giovedì, 9 Maggio 2024

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Fertilità in calo: come riconoscerla e prevenirla

Credit: parentmap.com

Si è tenuto presso l’Istituto Nazionale Tumori, CRO, di Aviano, il corso per operatori sanitari volto a supportare la fertilità naturale onde disincentivare il ricorso alla fecondazione assistita o all’ovodonazione: una delle principali cause del calo della fertilità resta, ad ogni modo, la tarda età femminile in cui si inizia a tentare il concepimento.

Secondo le ultime ricerche, infatti, le coppie che non vogliano ricorrere alla fecondazione in vitro, dovrebbero cominciare a concepire entro e non oltre i 27 anni per avere almeno il 90% delle possiblità di riuscire ad avere due figli in maniera naturale. L’età limite per chi voglia un figlio unico è, invece, di 32 anni, ma se di figli se ne vogliono 3 è di soli 23 anni.

Molti pensano che la fecondazione in vitro può essere una soluzione – spiega Lino Del Pup, Presidente Società Italiana Conservazione Fertilità Endocrino-oncologia Ginecologica all’Istituto Nazionale Tumori, CRO, Aviano – senza fare i conti con i costi e i rischi della procedura. Fortunatamente la prevenzione delle fertilità in moltissimi punti coincide con la prevenzione tumorale e cardiovascolare“. I consigli forniti dagli esperti sono perciò i seguenti:

1.cercare di concepire in un’età quanto più giovane possibile;

2.proteggersi dalle infezioni, non sottovalutarne i sintomi e richiedere di diagnosticarle e trattarle precocemente;

3.segnalare mestruazioni dolorose, dolori pelvici cronici, aborti ricorrenti, fibromi o altri sintomi ginecologici;

4.evitare il fumo, l’alcool, le droghe, ridurre la caffeina;

5.tentare di ridurre lo stress e di riposare adeguatamente, non fare attività fisica estrema e trattare le disfunzioni sessuali;

6.mantenere un peso nella norma, non dimagrire troppo o troppo rapidamente. Ridurre l’adipe se eccessivo, in particolare quello addominale, e trattare i disturbi del metabolismo degli zuccheri;

7.scegliere cibi sani e con effetti antiossidanti o usare integratori che aiutino a proteggere il patrimonio di ovociti, l’integrità del DNA e che aiutino a prevenire le malformazioni del nascituro;

8.proteggersi dalle sostanze inquinanti, radiazioni e campi elettromagnetici. Se si svolge un lavoro a rischio per la fertilità, adottare e fare adottare tutte le misure preventive;

9.valutare se in famiglia ci sono malattie genetiche, casi di menopausa precoce, aborti ripetuti o infertilità. Se i cicli mestruali sono anomali, si hanno vampate o sintomi di precoce insufficienza ovarica informarne subito il ginecologo;

10.se si ha un tumore, si sta per cominciare un trattamento oncologico e si desidera avere un figlio, rivolgersi subito a chi si occupa di fertilità e tumori.

Onde elettromagnetiche: come difendersi?

Il cellulare sotto il cuscino, la tv accesa mentre non la stiamo guardando e la radiosveglia sul comodino: questo elettrosmog quando ci danneggia? Secondo l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro tutto questo, che per noi fa parte della quotidianità, è da inserire nella classe di cancerogenicità 2B, ovvero fra le cause possibili di gravi malattie. Ecco le precauzioni da prendere in considerazione: perchè prevenire è meglio che curare.

Invisibili e intangibili le onde elettromagnetiche sono presenti in ogni luogo, dalle nostre case all’ufficio, e si estendono ovunque. Sono generate dalle fonti più diverse, a partire dal Sole, dalle stelle, dalle galassie oppure prodotte artificialmente da pc, tv, smartphone, lavatrici, forni a micro-onde e sistemi di allarme ed elettrodomestici di ogni tipo.

