lunedì, 25 Novembre 2024

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Ti regalo l’interior designer (INTERVISTA)

Quante volte vi sarà capitato di vedere dei progetti bellissimi su internet e pensare: “casa mia sarà così”, o di girare per case di amici e pensare a quanto sia personale quell’armadio o come siano disposti bene gli spazi. Questo è il lavoro dell’interior desiger e Giulia Busio lo svolge da diversi anni a Milano. Ma da qualche tempo ha pensato di lanciare una linea di cofanetti regalo per rendere più accessibile la consulenza ai suoi clienti.
Noi di Blog di Lifestyle l’abbiamo intervistata, ecco cosa ci ha svelato.

Ciao Giulia, ti presenti ai nostri lettori?

Sono Giulia Busio, faccio l’interior designer, faccio questo lavoro autonomamente da qualche anno, prima ho lavorato presso altri studi. Penso di svolgere il mio lavoro con una passione che va al di là di un lavoro, e i miei clienti di solito sono contenti di questo così nel tempo si diventa quasi amici. Mettere in piedi una casa è una cosa molto personale, bisogna conoscersi bene ed è questo quello che vorrei trasmettere: la professione dell’interior designer è qualcosa che da quel di più. Al giorno d’oggi è facile trovare anche negli showroom stessi, di arredo, qualcuno che ci dia una mano nella progettazione, sicuramente però è difficile trovare qualcuno che ci segua passo passo nelle scelte personali e il mio lavoro è proprio questo: conosce il meglio possibile la persona che ho davanti e trovare qualcosa veramente adatta a lui.

La tua passione per il Design è nata per caso oppure hai sempre avuto le idee ben chiare di cosa fare della tua vita?

Io ho sempre avuto le idee molto chiare su cosa mi piaceva. Mi raccontano che quando ero piccola ci mettevo un’ora a costruire la casa di Barbie e poi ci giocavo 5 minuti. Per me il gioco era proprio quello, abbinare i tessuti, costruire ecc. È una cosa che mi porto già da piccola. Poi le mie scelte sono state altre, perché ai miei tempi la facoltà di Architettura era un po’ diversa, io non ero proprio precisissima, adesso ci sono i pc ed è tutto più semplice, quindi ho seguito l’altra mia passione, quella per l’arte e mi sono laureata all’Accademia delle belle Arti in Storia e critica d’arte e questa passione adesso è ben amalgamata perchè è importante avere un gusto artistico piuttosto che riconoscere un pezzo da un altro e saperlo inserire nell’ambiente, che sia domestico o un hotel, un ristorante. È un valore aggiunto che sono contenta di avere.

Sul tuo sito si legge: “Anche i viaggi mi aiutano a dare alla mia attività un’impronta attuale… E’ infatti attraverso l’influenza di altre culture che le idee prettamente pratiche si fondono ad ispirazioni che danno vita ad atmosfere sempre diverse…” Qual è stato il viaggio che più di tutti ha influenzato il tuo modo di fare, di pensare e che ti ha cambiato?

Devo dire che in realtà forse quello che più ha cambiato il mio stile, che è diventato un po’ più pulito è stato quello a New York, perché io ho fatto sempre viaggi abbastanza particolari, in Oriente, isole e da li ho preso molto l’abbinamento di colori caldi, ho capito che anche solo un pezzo di questo genere può scaldare un ambiente. Lo stile americano o meglio newyorkese mi ha veramente colpito. Io sono stata ospite di un’artista a Brooklyn, la sua casa era essenziale ma personalissima. Ecco quello che mi piace di questo stile. Poi ho avuto modo di visitare altre case, di amici, non sono stata sempre in albergo, ed è stato bello anche capire come vivono, loro non hanno case grandi e quindi se fosse arredata in un modo molto ricco sarebbe opprimente. Ecco perché si utilizza lo stile minimale ma si riesce a renderle molto personali e calde. E anche a Milano abbiamo le stesse problematiche. Molti miei clienti sono ragazzi giovani che prendono un monolocale, bilocale e non abbiamo molti spazi per giocare con gli arredi e quindi bisogna far in modo che l’ambiente sia abbastanza caldo da accoglierci quando arriviamo a casa, però che non sia opprimente, pieno di cose.

