Ti regalo l’interior designer (INTERVISTA)
Quante volte vi sarà capitato di vedere dei progetti bellissimi su internet e pensare: “casa mia sarà così”, o di girare per case di amici e pensare a quanto sia personale quell’armadio o come siano disposti bene gli spazi. Questo è il lavoro dell’interior desiger e Giulia Busio lo svolge da diversi anni a Milano. Ma da qualche tempo ha pensato di lanciare una linea di cofanetti regalo per rendere più accessibile la consulenza ai suoi clienti.
Noi di Blog di Lifestyle l’abbiamo intervistata, ecco cosa ci ha svelato.
Ciao Giulia, ti presenti ai nostri lettori?
Sono Giulia Busio, faccio l’interior designer, faccio questo lavoro autonomamente da qualche anno, prima ho lavorato presso altri studi. Penso di svolgere il mio lavoro con una passione che va al di là di un lavoro, e i miei clienti di solito sono contenti di questo così nel tempo si diventa quasi amici. Mettere in piedi una casa è una cosa molto personale, bisogna conoscersi bene ed è questo quello che vorrei trasmettere: la professione dell’interior designer è qualcosa che da quel di più. Al giorno d’oggi è facile trovare anche negli showroom stessi, di arredo, qualcuno che ci dia una mano nella progettazione, sicuramente però è difficile trovare qualcuno che ci segua passo passo nelle scelte personali e il mio lavoro è proprio questo: conosce il meglio possibile la persona che ho davanti e trovare qualcosa veramente adatta a lui.
La tua passione per il Design è nata per caso oppure hai sempre avuto le idee ben chiare di cosa fare della tua vita?
Io ho sempre avuto le idee molto chiare su cosa mi piaceva. Mi raccontano che quando ero piccola ci mettevo un’ora a costruire la casa di Barbie e poi ci giocavo 5 minuti. Per me il gioco era proprio quello, abbinare i tessuti, costruire ecc. È una cosa che mi porto già da piccola. Poi le mie scelte sono state altre, perché ai miei tempi la facoltà di Architettura era un po’ diversa, io non ero proprio precisissima, adesso ci sono i pc ed è tutto più semplice, quindi ho seguito l’altra mia passione, quella per l’arte e mi sono laureata all’Accademia delle belle Arti in Storia e critica d’arte e questa passione adesso è ben amalgamata perchè è importante avere un gusto artistico piuttosto che riconoscere un pezzo da un altro e saperlo inserire nell’ambiente, che sia domestico o un hotel, un ristorante. È un valore aggiunto che sono contenta di avere.
Sul tuo sito si legge: “Anche i viaggi mi aiutano a dare alla mia attività un’impronta attuale… E’ infatti attraverso l’influenza di altre culture che le idee prettamente pratiche si fondono ad ispirazioni che danno vita ad atmosfere sempre diverse…” Qual è stato il viaggio che più di tutti ha influenzato il tuo modo di fare, di pensare e che ti ha cambiato?
Devo dire che in realtà forse quello che più ha cambiato il mio stile, che è diventato un po’ più pulito è stato quello a New York, perché io ho fatto sempre viaggi abbastanza particolari, in Oriente, isole e da li ho preso molto l’abbinamento di colori caldi, ho capito che anche solo un pezzo di questo genere può scaldare un ambiente. Lo stile americano o meglio newyorkese mi ha veramente colpito. Io sono stata ospite di un’artista a Brooklyn, la sua casa era essenziale ma personalissima. Ecco quello che mi piace di questo stile. Poi ho avuto modo di visitare altre case, di amici, non sono stata sempre in albergo, ed è stato bello anche capire come vivono, loro non hanno case grandi e quindi se fosse arredata in un modo molto ricco sarebbe opprimente. Ecco perché si utilizza lo stile minimale ma si riesce a renderle molto personali e calde. E anche a Milano abbiamo le stesse problematiche. Molti miei clienti sono ragazzi giovani che prendono un monolocale, bilocale e non abbiamo molti spazi per giocare con gli arredi e quindi bisogna far in modo che l’ambiente sia abbastanza caldo da accoglierci quando arriviamo a casa, però che non sia opprimente, pieno di cose.
Parliamo dei GiftBox, un nuovo progetto firmato da te. Di che si tratta?
Proprio perché la realtà che viviamo oggi ci mette abbastanza in grado di progettarci una casa come più ci piace, basta andare in uno showroom di arredamento e troviamo un progettista che ci aiuta, o in grandi magazzini di mobili dove abbiamo cose molto carine e presentate in modo che ci diano idea di come arredare. Però, quello che vedo è che tutti hanno la stessa casa e si perde il personale. Poi non dimentichiamo che i consigli sono dati proprio per vendere quel pezzo, è una progettazione volta alla vendita. L’interior designer è diverso, il mio cliente viene da me proprio perché vuole qualcosa di personale. Vuole che io studi per lui la soluzione adatta a lui. È come andare da un sarto. Il mio è un lavoro molto sartoriale.
