lunedì, 25 Novembre 2024

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Ricette per ragazze che vivono da sole (INTERVISTA)

Credit photo: imilleeunlibro.blogspot.com

Noemi Cuffia e Ilaria Urbinati. Una scrittrice, l’altra illustratrice. Uniche e diverse, ma legate da una forte amicizia e dalla passione per il mondo editoriale che le ha portate a realizzare diversi progetti insieme: l’ultimo è “Ricette per ragazze che vivono da sole”, un e-book della casa editrice Zandegù.

In “Ricette per ragazze che vivono da sole” si racconta la storia di due amiche, Camilla e Rebecca che – come le due autrici che gli hanno dato vita – sono molto diverse, ma unite dal fatto di vivere da sole. Così, attraverso la penna di Noemi prendono vita le avventure di Rebecca, amica di Camilla, rappresentata dai disegni di Ilaria, che cercano di dare consigli e prendere ogni situazione con un pizzico di ironia.

Noi di Blog di Lifestyle abbiamo letto l’e-book in anteprima – sarà in vendita, infatti, a partire dal 3 marzo – ed intervistato le due autrici.

Noemi Cuffia, scrittrice

Ciao Noemi, ti presenti ai lettori di Blog di Lifestyle?

Vorrei potermi definire una scrittrice, ma per ragioni di riserbo e di rispetto per questo mestiere sono un’esordiente. Mi piace scrivere da quando ero piccolina, ho studiato lettere a Torino e ho fatto tremila lavori: stage, servizi civili, contratti a progetto. Ad un certo punto ho beccato una borsa di studio – con mia immensa fortuna – allo IED di Torino, dove ho studiato “Progettazione editoriale” per due anni di Master. Ora lavoro in editoria, sono una freelance. E poi scrivo da sempre, ho pubblicato racconti su riviste – sia cartacee che online – e circa due annetti fa ho pubblicato il mio primo romanzo che si chiama “Il metodo della bomba atomica”.

Dopo il tuo primo romanzo torni con “Ricette per ragazze che vivono da sole”. Come è nata l’idea di questo libro?

Con Ilaria c’è un’amicizia che va avanti da un bel po’ di anni e in questo ci hanno unito i blog: infatti lei è un pochino più giovane di me e leggeva il mio blog. Ma ancora prima Ilaria aveva illustrato la copertina di una raccolta di poesia dove io ero tra i poeti.
Ci siamo poi viste, conosciute e siamo diventate amiche. Abbiamo iniziato a fare progetti su progetti e anche libri insieme.
In tutto questo l’amicizia è cresciuta e abbiamo iniziato a confrontarci su tutto. Quando siamo andate e vivere da sole ci confrontavamo più spesso, soprattutto sul fatto che avevamo difficoltà a cavarcela – sul lavoro, con gli altri, nelle amicizie. La nostra amicizia, all’inizio, era proprio un mutuo aiuto. A quel punto ho detto “Senti, ma perché non trasformiamo tutte queste chiacchere in qualcosa, perché non facciamo un libro?”, anche perché ne avevamo già fatti prima. Per questo ci sono cose molto vere nel libro, ovviamente un pò romanzate.

Nel tuo ultimo e-book racconti di Rebecca e delle sue avventure: vive da sola e deve imparare a “sopravvivere” ad ogni situazione. Secondo te quanto è importante per una donna diventare indipendente ed imparare a contare solo su stessa? Vivere da sole è una buona occasione per crescere?

Per me è stato fondamentale. Quando non vivevo da sola comunque sentivo che mi mancava qualcosa, paradossalmente. E ora che mi è successo davvero questo mi ha cambiato proprio la vita: per una donna è quasi un dovere poter contare solo su se stessa, anche se è difficile perché più sei indipendente dagli altri più la vita ti mette a dura prova e ti mette alle strette. Poi questo non vuol dire non chiedere aiuto se ce n’è bisogno, anche perché siamo una società.

A volte leggendo si tende a identificare la protagonista con l’autrice reale, ma quanto c’è di te nel personaggio di Rebecca?

