sabato, 23 Novembre 2024

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Viaggiare senza soldi, l’avventura ha inizio (INTERVISTA)

Credits photo: eduactive.it

Vorrei fare un viaggio, ma non ho soldi“. Quante volte abbiamo detto, o sentito questa frase?
Per i più avventurosi una soluzione a questo problema c’è e si chiama Viaggiare senza soldi.
Una frontiera, quella del turismo low cost, che sta prendendo sempre più piede, tra giovani e meno giovani. L’età non conta, ciò che conta è la voglia di sperimentarsi.

Viaggiare senza soldi è un trend molto forte sui social, grazie alla pagina Facebook gestita da Massimo Dallaglio, giornalista e direttore anche del giornaleMOLLOTUTTO.

Su Blog di Lifestyle abbiamo intervistato Massimo, per farci raccontare come si fa a viaggiare senza soldi.

Massimo, com’è nata l’idea di aprire questa pagina?

Viaggiare senza soldi è una pagina Facebook del network Mollotutto. La pagina parla di tutte quelle persone che hanno fatto una precisa scelta che poi ha cambiato la loro vita. Chi intraprende questo tipo di viaggio, infatti, in genere si trasferisce.

Si può viaggiare senza soldi? Se sì come?

In realtà, si tratta di un titolo provocatorio: la verità è che non si può viaggiare totalmente senza soldi. Se arrivo in un posto, per mantenermi devo trovare un lavoro che mi dia vitto e alloggio.
Per quanto riguarda il viaggio ci sono tanti modi per farlo low cost: in Italia siamo un caso a parte, manca questa mentalità, ma l’autostop ad esempio è molto diffuso nel mondo, non nella forma che conosciamo noi. L’autostop ai camionisti, il car sharing ci sono tante forme: nel resto del mondo chi deve andare ad esempio da Lisbona a Mosca cerca qualcuno con cui chiacchierare, per non addormentarsi.

Che tipo di esperienza di vita rappresenta?

Ci vuole uno spirito di adattamento forte. Non è una vacanza, ma un viaggio e attraverso il lavoro, retribuito o “aupair” si ripaga tutto il resto.

Ogni giorno raccogli tante testimonianze di persone che viaggiano per il mondo low cost: quale ti ha colpito di più?

Difficile scegliere, forse tra tutte mi ha colpito quella di Luca Napoletano: è stato via 11 anni, è partito da Torino con 27 euro, il costo di un traghetto. Ha girato tanti Paesi, però il budget era di 27 euro. Il resto l’ha guadagnato con i lavori. Antennista, location finder, istruttore di arti marziali e tanti altri lavori: lui è l’espressione di quello che dico, puoi fare quest’esperienza ma devi essere skillato, plasmabile come l’acqua.

Quali sono i pro e i contro di quest’esperienza?

I pro: è un’esperienza unica, dà una carica di energia senza limiti, si esce dalla normalità. Il contro è che quando finisci non riesci più a tornare indietro.

Cosa bisogna assolutamente avere per affrontare quest’esperienza?

Bisogna portare il proprio saper fare, le skills e metterle a frutto altrove con una giusta elasticità mentale.

Da soli o in compagnia: come si viaggia low cost?

In molti partono da soli, in media 8 su 10, poi si trovano compagni di viaggio sul posto.
Le coppie di amici generalmente si dividono, mentre i fidanzati riescono a resistere.

Dopo l’IceBucketChallenge non dimentichiamo la SLA (INTERVISTA)

www.famigliacristiana.it

L’IceBucketChallenge, la campagna contro la SLA, è diventata virale in pochissimi giorni.

L’idea è partita dall’America, ma anche in Italia sono tantissimi – soprattutto i personaggi famosi – coloro che si sono sottoposti alla cosiddetta “secchiata di acqua ghiacciata” per sostenere l’AISLA, l’Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiorfica.

A quest’appello non poteva certamente mancare Massimo Mauro, attuale presidente di AISLA, nominato da Gianluigi Buffon.

