venerdì, 17 Maggio 2024

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Coinquilini: come trovarli e da chi stare alla larga (INTERVISTA)

Coinquilini: c’è chi li cerca per affrontare una nuova vita, quella universitaria, tra lezioni, bi-locali e abbonamenti per la metropolitana. C’è chi vuole liberarsene: troppo frastuono la notte, piatti sempre sporchi e orari delle pulizie non rispettati mai. Senza parlare delle bollette pagate l’ultimo giorno e della dispensa sempre vuota.
C’è chi ne ha bisogno, per dividere le spese così pazze e ammortizzare il caroprezzo della vita al nord.

Come trovarli e da chi stare alla larga? Abbiamo fatto due chiacchiere con Giuseppe, l’amministratore della pagina “Il Coinquilino di Merda”. Ecco cosa ci ha risposto.

Ciao Giuseppe, come è nata l’idea della pagina? Hai avuto delle esperienze negative con dei coinquilini?

Ciao Fabiola, l’idea è nata quando una mia coinquilina si asciugava i capelli con il phon in corridoio, verso l’una di notte. A quel punto ho detto: o la uccido o faccio qualcosa per sfogarmi. Così è nata la pagina. Poi ho scoperto che non ero l’unico ad avere questo tipo di frustrazione.

Quali devono essere le “qualità perfette per un perfetto coinquilino”?

Per il “perfetto coinquilino” hai sbagliato interlocutore! Io penso che il coinquilino perfetto non esista, anzi credo che esistano solo coinquilini di merda. Ognuno lo è modo suo e nessuno si salva.

Quali sono i litigi più comuni tra coinquilini?

Tempo fa abbiamo lanciato un sondaggio dalla pagina proprio sulle cose e azioni più gravi del coinquilino di merda, ed è emerso senza dubbio
che la cosa meno sopportata è la scarsa igiene. Viste le testimonianze, comunque, aggiungo le liti sul cibo e sulla carta igienica.

Da chi stare alla larga?
Dipende! Personalmente io non sopporto i coinquilini che fanno gli amiconi e poi ti fregano i soldi delle bollette. Preferisco i cinghiali che però si fanno voler bene.

Le tre “regole” perfette per la convivenza perfetta

Le tre regole:
vai a vivere da solo
vai a vivere da solo
vai a vivere da solo

altrimenti scappa.

A bordo dell’Apecar la pizza diventa on the road (INTERVISTA)

Credist pagina FB Johnnyrossoapepomodoro

Il forno a legna c’è, gli ingredienti sono quelli di altissima qualità e non manca neanche il basilico. Non siamo in una classica pizzeria, ma a bordo di un’Apecar. È così che Giovanni Kahn della Corte, imprenditore napoletano, ha ideato la prima pizzeria itinerante Johnnypizzaportafoglio che conduce la tradizione partenopea in giro per l’Italia.

E se tradizione deve essere da Johnnypizzaportafoglio la pizza non poteva che essere servita come si fa ancora nel centro storico napoletano a portafoglio, appunto, piegandola cioè in quattro e servendola nel particolarissimo foglio di carta paglia.
La pizza è così on the road e sono già tanti i marchi che hanno richiesto di personalizzare la propria pizzeria Apecar. L’obiettivo è infatti quello di creare una vera e propria rete di forni a legna sul tre ruote in stile franchising e totalmente personalizzabili.

Dopo un periodo a Londra, Giovanni è tornato nella sua Napoli coniugando alla perfezione lo street food di tradizione anglossassone con l’eccellenza partenopea. E a bordo del mitico Apecar intende, tappa dopo tappa, portare lontano la sua Napoli.
Blog di Lifestyle ha incontrato Giovanni Kahn della Corte per scoprire qualcosa in più sul suo progetto di street food.

Giovanni ti presenti ai nostri lettori?

Vanto un’esperienza ventennale nel settore della ristorazione, nasco con il gruppo Rosso Pomodoro e ho avuto tante esperienze in tutta Italia e all’estero, soprattutto a Londra. Oggi posso dirlo: tocco l’apice del successo grazie all’Apecar che rappresenta la vera innovazione tra le mie creazioni.

Com’è nata l’idea di “Johnnypizzaportafoglio”?

