domenica, 5 Maggio 2024

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Memoria: ecco le tecniche per allenarla e migliorarla

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Spesso la memoria “fa cilecca”. E quale modo migliore per aiutarla a memorizzare e ricordare il maggior numero di informazioni possibili se non la ripetizione? Quella della ripetizione è una tecnica che arriva da lontano: già gli antichi cantori analfabeti della Grecia utilizzavano questo metodo per ricordare a memoria i propri canti e per imprimerli nella mente dei propri ascoltatori.

In realtà non esiste nulla di più sbagliato della ripetizione per migliorare la propria memoria. Lo rivela un recente studio condotto da un gruppo di scienziati che hanno sottolineato come il ripetere continuamente e senza pause una nozione non solo non porti all’apprendimento di un fatto ma possa addirittura interferire con la capacità di ricordare una versione più sfumata dello stesso argomento.

Introducendo delle lievi variazioni o dei richiami impliciti all’interno della conoscenza che si vuole memorizzare, l’individuo che utilizza la ripetizione avrà più difficoltà a far venire alla mente la nozione che credeva di aver perfettamente appreso.

Questo perchè la ripetizione può essere una falsa tentatrice, dandoci l’illusione di aver imparato qualcosa che in realtà ancora non sappiamo con esattezza. Le tecniche per migliorare la memoria sono ben altre. Eccole.

Ripetizione a intervalli

La ripetizione non è un metodo sbagliato in assoluto, ma bisogna sapere come usarla. L’esperto di apprendimento Paul Pimsleur consiglia di seguire il seguente ritmo quando si desidera imparare a memoria un argomento: ripetizione dopo cinque secondi, 25 secondi, due minuti, 10 minuti, un’ora, cinque ore, un giorno, cinque giorni, 25 giorni, quattro mesi e due anni. Dopo tale periodo si può dire che il fatto da ricordare sia stato sostanzialmente appreso. Ma in generale il ritmo di ripetizione varia a seconda della conoscenza che si vuole ricordare.

Utilizzo di loci

Il metodo dei loci consiste nella disposizione degli oggetti che compongono un argomento in ordine sequenziale in un immaginario mondo mentalmente costruito. Il “trucco” si nasconde nel fatto che una nozione verrà più facilmente ricordata se collegata ad un luogo o ad un oggetto con cui si ha una certa familiarità. Così ad esempio per memorizzare le parole “anatra”, “barca” e “auto” le si potrebbe collocare ciascuna delle tre in uno spazio della propria abitazione, luogo ben conosciuto e familiare.

Avere un’informazione ampia sull’argomento

Più si è informati riguardo alla nozione che si vuole imparare, più essa sarà facile da memorizzare. A dimostrarlo è uno studio pubblicato Journal of Cognitive Neuroscience: i ricercatori hanno scoperto come un gruppo di studenti al secondo anno di biologia sono riusciti a ricordare meglio delle nuove informazioni se esse erano collegate a nozioni già precedentemente apprese dai ragazzi. Quindi leggere, informarsi e documentarsi precedentemente su un argomento non può far altro che bene per migliorarne la sua memorizzazione e comprensione.

Rimedi naturali per il mal di gola: cause e cure

Il mal di gola è un sintomo comune che può essere causato da diverse condizioni. Può manifestarsi come un dolore, un bruciore o un’irritazione nella gola, e può essere accompagnato da altri sintomi come tosse, febbre o difficoltà a deglutire.

Le cause più comuni di questo disturbo sono le infezioni virali, come il raffreddore comune o l’influenza, e le infezioni batteriche, come la faringite streptococcica. Altre cause possono includere allergie, aria secca o inquinata, reflusso acido, fumo e tumori della gola.

Quali sono le cause del mal di gola?

Ci sono diverse cause che possono causare il mal di gola. Alcune delle più comuni includono:

1. Infezioni virali – Le infezioni virali, come il raffreddore comune o l’influenza. Queste infezioni possono diffondersi attraverso il contatto diretto con una persona infetta o attraverso oggetti contaminati.

2. Infezioni batteriche – Alcune infezioni batteriche, come la faringite streptococcica. Questa infezione può diffondersi attraverso il contatto diretto con una persona infetta o attraverso oggetti contaminati.

3. Aria secca o inquinata – L’aria secca o inquinata può irritare la gola.

4. Allergie – Le allergie, come quelle ai pollini o alla polvere, possono causare irritazione alla gola.

5. Reflusso acido – Il reflusso acido, dove i contenuti dello stomaco risalgono nell’esofago, causando irritazione.

6. Fumo – Il fumo di sigaretta o l’esposizione al fumo secondario può irritare la gola.

Quali sono i rimedi naturali contro il mal di gola?

