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La fobia di guidare: cause e cura dell’amaxofobia

La fobia di guidare è anche nota come amaxofobia, è un disturbo d’ansia che colpisce molte persone in tutto il mondo. Questa fobia può limitare notevolmente la vita quotidiana di chi ne soffre, influenzando la capacità di spostarsi autonomamente e di affrontare situazioni di mobilità.

L’amaxofobia è definita come una paura irrazionale e persistente di guidare un veicolo. Sebbene possa manifestarsi in diversi gradi, da una leggera ansia a un vero e proprio attacco di panico, è essenziale riconoscere che questa fobia non è semplicemente una questione di disagio.

Quali sono le cause della fobia di guidare?

Le cause dell’amaxofobia possono essere molteplici. Una delle principali è l’esperienza traumatica legata alla guida, come un incidente stradale. Questo tipo di evento può innescare una reazione ansiosa ogni volta che la persona si trova in una situazione di guida.

Molto spesso se ci sono membri della famiglia soffrono di ansia o fobie, è possibile che l’individuo sviluppi simili paure.

Le situazioni di vita stressanti inoltre possono aumentare la vulnerabilità a sviluppare fobie.

Sintomi e cura dell’amaxofobia

I sintomi dell’amaxofobia possono manifestarsi in vari modi e possono includere:

  • Sintomi fisici: sudorazione, tremori, battito cardiaco accelerato, difficoltà a respirare e nausea.
  • Sintomi psicologici: sentimenti di terrore o panico, preoccupazioni costanti riguardo alla guida e pensieri catastrofici relativi a incidenti.
  • Evitamento: comportamenti di evitamento, come rifiutarsi di guidare o di trovarsi in situazioni che potrebbero richiedere di guidare.

Affrontare l’amaxofobia è possibile attraverso diverse strategie terapeutiche. Tra le opzioni più comuni ci sono:

  • Terapia cognitivo-comportamentale (TCC): questa forma di terapia aiuta a identificare e modificare i pensieri disfunzionali collegati alla guida. Attraverso tecniche di esposizione, i pazienti possono gradualmente affrontare le loro paure in un ambiente controllato.
  • Tecniche di rilassamento: pratiche come la meditazione, lo yoga e la respirazione profonda possono aiutare a ridurre l’ansia e migliorare la gestione dello stress.

Alimenti per l’artrosi: i più strani e i più ricchi di collagene

Gli alimenti per l’artrosi sono vari ed alcuni saranno per voi una sorpresa. Insospettabili ma un’ottima fonte di collagene.

Se ne parla tanto di questo collagene perché quando manca iniziano a fiore le rughe, ma non solo quelle.

Oggi parliamo della correlazione fra collagene ed artrosi e della corretta dieta da seguire.

Che correlazione c’è fra collagene ed artrosi?

Il collagene e l’artrosi sono strettamente correlati, poiché il collagene è una componente fondamentale della cartilagine articolare.

Il collagene è la principale proteina strutturale della cartilagine, che funge da cuscinetto tra le ossa. La sua integrità è essenziale per il corretto funzionamento delle articolazioni.

L’artrosi altro non è che una malattia degenerativa delle articolazioni caratterizzata dalla progressiva degradazione della cartilagine. Il collagene conferisce resistenza e flessibilità alla cartilagine e quindi quando manca può causare dolore e rigidità articolare.

Come fare? Al di là degli integratori è importante curare l’alimentazione e fare esercizio fisico.

Alimenti per l’artrosi: i più strani e i più ricchi di collagene

In cima alla classifica c’è il famoso brodo di ossa, una delle fonti più ricche di collagene.

Segue un alimento che farà storcere il naso ma che è importantissimo: le zampe delle galline. Sono molto ricche di cartilagini e collagene.

Se proprio non ce la fate allora potete optare per carne di pollo e manzo che contengono collagene, in particolare nei tessuti connettivi ovvero la pelle, quella che scartate sempre.

Il pesce con pelle, come il salmone e le sardine è anch’esso ricco di collagene.

Ci sono poi degli alimenti che favoriscono la produzione di collagene, e sono gli alimenti ricchi di zinco e rame (noci, semi, legumi e frutti di mare) e alimenti che favoriscono la sintesi del collagene (agrumi, fragole, kiwi, mirtilli, lamponi, spinaci, cavolo riccio e peperoni)

Attenzione a zuccheri e carboidrati raffinati: possono contribuire alla degradazione del collagene.

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La dieta mediterranea è una bugia, chi l’ha inventata e perché gli italiani ci credono

La dieta mediterranea è una bugia: ora lo sappiamo.

Tanto decantata, il vanto degli italiani che la sbandierano come migliore dieta al mondo, ma non è mai esistita.

O meglio ad un certo punto è stata inventata, solo che si trattava di una bugia.

Poi gli italiani per un po’ hanno davvero provato a seguirla, con scarsi risultati, e questa dieta è stata infine abbandonata.

Partiamo dal principio.

Chi ha inventato la dieta mediterranea?

Certamente avrete presente che ci fu una grande migrazione in America fra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900 da parte degli italiani.

Gli americani, un popolo già sulla via del sovrappeso, fu molto sorpresa di vedere questi italiani così magri, senza problemi cardiovascolari, di colesterolo alto e ipertensione.

Iniziarono a domandarsi che alimentazione seguissero per stare così bene, decisero dunque di condurre uno studio in Italia.

Attorno alla metà degli anni quaranta l’economo e fisiologo Ancel Keys decise di condurre uno studio presso Castelnuovo Cilento, per porre rimedio al problema dilagante dei disturbi di salute in America, alla ricerca di un nuovo modello di alimentazione da riportare in patria.

E qui direte voi: lo aveva trovato, era la dieta mediterranea! Purtroppo no.