L’idea è nata quasi per gioco, dopo una breve esperienza a Londra dove c’era un modo diverso di interpretare lo street food, più rispettoso anche del contesto circostante. Qui in Italia abbiamo sempre assistito a forme “abusive” di street food, raramente curate nei minimi dettagli.
Il senso è di far evolvere quest’approccio considerando che le nostre materie prime sono eccellenti e valorizzano l’attività che fino ad oggi era stata sottovalutata, ovvero quella del cibo da strada nostrano.

Cosa ha l’apecar della classica pizzeria?

Per il momento è una pizzeria itinerante con una canna fumaria smontabile, forno a legna, tavoli da lavoro a scomparsa, quindi non è un luogo di produzione del prodotto dato che l’impasto deve provenire da una pizzeria, ma è un luogo di farcitura e cottura.
Ovviamente è necessaria una perfetta sinergia tra il pizzaiolo e il fornaio: con una pizzeria di riferimento riescono a far arrivare l’impasto con un furgone refrigerato, ecco che da lì l’apecar potrà sfornare un prodotto eccellente.

Stiamo assistendo a una rivalutazione della cultura del cibo da strada, qual è secondo te l’elemento vincente?

In questo caso parliamo di un’eccellenza: impasto a doppia lievitazione, forno a legna, servizio veloce e ovviamente costi ridotti. Ma prima di tutto c’è la genuinità delle materie prime.
L’orientamento è stato quello del rapporto qualità/prezzo dato che la disponibilità media è cambiata, ed è qui il segreto del successo. Oggi tutti i ristoranti hanno costi di gestione elevati, con lo street food si agisce su quest’aspetto.
La filosofia ora è quella vincente, tutto ciò che è itinerante può essere associato ad attività commerciali.

Dopo l’estate “Johnnypizzaportafoglio” sbarcherà nella city londinese, come sarà stutturato il progetto?

Il nostro obiettivo è legare all’apecar itinerante anche uno store, già abbiamo trattative e penso che per ottobre riusciremo ad arrivare a Londra. Sappiamo che la pizza è apprezzatissima: con un prezzo ridotto e le materie prime eccellenti sarà difficile sbagliare.

Qual è stato il primo apecar e che tipo di riscontro stai avendo?

L’apecar “Johnnyrossoapepomodoro” è stato il primo che ho dedicato appunto a Rosso Pomodoro per una questione affettiva. Attualmente abbiamo venduto 27 Apecar in tutta Europa.
Ovviamente tutta l’evoluzione dell’Apecar sta nel fatto che abbiamo in mente di sviluppare una rete di negozi con l’apecar all’interno. Nel cuore di Roma aprirà il “Take Uè”, giocando sul mix di napoletano e inglese.

Dove ti porterà la tua pizzeria itinerante?

È difficile stabilire le destinazioni, quando si parla di street food si può evolvere in qualsiasi parte del mondo, è una cellula impazzita. Il progetto è in fase di start up, ma le richieste sono già tante.

Eleonora Sabet: “Benvenuti nel mio mondo” (INTERVISTA)

Eleonora Sabet è una ragazza stupenda, dai tutti particolari e con un mondo dentro pieno di storie da raccontare. Ha deciso di parlare di sé a tutti i lettori di Blog di Lifestyle.

Chi sei? Descriviti in poche parole:
Sono Eleonora, una ragazza normalissima. O meglio normale nel non normale. Sono un po’ fuori di testa, ma in senso positivo. Mi piace sperimentare cose nuove, conoscere persone nuove ed esplorare il mondo. Amo viaggiare. Ma quello che io posto sui miei profili social purtroppo non sempre racconta tutto di me: essendo una piattaforma pubblica non posso mettere tutto, non posso mettermi in mostra. Perché quando metti troppe cose in mostra di te la gente se ne approfitta, può metterti in cattiva luce. Per questo sono sempre stata sincera in tutto quello che condivido, ma conservo qualcosa per me.

Eleonora Sabet: "Benvenuti nel mio mondo" (INTERVISTA)

C’è qualcosa che non hai mai detto e che, invece, vorresti urlare al mondo intero?
Non sono solo omosessualità, video virali e fotografia. Sono molto altro, ma preferisco conservarlo per me.
Una cosa che vorrei dire a tutto il mondo è che io non sono, appunto, solo quello che gli altri vedono di me. Ma preferisco rimanere molto spesso in silenzio per non raccontare tutto. Sono molto timida, anche se non sembra.