C’è tantissimo, però non sono io completamente. A volte la vita è un più dura ancora e altre volte è più bella, a seconda delle circostanze, e io sono o un po’ meglio e un po’ peggio del personaggio che ho descritto.
E poi non sono io perche l’idea era quella di scrivere un racconto che potesse essere anche un pò universale. “Ricette per ragazze che vivono da sole” non è un romanzo – anche se il personaggio è un personaggio romanzesco – e non è nemmeno una confessione ne un’autobiografia. Apposta per questo ho voluto dargli dei nomi – in modo che tutti potessero riconoscersi – e volutamente non ci sono nomi di uomini e di genitori, ma solo loro due, che sono due amiche.

Hai anche un tuo blog, “Tazzina di caffè”, molto seguito. É stata un’esperienza fondamentale per entrare poi nel mondo editoriale?

É un blog di libri, che forse è la cosa più caratteristica per capire chi sono. Ciò che sono riuscita a realizzare in questo ambito lo devo molto anche a questo blog.

Hai qualche autore preferito o dal quale prendi ispirazione?

Il mio autore preferito è Haruki Murakami, che è proprio il mio mito e, secondo me, è un genio. Mi piace molto come vive e come scrive: vorrei assomigliargli in tutto ed essere come lui.
Invece, un’autrice che mi ha affascinata molto è Natalia Ginzburg.

Che progetti hai per il futuro?

Sto scrivendo un romanzo il cui protagonista è un comico, sempre per LiberAria – che è la casa editrice con cui ho pubblicato il primo libro – ed è un’impresa abbastanza ardua, ma vorrei riuscire a farlo: questo è il più grande obiettivo del momento. Ma, in generale, il mio obiettivo è quello di continuare a scrivere.

Ilaria Urbinati, illustratrice

Ciao Ilaria, ti presenti ai nostri lettori?

Mi chiamo Ilaria, ho 30 anni e vivo a Torino, da sola, in una bella mansarda molto diagonale. Faccio l’illustratrice da qualche anno e lavoro per lo più su fumetti e libri per bambini da quando ho 20 anni circa.

Ormai, da anni, sei un’illustratrice a tempo pieno. Ma come è nata in te questa passione?

In realtà ho fatto studi di lettere, studiando in un liceo linguistico. Mi piaceva moltissimo leggere e allo stesso tempo ero una di quelle ragazzine che disegnava sempre, pomeriggio e sera. Ho pensato che la soluzione per unire la lettura e il disegno era fare l’illustratrice.

Nel tuo ultimo lavoro con Noemi Cuffia, disegni la storia di Camilla in modo molto ironico. Anche te vivi ogni situazione, seppur negativa, con un sorriso sulle labbra?
Magari, ma in realtà non è così. Cerco di avere ironia, però nella vita mi agito tantissimo e ho un sacco di ansia. Quello che traspare dai miei disegni è più dolce e positivo della mia vita ideale, ahimè.

Alle prese con ragni, scarafaggi e vicini impiccioni. Qual è stata la circostanza che più ti è piaciuto illustrare?

Sono due. Una è quella in cui a Camilla fanno le domande sul vivere da sola – in cui la gente comincia a chiederle “poverina, ma non hai paura?” – perché è la verità. A me è successo quando sono andata a vivere da sola: avevo 23 anni – ero giovane, ma neanche tanto – e tutte queste domande me le hanno fatte davvero.
L’altra che mi è piaciuta tantissimo fare è quella di come svoltare una serata perché amo la danza, anche se sono moderatamente negata, e quindi disegnare lei che si scatenava mi ha divertita un sacco.

Che consigli dai a chi vuole seguire la tua stessa strada?

Disegnare tanto e sempre, seguire il proprio istinto, facendosi guidare dalla propria intuizione e fare quello che ti piace, che è una cosa non scontata.
Spesso uno dice di voler fare libri per i bambini e poi magari disegna solo zombie: se ti piacciono gli zombie disegna gli zombie, se ti piacciono gli animaletti disegna libri per bambini. Non ti forzare a fare una cosa che in realtà non ti piace. Io sporadicamente insegno anche, faccio dei corsi e questo è l’errore più frequente nei miei allievi: loro mi dicono “vorrei tanto disegnare per i bambini” e poi davvero disegnano solo zombie, ma non se ne rendono conto. Io dico ma se disegni gli zombie fai gli zombie, ma uno si fa molto traviare dai luoghi comuni ed è strana questa cosa.
E poi le cose un pò crescono da sole: anch’io all’inizio pensavo di fare l’animatrice, infatti ho iniziato a lavorare in animazione, facendo cartoni animati e Geronimo Stilton. Poi invece mi sono accorta che la mia strada era fare più libri e fumetti.