Massimo Mauro è stato un calciatore, dirigente sportivo e politico e, successivamente, insieme a Gianluca Vialli, il fondatore della “Fondazione Vialli e Mauro per la Ricerca e lo Sport Onlus“. Nel 2008, inoltre, insieme a Fondazione Cariplo e Telethon, fonda AriSLA, Fondazione Italiana per la Ricerca sulla SLA.

Su Blog di Lifestyle l’intervista a Massimo Mauro, per sapere qualcosa di più su questa associazione e sulla nuova campagna che sta facendo il giro del web.

Dopo la sua carriera di calciatore, di dirigente sportivo e di politico, cosa l’ha spinto a fondare insieme a Gianluca Vialli, la “Fondazione Vialli e Mauro per la Ricerca e lo Sport Onlus”?
Ci può spiegare bene di che cosa si occupa?

Adesso siamo all’undicesimo anno di attività ed è una pura e semplice raccolta fondi per finanziare la ricerca sulla SLA. Ci ha spinto la voglia di fare qualcosa di importante che fosse completamente diverso dalla vita che avevamo fatto fino a quel momento e ci sembrava giusto scegliere la ricerca sulla SLA perché, in quel momento, era una malattia considerata la malattia dei calciatori e invece noi volevamo far vedere che i calciatori, diciamo intelligenti, non avevano nessuna remura a finanziare una malattia che era stata accostata addirittura al doping.

E poi è un mondo che a me è piaciuto moltissimo perché, per spendere bene i soldi che raccoglievamo, era doveroso conoscere il mondo di riferimento, sia dell’assistenza sia dei ricercatori, e allora io mi sono messo a frequentare questo mondo e, addirittura insieme a Telethon e Fondazione Cariplo – associazione degli ammalati di SLA -, abbiamo fondato un’agenzia di ricerca.
Quindi meglio di così non potevamo fare: io sono sicuro che i soldi che raccogliamo vanno alla ricerca d’eccellenza.

Sappiamo che lei ora è presidente dell’AISLA. Ci può parlare di questa associazione e darci qualche informazione in più sulla malattia che, come sappiamo, in Italia coinvolge circa 6000 persone?
Sa dirci a che punto è la ricerca?

L’associazione è al trentunesimo anno di attività. Si occupa principalmente di assistenza e di ricerca ma, soprattutto, o meglio, anche dei rapporti istituzionali, quindi con il governo, con le regioni, con i comuni, per far sì che si risolvano le difficoltà che ci sono per arrivare a casa degli ammalati.
I provvedimenti, anche giusti, che sono presi dai governi e dalle regioni non sono sempre così semplici e quindi AISLA accompagna le famiglie e gli ammalati rispetto a queste problematiche.
Poi anche AISLA è socio fondatore dell’agenzia di ricerca sulla SLA in Italia e, quindi, siamo impegnatissimi su quel versante. E poi, quotidianamente, siamo nelle case degli ammalati di SLA.

Da qualche giorno è iniziata questa nuova campagna virale chiamata “IceBucketChallenge”, che sta facendo il giro del mondo, cosa ne pensa?

Sono invidioso di questa campagna, di non avere avuto l’idea io o i miei collaboratori o tutte le persone che lavorano per AISLA perché è una campagna straordinaria.
Un’idea semplice che ha coinvolto tutto il mondo, che ha grande merito sia della raccolta fondi – che in America è stata straordinaria e che in Italia speriamo diventi buona – sia della sensibilizzazione.
Adesso credo che saranno poche le persone che non conoscono o che non sentano l’esigenza di finanziare la ricerca sulla SLA. Quindi questa campagna ci ha dato veramente una grande mano.

Qual è realmente l’obiettivo di IceBucketChallenge?

L’unica speranza che hanno gli ammalati di SLA è sapere che i fondi non mancano perché è una malattia che non ha cura, non ha un farmaco, non ha niente, ha soltanto l’amore dei propri familiari e la professionalità delle persone che stanno accanto agli ammalati di SLA.
Tutti quelli che incontriamo ci chiedono a che punto è la ricerca e, purtroppo, non abbiamo mai potuto dire che c’è un farmaco che si sta sperimentando che ci dà speranza e, quindi, l’unica cosa è sapere che non mancano i fondi ai ricercatori per continuare a sbagliare e per, prima o poi, trovare il farmaco giusto.