Parliamo dei GiftBox, un nuovo progetto firmato da te. Di che si tratta?

Proprio perché la realtà che viviamo oggi ci mette abbastanza in grado di progettarci una casa come più ci piace, basta andare in uno showroom di arredamento e troviamo un progettista che ci aiuta, o in grandi magazzini di mobili dove abbiamo cose molto carine e presentate in modo che ci diano idea di come arredare. Però, quello che vedo è che tutti hanno la stessa casa e si perde il personale. Poi non dimentichiamo che i consigli sono dati proprio per vendere quel pezzo, è una progettazione volta alla vendita. L’interior designer è diverso, il mio cliente viene da me proprio perché vuole qualcosa di personale. Vuole che io studi per lui la soluzione adatta a lui. È come andare da un sarto. Il mio è un lavoro molto sartoriale.
Io però mi sono resa conto che c’è molta paura ad interpellare l’interior designer. Perché mentre l’architetto viene chiamato perché c’è bisogno di un progetto, di pratiche, quando non c’è bisogno di questo le persone tendono a fare da sole, perché hanno paura anche per il costo.
Negli anni, aiutando amici e parenti ad aggiustare casa mi sono imbattuta in mille ringraziamenti. L’idea dei Giftbox mi è venuta parlando con mia cugina, io le ho chiesto: “secondo te senza il mio aiuto la casa sarebbe venuta così?” e lei mi ha risposto “assolutamente no”, io poi le ho chiesto: “ma non avresti pagato una persona per fare questo?” e la sua risposta è stata: “dipende da quanto mi sarebbe venuto a costare”. Di qui l’idea di questi cofanetti per far sì che si possa regalare l’interior designer.
È un po’ per avvicinare le persone al mio lavoro. Se una cosa ti viene regalata anche solo per curiosità magari vai a vedere di che si tratta, cos’è, com’è.

Ti regalo l'interior designer (INTERVISTA)

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Sicuramente mi piacerebbe avere una linea di progettazione che punta molto ai giovani, alle persone che mettono su casa. Speriamo che questa crisi inizi a passare, nel campo immobiliare si sta muovendo qualcosa. Mi piacerebbe appunto, fare questi pacchetti, come la giftbox, proprio per i giovani, fare incontri informali, conoscere i miei clienti, fare un aperitivo, un giro, come se fossi una personal shopper. Mi piacerebbe pensare di avere dei clienti che si affidano a me come amica, e con la giftbox potrebbe iniziare tutto ciò. Voglio capire se è possibile far entrare questo tipo di cofanetto, di consulenza nelle liste nozze, con i wedding planners o inserirlo in quei negozi dove si va a cercare la lista nozze.
Inoltre mi piacerebbe creare un blog attraverso anche la mia pagina Facebook, dove le persone possano chiedermi consigli semplici, mandando anche una foto della casa. Io lo dico sempre anche nella trasmissione in radio che faccio ma non è ancora molto seguita. Mi piacerebbe pubblicizzare questa cosa. È ovvio che a me fa più piacere portare a casa un cliente, ma se sono piccoli consigli che possono servire anche a dare più visibilità alla mia figura tra i giovani ben venga.

In questi giorni Milano è nell’occhio del ciclone, si è da poco concluso l’appuntamento fisso con il salone del mobile, fiera del design made in Italy e non solo e si sta inaugurando l’Expo. Cosa si aspetta da questa grande occasione per l’Italia?