Qual è la storia che in assoluto ti piacerebbe di più illustrare? E la prossima che illustrerai?

La storia che mi piacerebbe illustrare di più è Cime tempestose. Una graphic novel di Cime tempestose per me sarebbe la gioia.
Per la prossima invece ci sto lavorando adesso: è una graphic novel che uscirà a Lucca nel novembre 2015. Non sarà in e-book, ma sarà stampato da un editore di graphic novel ed è ambientata durante la seconda guerra mondiale.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Un progetto sicuramente è questo libro che uscirà a novembre, questa graphic novel che mi impegnerà parecchio. Nel breve periodo è questo, poi nel futuro non lo so. Sicuramente mi piacerebbe continuare a fare fumetti e libri per ragazzi e, magari, illustrare un classico. E il sogno di una vita è lavorare all’estero con qualche editore francese, con qualcuno fuori dall’Italia perché mi è capitato poco ed è una cosa che mi piacerebbe fare.

Credit photo: imilleeunlibro.blogspot.com
Credit photo: imilleeunlibro.blogspot.com

Roberto De Rosa, il fashion blogger italiano più amato in Asia (INTERVISTA)

L’italiano nel mondo ha sempre una marcia in più rispetto a tutti gli altri: ne sa qualcosa Roberto De Rosa, il fashion blogger italiano più amato in Oriente.
La sua carriera è iniziata anni fa, come fotografo e cool hunter; oggi Roberto è ospite d’onore a sfilate in tutto il mondo e il suo blog, www.robertoderosa.com, un business in continua crescita.
Da sempre nel mondo della moda, vive oggi una carriera brillante e in ascesa fatta di contratti con brand internazionali e ospitate ai parti più cool del momento.
Sempre in giro tra un continente e l’altro, lo abbiamo beccato durante la NY Fashion Week per qualche domanda.

Tutti ammirano il tuo stile di vita glamour e dinamico, parlaci un po’ dei tuoi viaggi.

Adesso mi trovo a New York, fuori ci sono -15 gradi e c’è un metro di neve: uno scenario da sogno.
Le sfilate sono state meravigliose, ma purtroppo non ho molto tempo da dedicare a me stesso: sono sempre in giro tra appuntamenti e impegni prestabiliti.
Tra qualche giorno dovrò fare ritorno a Milano, ma poi mi aspettano Parigi, Lisbona e la Cina.
Spero di potermi ritagliare un po’ di tempo per visitare il Sud America: come tappa in effetti mi manca e conto di andarci entro l’anno.

Sei un vagabondo ‘di lusso’, quali sono i tuoi posti del cuore?

Napoli è città del mio cuore: un amore insostituibile e una vera e propria ossessione. Sono partito da li e ne vado fiero: il suo patrimonio è infatti la mia continua ispirazione. Mi dispiace non poterla vivere come prima, ma appena ho qualche giorno libero non perdo occasione per correre li a ‘ricaricarmi’.
Hong Kong mi vuole molto bene e io gliene voglio a mia volta: è il mio tramite con l’ Asia. Milano è adesso la mia casa, ci vivo molto bene e conto di rimanerci nel prossimo futuro.

Nel tuo campo chi è che ti ispira?

Nel mondo del web ci sono tanti professionisti, così come tanti incompetenti.
Apprezzo il lavoro di molti colleghi e colleghe, in particolare di Chiara Ferragni, Kristina Bazan, Song of Style e Facehunter.

Ormai il web è la tua casa, hai mai pensato di esplorare nuovi mondi? Come la tv ad esempio.

Ci ho riflettuto spesso e credo che la tv potrebbe interessarmi; ci sono molti canali che mi piacciono. Mi ci vedrei bene in qualche programma sul lifestyle o sui viaggi. Insomma, il mio pane quotidiano.

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Ho collaborato da poco con Furla per un progetto di importanza mondiale nel settore maschile. Mi vedrete a breve con Sergio Rossi, Ysl e Givenchy, tutti marchi che adoro follemente è che faranno parte del mio prossimo futuro.