Ci sono molti rimedi naturali che possono aiutare a lenire il mal di gola. Ecco alcuni esempi:

1. Gargarismi con acqua salata – Mescolare mezzo cucchiaino di sale in una tazza d’acqua calda e gargarizzare per alcuni minuti. Questo può aiutare a ridurre l’infiammazione e il dolore alla gola.

2. Miele e limone – Mescolare una o due cucchiaini di miele e il succo di mezzo limone in una tazza d’acqua calda e bere lentamente.

3. Tè alle erbe – Bere tè alle erbe come la camomilla, la menta piperita o la salvia può aiutare ad alleviare il fastidio.

4. Zenzero – Aggiungere zenzero fresco grattugiato o in polvere al tè o all’acqua calda può aiutare a ridurre l’infiammazione e il dolore alla gola.

5. Aceto di mele – Mescolare un cucchiaio di aceto di mele in una tazza d’acqua calda e bere lentamente.

6. Propoli – Il propoli è una sostanza prodotta dalle api che può aiutare a ridurre l’infiammazione e il dolore alla gola. Si può trovare sotto forma di tavolette o spray.

7. Bevande calde – Bere bevande calde come tè, brodo o zuppa.

8. Riposo – Prendersi del tempo per riposare e recuperare può aiutare a ridurre l’infiammazione e il dolore alla gola.

Ricorda che questi rimedi naturali possono aiutare a lenire i sintomi del mal di gola, ma se il mal di gola persiste o peggiora, è importante consultare un medico per una valutazione accurata e una diagnosi corretta.

Come indossare i tacchi evitando forti dolori ai piedi

Credits photo: www.egonews.it

Pressione sul tallone d’Achille e sul polpaccio, errata postura, rigonfiamenti dolorosi sui piedi: sono solo alcuni dei problemi provocati dai tacchi secondo quanto rivela uno studio sull’abitudine di portare scarpe alte anche 3 volte a settimana. Ma come evitare di avere serie ripercussioni sul nostro fisico? A voi alcuni consigli.

La ricerca, condotta da Sammy Margo, su un campione di donne innamorate dell’effetto slancio dato dal tacco, sottolinea l’importanza di scegliere le giuste scarpe per prendersi cura adeguatamente dei propri piedi. Questa parte del corpo, infatti, è quella sulla quale dovremmo investire maggiori energie per il suo benessere. Diciamo subito anche che questo non significa rinunciare completamente ai tacchi.

Spesso uniformata a primario oggetto di dominio femminile, questa scarpa ha conosciuto diverse evoluzioni nel corso della sua storia: passando per vie intermedie, ha raggiunto il top con il tacco a spillo e si è ritrasformata aggiungendo il famoso plateau per aiutare le avvenenti donne alla sopportazione.

Perciò, come vi avevamo anticipato, la cattiva notizia è che non solo i tacchi, ma anche le ballerine non sono un toccasana per i nostri piedi, la buona che ci sono ancora una varietà di questi che possono essere indossati senza gravi ripercussioni.

Il modello migliore per salvarci da scivoloni e cadute, distorsioni e lesioni alla caviglia, deformità dei piedi e problemi alla schiena è sicuramente quello con 4 cm di tacco e uno di plateau, cosicché la reale misura diventi di 3 cm. È in questo modo che possiamo sfuggire alle bolle che si formano generalmente sulle dita dei piedi.

Oppure potete optare per alcune semplici trainers: non scordate però di non abusarne, preferendo piuttosto un ampio range di scarpe che vi permetta di variare e quindi far muovere meglio il piede. Infine abbinate una corretta dose di esercizi e massaggi per i piedi.

Quali? Se non sapete da che parte iniziare, ecco a voi il programma di Gwineth Paltrow.

Primo esercizio

Per prevenire il piede a martello, nervi pizzicati , fratture da stress e l’alluce valgo, dovreste iniziare unendo le dita delle mani al vostro piede, come se fosse una stretta di mano, lasciando fuori il pollice e mantenere per 30 secondi, più altri 5 alla fine. Da ripetere per 10 volte.

Secondo esercizio

Per evitare parastinchi e stress da frattura, state inginocchiati e mettete un’asciugamano arrotolata sotto i piedi, dove le dita e la parte più alta dei piedi si incontrano. Dopo di ché rimanete inginocchiati fino a quando non si sente lo stretch tra le ginocchia e le caviglia.