Questa nuova campagna, che è iniziata in America ed è arrivata fino a noi, ha come principale mezzo di comunicazione i social network. Quanto possono essere utili per far conoscere meglio questa associazione e la malattia in generale?

I social network sono utilissimi tanto è vero che i primi due testimonial, se così li possiamo chiamare, sono stati Zuckerberg e Bill Gates, che li potremmo definire padroni della rete.
E quindi è chiaro che i social network sono straordinariamente importanti per far sì che una grande idea – perché è da sottolineare questo, che è l’idea che è semplice, facile, non crea problemi a nessuno, è divertente ed è questo che ha fatto funzionare i social network a cassa di risonanza e quindi è diventata un divertimento per tutto il mondo – possa essere conosciuta meglio.

È stato utilissimo per far conoscere la malattia, sarà molto più semplice per noi adesso, sarà più facile perché adesso magari gli amministratori delegati delle aziende conosceranno un po’ di più di cosa parliamo e quindi avremmo meno difficoltà ad approciare le aziende.

Quando finirà la campagna sì riuscirà a mantenere viva l’attenzione sulla malattia? In che modo?

Questo è un po’ complicato, in Italia soprattutto, e in tutto il mondo, perché se non c’è qualcosa di eclatante, come i calciatori o qualche nome famoso, purtroppo i 6000 ammalati di SLA in Italia vengono abbandonati da questo punto di vista.
Io credo che faccia parte delle cose della vita, però bisognerebbe convincere il mondo delle istituzioni che garantire l’assistenza 24 ore su 24 e far sì che ci sia del personale che sa cosa fare e quindi professionalmente capace, sia un dovere delle istituzioni e un diritto degli ammalati di SLA.

#pelfiecontrolabbandono: l’iniziativa di Martina Ossola per dire basta agli abbandoni (INTERVISTA)

facebook.com

Animali e uomo. Connubio perfetto. Almeno fino a quando non arriva l’estate e subisce un incremento un fenomeno crudele e inaccettabile: l’abbandono degli animali.

Fedeli e coccolati amici durante tutto l’anno, nel periodo estivo molti, troppi animali domestici vengono scaricati ai bordi delle strade o vicino a canili solo perché di intralcio alle vacanze del loro padrone.

Ci prova Martina Ossola con la sua campagna social #pelfiecontrolabbandono a dire basta a questo triste rito. Noi di Blog di Lifestyle l’abbiamo intervistata per farci raccontare qualcosa in più su quest’iniziativa.

Martina, in che cosa consiste il progetto #pelfiecontrolabbandono e come vi si partecipa?

Il progetto #pelfiecontrolabbandono è una campagna di raccolta immagini. Non immagini qualunque però, ma pelfie cioè pet-selfie, autoscatti con l’umano e il proprio animale domestico. Per partecipare basta scattare un selfie con il proprio animale domestico e mandarlo alla mia pagina facebook: http://www.facebook.com/weddingdogsittervarese .

Inoltre è stata creata una pagina per l’evento a questo link http://www.facebook.com/events/786304618058430/ dove tutti i partecipanti potranno rimanere aggiornati su tutte le novità dell’evento e vedere le proprie foto su media, tv e stampa che parlano del nostro progetto!
La raccolta foto termina il 31 di agosto e seguirà un album con tutte le immagini, un video e un’ ampia divulgazione.

Da dove è nata l’idea #pelfiecontrolabbandono?

L’idea è nata da Martina Ossola, educatrice cinofila, dogsitter e wedding dog sitter di Varese. La moda dei selfie è ormai diffusa e conosciuta da tutti: perché non usarla per qualcosa di utile? Per questo motivo ho deciso di ideare la 1° campagna social di pelfie per dire no all’abbandono.

Qual è la finalità dell’iniziativa?