Giada Baldari: “Vi racconto il mondo di Sugar Queen” (INTERVISTA)

Belle da vedere e buonissime da gustare: le torte di Giada Baldari, non sono semplici dolci, ma un mix di bontà, innovazione e fashion. Si è conquistata così a pieno titolo il soprannome di Sugar Queen, la regina delle torte, facendosi conoscere anche grazie alla partecipazione al programma di Rai Due “Il grande pasticcere” dove ha sfoggiato le sue abilità in fatto di cake design.
Una storia intensa quella di Giada, una storia dei tempi moderni, dove la passione si è fatta largo tra mille difficoltà, con una sola grande convinzione: la voglia di riuscire a realizzare un sogno.

Su Blog di Lifestyle conosciamo meglio Giada, ma siete avvisati: alla fine dell’intervista vi verrà voglia di assaggiare le sue gustose creazioni.

Giada Baldari, meglio conosciuta come la regina delle torte. Ti presenti ai nostri lettori? Chi è Giada nella vita di tutti i giorni?

Direi un vulcano in esplosione. Una mamma, una moglie, una imprenditrice, una pasticcera, una decoratrice, una addetta all’ordine e alla pulizia sia del negozio che di casa, un fattorino delle spese sia di casa che del negozio, una addetta al marketing e ai social, una creativa, la referente di tutti i clienti di SugarQueen e dei fornitori. Nè più nè meno che quello che deve essere una donna che non vuole rinunciare a niente oggi, multisfaccettata e questo mi piace molto perché sono una che si annoia facilmente, anche se la sera la sciatica ne risente!
E poi diciamocela tutta: sono una bambina che non è voluta crescere del tutto e che non ha voluto rinunciare al lato fiabesco e solare della vita, anzi cerco di vedere e concretizzare solo unicorni e arcobaleni intorno a me, e forse questa cosa funziona. Al bando la cattiveria, la negatività e la pigrizia! Luce e amore verso se stessi, tutto ciò che ci circonda e il mondo.

Credits photo Giada Baldari
Credits photo Giada Baldari

Un passato da avvocato alle spalle, poi nel giugno 2012 ti sei avvicinata al mondo delle torte prima e del cake design poi. Ci racconti com’è nata questa passione?

Mi sono semplicemente trovata a dover realizzare la torta del secondo compleanno della mia prima figlia, Mirea. Da lì è nato tutto, come se fosse una strada già tracciata, un destino già scritto, un percorso fatto di sacrifici immensi e difficili imprese, ma che non mi pesava affrontare. Il lavoro del cake designer e della pasticcera in generale è molto complesso è duro anche fisicamente: si tratta di lavorare soprattutto quando gli altri festeggiano. Io l’ho fatto sin da subito il giorno di Natale, l’ultimo di mio padre, di santo Stefano, di capodanno ecc….e per due anni con due bambini piccolissimi si può dire che non ho quasi dormito, ma ero e sono felice e appagata nelle mie smanie di mettermi continuamente alla prova.

“Sei una mamma che ha sfidato la crisi”, così ti ha definita la giornalista Cristina Zagaria nel libro Sugar Queen. Che messaggio ti senti di dare alle tante mamme che ogni giorno si scontrano con le difficoltà del mondo del lavoro?

Dico di assecondare e prendere al volo le occasioni e le opportunità che ci offre la vita che significa prima di tutto riuscire a vederle e quindi essere sempre ottimisti positivi e sorridere alla vita e a tutti. Secondo poi impegnarsi fino allo stremo delle forze, la vita non regala nulla anzi, siamo noi che dobbiamo trovare e vedere le opportunità nelle situazioni. E poi non lasciarsi mai andare stare sempre in tredici o sul chi va là come direbbe mia nonna, non fare riposare mai il cervello.
Non si può stare fermi ad aspettare che qualcosa accada o che ci piova dal cielo, le cose bisogna andarsele a prendere, costruirle, immaginarle, e soprattutto cambiarle….

Un laboratorio quello nella Riviera di Chiaia di Napoli che dopo pochi mesi si è trasformato in un gustoso punto di ritrovo e di sperimentazione. Le tue torte attraggono golosi e curiosi, cosa ha di diverso un cake designer da un pasticciere?

