martedì, 28 Marzo 2023

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Anche i pesci si emozionano

Secondo un gruppo di scienziati portoghesi, anche i pesci sono in grado di provare emozioni o meglio di reagire in base alle loro sensazioni del momento. Lo studio è stato pubblicato su Scientific Report ed attesta che il cervello dei pesci reagisce agli stimoli in base allo stato mentale del momento.

Fino ad ora si era consapevoli che tale approccio all’azione era tipica dei mammiferi o comunque degli animali più complessi, invece ora quest’ultima ricerca riporta anche i pesci alle medesime capacità di animali molto diversi da loro.

In pratica, gli scienziati hanno intercettato con i loro studi che gli animali reagiscono in maniera diversa agli stimoli in base a come essi si combinano con l’importanza che gli animali attribuiscono agli stimoli stessi. Tale diversa importanza, che anche i pesci attribuiscono agli stimoli, determina risposte comportamentali diverse. Ad esempio, uno stesso stimolo può essere presentato in maniera prevedibile oppure non prevedibile e ciò comporta risposte differenti. Questo significa che anche i pesci rispondono secondo le loro emozioni, cioè in base a come si sentono in quel momento. Anche i pesci hanno una percezione mentale legata ad un singolo momento che li spinge ad agire in un modo piuttosto che un altro.

 

Un simile esperimento è importante anche per confermare precedenti ricerche e osservazioni sul mondo degli animali marini. Fino ad ora, anche altri studi avevano ipotizzati come le emozioni di base, quindi la soddisfazione, la paura, la serenità ed altre del genere, potessero appartenere pure ad animali dal cervello meno complesso di quello dei mammiferi. Ora si può affermare quindi che, se considerati anche i pesci nel grande mondo delle emozioni, tale capacità di sensazione appartiene ad un meccanismo evolutivo antichissimo, in quanto è presente anche in animali che si sono separati dai mammiferi in un’era che risale a centinaia di milioni di anni or sono.

D’ora in poi, osservando i pesci, si potrà cogliere il fatto che essi non parlano ma provano emozioni, al di là di mille parole o versi animali possibili.

 

 

L’alce bianco sopravviverà

Ferdinand, il raro alce bianco, sopravviverà. Non si tratta di un alce qualunque, prima cosa perché è bianco e quindi molto raro, in secundis perché è un alce che ha rischiato di essere abbattuto fino a qualche giorno fa. Ultimamente, l’alce bianco che vive nella regione centrale della Svezia, all’incirca nel territorio di Varmland, si era reso protagonista di diversi atteggiamenti aggressivi nei confronti delle persone che aveva intercettato lungo il suo peregrinare alla ricerca di cibo.

Da qui era scattata la possibilità di concedere l’autorizzazione ad abbattere l’alce, ad un cacciatore con specifica licenza. Dal 6 novembre però, recita un comunicato della polizia, non sono stati più segnalati rapporti o testimonianze di comportamenti aggressivi da parte dell’animale, per cui è stata revocata la licenza-ordine di abbattimento del raro esemplare.

Con questo clamore, l’alce bianco è diventato subito noto a tutti, soprattutto nella zona interessata dalla sua presenza, per questo gli animalisti lo hanno nominato Ferdinand. Il nome deriva da un personaggio protagonista prima di un libro, poi di un film Disney, che ogni Natale viene mandato in onda nelle tv svedesi, per un pubblico di bambini.

Dopo il primo ordine di uccidere l’animale comunque si era sollevata una serie di proteste popolari. La principale è stata quella guidata da Hans Nilsson, il sindaco di Eda, la cittadina più vicina con il territorio di presenza di Ferdinand. La petizione lanciata sui social, attraverso la radio ed altri media, in poco più di 48 ore ha ottenuto 14mila e 800 firme d’adesione, il numero opportuno per far cambiare idea alle autorità svedesi, le quali hanno revocato l’ordine di abbattimento.

Al momento, sarebbero circa 50 o 100 gli alci bianchi che vivono e si riproducono liberamente nel territorio di Varmland, grazie alle severe leggi svedesi per la tutela e la salvaguardia delle aree forestali. A Natale, Ferdinand non sarà solo in televisione ma continuerà a pascolare libero nel proprio habitat incontaminato.

 

 

I cavalli ci capiscono

Si è sempre saputo che i cavalli sono tra gli animali più intelligenti, ora possiamo affermare che quasi ci capiscono. In un articolo pubblicato su Animal Cognition, si afferma il fatto che i cavalli siano in grado di interpretare i segnali che manda il nostro corpo.