La finalità principale di #pelfiecontrolabbandono è quella di diffondere tra il più alto numero di persone il messaggio “basta agli abbandoni” e di far vedere tante persone felici in vacanza col loro amico peloso.
Si parla di 60mila animali abbandonati ogni anno: non solo cani, ma anche gatti uccellini tartarughe e molti altri. Secondo le ultime ricerche è diminuito il numero di abbandoni in autostrada, ora si preferisce lasciare l’animale in uno scatolone con acqua e cibo di fronte ad un canile o ad una casa privata di amanti di animali. Forse abbandonandoli così ci si sente meno in colpa… ma che differenza fa invece?
Certo in autostrada vanno incontro a morte sicura, così probabilmente vengono salvati se trovano la persona giusta, ma la domanda che ci si pone è “perché molte persone li abbandonano?!”.

Una delle cause è sicuramente la difficoltà ad andare in vacanza con fido perché sono ancora troppo poche le strutture che li accolgono e pochissime le spiagge che permettono ai cani l’ingresso!! Infatti una delle altre finalità della mia campagna è cercare di spronare il nostro territorio italiano a diventare più aperto e disponibile verso i nostri amici a 4 zampe.
Ci sono strutture idonee e ben attrezzate come pensioni per animali, ma portarli con sé in vacanza è complicato. Ristoranti hotel e spiagge che li accettano sono ancora troppo pochi.

Ultima e non meno importante finalità di #pelfiecontrol’abbandono è quella di far riflettere tutte le persone che ancora non hanno un animale ma vorrebbero prenderlo. Prima di portare a casa un amico a 4 zampe pensateci! Costituirà un costo fisso all’anno di vaccinazioni cibo e oggetti vari. Avrà bisogno di cure, coccole e dovrete pensare a lui quando vi dovrete assentare da casa. No ai cuccioli come regalo di Natale o compleanno, ma solo adozioni consapevoli. Inoltre ci tengo a ricordare che la vendita di cucciolidi cane senza pedigree è illegale e vorrei incitare le persone ad evitare di acquistare i propri cani dai negozi di animali.
Meglio rivolgersi ai canili e salvare la vita a qualche dolce anima oppure andare direttamente in un allevamento specializzato.

Che tipo di riscontro sta avendo l’iniziativa #pelfiecontrolabbandono?

Il riscontro è altissimo: hanno già parlato di noi Repubblica, DiscoRadio, Radio Capital con un’intervista in diretta, Urbanpost, Leodonne e anche tgcom24. Oltre ad un grande riscontro mediatico le immagini che ci mandano i nostri lettori sono tantissime, in continuo aumento!! Molte dolcissime, altre più serie, alcune buffe!! Per ora abbiamo pelfie con cani e gatti..ma aspettiamo anche qualcuno più “originale” magari con un coniglio o un uccellino!! Invitiamo tutti i partecipanti a rimanere aggiornati sulla pagina dell’evento che riporto ancora http://www.facebook.com/events/786304618058430/?fref=ts perché le foto verranno esposte in un evento speciale a settembre, qui in provincia di Varese. Inviteremo tutti i partecipanti a prender parte alla giornata in compagnia del proprio cane, ci saranno tante attività per i binomi.

L’abbandono di animali e il randagismo sono fenomeni – purtroppo – in costante aumento. Pensi che si possa estendere l’iniziativa #pelfiecontrolabbandono anche ai canili? Magari con pelfie insieme a randagi, per sensibilizzare non solo a non abbandonare ma anche ad adottare cani e gatti.

Sicuramente sì. Potrebbe essere una buona idea continuare la campagna nei canili! Ci sono tantissimi cani in canile, costretti a passare la loro vita in una gabbia. Tanti di loro abbandonati, maltrattati, che aspettano una nuova vita, una rinascita.

Penso sia una catena: persone più consapevoli-meno abbandoni-grazie alle adozioni-meno cani nei canili-più cani felici-più persone felici.