Io in realtà mi aspetto che la mia città, visto che ospiterà l’expo, venga molto più visitata dagli stranieri. Non che Milano non sia già importante nel mondo, perché lo è anche nel campo del design, ma noi ci aspettiamo veramente tantissime persone da tutto il mondo, ma più che per i padiglioni di Expo anche per Milano che si è rinnovata. È quello che succede anche durante il salone del mobile, Milano si veste a festa e le persone che vengono da fuori seguono anche il fuori salone, per visitare la città.

Spesso si pensa che il per “arredare una casa” l’occhio della donna sia fondamentale. Ma come troppo spesso accade nel mondo del lavoro in generale, la donna viene sottovalutata e ad essa si evita di affidare incarichi di responsabilità che di solito ricoprono gli uomini. Accade anche in questo settore?

Io vedo che effettivamente moltissimi colleghi sono uomini e che la donna viene vista meglio da un’altra donna. Se il mio cliente è una coppia e la persona dominante è lei, penso che venga da una interior designer donna perché si pensa di essere capite meglio. In realtà il buon gusto c’è l’ha un uomo quanto una donna e la praticità non è necessariamente donna, anche se devo dire che noi donne abbiamo un occhio di riguardo su una cosa: capiamo immediatamente quanto spazio ci serve per riporre le cose. Questa è una cosa che noto sempre a differenza dei colleghi uomini. Noi prevediamo sempre molti più ripostigli, più armadi, più spazi. Mentre l’uomo tende a fare una stanza più bella ma meno funzionale. Ci sono cucine bellissime ma se si compra una pentola in più non si sa dove metterla. È vero però che gli ingegneri e gli architetti sono prettamente uomini quelli più ricercati, ma siamo tante anche noi donne. Il lavoro è più duro ma ce la facciamo.

Cenare tra le nuvole a Milano (INTERVISTA)

Se volete provare una cena tra le nuvole, basterà recarvi a Milano. Il 1 Maggio è stato, infatti inaugurato il ristorante sospeso, in occasione proprio dell’Expo 2015. Il progetto nasce dall’unione di due grandi aziende: il Klima Hotel e Alessandro Rosso Group. Noi di Blog di Lifestyle abbiamo raggiunto Elisa Dal Bosco, che si è occupata del progetto in prima persona per un’intervista a tutto tondo.

Come è nata l’idea del Dinner in the sky, il ristorante sospeso?

Abbiamo conosciuto questa innovativa qualche anno fa, gestendo eventi e business in varie parti del mondo e ci ha da subito affascinato. Siamo un’azienda di eventi ed incentive e quale modo migliore c’è per una cena di lavoro o piacere che stare sospesi a 50 m gustando i piatti migliori ed ammirando un paesaggio unico?
“Experience in the Sky” si basa sull’esperienza di Dinner in the Sky TM, un prodotto unico al mondo come esperienza e come strumento di comunicazione. La piattaforma in acciaio con un tetto in plexiglass trasparente, sostenuta da una gru che può arrivare fino a 50 metri di altezza, è gestita da personale altamente specializzato. Ogni posto a sedere è dotato di tre cinture di sicurezza e ha possibilità di rotazione a 180°. Dinner in the Sky è presente in oltre 30 Paesi nel Mondo. Un prodotto flessibile che non pone limiti alla creatività e al desiderio di stupire.

Cenare tra le nuvole a Milano (INTERVISTA)

Un’esperienza per i più audaci, come è strutturato il ristorante?