La possibilità di comunicare passa non solo attraverso la parola ma anche attraverso la prossemica, la postura, le posizioni che facciamo assumere al nostro corpo e che rispecchiano istintivamente il nostro stato d’animo. Secondo gli studi, i cavalli sarebbero in grado di leggere e reagire proprio davanti a questi fattori.

La ricerca ha evidenziato come i cavalli sarebbero in grado di avvicinarsi di più a coloro che mostrano atteggiamenti fisici rilassati e accomodanti, quasi sottomessi.

L’esperimento si è svolto coinvolgendo due volontarie, le quali hanno entrambe dato da mangiare a 30 cavalli, coprendosi in parte il volto per non dare segnali visivi fuorvianti e vestite quasi nello stesso modo. Poi le volontarie si sono posizionate davanti ai cavalli assumendo due posture nettamente differenti.

Una ha disteso le braccia e le gambe lungo la linea del busto, con ginocchia leggermente flesse, l’altra invece ha assunto una posizione dominante, con braccia staccate dal busto, petto in fuori e muscoli tesi. Quando i cavalli si sono trovati a decidere verso chi dirigersi, la maggior parte di loro ha scelto la persona volontaria con l’atteggiamento meno offensivo e combattivo ma anzi quasi remissivo.

La posizione minacciosa ha inibito i cavalli, essi potrebbero essere riusciti a leggere tale attitudine proprio osservando la postura del corpo. D’altra parte, osserva Leanne Proops co-autrice dello studio, dell’Università di Portsmouth, anche gli animali aumentano la loro tensione nel corpo e allargano gli arti quando si trovano in posizione di minaccia.

Si tratta indubbiamente di importanti passi avanti, sia dal punto di vista etnologico che psicologico, per poter indagare ulteriormente la comunicazione inter-specie. Quest’ ultima quindi, proprio tramite studi come questi, si rivela ancora ricca di scoperte da raggiungere e risultati sorprendenti da studiare. Al momento con i cavalli si fatto un passo in più, essi capiscono il nostro corpo.

Malattie del cane: come proteggerlo

Le malattie del cane che colpiscono il cane sono tante. Parassiti di ogni tipo, problemi legati all’invecchiamento o all’alimentazione, malattie virali sono tutte patologie che possono compromettere la salute del nostro fido e portarlo, nei casi più gravi, alla morte.

Molto spesso i sintomi delle malattie del cane più gravi sono facilmente individuabili, ma quasi sempre la regola generale è che prima individueremo il problema di salute e maggiori saranno le probabilità di riuscire a tamponarlo senza conseguenze croniche.

Tanto le infestazioni da parassiti (pulicosi, vermi intestinali etc ) quanto le malattie virali (rogna, leishmaniosi, cimurro etc) e gli acciacchi dovuti all’età come l’insufficienza cardiaca possono essere trattate con chances di successo tanto maggiori quanto più è precoce la diagnosi. A volte le malattie del cane si presentano inizialmente con sintomi subdoli o poco riconoscibili, che possono essere notati solo dal padrone attento al comportamento del cane. Segni come apatia, inappetenza, prurito eccessivo, vomito e diarrea non devono mai essere sottovalutati, e devono sempre spingere il padrone ad una valutazione attenta. Anche solo di fronte al dubbio che il proprio cane abbia contratto una qualche patologia è assolutamente necessario rivolgersi al veterinario di fiducia per gli opportuni accertamenti. A volte la diagnosi di alcune malattie (e l’accertamento dell’avvenuta guarigione) è possibile solo attraverso esami particolari (feci, scotch test etc) che devono essere condotti in un laboratorio veterinario.

In generale, la maggior parete delle malattie che colpiscono il cane possono essere curate efficacemente con le specialità farmaceutiche elaborate da Novartis, da sempre sensibile non solo all’esigenza di combattere le patologie per curare l’animale ma anche alla necessità di migliorare la qualità della vita dei nostri amici cani e gatti, spesso non ideale soprattutto dopo una certa età. Si pensi a Fortekor, il farmaco per il trattamento di disagi cronici come l’insufficienza renale del gatto o quella cardiaca del cane: oltre ad allungare la vita all’animale ed arrestare il processo degenerativo degli organi interessati, questo medicinale rende l’animale più vitale e appetente, garantendo a lui e alla sua famiglia altri anni di felice convivenza.

Quindi, i consigli da dare al padrone di un cane che teme per la salute del proprio amico sono sostanzialmente due:

– Prevenzione: sottoporre il cane a visite periodiche presso il medico veterinario di fiducia.

– Tempestività: osservate attentamente il comportamento del vostro cane nella vita di tutti i giorni. Questo vi aiuterà ad individuare immediatamente segnali di un qualcosa “che non va” e chiedere aiuto al medico veterinario.