Ti infastidiscono le etichette?
Sì, odio queste cose: odio etichettarmi in questo modo. Purtroppo, però, devo etichettarmi, solo perché viviamo in una società che ha bisogno di queste etichette.

3 aggettivi per definirti:
Timida, fuori dal normale, premurosa nei confronti degli altri. Tendo sempre a pensare prima agli altri e poi a me.

Qual è stata la difficoltà più importante che hai incontrato quando hai dovuto raccontare agli altri la tua omosessualità?
L’ostacolo più difficile, prima di dirlo apertamente, è stata la paura di perdere persone ed affetti. Sarebbe stato molto più semplice, ma io ho iniziato ad essere seguita da tante persone quando ancora non si sapeva. Ed è stato abbastanza traumatico perché ero iscritta su social in cui le domande erano sempre le stesse: “Sei lesbica?”.
Ecco perché ho passato un periodo in cui non l’ho detto a nessuno, fino a quando non sono arrivata al momento in cui ho deciso di raccontarlo al mondo intero. La mia paura più grande era perdere le persone che mi vivevano e mi conoscevano per “quella che ero”. Avevo paura di quello che avrebbero risposto o pensato di me. Ma alla fine ho pensato: “Perché non dirlo? Io sono questo, quindi mi dovranno accettare per quella che sono”.

Eleonora Sabet: "Benvenuti nel mio mondo" (INTERVISTA)

Come è nata e come vivi la popolarità adesso?
Non ricordo neanche come è nato tutto ciò. Sono sempre stata una persona con delle forti difficoltà nel relazionarmi con le persone. Sono stata vittima di bullismo, ho vissuto un po’ nascosta e paurosa. Ma da quando ho cominciato a postare foto, che poi in realtà sono foto semplicissime, con un minimo di effetto o qualche posa più carina, ho cominciato ad avere tantissime richieste di amicizia su Facebook. Non me l’aspettavo per niente. Ho messo i seguaci, l’unica opzione del social per avere ancora “amici” su FB dopo aver raggiunto il numero massimo, ma adesso abbiamo raggiunto numeri grandissimi. Non pensavo, davvero, saremmo arrivati a tanto.

Hai rinunciato a qualcosa o qualcuno da quando sei diventata popolare?
La mia vita sentimentale è diventata un po’ più complessa di prima. A volte devono stare attenta alle persone con cui mi relaziono. A volte ho paura che le amicizie o gli eventuali amori possano essere falsi. Anche se penso sempre positivo e in bene, e quindi non arrivo mai, a primo impatto, a pensare una cosa simile. Ma mi è capitato, ed è per questo che ci vado con i piedi per terra.

Sei molto legata ad un’altra ragazza molto famosa sul web, Eleonora (Cixi) Bosio, che ha partecipato ad XFactor, e hai anche un bel rapporto con iPantellas. Cosa ci puoi raccontare di più?
Lei l’ho conosciuta su Facebook, è un’amicizia che è nata sul social e adesso sta crescendo ogni giorno di più.
Con iPantellas (e tantissimi altri youtube o ragazzi del web) è nata una collaborazione importante. Ecco il video, di cui sono fortemente orgogliosa:

Sui social, quanto possono essere belli e veri i rapporti?
Possono nascere forti amicizie, ma dipende da chi hai davanti. C’è uno schermo che ci divide, e a volte è facile offendere o criticare qualcuno. Ma tutto il resto è bellissimo, così tanto che supera oltremodo il male.

Quanto peso dai alle critiche e all’odio della gente?
Ho sperimentato un meccanismo di difesa: uno, l’odio non fa parte di me. Ma moltissimi sono quelli che lo vivono come sentimento dominante. Se mi odi così tanto non dovresti neanche dedicarmi due minuti del tuo tempo. E poi, se c’è qualcuno che mi odia davvero, per la reciprocità degli opposti, dall’altra parte c’è qualcun altro che mi ama alla follia.

Eleonora Sabet: "Benvenuti nel mio mondo" (INTERVISTA)

Make-up e moda: chi è Eleonora?
Mi vesto come mi va, vado molto a senso e sensazione. Non sono una persona che va in giro con l’idea o la preoccupazione per cui la gente possa commentare o criticare in base a quello che indossi. Quindi mi vesto come mi piace. Per quanto riguarda il make-up non metto nulla di che, sono molto semplice e non metto niente.