Un buon uso del telefonino

La prima soluzione per rifugiarsi dall’elettrosmog è quella di spegnere il cellulare quando non ci serve: mentre sei a pranzo con l’amica del cuore, per esempio, evita di tenerlo sul tavolo e goditi ciò che ti circonda. La stessa cosa vale per la notte. Perchè addormentarsi con il telefono sul comodino o, addirittura, sotto il cuscino? Molti studi confermano che lo smartphone vada tenuto fuori dalla camera da letto: la luce blu emanata dai dispositivi elettronici non solo è causa di insonnia e malessere, ma può anche danneggiare la vista. Inoltre, è scientificamente provato che la luce blu sopprime la produzione di melatonina, un ormone preziosissimo per la regolazione dei cicli del sonno. Durante una telefonata, specialmente se di lunga durata, usate gli auricolari o il vivavoce in modo da tenere il telefono il più lontano possibile dalla testa. La stessa cosa vale per i bambini: non consentite ai vostri figli di usare il cellulare, se non in caso di reale emergenza: i loro organi sono più vulnerabili alle onde elettromagnetiche. Ricordate che il telefono fisso (non il cordless) resta sempre la soluzione migliore.

Ad ogni casa le sue onde

Cucina, salotto, camera da letto e bagno: ogni abitazione è esposta ai campi elettromagnetici emessi da apparecchi elettrici funzionanti a 50 Hertz/Hz. Dal forno elettrico a quello a microonde, dal pc ai tablet, dalla televisione alla radiosveglia fino alle termocoperte. Fate mente locale e datevi una risposta: siamo o non siamo circondati ovunque da onde elettromagnetiche?

Soluzioni green

Rendere la casa più verde non solo fa bene all’umore, ma anche alla salute. Cactus, felci, sanseveria, tillandsia assorbono pericolosi inquinanti cancerogeni prodotti non solo dallo smog e dalle industrie, ma anche dal riscaldamento domestico e dalle onde elettromagnetiche.

Cristalloterapia

Minerali tra cui la grafite e pietre come quarzi, malachite e tormaline proteggono dalle radiazioni e purificano gli ambienti dalle radiazioni. L’ametista è splendida anche per le sfumature cromatiche, deliziosa da posizionare sul comodino o una mensola. Secondo il Feng Shui, per chi trascorre molte ore davanti allo schermo, è indicato posizionare dei cristalli di rocca vicino al letto e sopra i cavi del computer.

Il tessuto barriera

L’Università di Limoges in Francia ha brevettato un tessuto scudo composto da nickel non allergico, acciaio inossidabile, alluminio, e pirite. Sono abiti ispirati alle divise di chi ogni giorno lavora a contatto con le radiazioni e servono a limitare l’intensità delle onde elettromagnetiche emesse da trasmettitori di raggi infrarossi come smartphone e tablet.

‘Non puoi vederle, gustarle o odorarle, ma sono una delle più pervasive forme di inquinamento degli stati industrializzati: sono le onde elettromagnetiche legate alla tecnologia delle reti wireless ed alla telefonia mobile. Queste tecnologie hanno portato dei benefici, ma provocano effetti sulla salute umana’.(Ronald Herberman, Direttore dell’Università di Pittsburgh, istituto di Oncologia).

Alzarsi presto non fa bene

Ogni qualvolta una giornata produttiva si prospetta per l’indomani sappiamo bene che è di una “levataccia” che avremo bisogno. Siamo stati, per così dire, programmati per cominciare le nostre attività di mattina e finirle al tramonto, a prescindere da cosa ne pensi il nostro corpo. Perché chi dorme, è risaputo, non piglia pesci. Così, la maggior parte di noi si trova costretta a impostare la sveglia verso le 5:45, quarto d’ora più, quarto d’ora meno.

È una logica quasi impeccabile, insomma: se c’è del lavoro da fare, bisogna star svegli. Eppure, si può essere produttivi anche dormendo. Stando a delle recenti ricerche scientifiche, infatti, dormire di più al mattino è il miglior modo per incominciare la giornata. Come si spiega sul blog Life Evolver, in effetti, il concetto in sé di “alzarsi presto” non è che una credenza super-diffondibile, che in virtù degli effetti positivi che apporta si trasmette e diventa valida per un numero via via più consistente di persone.