Direi piuttosto cosa hanno in comune?!No scherzo! In realtà io da sempre mi sono vista più pasticciera che cake designer, sempre per il mio modo di approcciarmi a 360 gradi a qualsiasi aspetto della vita, per il mio essere perfezionista, per l’attenzione che ho sempre dato sin da subito all’aspetto del gusto, all’inside della torta, e alla qualità delle materie prime.
Per me prima di tutto è un prodotto commestibile la torta, ma seguo una concezione diversa e innovativa di pasticceria, una pasticceria moderna e fashion e fusion con estrema attenzione al design e alle innovazioni e alle tendenze internazionali, una pasticceria dinamica e ritagliata su misura in base alle svariate esigenze dei clienti.

Tante le torte con cui hai omaggiato personaggi famosi, tra le ultime quella per la fashion blogger Chiara Nasti. Ce n’è una che ti è rimasta nel cuore?

Devo dire che aldilà degli omaggi, molte fashion blogger sono mie clienti e questo mi riempie di orgoglio. Chi meglio di loro può conoscere le ultime tendenze e apprezzare i dettagli che fanno la differenza? Ed il fatto che scelgano Sugar Queen mi fa capire di essere sulla strada giusta. La torta a cui sono più affezionata è proprio quella studiata ideata e realizzata per i 16 anni di Chiara Nasti, credo che sia stata assolutamente innovativa e la prima, la capistipite di un trend.

Giada Baldari: “Vi racconto il mondo di Sugar Queen” (INTERVISTA)
Di recente ti abbiamo vista in tv nella trasmissione Il grande pasticcere, com’è stata come esperienza? Se ti dovessero proporre altre collaborazioni per il piccolo schermo accetteresti?

Sì, come ho scritto su Facebook per me è stata una grande opportunità, un’occasione di vita, più che di successo e notorietà, per capire tante cose e fare un percorso dentro di me che mi ha portata a realizzare di avere sete di nuove conoscenze e di essere arrivata al punto limite di quello che potevo realizzare da autodidatta.
Oltre quel punto senza guida, confronto e formazione da parte di grandi maestri non potevo più arrivare, ma sarebbe stato davvero chiedere troppo a me stessa.
Assolutamente sì parteciperei ancora a trasmissioni televisive, al di là della ricchezza interiore che ti lascia come esperienza di vita è molto divertente.

Sei anche insegnante e i tuoi corsi sono molto seguiti, cosa consiglii a chi si vuole avvicinare al mondo del cake design? Quali caratteristiche bisogna avere?

Questa forse è la domanda più difficile.Occorrono una molteplicità di caratteristiche…però io sono per dare un’opportunità a tutti, quindi chiunque ha voglia deve provarci!!

E infine, ci lasci con un consiglio per i nostri lettori che vogliono cimentarsi in questo campo: qual è un dolce da sperimentare a casa propria?

Un pan di Spagna facile facile, che è quello che ho fatto al programma in televisione e ha ricevuto i complimenti del maestro Rinaldini (ed è l’unica ricetta che conosco a memoria) : 200g di zucchero 200g di farina 6 uova bacca di vaniglia.

Montare uova e zucchero in planetaria per 10 min aggiungere la farina setacciata a pioggia, miscelare con Marisa, versare in teglia 26 cm e infornare a 180 gradi per 35 minuti!

Chiara Besana: l’amore è una storia da raccontare (INTERVISTA)

Giornalista e wedding blogger, Chiara Besana ha da poco pubblicato il suo primo libro ‘La casa dei matrimoni’. Dolce, fresca ed eterna romantica è una delle voci più autorevoli in fatto di matrimoni: la sua ambizione l’ha portata alla nomina di prima wedding blogger d’Italia.

Blog di Lifestyle ha avuto l’occasione di intervistarla. Ecco cos’abbiamo scoperto di lei.

Chiara Besana, 30 anni, giornalista, blogger, moglie e mamma. Ci racconti chi è Chiara in tre aggettivi?

Passionale, innamorata e determinata. La passione per il mio lavoro è uno dei due motori della mia vita, oltre all’amore per la mia famiglia che ha un ruolo centrale nelle mie scelte e nei miei successi. La determinazione, insieme alla creatività, invece sono quello che mi stimola a pensare a progetti sempre nuovi. Ops, ma così sono quattro aggettivi alla fine.

‘La casa dei Matrimoni’: com’è nata l’idea di questo libro?