Progetti futuri?
Tanti, tantissimi. Ma #staytuned perché ne vedrete delle belle.

Marco e Chicco: un duo tutto da ridere (INTERVISTA)

Marco e Chicco sono due comici cabarettisti pugliesi, divenuti famosi per la loro partecipazione a Zelig off, Zelig e Made in sud. Due ragazzi genuini, intelligenti e molto disponibili. Hanno fatto della comicità lo strumento per lanciare messaggi di spessore. In un periodo di crisi di valori, quale quello che stiamo vivendo, questo duo brillante e versatile affronta qualsiasi tematica con la spontaneità e la comicità propria di chi fa di una passione il proprio mestiere.

Hanno toccato argomenti di grande attualità, spaziando dagli orientamenti sessuali, alla politica, passando per immagini di scene quotidiane più leggere ma ugualmente divertenti.

Noi di Blog di Lifestyle abbiamo avuto il piacere di intervistarli e abbiamo scoperto che strappare un sorriso è la cosa più gratificante, nonché la più difficile, che un essere umano possa fare.

Sulla vostra pagina Facebook vi definite un duo esilarante e poliedrico, nato per caso nel 2002. Come è successo?

Ci teniamo prima a precisare che la descrizione l’hanno fatta gli autori di Zelig perché quando c’è una stagione televisiva si viene descritti dalla trasmissione che ospita. A noi è piaciuta e ce la siamo tenuta. Erano finiti gli aggettivi e abbiamo preso “poliedrico ed esilarante”.

Nato per caso nel 2002 perché in quell’anno ci siamo conosciuti in un villaggio. Lavoravamo nella stessa agenzia, in due villaggi differenti ma entrambi della stessa città e nel 2004 abbiamo iniziato a collaborare. Anche perché siamo di due generazioni differenti. Abbiamo 5 anni di differenza.
Marco&Chicco: quando la passione sale sul palco di Zelig (INTERVISTA)

Più di 13 anni insieme. Un rapporto ben consolidato. Siete amici prima che colleghi. Come conciliate le due cose?

Bene, è più forte come rapporto. Non sappiamo se c’è una demarcazione, una separazione fra le due o meno. Perché litighi sul lavoro anche da amico. Anche se il lavoro deve essere sempre distinto dall’amicizia in questo tipo di settore è impossibile. C’è troppo di te dentro.
Comunque litighiamo come una coppia di fidanzati. Tutti e due siamo permalosi. E dobbiamo necessariamente scendere entrambi ad un compromesso perché altrimenti non finiamo mai una lite. Ognuno ha il suo carattere. Una coppia di fatto a tutti gli effetti. Sposati a tutti gli effetti.

Originari di una piccola città pugliese, approdati al palco di Zelig portando in alto il nome della Puglia. Massimo supporto della vostra città, Trani, ma al di fuori vi siete sentiti in qualche occasione penalizzati dalle vostre origini?

La patria del cabaret è Milano, se vivi a Milano hai più chance. L’unico, uno dei pochi che è riuscito comunque ad affermarsi rimanendo qua è Checco Zalone. Ma anche altri grandi metropoli ti danno la possibilità di esprimerti, Roma, Torino, Napoli, tutte tranne qui in Puglia perché Bari non ha una cultura del cabaret.
E noi stiamo cercando da 3 anni di portarla avanti creando un gruppo di comici pugliesi.
Dopo Ciardo, Toti e Tata, il nulla. Pino Campagna per esempio, pur essendo del sud vive a Milano.

Il nostro mestiere è bastardo, siamo tutte prime donne perché altrimenti non si sale su un palco. Non c’è cattiveria ma c’è sicuramente una sana competizione. Non ci siamo mai sentiti sottovalutati ma tutti fanno delle scelte, se porti un prodotto può piacere o meno, dipende dalle esigenze attuali che quel momento preciso la televisione richiede. Ci vuole tanta bravura, ma anche una buona dose di fortuna.
Zelig la prima volta è andata bene, siamo arrivati subito a fare la prima serata. Made in sud abbiamo fatto 3 stagioni ma sono due ambienti completamente differenti.