Tutti i commensali o invitati sono seduti e portati in alto, in estrema sicurezza, in alto fino a 50 m di altezza. A bordo posso gustare una colazione o un aperitivo, una cena o un pranzo. Alessandro Rosso Group porta ancora una volta in Italia l’unica piattaforma al mondo che permette di vivere un’esperienza indimenticabile per scoprire Expo Milano 2015 da 50 metri di altezza. CNHi Experience in the Sky nasce in collaborazione con Klima Hotel, che ospita la struttura e fornisce il servizio di catering e grazie alla sponsorizzazione di CNH Industrial, leader globale nel settore dei capital goods.
Daniele Rosso, Ceo: “un grande benvenuto a tutti i turisti e ai milanesi che verranno a Milano e potranno scoprire Expo 2015 dall’alto, da 50 metri di altezza, in una location a pochi minuti dalla più grande esposizione universale mai realizzata. La piattaforma è dotata delle migliori tecnologie e l’emozione di sorseggiare un ottimo vino o una cena dall’alto è davvero un’esperienza da non perdere. Ringrazio in modo particolare CNH Industrial, che ha permesso di realizzare questa iniziativa che, per la prima volta, permetterà di vivere questa emozionante esperienza per ben 180 giorni consecutivi. Siamo Expottimisti, anche dall’alto di Experience in the Sky”.

Cenare tra le nuvole a Milano (INTERVISTA)

Quanti posti ci sono?

22 intorno al tavolo, a terra si possono organizzare altri momenti, come in un qualsiasi incontro conviviale o di evento aziendale. In questo nuovo progetto siamo ospitati all’interno di Klima Hotel a Milano, che ringraziamo, insieme al main partner CNHi una grande azienda che ha creduto da subito in questo progetto. A soli 600 m dal sito di Expo Milano 2015.

Parliamo della sicurezza dei “commensali”. Saranno legati con qualche fune immagino?
In totale sicurezza, attorno ad un tavolo e comodamente seduti, una piattaforma altamente tecnologica vi farà salire a 50 metri di altezza e degustare il migliore cocktail o un raffinato menu.
Tocca il cielo con un dito: immagina di fare colazione, pranzo, cena, o anche solo un aperitivo nel cielo di Expo Milano 2015, ammirando i Padiglioni, il cardo, il decumano, le piazze di Expo sotto di te, come se stessi volando. Tutto questo è CNHi EXPERIENCE IN THE SKY, un’esperienza incredibile che consente di fare una cosa del tutto normale in un posto ed ad un’altezza veramente speciali.

Il sito per le prenotazioni sarà attivo solo il 1 maggio, ma nel frattempo che riscontro vi aspettate?

È stato creato un sito www.experienceinthesky.com dove è possibile prenotare e pagare i servizi in modo semplice entrando nella sezione booking e compilando un form con i propri dati, il servizio e l’orario scelto, il menu preferito e il numero di persone. Chi prenota riceve subito una mail di conferma della richiesta che verrà convalidata come prenotazione prima del servizio con l’invio di un voucher. Stiamo ricevendo numerose richieste, anche dal grande pubblico, ma soprattutto da aziende che vorrebbero utilizzare lo spazio sia a 5o m che a terra per eventi di business, di momenti aziendali, premiazioni, conferenze e presentazione di prodotti.

Questo originale progetto sarà inaugurato proprio in occasione dell’Expo. Per Milano, e in generale per l’Italia l’Expo può essere una grande finestra per il resto del mondo, un’occasione per far conoscere il Bel Paese ma soprattutto per rinascere e superare questo momento difficile. Cosa può dare Expo all’Italia e cosa l’Italia ad Expo?

L’Expo 2015 è una grande occasione per tutti, come Alessandro Rosso Group, siamo molto “Expottimisti” ci crediamo fin dal principio. Abbiamo esperienza di Expo già da quello di Shanghai nel 2010, quello di Milano è un Expo che porterà risultati in tutto il nostro paese, ma anche in Europa, immaginate quanti visitatori scopriranno per la prima volta questi luoghi magnifici ed in quanti si fermeranno per una vacanza o torneranno con la famiglia.

L’ultima Cuba, l’intenso reportage di Dario (INTERVISTA)

Credits photo Dario Ventre

Una passione nata per caso quella della fotografia, ma vedendo i suoi scatti, sembra che il destino abbia fatto il suo corso. Dario Ventre è un giovane fotografo napoletano, oramai trapiantato a Roma, e con la sua macchina fotografica racconta storie, vicine e lontane.
Per il suo ultimo lavoro l’obiettivo l’ha rivolto a Cuba, in un reportage che ci ha mostrato in anteprima. Noi di Blog di Lifestyle l’abbiamo incontrato per farci descrivere L’ultima Cuba, quella che dà il titolo al suo progetto.