Alice Pasti, modella curvy: “Amatevi per come siete” (INTERVISTA)

Alice è la ragazza della porta accanto. Nasce ragioniera, ma capisce ben presto che il suo obiettivo è un altro. Lei vuole fare la modella, nonostante i chili di “troppo” e in una società che eleva come canone di bellezza tutto ciò che rientra in una misera taglia 38. Eppure Alice non ci sta e il suo sogno inizia proprio con questa sfida: fare la modella curvy. Un bel giorno si mette in gioco davanti all’obiettivo di una macchina fotografica, che cattura la sua bellezza, le sue curve, le sue linee morbide. Il gioco è fatto. Il suo corpo diventa il suo biglietto da visita, il mezzo attraverso il quale portare passo dopo passo, scatto dopo scatto, un piccolo cambiamento nella realtà italiana. Un piccolo grande cambiamento per lei e per tutte le donne.

“Spero di aiutare tutte quelle persone che, avendo come icone di bellezza le donne che i media fino ad ora hanno imposto, non riescono purtroppo ad accettarsi per quello che sono”.

15.000 followers su Instagram (@alicepasty), ma la strada è ancora lunga. La determinazione però la accompagna in questo viaggio alla ricerca del successo. Il resto ce lo ha raccontato lei.

Ciao Alice, ti presenteresti ai lettori di Blog di Lifestyle?

Mi chiamo giustappunto Alice, ho 26 anni e ho appena “mollato” la vecchia vita per potermi dedicare interamente al raggiungimento della realizzazione dei miei sogni, perlomeno, ci proviamo. Sono una fotomodella curvy.

Cosa ti ha spinta a diventare una modella curvy e che risultati stai ottenendo dal punto di vista personale e lavorativo?

In realtà, quando ho iniziato per gioco, mai e poi mai pensavo che il mio percorso avrebbe preso questa piega, ti dico la verità. Ho iniziato dal nulla, molto “silenziosamente” e piano piano mi son fatta conoscere, ho lavorato con tantissimi fotografi, e spero sia l’inizio di un altro lunghissimo step. Ci sono centinaia di fotografi che io stimo e con i quali spero di lavorare, ci sono tantissime cose che sogno e che spero di realizzare, insomma, anche se sono 3 anni che frequento questo “ambiente” mi sento di aver appena cominciato, in realtà, ho appena cominciato, a far sul serio.

A questo punto sono già felicissima, personalmente mi sento una persona nuova, è davvero una soddisfazione riuscire a fare ciò che mi piace, io lavoravo come ragioniera, e mi dedicavo alle foto solo il week end, l’ho fatto per tre anni, ma mi sentivo in una vita che non mi apparteneva. Cosi, la vita mi ha messo di fronte ad una decisione, ho preso coraggio e ho deciso: mi dedico solo a me, alla fotografia e ai miei sogni.

Uno dei grandi sogni, infatti, è quello di poter diventare una specie di “icona” di bellezza alternativa. Tante persone già mi seguono e mi sostengono, infatti sul mio profilo Instagram ho 15000 followers, alcuni di questi mi scrivono complimentandosi per il mio coraggio, per quello che faccio e che vorrei ottenere, vediamo!

Sentiamo parlare sempre più spesso di modelle curvy, come nel caso della protagonista dell’ultimo calendario Pirelli. Secondo te, sta realmente cambiando qualcosa? La moda si è decisa ad assomigliare un po’ di più alla realtà?

La notizia del Calendario Pirelli mi ha lasciata a bocca aperta, davvero piacevolmente colpita e non ti nascondo che ho fantasticato molto, nel senso, sarebbe un sogno per me, essere scelta per qualcosa di cosi “tosto”. Lei è davvero bellissima, ed è un vero esempio di bellezza, alternativa, a quello che la società in questi anni ha voluto imporci. Non saprei dirti se questa scelta è stata frutto di un “loro sistema” oppure è stato fatto per poter essere un esempio a livello mondiale. Io sinceramente mi auguro la seconda ipotesi. Alcune modelle curvy, lavorano davvero tanto, ovvio, il mercato curvy è ancora in crescita, ed io spero che cresca sempre di più.

Stai portando avanti una vera e propria lotta con una realtà italiana in cui la bellezza viene spesso e volentieri associata alla magrezza. Ti sei mai dovuta scontrare con chi aveva pregiudizi nei tuoi confronti? Se sì, come li hai affrontati?