La realtà che Keys ed il suo staff, si trovò davanti non era affatto quella che si immaginava: gli italiani facevano la fame, si nutrivano soprattutto di polenta, pane nero, ghiande, lupini, castagne, qualche verdura o erbe selvatiche e usavano il grasso di maiale (se lo avevano) per cucinare.

Tutto molto distante dalla sua teoria e da ciò che poi lui scriverà. Non poteva certo tornare in America raccontando la verità, quindi teorizzò “la dieta mediterranea” raccontando che nel sud Italia, gli italiani mangiavano soprattutto pesce, olio di oliva, legumi, cereali integrali, vino rosso, frutta e verdura. Pochi dolci (che non esistevano praticamente), poca carne rossa (che nessuno mangiava perché non se la potevano permettere) e pochi carboidrati (mangiavano solo polenta praticamente).

Tornato in patria Keys pubblicò le sue ricerche nel 1959 con il titolo “Eat Well, Still well: the Mediterraean way” millantando i benefici di una dieta inesistente mediterranea.

Perchè gli italiani credono alla bugia?

La cucina italiana all’epoca non era un fatto identitario, non esisteva e basta. La pasta non era un alimento diffuso e le carestie, dovute alle cattive annate dei raccolti, era molto diffusa.

Gli italiani mettevano in tavola soprattutto il mais e ciò che riuscivano a raccogliere, o quel poco che riuscivano a coltivare. Non esistevano delle vere e proprie ricette e per lo più si faceva la fame.

Ma lo studio in America fece faville: per la prima volta tutti ammiravano gli italiani e volevano imitarli. Gli italiani iniziarono a fregiarsi di questo modello alimentare inesistente. Lo studio di Keys arrivò tradotto in Italia nel 1962 ed iniziò a diffondersi anche nel nostro Paese (che di questa dieta non aveva mai sentito parlare).

Effettivamente gli italiani iniziarono a sperimentare questo modello alimentare, che fu trascinato via dal boom economico, dalla diffusione dei supermercati, a quella della carne, degli insaccati e degli alimenti in scatola.

La parentesi della “dieta mediterranea” fu davvero breve: gli italiani iniziarono a mangiare soprattutto carne di maiale e bovina, pasta e pane a cui fece seguito dopo gli anni ‘70 la pizza.

Ma gli italiani credono ancora alla dieta mediterranea? Sì, perché di fondo hanno fatto di una cucina inesistente il loro vanto, perché amano fregiarsi di una bugia che li faccia sentire ammirati. Questo ideale di dieta da proporre al mondo fa sentire gli italiani uniti, li consola del fatto che non sanno come competere con le altre nazioni, o come costruirsi un futuro in un mondo che li sta lasciando indietro.

Oggi il 48% degli italiani è in forte sovrappeso, mangia pochissime verdure, poco pesce e pochissimi legumi. Di contro vanno ancore forte carne, pasta, pizza ed i fast food.

Fonti:

Fame di guerra. La cucina del poco e del senza

La cucina italiana non esiste. Bugie e falsi miti sui prodotti e i piatti cosiddetti tipici 

LA DIETA MEDITERRANEA: UNA BUGIA NUTRIZIONALE DELL’ERA ATTUALE?

Cibum nostrum. Mito e rovina della dieta mediterranea

La dieta mediterranea: realtà, mito, invenzione

Virus Zika: cos’è, sintomi e come si contagia

Il virus Zika va ad aggiungersi alla lista, già ben nutrita, di virus che stanno entrando in piena attività anche in Europa.

Un caso è stato individuato a Melzo, un Comune del milanese, si tratta di una persona di ritorno da un viaggio. Anche in questo caso le protagoniste sono le zanzare: la Aedes.

Possiamo parlare di allarme? No. La Zika si contrae spesso durante i viaggi, bisognerebbe prestare attenzione.

Cos’è il virus Zika?

Questo virus appartiene alla famiglia dei Flavivirus, la stessa famiglia a cui appartengono il virus della Dengue e della febbre gialla ed è originario dell’Africa.

È stato identificato per la prima volta nel 1947 nella foresta di Zika in Uganda. Fino al 2015, i casi di infezione da virus Zika erano relativamente rari e confinati all’Africa e all’Asia. Tuttavia, a partire da quell’anno, il virus si è diffuso rapidamente in varie parti del mondo, causando epidemie in Sudamerica, America centrale e Caraibi.

Come si manifesta il virus e come si trasmette?

L’infezione da virus Zika è spesso asintomatica o causa sintomi lievi, come febbre, eruzione cutanea, congiuntivite e dolori articolari. Tuttavia, in alcuni casi, può portare a complicazioni più gravi, come la sindrome di Guillain-Barré, una rara condizione autoimmune che può causare paralisi temporanea. Inoltre, il virus Zika è particolarmente pericoloso per le donne in gravidanza, poiché può causare gravi difetti congeniti nel feto, come la microcefalia.

Lo Zika si trasmette principalmente attraverso la puntura di zanzare infette, in particolare della specie Aedes aegypti. Può anche essere trasmesso da madre a figlio durante la gravidanza o attraverso rapporti sessuali e con le trasfusioni.

Prevenzione e trattamento

Per prevenire l’infezione da virus Zika, è importante adottare misure di protezione contro le punture di zanzare, come l’uso di repellenti, l’installazione di zanzariere e l’eliminazione di potenziali focolai di riproduzione delle zanzare. Inoltre, le donne in gravidanza dovrebbero evitare di recarsi in aree a rischio di trasmissione del virus.

Attualmente, non esiste un trattamento specifico per l’infezione da virus Zika. La cura si basa principalmente sul trattamento dei sintomi e sul mantenimento di un adeguato livello di idratazione.

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