“Per me la fotografia di reportage ha bisogno di un occhio, un dito, due gambe” diceva Henri Cartier-Bresson. Dario, per te cosa non deve mancare ad un fotografo di reportage?

Non devono assolutamente mancare due cose fondamentali.
Una è la capacità di conoscere ogni tecnica fotografica ma distaccarsene al momento dello scatto. Non farsi prendere da tecnicismi, ma dal momento.
E l’altra è l’empatia! Sia con il momento che con le persone che si ritraggono: essere e sentire ogni spasmo di ciò che si fotografa.

Sei da poco tornato da Cuba e vediamo le immagini del tuo reportage. Persone, strade, dettagli: che volto dai a Cuba attraverso i tuoi scatti?

Il volto di un’isola congelata agli anni ’60. Visitare Cuba ora è fare un tuffo nel passato. Sembra proiettarsi in un gangster movie. E anche le persone, felici e con una grande capacità di arrangiarsi, sembrano ancora un po’ legate a quegli anni. Che sia chiaro, Cuba è sicurissima, nessuna sparatoria con mitra per le strade!

Hai un aneddoto particolare da raccontarci?

L’assalto dei Taxisti. Anche provando a non sembrare un turista a loro non li inganni. Dato che lavorare con gli stranieri può garantire mance che possono pesare tanto sullo stipendio statale mensile, c’è una frenesia a servirli! E quindi passeggiando senti sempre, ma sempre, qualcuno che ti dice “taxi?!” anche da una macchina in corsa.

Cuba vive un momento storico importante. La blogger Yoani Sanchez ha dichiarato che “il Paese vive l’agonia del castrismo”, tu che percezione hai avuto?

Agonia o Mutamento. Cuba sta cambiando, chiacchierando qua e là si capisce che quella che era una sorta di riserva naturale del socialismo si sta aprendo all’occidentalizzazione, creando le classi sociali che fino ad ora non apparivano. Non credo ci vorrà molto al cambio totale. Anche l’assenza prolungata del Lider Maximo dalle scene spinge in questo senso.

Come hai capito che quella della fotografia è la tua strada? La tua macchina fotografica dove ti porterà?

Come spesso accadono le cose, un po’ per caso! Per barcamenarmi mentre studiavo Teatro ho cominciato a fare da assistente ad un fotografo, Massimo Danza, che mi ha trasmesso il suo amore per la luce! Da allora ho intrapreso questa strada che mi sta riservando tante soddisfazioni! E credo che ormai io e la mia macchina fotografica ci trasciniamo a vicenda, ricercando immagini per poter raccontare in un singolo scatto storie lontane.

Silvia Ziche, la signora dei paperi (INTERVISTA)

Fumettista italiana, una delle più apprezzate nel campo, Silvia Ziche disegna per Topolino e le sue vignette di Lucrezia appaiono su Donna Moderna. Tra ironia e senso pratico è riuscita a creare storie paradossali eppure così moderne, dopo paperi e topi, alle prese con problemi quotidiani, che sono diventati lo specchio della società in quella lotta quotidiana tra uomini e donne.

Blog di Lifestyle ha intervistato Silvia Ziche che ci ha raccontato un po’ di tutto: com’è nata la passione per il fumetto, ha parlato delle sue storie, e del suo tratto distintivo per cui i suoi lettori amano leggerla: l’espressività dei suoi personaggi. Ecco a voi la signora dei paperi.

Credits: topolino.it
Credits: topolino.it

Ciao Silvia, grazie per essere approdata a Blog di Lifestyle. In tre parole, come ti presenteresti ai nostri lettori?
Ciao! Grazie a voi per l’ospitalità. Mi chiamo Silvia, e nella vita non faccio altro che raccontare e raccontarmi storie, con disegni e parole.