Sai quante porte sbattute in faccia ho ricevuto per la mia “forma fisica”? A molte persone in realtà non importa se sei bella e brava come modella, se hai una taglia superiore alla 42, sei “grassa”, molti fotografi non hanno mai voluto lavorare con me per questo motivo e io all’inizio ci soffrivo molto, poi mi sono seduta un attimo, ho riflettuto e mi son detta: “quante persone hanno creduto in te, e stanno credendo in te come donna e come modella?” ed ancora: “quante persone ti cercano per lavorare come fotomodella”? Quindi ho cominciato ad accettare che non si può piacere a tutti, e sono andata avanti a testa alta, cercando di dare ciò che potevo e non cercare di dare oltre le mie possibilità. Io sono una curvy, le mie misure sono 100-78-100 quindi ho inseguito le strade adatte a me.

I disturbi alimentari sono uno dei mali principali della società moderna. Tu hai mai avuto problemi ad accettare il tuo corpo o hai sempre amato le tue forme morbide?

Purtroppo si, i disturbi alimentari sono proprio una brutta bestia, io personalmente non ne ho mai avuti quindi non vorrei esprimermi su argomenti così delicati, non conoscendone poi molto, ma immagino siano devastanti psicologicamente e fisicamente parlando.

No, non ho sempre accettato il mio corpo, prima lo rifiutavo, ho provato tutte le diete possibili ed immaginabili, sport, digiuno, qualsiasi cosa. Poi da quando ho iniziato a rivedermi, nelle foto, è arrivata la consapevolezza del fatto che ognuno di noi ha la propria conformazione e che deve solo cercare di migliorarsi, nascondere i difetti ed esaltare i pregi. Ovviamente cerco di fare tanto sport, mangiare abbastanza sano, (io amo mangiare) e cerco di migliorarmi finché posso. Vedendomi da fuori, riesco a comprendere cosa va e cosa non va in me e sono arrivata ad oggi, che mi piaccio davvero tanto e finalmente sto riuscendo ad accettarmi per quella che sono tanto da farne una forza.

Cosa vorresti dire a tutte le donne che disprezzano il proprio corpo a causa dei modelli assurdi che vengono proposti? Quale è il segreto per accettarsi e amarsi a prescindere dal proprio peso?

Il mio primo consiglio è quello di accettarsi per come si è, il che non vuol dire “arrendersi”, assolutamente no. Vuol dire accettare il proprio corpo e lavorarci sopra per migliorare ciò che si vorrebbe migliorare. Lo sport è fondamentale, a qualsiasi età. Il mangiar sano, il saper vestirsi e risaltare la propria immagine è fondamentale!
E soprattutto sentirsi bene con quello che si indossa. Come dicevo prima, ogni donna deve esaminarsi e capire cosa vuole “nascondere” e cosa vuole “risaltare” del proprio corpo. A seconda della nostra corporatura e delle nostre forme, noi dobbiamo indossare capi che ci risaltino. Guardatevi dei tutorial di trucco, studiatevi alcuni outfits e provateli su di voi, andate dal parrucchiere, truccatevi, fate ciò che vi piace.

Amatevi per come siete, non smettete mai di prendervi cura di voi.

Come e dove ti vedi tra 5 anni e quali sono i tuoi progetti futuri?

Tra 5 anni? Non mi vedo. Io cerco di godermi giorno per giorno le gioie che la vita mi regala.
Credo che tutto sia più o meno scritto dal destino, ma credo anche, che se vuoi qualcosa, devi lottare per averla.
Più desideri qualcosa, più questa cosa può accadere, devi quindi desiderarla con molta intensità.
Desidero poter diventare modella curvy a tempo pieno, lavorare con grandi nomi, Lavorare lavorare lavorare, girare il mondo e riuscire ad aiutare tutte quelle donne che hanno solo come stereotipo di bellezza quelle donne taglia 38, e che quindi non si accettano. No! La bellezza è quella ma è anche altro ed io ce la metterò tutta.