Eppure, ci sono almeno quattro ragioni per cui davvero dovremmo dormire di più di mattina:

Non stiamo dormendo abbastanza

Generalmente, la maggior parte degli uomini e delle donne hanno bisogno dalle sei alle nove ore di sonno per essere in piena forma. Dormire è fondamentale per la maggior parte delle nostre funzioni cerebrali: attenzione, consolidazione della memoria, regolarità dell’umore e salute fisica. Perciò occorre rifletterci bene prima di svegliarsi all’alba: una grave mancanza di sonno può condurre persino a patologie quali il diabete e l’obesità.

Alzarsi non vuol dire essere svegli

A meno che non sia assolutamente necessario svegliarsi a una certa ora, come per esempio per andare a lavoro o all’Università, l’ora specifica a cui ci si sveglia non è importante. Ciò che conta davvero è che ci si alzi in armonia con il ciclo del proprio sonno – qualcosa che cioè ci farà essere più svegli e meno zombie.

Il sonno aiuta a migliorare la memoria

Il sonno può aiutare a migliorare la memoria a lungo termine, ma anche l’organizzazione dei ricordi e l’apprendimento. E questo perché nella fase REM, in cui si dorme, l’attività del sogno ci conferisce una grande produttività mentale, che funge da allenamento per l’incameramento di altre informazioni.

Il sonno fa bene all’umore e fa aumentare le proprie energie

Svegliarsi quando il corpo lo richiede naturalmente sarebbe il modo migliore per sentirsi davvero bene. Perciò la scelta peggiore che si possa fare al mattino è quella di mettere un’orribile sveglia e bere al volo un caffè per darci una scossa: il risultato? Un’adrenalina momentanea, ma destinata a estinguersi nel primo pomeriggio. Pensare, invece, di metterci a letto con qualche ora di anticipo potrebbe aiutarci a sentirci più rilassati e attivi il giorno dopo.

I dicembre: tutti uniti contro l’AIDS

È vero, attualmente i 9,6 milioni di persone affette dall’AIDS hanno la possibilità di sottoporsi a delle cure efficaci, di acquistare medicine anti-retrovirali economicamente più accessibili rispetto al passato, di rivolgersi a più centri diagnostici e di sottoporsi a trattamenti per il resto della vita: dei dati assolutamente positivi, che segnano anche la diminuzione del numero annuo dei nuovi soggetti che contraggono l’infezione. Laddove questi servizi sono disponibili, questo terribile male si è trasformato in una patologia cronica controllabile.

Eppure non bisogna dimenticare che la diffusione dell’AIDS non si è fermata: sono ancora più di 1,6 milioni le vittime registrate ogni anno e, stando alle nuove linee guida dell’OMS, a dover essere inserite nei programmi di cura sono oltre 18 milioni di persone. E l’AIDS resta la principale causa di morte in molti paesi dell’Africa Sub-Sahariana, dove continua a essere sinonimo di distruzione assoluta.

L’impegno delle personalità politiche nella lotta contro l’AIDS è immobile: agenzie di una certa levatura, come il Fondo Globale, fronteggiano forti cali nei finanziamenti economici, che non rendono pensabili il progetto di inserire molte più persone nei programmi di cura. Sebbene si dica sempre più spesso che la fine dell’epidemia di AIDS è prossima, per poter raggiungere l’obiettivo, si deve riuscire a incoraggiare nuovi progressi progressi, evitando di rallentarli se non bloccarli con un’attivazione troppo poco seguita delle strategie di lotta all’HIV.

In certi Paesi, infatti, la situazione è ancora critica: non riconoscendo la gravità situazione, non solo si minacciano i piani di larga accessibilità del trattamento, ma si osteggia anche l’adozione di di misure che contrastano con efficacia la diffusione della epidemia.