Siete socialmente attivi, su Facebook e su YouTube, dove state riscuotendo un grande successo. Un consiglio per chi vuole intraprendere la vostra stessa strada?

Si, infatti proprio oggi è nata una nostra rubrica personale, si chiama “Dialogando su”. Ci siamo resi conto, lavorando in radio, che si esprimono concetti che rimangono alla trasmissione stessa, abbiamo così deciso di puntualizzare due o tre punti alla settimana in un video. E oggi il primo mini video di 50 secondi su Salvini. Si, lo sappiamo è un bersaglio facile.

Il consiglio per chi vuole approcciarsi a questo mestriere è: “non fatelo”.
Si scherza, certo, fatelo ma con tanto sacrificio e voglia di mettersi in gioco scherzando, con molta umiltà. Cosa importantissima, non bisogna essere permalosi, perché in questo mestiere vieni offeso, deriso, criticato anche per nulla. Bisogna avere un carattere forte, perché altrimenti rinunci alla tua passione. Ecco, passione, proprio questa ci vuole prima di tutto.
E lo studio, bisogna studiare e fare esperienza sul palco. Oggi sono molti quelli che si sentono comici con i video su Facebook, poi però sul palco si vede la differenza.

Sempre con la battuta pronta sul palco, ma come sono Marco e Chicco nella vita reale?

Siamo esattamente così. Non cambiamo nella vita privata.Portiamo sul palco quello che siamo realmente. Tra amici siamo gli scemi del gruppo.

Girano dei rumors sul vostro rifiuto a Colorado. C’è qualcosa di vero in queste voci?

Il contrario.
No,non abbiamo rifiutato Colorado. La maggior parte dei nostri prodotti è sposato al nome Zelig, rappresentiamo Zelig in Puglia, con Zelig Lab, questa è la motivazione. Abbiamo anche fatto un provino per Colorado anni fa, ma poi non è più capitato.

In un momento delicato come questo inevitabile volgere un pensiero all’attentato al giornale satirico Charlie Hebdo, anche voi avete dedicato un video per dimostrare vicinanza alla redazione e l’avete fatto a modo vostro, ironizzando e facendo ridere. Qual è il vostro pensiero a riguardo?

Proprio oggi ne abbiamo parlato in radio. La satira deve esistere. La blasfemia, perché in alcuni momenti quelli di Charlie Hebdo sono stati blasfemi, no. Diciamo che noi abbiamo sposato la causa #JesuisCharlie per andare contro il terrorismo, contro quello che è successo. La satira fa parte anche del nostro mestiere, il nostro collega Fabrizio Casalino, ha detto una cosa molto vera, però spesso si confonde appoggiare il giornale satirico per la satira o appoggiarlo per la sua libertà di farla. Molti di quelli che hanno scritto su Facebook JeSuisCharlie non sanno neanche cosa pubblicava il giornale, non sanno niente, e se dovessero leggere alcuni contenuti potrebbero rinnegare anche immediatamente. Possono non essere d’accordo, posso non leggerlo ma la satira deve esistere. Perché è libertà di pensiero.

Che progetti avete per il futuro, professionalmente e non?

Professionalmente stiamo scrivendo uno spettacolo teatrale con due autori, Alessio Tagliento e Giovanna Donini entrambi di Zelig. È uno spettacolo scritto a 8 mani, che ci è venuto in mente dopo la campagna contro l’omofobia “Amicietero” e verterà su argomenti molto forti, ma sarà comico.
Diciamo che alle volte non vogliamo ma veniamo tirati dentro, sul sociale, senza rendercene neanche conto. Se c’è qualcosa che ci appassiona, anche dialogando tra noi ci viene di fare uno sketch , di parlarne, anche per qualche minuto.

Poi attualmente c’è il laboratorio Zelig che conduciamo a bisceglie e poi ci sono altri progetti in divenire che non possiamo ancora dire.

Ci concedete un saluto per i lettori di Blog di Lifestyle?

Vi salutiamo in tutte le parti del mondo, ovunque voi siate, chiunque voi siate. Spargete la parola, portate a conoscenza tutto il mondo della nostra esistenza.
Salutiamo tutti gli amici di Blog di Lifestyle anche se Marco non sa pronunciarlo.

Marco&Chicco: quando la passione sale sul palco di Zelig (INTERVISTA)