Terzo esercizio

Per contrastare i dolori ai piedi e abbassare l’allignamento del piede, mentre state sdraiati, mettete la cinghia aggomitolandola attorno al rigonfiamento del piede e sollevate quella gamba mentre l’altra rimane a terra. Le dita dovrebbero essere tirate nella vostra direzione, prima di girare il piede all’interno.
La cinghia dovrebbe essere tenuta con la mano opposta rispetto al piede che state tirando. Ripetere 2 volte per ogni gamba, mantenendo per 30 secondi.

Quarto esercizio

Il prossimo esercizio è un semplice stretch del polpaccio mirato a rafforzare il tallone d’Achille e proteggere il polpaccio stesso.

In questo caso stando con la gamba di fronte curvata e la gamba indietro distesa, spingete le mani contro il muro e tenete le ginocchia dietro dritte con i tacchi incollati al pavimento. Muovete il piede disteso più vicino al muro mentre curvate il ginocchio dolcemente. Mantenete la posizione per 30 secondi e ripetete l’esercizio anche nell’altro senso.

Terminata la sessione, i piedi potranno essere infilati più dolcemente anche nei décolleté. Se davvero tenete alla loro salute, dunque, come ultimi suggerimenti vi proponiamo di curarli costantemente anche immergendoli in un po’ d’acqua per due-tre volte alla settimana e non dimenticando mai di tagliare le unghie senza andare troppo a fondo e mettere la crema quando andate al mare.

Anche se il bruciore è meno evidente che in altre zone, a lungo termine si potrebbero creare inconvenienti spiacevoli. Come sempre, meglio prevenire che curare.

Gli ottimisti vivono più a lungo

“Essere ottimisti allunga la vita”: ad affermarlo non sono più solo persone solari, intraprendenti e determinate, che riescono a vedere il bicchiere mezzo pieno anche nelle situazioni più difficoltose, ma anche uno studio dell’University College of London, che attesta scientificamente il valore di questa dichiarazione. Il think positive (pensare positivo) non sarebbe quindi solo un modo per superare le difficoltà al meglio, ma anche per vivere a lungo. Vediamo più da vicino che cosa hanno scoperto gli studiosi della famosa università londinese.

Non è la prima volta che gli scienziati parlano di correlazione tra ottimismo e longevità: anche l’American Psycomatic Society in passato aveva dichiarato che il pessimismo incrementa la possibilità di morire per attacchi di cuore o tonsillite.
Guardando proprio a questi due problemi sono dunque intervenuti gli studiosi della più antica Università di Londra, che sulla base dei dati da loro raccolti hanno affermato che oggi sono 2,3 milioni in Inghilterra le persone che soffrono di problemi di cuore alle coronarie mentre 375000, quelle morte negli Stati Uniti d’America per lo stesso problema.

Le cause principali, come ben si sa, sono principalmente uno stile di vita non sano, che comprende i cibi consumati, il fumo e l’eccessiva attività fisica.
Così Andrew Steptoe, professore della British Heart Foundation, insieme al suo team ha avviato uno studio per verificare se gli ottimisti avessero realmente più probabilità di superare il rischio di incorrere in questi disturbi, un po’ come chi affronta con forza e determinazione la chemioterapia, ha maggiori possibilità di sconfiggere il tumore.

Le ricerche su 369 ex pazienti hanno portato Andrew Steptoe a scoprire che un anno dopo l’intervento per un problema al cuore, metà delle persone più pessimiste non aveva smesso di fumare, mentre l’85% tra gli ottimisti aveva dimenticato completamente la sua dipendenza dalla sigaretta.

I risultati sembrano andare nella stessa direzione se si guarda al regime alimentare: solo il 20% dei pazienti pessimisti si nutriva con il giusto apporto di frutta e verdura, mentre gli ottimisti che rispettavano i consigli per la dieta erano il doppio, ben il 40%.
Pare dunque che l’ottimismo renda più facile al soggetto depurare il proprio organismo da tutto ciò che è nocivo, mentre chi è pessimista, probabilmente ricerca proprio in cibi ricchi di grassi e nella nicotina, quello sfogo che non può sempre esplicitare con le parole.

Come conclusione il Dr Mike Knapton, direttore medico associato nella medesima British heart foundation, ha proclamato che il prossimo passo per questa ricerca sarà dimostrare che la psicoterapia come terapia cognitiva comportamentale per aumentare l’ottimismo può migliorare i risultati nelle persone pessimiste.

Un ulteriore input dunque per la scienza, che si propone ogni giorno nuove sfide per incrementare le possibilità di vivere a lungo per tutti. Ma se già tra voi che leggete si nasconde un animo pessimista, il consiglio è quello di sorridere e lasciare alle spalle i cattivi pensieri, perché come diceva il grande maestro Roberto Begnigni, la vita è bella.