in modo da spazzar via i residui e lasciandosi dietro solo brillanti ciottoli levigati di vetro lucido.

Man mano che sulle coste accresceva l’accumulo di detriti, quella discarica della west coast americana si stava trasformando in una spiaggia multicolor. Un arcobaleno di colori che risplendeva al sole, capace di attirare migliaia di visitatori curiosi. Solo allora, fiutando il potenziale business di Glass Beach, lo Stato ha deciso di annetterla al parco nazionale.

L’uomo per preservare questo stupendo paesaggio creato naturalmente, in pochi anni, ha attuato la bonifica di carcasse di metallo arrugginite e di detriti pericolosi. Glass Beach è ormai un tesoro protetto tutto da visitare. Ecologisti, ambientalisti e amanti della natura all’inizio non hanno gradito questo spettacolo artificiale, non tanto per il “contenuto”, ma per il “messaggio” inviato da un avvenimento del genere.

Lo stile di vita perpetuato della società consumistica in cui ci troviamo, si è trasformato in un qualcosa di incredibile e inaspettato. La Natura ci stupisce sempre, rendendo meraviglioso quello che l’uomo ha cercato di distruggere.

Un Selfie degno di photoshooting

Con gli smartphone sempre a portata di mano è difficile non cedere alla tentazione di scattare una foto che immortali ciò che stiamo facendo o ciò che abbiamo attorno, e con la nascita di Instagram – l’applicazione per smartphone più usata al mondo – scattare foto è diventata una consuetudine se non una vera e propria mania.

Da circa un anno, poi, l’attitudine dell’autoscatto ha assunto un nome, o meglio un hashtag: #Selfie.

Ed è stata proprio la nuova tendenza degli autoscatti ad ispirare il fotografo russo Igor Oussenko a realizzare un servizio fotografico di moda per Schon! Magazine in cui cattura la modella, Kate Engels, mentre è intenta a scattarsi dei selfie.
La modella, con innata sensualità, posa contemporaneamente davanti all’obiettivo del suo smartphone e a quello di Oussenko, creando così una fotografia dentro una fotografia.

lookdarifare.it
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Labbra rosso fuoco, decolté ai piedi, abiti mozzafiato e come location un hotel di lusso, sono questi gli elementi che fanno da cornice al servizio fotografico e al suo tema. Difatti la modella, con i suoi selfie al cibo, mentre fa il bagno in una vasca piena di schiuma o prima di andare a dormire, rappresenta la società odierna con la mania dell’autoscatto pronta a scattare foto in qualsiasi occasione, e sono sicura che voi non vi esentiate da questa categoria dei “maniacs selfie”.

Gli outfit per il photoshooting sono stati accuratamente scelti dalla fashion stylist Evgenia Ilina mentre il make up è stato realizzato dalla make up artist Kate Kudrina.

Gli universitari sono più in grado di recuperare da lesioni cerebrali

Chi ha frequentato l’università è sette volte più in grado di recuperare da lesioni cerebrali traumatiche. Questi i nuovi risultati di una ricerca scientifica riportata sul dialymail.co.uk. Le persone ben istruite hanno una maggiore “riserva cognitiva”, affermano i ricercatori degli Stati Uniti.

I “muscoli” del cervello sono più forti e i cervelli funzionano complessivamente meglio. Questo significa che hanno meno probabilità di essere disabilitati in modo permanente dopo un trauma cranico.
I ricercatori non sanno ancora esattamente il perché di questo fenomeno. Forse per un uso più frequente di mente e pensiero per gli universitari? Forse per un’attività maggiore del sistema nervoso? Più energie, più sforzo?
“Dopo questi tipi di lesioni alcune persone sono disabilitate per la vita e non sono mai in grado di tornare al lavoro, mentre altre persone che hanno lesioni simili recuperare pienamente”, ha detto l’autore dello studio, il dottor Eric Schneider della Johns Hopkins School of Medicine di Baltimora e membro della American Academy of Neurology.
“Capiamo alcuni fattori che portano a queste differenze, ma non possiamo spiegare tutto della variazione. Questi risultati possono fornire un altro pezzo del puzzle. Le persone con maggiori capacità di riserva cognitiva possono effettivamente guarire in un modo diverso che permette loro di tornare alla funzione di pre-infortunio e/o possono essere in grado di adattarsi meglio e formare nuovi percorsi cognitivi nei loro cervelli per compensare il danno”, ha aggiunto.

I ricercatori, che hanno pubblicato i loro risultati sulla rivista Neurology, hanno analizzato i casi di 769 persone con lesioni alla testa – per lo più in incidenti stradali e cadute.
I partecipanti sono stati raggruppati secondo i loro livelli di istruzioneil 24% non ha finito la scuola, il 51% aveva 12-15 anni di formazione e il 25% ha almeno una laurea.
Un anno dopo l’infortunio, il 28% dei pazienti non ha riscontrato nessuna disabilità ed è stato in grado di tornare al lavoro o allo studio.
Solo il 10% di coloro che non hanno terminato la scuola erano liberi da ogni disabilità, rispetto al 31% di quelli con qualche tipo di istruzione universitaria e il 39% dei laureati.

Il Dr. Schneider ha detto: “Le persone laureate erano più di sette volte in grado di recuperare pienamente la loro lesione rispetto alle persone che non hanno terminato la scuola superiore.
Ha continuato: “E le persone con qualche istruzione universitaria erano quasi cinque volte più in grado di recuperare completamente rispetto a quelli senza educazione sufficiente per guadagnare un diploma di scuola superiore”.

“Abbiamo bisogno di imparare di più su come l’educazione aiuti a proteggere il cervello e come influisca su lesioni e resistenza nei traumi. Si spera aiuterà a identificare modi per aiutare le persone a recuperare meglio da una lesione cerebrale traumatica”, ha infine concluso.

Insomma, più studi e più sei sano. Dare spiegazioni prettamente scientifiche in questo momento sembra essere missione difficile anche per i grandi esperti, ma i dati dimostrano proprio questo. Non ci resta che studiare e sperare – sempre – di non dover mai riportare un trauma cranico nella nostra vita. O almeno dopo la laurea.