Come è nata la passione per il fumetto?
Non ricordo un momento in cui la passione sia nata, o un momento in cui ho cominciato a disegnare. Semplicemente, la passione c’è sempre stata. E’ nata con me. Ho imparato a leggere sulle pagine di Topolino, ho cominciato a disegnare prima di cominciare a camminare. E poi è venuto tutto così, in modo naturale.

silvia ziche 2

C’è stato qualche autore Disney che è stato per te fonte di ispirazione?
Giorgio Cavazzano prima di tutti: negli anni settanta, quando ho cominciato a leggere Topolino, le storie non erano ancora accreditate. Ma io, seppur piccolissima, riconoscevo le sue, e le tenevo tutte. Dopo ho imparato a conoscere e amare altri autori, grandissimi. Carl Barks, Floyd Gottfredson, Romano Scarpa, e altri.

La caratteristica delle tue storie è quell’umorismo quotidiano in cui i tuoi personaggi finiscono nelle situazioni più paradossali. Da dove prendi spunto per crearle?
Da tutto. Dalle mie letture, dai film che vedo, dalle parole che ascolto per strada, da quello che mi succede. Tutto viene filtrato, immagazzinato, e recuperato all’occorrenza.

papernovela

C’è una tua storia che preferisci particolarmente?
Sono affezionatissima alla Papernovela, perché è stata la prima storia che ho scritto per Topolino, e perché è stata la storia in cui mi sono sbloccata, ho capito quanto avrei potuto divertirmi scrivendo.

Papernovela, Paperina di Rivondosa e Topokolossal. Direi che le parodie Disney sono il tuo forte, anche se non deve esser facile ‘riscrivere’ una storia originale in versione papera. Quanto lavoro c’è dietro delle storie a puntate?
Tantissimo. L’idea di solito è un attimo, un momento. Ma arriva solo quando si è fatto tutto il lavoro preparatorio. Una volta avuta l’idea, il resto è tutto lavoro da artigiano: si scrive, si lima, si taglia, si riscrive, si sistema, si aggiusta. E’ un lavoro lungo. Nel caso delle storie lunghe, a puntate, è un lavoro che dura vari mesi.

Confrontando una tua prima storia con una recente, quanto pensi di essere migliorata nel disegno?
Io penso di essere migliorata tantissimo, ma penso di avere ancora un sacco di strada da fare. Le cose vecchie sono piene di difetti che adesso correggerei, le cose che faccio adesso sono piene di difetti che vedrò in futuro, e avrò voglia di correggere. Ma penso che non essere mai del tutto soddisfatti di quello che si fa sia l’unico modo per poter continuare a migliorare.

Topi e paperi a parte, Lucrezia, che appare nelle vignette di Donna Moderna, è diventato un personaggio diventato virale. Quanto ti rispecchi in lei?
Lucrezia è una versione paradossale di me. Pesca a piene mani dalla mia esperienza, ma io non sono lei. Ho più freni, più remore. Quindi un po’ mi nascondo dietro a lei: la mando avanti e sto a vedere cosa succede.

Credits: silviaziche.com
Credits: silviaziche.com

Cosa consiglieresti a chi vuole intraprendere la strada come disegnatore\disegnatrice di fumetti?
Consiglio di disegnare tantissimo, di essere i primi severissimi critici di se stessi, e quando si è convinti di aver dato il meglio, e solo allora, cominciare a mandare in giro i propri disegni cercando un editore e difendendoli con le unghie e con i denti. E’ bene anche testare i propri lavori sul web, con un blog o una pagina Facebook. Così si hanno dei riscontri sinceri (mamme, zie e fratelli ti diranno sempre che si un genio, ma questo non significa che sia vero), e si possono cominciare a correggere i propri difetti.

Grazie Silvia per averci concesso il tuo tempo.
Grazie per la pazienza!