Io però mi sono resa conto che c’è molta paura ad interpellare l’interior designer. Perché mentre l’architetto viene chiamato perché c’è bisogno di un progetto, di pratiche, quando non c’è bisogno di questo le persone tendono a fare da sole, perché hanno paura anche per il costo.
Negli anni, aiutando amici e parenti ad aggiustare casa mi sono imbattuta in mille ringraziamenti. L’idea dei Giftbox mi è venuta parlando con mia cugina, io le ho chiesto: “secondo te senza il mio aiuto la casa sarebbe venuta così?” e lei mi ha risposto “assolutamente no”, io poi le ho chiesto: “ma non avresti pagato una persona per fare questo?” e la sua risposta è stata: “dipende da quanto mi sarebbe venuto a costare”. Di qui l’idea di questi cofanetti per far sì che si possa regalare l’interior designer.
È un po’ per avvicinare le persone al mio lavoro. Se una cosa ti viene regalata anche solo per curiosità magari vai a vedere di che si tratta, cos’è, com’è.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Sicuramente mi piacerebbe avere una linea di progettazione che punta molto ai giovani, alle persone che mettono su casa. Speriamo che questa crisi inizi a passare, nel campo immobiliare si sta muovendo qualcosa. Mi piacerebbe appunto, fare questi pacchetti, come la giftbox, proprio per i giovani, fare incontri informali, conoscere i miei clienti, fare un aperitivo, un giro, come se fossi una personal shopper. Mi piacerebbe pensare di avere dei clienti che si affidano a me come amica, e con la giftbox potrebbe iniziare tutto ciò. Voglio capire se è possibile far entrare questo tipo di cofanetto, di consulenza nelle liste nozze, con i wedding planners o inserirlo in quei negozi dove si va a cercare la lista nozze.
Inoltre mi piacerebbe creare un blog attraverso anche la mia pagina Facebook, dove le persone possano chiedermi consigli semplici, mandando anche una foto della casa. Io lo dico sempre anche nella trasmissione in radio che faccio ma non è ancora molto seguita. Mi piacerebbe pubblicizzare questa cosa. È ovvio che a me fa più piacere portare a casa un cliente, ma se sono piccoli consigli che possono servire anche a dare più visibilità alla mia figura tra i giovani ben venga.
In questi giorni Milano è nell’occhio del ciclone, si è da poco concluso l’appuntamento fisso con il salone del mobile, fiera del design made in Italy e non solo e si sta inaugurando l’Expo. Cosa si aspetta da questa grande occasione per l’Italia?
Io in realtà mi aspetto che la mia città, visto che ospiterà l’expo, venga molto più visitata dagli stranieri. Non che Milano non sia già importante nel mondo, perché lo è anche nel campo del design, ma noi ci aspettiamo veramente tantissime persone da tutto il mondo, ma più che per i padiglioni di Expo anche per Milano che si è rinnovata. È quello che succede anche durante il salone del mobile, Milano si veste a festa e le persone che vengono da fuori seguono anche il fuori salone, per visitare la città.
Spesso si pensa che il per “arredare una casa” l’occhio della donna sia fondamentale. Ma come troppo spesso accade nel mondo del lavoro in generale, la donna viene sottovalutata e ad essa si evita di affidare incarichi di responsabilità che di solito ricoprono gli uomini. Accade anche in questo settore?
Io vedo che effettivamente moltissimi colleghi sono uomini e che la donna viene vista meglio da un’altra donna. Se il mio cliente è una coppia e la persona dominante è lei, penso che venga da una interior designer donna perché si pensa di essere capite meglio. In realtà il buon gusto c’è l’ha un uomo quanto una donna e la praticità non è necessariamente donna, anche se devo dire che noi donne abbiamo un occhio di riguardo su una cosa: capiamo immediatamente quanto spazio ci serve per riporre le cose. Questa è una cosa che noto sempre a differenza dei colleghi uomini. Noi prevediamo sempre molti più ripostigli, più armadi, più spazi. Mentre l’uomo tende a fare una stanza più bella ma meno funzionale. Ci sono cucine bellissime ma se si compra una pentola in più non si sa dove metterla. È vero però che gli ingegneri e gli architetti sono prettamente uomini quelli più ricercati, ma siamo tante anche noi donne. Il lavoro è più duro ma ce la facciamo.