L’idea in realtà è nata da mio marito. Davvero. Il mio editore mi aveva chiesto delle proposte per un libro e durante un viaggio verso Roma a lui è venuta l’intuizione: “Perchè non scrivere un romanzo sulla nostra storia personale, sulla nostra famiglia. Al giorno d’oggi siamo delle mosche bianche con tutti matrimoni solidi e riusciti.”

Da lì ho iniziato a pensarci e ha preso forma La casa dei matrimoni, uno spaccato della società italiana e di come questa ha interpretato e vissuto il matrimonio negli ultimi sessant’anni di storia dal Dopo Guerra fino ad oggi. Prima c’è stato un lungo lavoro di documentazione, raccogliendo le testimonianze dei protagonisti delle storie. Mentre rielaboravo il materiale mi sono accorta di entrare sempre più nel cuore del vissuto di genitori e nonni, vedendoli ora sotto una luce diversa.

É stato molto emozionante immergermi nelle loro storie, rivivendo gioie, paure, conquiste, delusioni e tutto quello che la vita riserva ad ognuno di noi. Chiudevo gli occhi e cercavo di immaginarmi i sapori e gli odori delle case di ringhiera degli anni ’50, della Milano degli anni di Piombo o del boom del wedding in Italia nel 2000. Il romanzo non racconta solo matrimoni, ma noi italiani, il nostro modo di essere cambiati in tutti questi anni nel pensare alla famiglia e non solo. C’è la vita di tutti e ci sono storie commoventi che si intrecciano inaspettate nel cammino di una coppia, come quella di mia mamma che scopre di avere una malattia all’età di 18 anni.

Come nasce la passione per il wedding?

Per caso. Mi stavo per sposare e il direttore di Tgcom24 Paolo Liguori ebbe l’idea: affidarmi un blog in cui raccontare il mondo del wedding, mettendo a frutto l’esperienza personale che stavo vivendo per i preparativi delle mie nozze. Nacque così Oggi Sposi: il primo blog tenuto da una giornalista che parlasse del settore a 360 gradi con esperti e professionisti; divenne in breve tempo un vero e proprio punto di riferimento. Un successo che mi ha poi portato tanti progetti correlati: dall’omonima rivista free press, al programma tv sino ai corsi e al libro.
Il segreto di questo successo è stato sicuramente arrivare prima di altri, diventando una voce autorevole, in un momento in cui c’era poco a livello di stampa online legata al settore.

Partendo dall’esperienza di Oggi Sposi, il tuo blog: quali sono le domande più comuni che ti fanno?

Ricevo ogni giorno email soprattutto da chi lavora nel settore o desidera affacciarsi alle professioni nel campo del wedding. Per molti anni il matrimonio è stato sulla bocca di tutti e per certi versi è sembrato una sorta di gallina dalle uova d’ora, così tanti giovani e non solo hanno deciso di buttarsi in questo mondo. Non è facile e io cerco sempre di dire le cose come stanno a coloro che mi scrivono o ai ragazzi che incontro nei corsi che tengo ogni mese per Komax.
Avere il privilegio di poter lavorare in questo settore è bellissimo, ma bisogna rendersi conto che nel realizzare sogni e aspettative attese una vita dalle coppie di sposi, ci vuole tanta esperienza, professionalità e pazienza. Solo con la giusta preparazione, la curiosità e la cura per questo lavoro si possono avere buoni risultati.

Ricevo ogni giorno anche tante email di persone che vorrebbero lavorare con me e che mi lusingano sempre molto.
Per il resto gli sposi mi chiedono consigli su come realizzare il matrimonio dei sogni, su come fare a risparmiare e su chi posso consigliargli.

Progetti per il futuro?

Tantissimi. Nei prossimi mesi sarò in giro ancora per la promozione del libro e sto già lavorando al secondo. E poi una piccola anticipazione: a marzo uscirà una mia capsule collection legata al mondo del wedding. Sono molto orgogliosa di questo progetto: ho potuto esprimere la mia visione del settore, attraverso la mente creativa di un talento noto in Italia per la sua eleganza e classe. Per il resto tante idee nel cassetto.

Infine, mi permetto di aggiungere che Chiara è la classica ragazza della porta accanto: Chiara è una donna che in Sofia, la sua bellissima bambina di tre anni, rivede se stessa qualche anno fa. A Chiara piacciono i dolci, specialmente se di cioccolato, perchè ‘danno la carica’.

Grazie Chiara per questa intervista.
Grazie per questo e per molto altro.